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Autore: Shainareth    29/10/2009    1 recensioni
[Gundam SEED Destiny] Trovando quel modo di esprimersi piuttosto rozzo per un giovane rampollo di alta classe, Athrun corrucciò la fronte: se il suo compianto genitore gli avesse sentito pronunciare frasi del genere in presenza di un’autorità, gli avrebbe anche cavato i denti di bocca, oltre a parole più adeguate.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Athrun Zala, Cagalli Yula Athha, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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N.B. Questa shot, scritta coi piedi e dal titolo schifosamente riciclato da un'altra mia storia su Mai-Otome, è la mia infantile risposta da fangirl ai commenti di mio fratello sul finale della serie. XD Per chi volesse conoscere i dettagli, il link al mio blog è a disposizione sul mio profilo.





Gelosia




No, così proprio non andava. Si costrinse allora a tirarla per un gomito. «Cagalli, smettila.» Lei alzò gli occhi ambrati su di lui e mugugnò qualcosa che l’altro non intese. «E piantala anche di parlare con la bocca piena», riprese Athrun, pulendosi il risvolto della giaccia bianca, dove gli si erano appiccicati pezzetti di cibo masticati, appena sputati dalla Principessa.

   «Che c’è?», domandò quest’ultima, passandosi un tovagliolo sulle labbra dopo aver finalmente deglutito.

   La sua guardia del corpo fece cenno al piatto che lei reggeva in mano. «Stai mangiando come una scrofa», fu la brutale risposta che diede.

   «Lo faccio sempre, dov’è la novità?», non si scompose la bionda, lanciando un’occhiata a suo fratello che, dall’altra parte della sala, si stava ingozzando almeno quanto lei durante quella festa al termine del summit a cui erano stati invitati i maggiori Capi di Stato e rispettivi ministri. La presenza di Lacus Clyne, già da un anno mediatrice fra PLANT e la Terra, ovviamente era stata ritenuta d’obbligo.

   «Un minimo di decoro», fu il rimprovero che l’Ammiraglio Zala mosse alla sua protetta.

   «Dillo anche a Kira, allora», ribatté lei, quasi offesa.

   «Di Kira non penseranno certo che potrebbe essere incinta.»

   Le dita di Cagalli mollarono la presa sul piatto, e se questo non cadde e non si ruppe fu solo grazie ai riflessi pronti del soldato che le stava accanto. «Cos…?!», gracchiò la ragazza, arrossita di colpo. «Folle!», aggiunse, dandogli uno schiaffo sul braccio.

   «Ragiona, non tutte le donne mangiano così tanto», cercò di farle presente lui, ignorando gli sguardi che avevano attirato su di loro a causa del rumore provocato dal colpo subìto. «E considerato anche il fatto che sei piuttosto mingherlina…»

   «Io non sono affatto mingherlina», protestò Cagalli, incrociando le braccia al petto per via della coda di paglia.

   Athrun sorrise, ma prima ancora che potesse dire qualcosa, furono interrotti. I due figli di non ricordavano più quale politico si erano avvicinati a loro, ritenendo il quadretto appena mostrato piuttosto divertente. Si scusarono per l’ardire di voler parlare con il Delegato, ma dovevano assolutamente dirle che la ammiravano moltissimo per il carattere forte e la tempra di ferro da lei dimostrata durante l’ultima guerra e per il modo eccellente con cui Orb si stava riprendendo, seppur lentamente, dalla devastante battaglia in cui era stata coinvolta prima che le cose degenerassero anche nello spazio.

   «Mi rendo conto che ciò che stiamo dicendo cozza un po’ con le idee di nostro padre», cominciò a giustificarsi il maggiore, dopo essersi presentato a dovere, «ma, per la miseria, lei è davvero una tosta, Delegato.»

