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Autore: ElderClaud    01/11/2009    8 recensioni
Fu quasi una vittoria vedere Grimmjow muoversi con velato disagio sul materasso scomodo, e quando si sentiva così, il suo nervosismo andava alle stelle.
“Non voglio che senta quello che devo dirti!”
“Uff... Grimmjow – Kurosaki roteò gli occhi verso il cielo con fare esasperato – ...a meno che non si tratti di una confessione d'amore nei miei confronti, credo che anche Yumichika abbia il diritto di ascoltare”
[di che cosa si parla? leggete e lo scoprirete XD]
Genere: Generale, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ayasegawa Yumichika, Jaggerjack Grimmjow, Kurosaki Ichigo
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Raining Stones'
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Ennesimo sclero nato con l'intento di far sorridere.
Si riallaccia ancora una volta alle mie precedenti oneshot. In particolare a “piccole confidenze”.
Ora, spero non rimarrete scandalizzati da quello che leggete qui. Non c'è tentativo di bashin alcuno, perché lo odio con tutto il cuore, e il mio intento è solo di mostrare questi personaggi non miei più umani possibili!
Buona lettura, e spero buon divertimento!
Storia tutta dedicata a raxilia_running tengo a precisarlo.


Giochi Pericolosi



Non era mai bello avere a che fare con un vicino di casa maleducato.


Specie se quel vicino aveva voglia semplicemente di parlare, e non di fare a botte come sempre.

La grande sfiga di Kurosaki Ichigo, abitare in una villetta a schiera che confinava, guarda caso, nell'agglomerato condominiale dove viveva Jaggerjack.

E guarda sempre caso, come “ospite” per quel lunedì pomeriggio, aveva proprio Grimmjow.

La situazione era oltremodo imbarazzante, quei due infatti erano più bravi a mandarsi a quel paese che parlare civilmente. Non a caso nella stanza dove si trovavano, era presente molta tensione.

Era da un po' di tempo che lo studente universitario, aveva notato che il poliziotto aveva sempre più intenzione di discutere con lui. Quasi di supplicare una confidenza.

E difatti quel bel giorno tranquillo, fu rovinato da una suonata al campanello decisamente aggressiva. Con una richiesta fuori dalla porta, che era semplicemente un: “Fammi entrare” Omettendo le parole infami.

Non sapeva il motivo di tale cosa, e poco era interessato a scoprirlo. L'ultima cosa che voleva, era avere a che fare con quel terrorista legalizzato.

Ma nonostante tutta la sbruffonaggine che possedeva, la cortesia ebbe la meglio. E Kurosaki fece entrare l'odiato vicino.

Fu Jaggerjack stesso ad insistere di andare a parlare in un luogo tranquillo, che non fosse la cucina o il salotto. Di conseguenza, l'unico posto che gli venne in mente a Ichigo, fu in principio lo sgabuzzino, e poi la camera che condivideva con Renji e Rukia.

Entrambi fuori casa per lavoro, che fortuna.

Imbarazzo e tensione quindi. Una atmosfera in bilico tra queste due emozioni, e che per l'esasperazione poteva portare alle lacrime.


“La tua camera fa schifo Kurosaki!”

Tuonò all'improvviso “l'ospite” inatteso. Cogliendolo di sorpresa dai suoi pensieri, e distogliendogli lo sguardo dal vuoto.

Concentrando gli occhi scuri su quelli chiari di chi, con una certa arroganza, sedeva sul letto dell'amico assente come un re sul proprio trono.

Inaccettabile un comportamento così, a detta di Ichigo stesso. Volendo quindi, rispondere per le rime.

“Beh, sempre meglio del tuo letto matrimoniale vuoto Jaggerjack”

L'ira del poliziotto si accese negli occhi azzurri e aggressivi. Aggiunse persino un ringhio basso a quelle parole ingiuriose ma, causa terzo incomodo che stava guardando la scena divertito, trattenne la voglia di pestare lo stronzo che aveva parlato.

Aysaegawa Yumichika, coinquilino di Ichigo Kurosaki e di tutta l'altra compagnia, osservava i due improbabili vicini da una scrivania poco lontana.

