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Autore: Earine    11/06/2005    5 recensioni
Un breve dialogo fra Sosuke e Kaname per tentare di capire cosa li unisce. Naturalmente i personaggi appartengono a Shouji Gatou, il mio è solo un prestito non autorizzato. *Ripostata in versione html, finalmente, dato che, come mi ha fatto giustamente notare Tomislav, era molto poco comprensibile. Ringrazio chi ha commentato sin'ora, sperando che così sia più chiara.*
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kaname Chidori, Sousuke Sagara
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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FRIENDSHIP

Un breve dialogo fra Sosuke e Kaname per tentare di capire cosa li unisce. Ok, mi rendo conto che non è proprio un granchè ma mi piacerebbe lo stesso sapere cosa ne pensate! Naturalmente i personaggi appartengono a Shouji Gatou, il mio è solo un prestito non autorizzato.

Salgo le scale di corsa, ma nemmeno me ne accorgo tanto sono infuriata. Raggiungo una piccola porta e la spalanco, uscendo infine sul terrazzo della scuola che, per fortuna, è deserto. Mi appoggio alla balaustra e osservo il giardino sottostante: durante la pausa pranzo tutto dovrebbe essere tranquillo e pacifico, ma naturalmente questi due vocaboli non rientrano nel dizionario di quel mercenario maniaco.

Infatti proprio in mezzo al cortile c’è un gran scompiglio di studenti che si affollano per parlare dell’accaduto. Stringo più forte la ringhiera, chiudendo gli occhi mentre sento la rabbia montare dentro di me.

Quello scemo di un soldato scemo!!! Ma si può sapere come fa ad essere tanto ottuso?! Non lo sopporto più! Con lui intorno non riesco mai ad ottenere un attimo di tranquillità! Perfino poco fa: ero pacificamente seduta all’ombra di un bellissimo ciliegio fiorito, intenta a mangiare con le mie amiche quando mi si sono avvicinati gli studenti del gruppo di teatro. Mi stavano mostrando le armi giocattolo che avevano trovato per lo spettacolo, quando…QUANDO QUEL CRETINO DI UN SOSUKE HA VISTO TUTTO E, GRAZIE ALLA SUA INCREDIBILE CAPACITÀ DI EQUIVOCARE, LI HA AGGREDITI!!! Così, ora, quei poveretti sono in infermeria, mentre quell’idiota è da qualche parte con un bel bernoccolo in testa a meditare sui suoi errori.

Lo so, lo so che lo fa in buona fede e che tenta solo di proteggermi, ma non ha il minimo senso della misura, buon senso 0…insomma, gli mancano tutte i requisiti per condurre una vita “normale”! A volte sembra davvero una macchina da guerra!

Però non è solo colpa sua se è così: è stato abituato a combattere sin da piccolissimo, e certe volte mi immagino come può essere la vita di un bambino di otto anni senza genitori né amici, tra guerriglieri sempre armati, costretto ad uccidere …

Come posso rimproverarlo per essere diventato quello che è? Non ha avuto altra scelta se non quella di crescere subito, diventando un adulto incapace di esprimere sentimenti e in continua lotta per la propria sopravvivenza…la lezione che gli ha impartito la vita dev’essere pressappoco questa: non fidarti mai.

Non posso certo pretendere che cambi da un giorno all’altro… Ecco, ora mi sento in colpa per averlo sgridato! Accidenti a me, mi viene quasi da piangere…

La porta si spalanca di colpo, strappandomi dai miei pensieri; mi asciugo precipitosamente le lacrime e tento di ricompormi, mentre mi giro per vedere chi si è preso la briga di salire fin quassù. Inutile dirlo: eccolo lì, il motivo della mia disperazione, che si avvicina con la sua solita espressione impassibile e gli occhi fissi su di me.

-Chidori, finalmente ti ho trovata! Non dovresti venire in un luogo tanto esposto da sola: in questa posizione sei facilmente individuabile da qualunque elicottero e…

-Sì, sì, ho capito, risparmiami la predica. Piuttosto, perché sei venuto a cercarmi?

-Quando ti sei arrabbiata con me ho chiesto a Tokiwa (che poi sarebbe il cognome di Kyoko! NdA) il motivo del tuo comportamento, e lei mi ha spiegato che quei tizi non costituivano una minaccia e non intendevano farti del male, quindi mi ha consigliato di scusarmi con loro e con te. È per questo motivo che sono venuto a cercarti: ti porgo le mie scuse, Chidori.

Sospiro rassegnata: -Non importa, sei perdonato. Dopotutto ne hai combinate di molto peggio…

Mi si avvicina, impettito e militaresco come al solito e si appoggia alla ringhiera sui gomiti

accanto a me. Con la coda dell’occhio osservo il suo profilo, quasi più serio del solito e concentrato sul cielo, che oggi è limpido e azzurro come raramente accade da queste parti.

Non si aspetterà davvero un attacco aereo…?

-Chidori, posso farti una domanda?

-Mmh?

-I ragazzi di prima…erano tuoi amici?

Mi ha colto di sprovvista, ma che razza di domanda è?

-Bè…sì, più o meno. Diciamo che li conoscevo bene; perché?

Ma sembra che nemmeno mi abbia sentito, assorto com’è nella contemplazione del cielo.

-Chidori…cos’è per te un amico?

Eeeeh?! Ma cosa cavolo gli prende oggi?!? Anche se ci capisco sempre meno provo a rispondergli:

-Un amico è…non è proprio la cosa più facile del mondo da spiegare! Ecco, un amico è una persona a cui vuoi bene, che ti aiuta e ti è vicina anche nei momenti difficili, è qualcuno che sa farti sentire bene, a tuo agio…felice.

-Capisco.

-Sagara, tu non hai mai avuto un amico?

-Tanto tempo fa, quand’ero ancora un bambino, in Hermajistan, c’era un ragazzo…era un poco più vecchio di me, ma aveva una grande esperienza in questioni militari: stavo sempre con lui, perché eravamo i più giovani della squadra, e mi trattava molto gentilmente. È stato lui ad insegnarmi tutto ciò che so sulla guerra. Credo che lui si potesse definire un mio amico.

-E che fine ha fatto?

Ha un’esitazione, ma quando mi risponde la sua voce è atona, e continua a fissare il cielo.

-È morto.

-…Scusa, non volevo riportarti alla mente brutti ricordi. Comunque sono sicura che anche ora hai degli amici: Kurz e Melissa, per esempio, ma anche…anche Tessa, no?

Non riesco a decifrare la sua espressione, anche perché si ostina a non guardarmi: vorrei tanto sapere cosa ne pensa…finchè non sento la sua voce:

-Kaname?

Mi ha chiamata per nome.

Mi volto verso di lui con gli occhi sgranati e scopro che mi sta guardando. Sembra teso, e nei suoi occhi leggo qualcosa che chiamerei paura, se non sapessi che sarebbe assurdo.

-Sì?

-Noi…siamo amici?

Trattengo il fiato. Probabilmente sto sognando, perché tutto ciò è semplicemente impossibile: questo qui non può essere Sagara! Poi mi rendo conto che questo tizio-che-non-è-Sagara probabilmente vuole una risposta. Gli sorrido, un sorriso luminoso, spontaneo e sincero come le mie parole:

-Sì, Sosuke, noi due siamo amici.


Fine

  
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