   Trovando quel modo di esprimersi piuttosto rozzo per un giovane rampollo di alta classe, Athrun corrucciò la fronte: se il suo compianto genitore gli avesse sentito pronunciare frasi del genere in presenza di un’autorità, gli avrebbe anche cavato i denti di bocca, oltre a parole più adeguate. «Oh… Grazie mille», rispose invece Cagalli con cortesia. «A dire il vero non ritengo di stare facendo miracoli: sto solo portando avanti le linee guida della mia famiglia.»

   «Il Delegato è troppo modesto», si complimentò anche la sorella del suo interlocutore, una signorina poco più grande di lei, coi capelli ramati fermati sulla nuca ed un abito piuttosto sobrio ma decisamente più elegante di quello indossato dalla Principessa, che pure aveva cercato di essere impeccabile, quella sera.

   «Oh, no, ci credo davvero», negò questa, cercando di non far caso alla differenza di stile che la faceva sembrare quasi sbiadita in confronto alla nuova arrivata. Alzò il capo verso Athrun, come a voler cercare un appoggio, e si rese conto che gli occhi di lui si erano come inchiodati sul viso del ragazzo che gli stava di fronte. Cagalli osò spostare lo sguardo dall’uno all’altro e le parve di comprendere: il giovane rampollo era venuto fin lì con un obiettivo ben preciso e per quanto i suoi modi non fossero propriamente galanti, lei non poté non convenire con il migliore amico del suo gemello sul fatto che l’ultimo arrivato peccasse anche di maleducazione nell’indugiare così tanto a fissarla.

   «Le chiedo scusa», se ne rese finalmente conto il suo ammiratore, «non volevo infastidirla, Delegato. È solo che non ho potuto fare a meno di pensare a come fosse bella, ora, senza quella rigida uniforme che mortifica la sua femminilità.»

   Athrun strinse il pugno e, non ritenendo opportuno intervenire, rimase in silenzio. Nonostante la sua aria quasi impassibile, a Cagalli non sfuggirono né l’impercettibile tremore del suo sopracciglio sinistro né la contrazione della mascella, che obbligava le sue labbra ad impallidire per la pressione che esercitavano l’una contro l’altra. La bionda non cercò nemmeno di celare il sorriso che, birichino, le impreziosì il volto tanto contemplato dal giovane rampollo. Si rivolse a quest’ultimo e alla di lui sorella. «Lasciate che vi presenti la mia guardia del corpo, l’Ammiraglio Athrun Zala.»

   Entrambi ebbero un leggero sussultò. «Zala?»

   «Credo di non poter essere smentita se affermo che si tratta del più fidato dei miei uomini», continuò la Principessa.

   «Non ne dubito», si riprese bene la signorina dai capelli ramati, così simili a quelli del giovanotto che la affiancava. «Abbiamo sentito grandi cose anche su di lei, Ammiraglio. Non è vero?», spronò poi suo fratello ad annuire.

   «Sì, certo. Uno degli eroi delle due guerre, pare.»

   «Vi ringrazio», rispose l’ex-FAITH, senza smuoversi dalla postura dall’erta che aveva assunto. Si scosse solo quando Cagalli passò una mano attorno al suo braccio, in un gesto troppo sfacciato per essere inteso come una semplice carezza. Si volse nella sua direzione, sorpreso, ma non protestò.

   «Non vi nascondo che, se un domani dovessi sposarmi, sceglierei di sicuro qualcuno come lui come marito», fu ciò che, con enorme leggerezza ed altrettanta sicurezza, la bionda pronunciò ad alta voce, lasciando i tre di sasso.

   «Cagalli…!», annaspò Athrun, sconvolto. Ma col cuore che gli balzava in petto, felice.