Un tizio che Grimmjow considerava malato e poco normale in tutti i sensi.

Uno che per vivere, a quanto pare, faceva il vigilantes per tutta la settimana e al sabato arrotondava facendo il parrucchiere.

Il parrucchiere! Un uomo vero non si sarebbe mai abbassato a fare una cosa simile. Piuttosto in Siberia a spalare merda.

Per giunta, quel fighetto se ne stava a cavalcioni su di una vecchia sedia di vimini, tenendo le braccia incrociate sullo schienale, e il mento sopra di esse.

Scrutandoli con sincero divertimento, attendendo che si scatenasse l'inferno.


“E quello li che ci fa qua?! Caccialo via, non lo voglio tra i piedi!”

ruggì ancora una volta, quasi come un vecchio disco, il feroce vicino. Ma il rosso non era disposto a tutta quella prepotenza in casa propria.

Anche perché, gli faceva comodo la presenza di Aysaegawa in stanza. Grazie al cielo quel giorno era il suo turno di riposo dal lavoro.

“Yumichika ha tutto il diritto di rimanere qui, Grimmjow. È anche casa sua! Quello che invece è fuori posto, sei proprio tu!”

pazzesco come Ichigo riuscisse ad essere così “posato” nonostante una faccenda simile e con ospite simile.

Pochi però sapevano che a Jaggerjack ci aveva fatto il callo da tempo. E se prima esplodeva e si dava al pestaggio assieme a quell'arrogante, ora che aveva fin troppi pensieri in testa causa anche l'università, preferiva astenersi ed evitare il conflitto.

Fu quasi una vittoria vedere Grimmjow muoversi con velato disagio sul materasso scomodo, e quando si sentiva così, il suo nervosismo andava alle stelle.

“Non voglio che senta quello che devo dirti!”

Uff... Grimmjow – Kurosaki roteò gli occhi verso il cielo con fare esasperato – ...a meno che non si tratti di una confessione d'amore nei miei confronti, credo che anche Yumichika abbia il diritto di ascoltare”

Era una battuta prettamente ironica.

Era stata detta con l'intento di pigliare per il culo e far sorridere. Ed in effetti, il suo compagno di stanza si mise a sghignazzare di brutto, riempiendo il silenzio teso ed improvviso di quella piccola camera. Cercando a stento di trattenere le lacrime di risa ben più forti.

Mentre il vicino di casa, la sua reazione fu più che ovvia.

La rabbia repressa in quel momento negli occhi del poliziotto, esplose in tutto il suo splendore. Iniettando la cornea di sangue, e dando più aggressività a quelle gemme blu.

Una belva incatenata a fragili catene, che stavano per spezzarsi a causa di un debole autocontrollo.

Il tutto visibile dalle labbra che tremavano nel volergli pronunciare parole di condanna a morte.

Tu, brutto piccolo...!”

Aveva le vene che gli pulsavano sul collo, aveva le mani che stringevano con forza quelle coperte non sue.

Aveva, in sostanza, voglia di uccidere. Di uccidere Kurosaki Ichigo.

Ebbe tuttavia, solo il tempo di partire in quarta. Di piantare per bene i talloni sul parquet del pavimento, e di ringhiare addosso contro l'odiato avversario. Perché lui era un avversario.

Uno di quelli stronzi che con il solo sguardo ti discriminano.

Che con le belle parole ti vogliono portare via la donna dicendole “lui è sbagliato” e altre cazzate simili.

Ebbe quindi l'impulso di alzarsi in piedi ma non di fiondarcisi addosso Jaggerjack. Perché il fighetto che era presente assieme a loro, quello che per campare faceva il parrucchiere, lo bloccò con testuali parole.

“Grimmjow, che ne dici di guardare nell'armadio di Rukia, eh?”


Aveva capito bene?

Per un attimo, nel misterioso silenzio ghiacciato di quell'antro, persino Ichigo – già pronto a battersi tra l'altro – non aveva compreso a fondo le motivazioni di Yumichika.

