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Autore: Darik    10/06/2005    0 recensioni
Tutto scorre come sempre, finchè all'improvviso...
Genere: Azione, Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'La fine e l'inizio.'
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10° CAPITOLO

Nonostante fosse mattina presto, già alcuni uomini stavano armeggiando intorno alle loro barche.

La piccola casa si erigeva un po’ in disparte in mezzo al villaggio di pescatori.

Una finestra si aprì, e un ragazzo vi si affacciò per guardare il panorama.

C’era un atmosfera cosi tranquilla, che si sentì pervadere da una sensazione di pace inconsueta per lui.

Ma forse tale sensazione era dovuta non tanto all’ambiente tranquillo, quanto piuttosto alla ragazza che dormiva beatamente sul letto dal quale lui si era appena alzato.

Poi sentì un rumore di passi vicino alla porta, il ragazzo tirò fuori una pistola e si avvicinò cautamente, facendo attenzione anche alla finestra.

“Sta tranquillo, sono io” gli disse allora una voce fuori dalla porta.

Al che il ragazzo si rilassò, chiuse la finestra e uscì.

Iassem lo attendeva con in mano una piccola borsa.

La spalla ferita appariva più grossa dell’altra a causa di una fasciatura.

“Come sta la ragazza?” domandò l’uomo.

“Sta bene. E’ ancora triste per via dei sensi di colpa, per aver collaborato con Wong”.

“Le passerà, se le starai vicino nel modo giusto”.

“Farò del mio meglio. Come è andata a te in questi due giorni?” chiese Sosuke.

“A Tokyo è scoppiato il finimondo dopo quanto è successo a Kobe. Ho fatto anche un paio di telefonate alla polizia, per smascherare il sosia di Wong che lo sostituiva alle riunioni della UC. Avrà molte domande a cui rispondere, ma non credo che sappia molto. Perché visto chi era veramente Wong, immagino che non avrà detto a nessuno della sua vera identità, e i suoi veri scopi li avranno conosciuti solo un ristretto numero di collaboratori, che sicuramente erano tutti a bordo di quella nave. E sono affondati con essa. Certo che quel bastardo è stato davvero abile a trasformare l’impero di Wong in un impero criminale” rispose l’uomo.

“Non mi hai ancora detto chi era veramente Wong”.

“Non hai dei sospetti?”

“Si, ma stento a crederci”.

“E invece devi crederci. L’altra sera, precedendo la polizia, ho fatto un incursione nella villa di Wong. E nella sua camera da letto ho trovato il cadavere imbalsamato di una donna con lunghi capelli neri, che a quanto pare era stata uccisa col taglio della testa”.

Un silenzio calò tra i due.

“Allora speriamo che stavolta sia morto davvero” commentò infine Sosuke.

“Stavolta non dovrebbero esserci dubbi. E poi, hai parlato a Chidori di quella faccenda?”

“Si. E si è detta d’accordo, anche se a malincuore”.

“Immagino. Capisco che per lei è doloroso dover lasciare che familiari e amici la pensino morta, ma è anche per il loro bene. Ormai per il mondo, Sosuke Sagara e Kaname Chidori sono deceduti. Se doveste ‘resuscitare’, ci sarebbe troppa curiosità intorno a voi due. E questo potrebbe attirare l’interesse di malintenzionati”.

Iassem tirò fuori dalla borsa una busta.

“Sono carte d’identità, passaporti, un po’ di denaro e l’indirizzo di un carissimo amico che vi aiuterà quando sarete arrivati a destinazione. Ricorda però, e ve lo ricorderà anche lui, che dovrete scegliere la vostra sistemazione senza fargliela conoscere, per impedire che qualcuno risalga a voi tramite lui. Comunque non dovrebbero esserci altri problemi, perché anche se a qualcuno dovessero venire dei dubbi sulla vostra morte a Tokyo, ci penserà l’affondamento della Akil a fugarli”.

“Saprò come agire, non preoccuparti” replicò Sosuke.

“Allora, direi che questo è il momento di salutarsi” disse infine Iassem.

“Si. E’ stato un onore” dichiarò Sosuke facendo il saluto militare.

“Come soldati…” rispose Iassem facendo altrettanto.

Poi gli tese la mano, e Sosuke un po’ sorpreso gliela strinse.

“… e come uomini”.

Iassem stava per girarsi e andarsene, quando Kaname apparve alla porta.

“Se permettete, vorrei dire qualcosa anche io”.

“Chidori, stai bene?” le chiese Sagara.

La ragazza annuì e si avvicinò a Iassem.

“Potrei chiederle un piccolo favore?”

“Sicuro. Quale?”

“Dia un piccolo passaggio ad una mia carissima amica” e gli mise una mano sulla fronte.

Iassem inizialmente non capì, poi sembrò comprendere.

“Lo farò”.

Infine Kaname lo baciò sulla guancia, imbarazzandolo leggermente.

“Grazie di tutto, non la dimenticheremo mai”.

“Meglio che vada” concluse Iassem allontanandosi.

Kaname e Sosuke lo guardarono finché non scomparve alla loro vista.

Poi rientrarono.

Dovevano pensare a costruirsi una nuova vita... insieme.

****

Melissa vegliava sul corpo inerte di Tessa.

“Hai visto? Ogni giorno viene a chiedere se ci sono stati miglioramenti” disse un infermiere ad un suo collega osservando la scena dalla porta.

“Si, ma il colonnello continua ad essere stazionario, non migliora e non peggiora. Chissà se e quando ne uscirà”.

Melissa ascoltò impassibile quella conversazione.

Era certa che Tessa se la sarebbe cavata, era più forte di quanto sembrasse.

Poi le arrivò una comunicazione del maggiore Kalinin, e dovette assentarsi un momento.

Nel corridoio era tutto un via vai di persone che si preparavano per il ritorno in mare del De Danaan dopo la lunga revisione generale.

E una di queste persone entrò nella stanza dove era ricoverata Tessa.

La discussione con Kalinin era stata abbastanza breve.

Mentre Melissa tornava da Tessa, notò un piccolo assembramento davanti alla stanza.

Temendo che fosse successo qualcosa, allungò il passo.

Da quella piccola folla, sbucò Kurz.

“Sorellina, presto vieni a vedere!”

Col cuore in gola, Melissa corse verso di lui.

“Che è successo?”

“Tessa! E’… è…”

Kurz sembrava cosi emozionato da non riuscire a trovare la parole.

La donna entrò nella stanza spingendo via gli infermieri.

E trovò Tessa seduta sul letto, con la faccia di chi si è risvegliato da un lungo sonno.

I medici controllavano i dati dei macchinari, ed erano strabiliati per quella ripresa improvvisa.

“Ehm… salve come va?” domandò il colonnello intimorita da tutti quegli sguardi puntati su di lei.

Melissa l’abbracciò.

“Sapevo che non ci avresti deluso! Non potevi lasciarci anche tu” esclamò colma di gioia.

Tessa ricambiò l’abbraccio: "Già... almeno io".

“Che bella scenetta!” commentò Kurz. “Dobbiamo festeggiare la guarigione del colonnello!”

E la proposta provocò un coro di assensi.

Un uomo, con un leggero e soddisfatto sorriso, osservava la piccola folla dal fondo del corridoio.

“E ora, posso tornarmene nell’ombra” disse.

  
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