   «Di che ti meravigli, scusa?», rise lei a quella reazione. «Dopo aver firmato quel maledetto accordo con la Federazione Atlantica ed aver mandato l’Esercito di Orb contro quello di ZAFT, mi sembra il minimo correre ai ripari e sposare un Coordinator per ristabilire un minimo di credibilità sulla neutralità della nostra Nazione», affermò, seria. «Non pensate anche voi che sarebbe la soluzione più adeguata?» Gli altri due, un po’ intontiti, balbettarono che, benché sembrasse in effetti un’ottima idea, bisognava comunque accertarsi di tutti i pro e i contro che un’azione del genere avrebbe comportato, specie perché il loro matrimonio avrebbe potuto essere preso di mira dai seguaci dei Blue Cosmos, capacissimi di infiltrarsi anche in uno Stato sicuro come quello di Orb.

   «Non hanno tutti i torti», mormorò Athrun a fine serata, quando, con la sua protetta, sedette sul sedile posteriore dell’auto che li avrebbe riaccompagnati al lussuoso albergo in cui alloggiavano in quei giorni. Sembrava davvero infastidito. «Non dovresti dire certe cose con tanta superficialità.»

   «Guarda che ne sono davvero convinta», ci tenne a fargli sapere Cagalli, con espressione autorevole in viso. «Pensaci anche tu: dopo gli avvenimenti dell’ultima guerra, nessuno potrà più accusarmi di parteggiare per PLANT, se contraessi un matrimonio con un Coordinator.» L’Ammiraglio rimase in silenzio, come a voler ponderare meglio su quella verità. «Mah, ad ogni modo è inutile parlarne adesso. C’è ancora tanto lavoro da fare prima che giunga quel momento.»

   «Orb ha bisogno di tutte le tue attenzioni», convenne l’altro, senza volerle rimproverare nulla.

   «È per questo che sei rimasto qui ad aiutarmi?»

   «Mi sembrava il minimo.»

   «Grazie», sussurrò lei, scivolando sul fianco per poggiare il capo contro la sua spalla col proposito di nascondere il volto alla sua vista. «Dopo tutto quello che ti ho fatto, sei ancora qui.»

   Athrun si mosse, liberando il braccio che lei gli bloccava e passandolo attorno al suo corpo, infreddolito a causa della stagione invernale. «Ancora con questa storia? Non ne avevamo già discusso?», cercò di tirarla su. Cagalli annuì, pur sicura di non meritare tanto affetto da una persona che aveva rischiato di tradire e alla quale, non paga, era stata costretta a dire di aver bisogno di tempo prima di realizzare quello che entrambi desideravano da anni. «Se sono rimasto con te è per puro egoismo, credimi, non sei certo tu ad obbligarmi. Anzi, se proprio ci tieni a saperlo, è mia intenzione fare tutto ciò che mi è possibile per aiutarti a risollevare Orb al più presto, così che poi tu possa dedicarti anche a me.»

   Il Delegato si ritrovò di nuovo a sorridere. «E io che ti facevo un nobile cavaliere, grato anche solo al fatto che gli venisse concessa l’opportunità di aiutare una povera principessa bisognosa di protezione e collaborazione.»

   «Mi pareva che odiassi essere chiamata in quel modo.»

   «Mh. Però, quando mi tratti così, non riesco a non sentirmi tale.»

   Si sentì baciare i capelli. «Vorrà dire che sfrutteremo questo lasso di tempo in cui siamo obbligati dagli eventi a tenerci i nostri sentimenti per noi, per maturare il pensiero migliore da seguire un giorno per poter avverare anche l’altro nostro sogno.»













Eventuali errori, sviste o strafalcioni a livello sintattico li correggerò domani, con più calma. Vogliate perdonarmi.
In realtà questa shot (la novantesima che scrivo sulla serie) non mi fa impazzire, ma sono stata obbligata da mia moglie Atlantislux a postarla. Prendetevela con lei.
Shainareth
P.S. Un ringraziamento particolare alla folle di cui sopra, che si è presa la briga di pubblicizzare la mia long sul forum del sito. (E mi sto ancora vergognando! XD)





  
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