La parte offesa del dialogo, osservava quasi scioccato il giovane ragazzo apparentemente effeminato, e sbatteva le palpebre accigliato.

Cosa?!”

La domanda venne fatta contemporaneamente da ambedue gli sfidanti perplessi. E ciò costrinse loro a rilassare momentaneamente i nervi tesi dal nervosismo per concentrarsi unicamente su Yumichika che, con indosso un sorriso sornione, aveva fatto quella assurda proposta.

“Massì ragazzi – si alzò dalla sedia e con calma si portò all'armadio incriminato – guardare dentro all'armadio a muro dove dorme Rukia! Insomma, secondo voi un essere umano potrebbe vivere in uno spazio così angusto? Io vorrei vederci chiaro!”

Era una manovra rischiosa, molto rischiosa, ma il ragazzo non voleva che i due iniziassero a pestarsi pure in casa.

Avrebbero distrutto tutto. E lui ci sarebbe andato di mezzo.

Conoscendo Grimmjow, lo avrebbe sfigurato del suo preziosissimo viso, e avrebbe fatto molto male ad Ichigo stesso.

Quindi con sommo coraggio, e chiedendo mentalmente scusa a Rukia per quello che stava per fare, aprì con gesto plateale le ante in cedro di quel maledetto armadio.

Quasi non ci credette che i due si avvicinarono prudenti a lui. Con indosso sguardi perplessi, ma al contempo incuriositi per quella svolta inaspettata.

Qualunque cosa Jaggerjack doveva dire a Kurosaki, era andata a finire in secondo piano dinnanzi a quella strana meraviglia.

Un gesto astuto senza ombra di dubbio, e quando finalmente il giovane laureando se ne accorse, senza farsi vedere da quella sottospecie di teppista, ringraziò l'amico sussurrandogli un semplice “grazie”.


Ora i tre erano davanti a quella camera improvvisata come degli autentici fessi.

Guardavano l'assurdo ordine dei vari ripiani, e di come l'improvvisato letto della giovane era più ordinato di quello dei suoi amici.

Al piano più basso vi erano oggetti più disparati raccolti in ordinati scatoloni.

Sopra il letto magicamente perfetto, e gli ultimi due ripiani erano per gli indumenti e le lenzuola.

Il poliziotto fece una smorfia tutt'altro che ammirata, arricciando le labbra come a voler marcare un ringhio di disapprovazione.

“Ma è legale una cosa simile?”

“Benvenuto nel mondo dell'università, Jaggerjack!”

il tono di Ichigo era alquanto sospirato nonché esasperato. Ma ovvio che Grimmjow non poteva capire al cento percento dato che lui l'università non l'aveva fatta. Anzi, se non era per Inoue, col cavolo che finiva le superiori.

Il primo a chinarsi verso quegli scatoloni da imballaggio, fu lo stesso Yumichika, che con grande cura inizio a tirarli fuori uno ad uno.

“Ehm... Yumi che... – Kurosaki deglutì imbarazzato mentre il giovanotto rovistava tra quella roba con apparente disinvoltura – che fai?! Dai, non toccare.. così a fondo!”

“Uhm? Oh, sto solo guardando... Oh ma guarda! Qui ci sono degli LP in perfetto stato!”

Aysaegawa quasi non calcolò – in modo voluto – l'amico, mentre le mani affondavano in una raccolta di dischi in vinile a dir poco invidiabile.

Alcuni dei quali ancora dentro la pellicola trasparente. Persino il robusto tenente di polizia non rimase indifferente a quella meraviglia.

“Oh cazzo! Ma questi sono i Ramones! Poi i Police, i Kiss... Ma come fa una nana del genere ad ascoltare cose simili?! Pensavo che non andasse oltre alla musica classica!”

Incedibile che anche lui avesse dimenticato il motivo della visita a casa del vicino, e di come gli si stessero illuminando gli occhi di fronte a quei pezzi da collezione.

Ichigo conosceva quei dischi dell'amica, ma non era tipo da andarle a rovistarle in “camera”.

Un pretesto per bloccare una rissa, si stava trasformando in ben altro.

Quei due stavano rovistando in ogni scatolone che incontravano, quasi dimenticandosi che lei poteva rientrare da un momento o all'altro.

Tirandone fuori uno ad uno, tossendo un poco per la polvere insistente, e meravigliandosi, o sbeffeggiando, il contenuto di ogni singolo contenitore.

Libri, pupazzi, scarpe, accessori... Nulla sfuggiva al loro commento.

Impotente cercava di tenere a freno la loro curiosità, a tratti si incuriosiva pure lui, ma era la buona morale ad avercela meglio sulla sua persona.

Fino ad arrivare ad una semplice scatola da scarpe bianca. Fino ad arrivare ad uno scrigno d'avorio ben conservato e perfettamente pulito rispetto agli altri oggetti.

“Saranno dei sandali costosi? Muoio dalla voglia di vederli!”

“Come cacchio fanno a piacerti cose del genere?! Comunque dai, apri!”

Si erano praticamente dimenticati di Ichigo, e pareva che si fossero quasi dimenticati che quella roba non apparteneva a loro.

E un pessimo presentimento, gli diceva che era meglio smetterla e di non guardare anche in quell'ennesima confezione.

“Ehm... Sentite ragazzi! Direi che è ora di smetterla...”

Ma il danno purtroppo, era già fatto.


Oh santissimi cazzi!”

Beh, sembra che siano proprio cazzi...”

Ichigo voleva sprofondare.

Voleva essere inghiottito dalla terra e morire dalla vergogna. Il volto gli si fece così paonazzo, che a momenti bruciava. Le orecchie bollivano come lava ardente, e la gola era diventata secca e arida come il deserto.

Dovette per forza di cosa mettersi a tossire rumorosamente, mentre quei due estraevano dalla scatola quelli che erano degli autentici...

“Falli di plastica! Pazzesco! Quella donna è malata!”

Ecco, quelli. Grazie tante a Grimmjow per aver specificato.

“Il termine corretto è vibratori. E non è malata, è solo una donna con impulsi sessuali. Come tutti del resto”

E grazie infinite a Yumichika per aver messo i puntini sulla “I”. E pensare che prima gli era persino grato di aver fermato una rissa! Ora come ora invece, avrebbe rimpianto la cosa.

“Sarà... – fece ancora una volta il vicino perplesso, rigirandosi tra le mani quell'affare – ...ma per me è malata! Inoue non ha mai avuto bisogno di questa roba!”

“Ovvio che no – Aysaegawa ridacchiò malizioso e teatrale al contempo – aveva te fino a ieri!”

A quelle parole l'interpellato, non può fare a meno di abbandonare momentaneamente il volto imbronciato/perplesso, per rivolgere al ragazzo accanto un ghigno di soddisfazione misto a perfidia.

È ancora con me fesso!”


Non poteva essere vero, non era vero.

Aveva assistito a quello scambio di battute quasi sotto shock, mentre si riprendeva dall'imbarazzo di vedere quei due cosi...

“Ehi! Ma si illuminano pure!”

...Che si illuminavano pure, decise che era arrivato il tempo di darsi una svegliata.

Non poteva stare come un fesso a rimuginare sulla vergogna provata, quella roba non era sua ma di Rukia.

Punto.

Quello che ci faceva con quella cianfrusaglia, erano solo interessi suoi. Qualunque uso fosse.

Respirando a fondo, e fermando il tremore alle mani chiudendosele in pugni ben serrati, decise di riprendere in mano le redini di quel gioco pericoloso.

“Adesso basta ragazzi! Mettete immediatamente via quella roba!!”

dalla gola ancora secca, riuscì a tirare fuori la voce più stentorea che riusciva a produrre. Resa forse un po' roca da quel piccolo dettaglio, ma abbastanza efficace da far voltare entrambi i ficcanaso dalla sua parte.

Entrambi si voltarono ad osservarlo, come sorpresi che fosse ancora presente in stanza.

Sguardi meravigliati ed ebeti, di chi stava commettendo il più odioso dei “crimini” casalinghi. E facendosi ancora forza, incoraggiato da quel risultato non indifferente, inspirò profondamente per parlare ancora.

“Ho detto basta! Alzatevi e smettetela!”

Inaspettatamente silenzio. Di nuovo.

I loro sguardi rimanevano ancora ebeti e dubbiosi. Come scimmie che non capivano gli ordini dell'ammaestratore.

Poi ancora una volta, il miracolo. Anteposto però ad uno sguardo oltre le spalle del giovane.

Sia Grimmjow, che Yumichika, si alzarono in piedi quasi in contemporanea.

Manco fossero in accademia militare, si rizzarono praticamente sull'attenti con velocità stratosferica. Facendo leva solo sullo ginocchia che quasi sicuramente si sentirono offese per lo sforzo improvviso.

Ma ciò che colpì Ichigo riguardo i due, fu lo sguardo non più ebete. Ma teso e nervoso. Per Yumichika quasi spaventato, mentre si mordeva il labbro inferiore con grande forza.

I falli di plastica luminosi, ancora tenuti stretti nelle loro mani, parevano aver perso l'interesse relativo.

“Ehm... Ragazzi? Che su...”

Neppure quella ebbe modo di esprimersi. Neanche quella maledetta volta. Era la maledizione di Kurosaki non essere preso in alta considerazione.

I due si mossero velocemente verso la sua direzione, e con un certo nervosismo gli consegnarono in mano i due oggetti scabrosi. Con scuse totalmente ridicole.

“Beh, mi spiace coglioncello... Ma devo andare! Riprenditi la tua spada laser, e buonanotte al mondo!”

Il poliziotto fu il primo ad andarsene da li. Consegnandogli con sgarbo l'oggetto, e dandogli pure una spallata.

“Ehmm... Ha ragione! Devo andare pure io! Ciao, ciao!”

E idem pure l'esteta di casa, imitò il poliziotto in quella repentina decisione. Porgendogli anche lui l'oggetto nell'altra mano libera, ma con molta più delicatezza, e avviandosi di corsa alla porta.


Se ne andarono via lasciandolo solo come un pesce lesso.

Solo con n casino immane nella stanza, e una spada laser in mano in ambo le mani libere.

Eh?” borbottò il ragazzo con voce femminea.

Sorpreso da quell'inatteso evento, e incapace di comprendere il motivo di tutta quella fretta.

Lo capì solo in seguito, quando oltre le sue spalle giunse un finto colpo di tosse. Teatrale e acido al contempo.

Riconobbe quel rumore, anche senza bisogno di doversi voltare. E il sangue gli si gelò nelle vene per quell'improvviso terrore misto a vergogna.

Una paura viscerale che lo portò a sbiancarsi dal rossore precedente, e a voltarsi lentamente verso chi aveva tossito.

Ru... Rukia”

Davanti a lui, c'era la materializzazione di un incubo in carne ed ossa. Con tutta probabilità, rientrata a casa per un imprevisto lavorativo.

Un terrore in miniatura, che possedeva l'invidiabile sguardo di uccidere il potenziale intruso in meno di un secondo.

Il povero Kurosaki in quel momento, era la vittima di quegli occhi incazzati. E per un valido motivo per giunta.

“Ichigo” sibilò la giovane stagista.

Come a cercare di trattenere la rabbia con finta e velenosa dolcezza. Un mix pericoloso che fece umettare le labbra ad Ichigo stesso, come a voler stemperare il timore crescente.

“Ehm ecco... so a cosa stai pensando ma – fece cadere i due oggetti scabrosi di mano con fare scandalizzato – posso spiegare ogni cosa!”

La voce era nervosa, e quasi stridula nel giustificarsi.

Gli occhi della proprietaria di tutte quelle cianfrusaglie invece, meditabondo di imminente vendetta.

“Oh capisco... Comincia pure dal principio. Ho tutto il pomeriggio...”



Che bella cosa avere amici che ti aiutano nel momento del bisogno.

Peccato che poi si dileguano quando i giochi si fanno pericolosi.

   
 
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