Buuuuoooongiorno
anche da parte mia!
Come ha detto la mia collega siamo qui con un'altra fan fiction. (Non
ti preoccupare Ale, se tu sei messa male con Scommettiamo?
io sono messa dieci volte peggio! XD)
Questo è il secondo capitolo ed è scritto da me,
_Pulse_, dal punto di vista di Ary, come vi aveva già
avvisate la Utopy, ossia Ale. Mi sto incasinando di già
XD
Sono molto orgogliosa di questa ff, quindi so che vi
piacerà! u__u Ovviamente scherzo, solo lo spero vivamente
perchè io e Ale ci teniamo veramente ma veramente tanto!
Vi auguro una buona lettura gente, i ringraziamenti alla fine del
capitolo ^^
Un bacio grande grande, Ale&Ary *___*
SECONDO
CAPITOLO
( I Tokio Hotel sì! )
La sera prima
ero uscita per andare a prendere Ale al lavoro, l’avevo quasi
convinta a venire
con me al concerto dei Tokio Hotel. Ormai mancava poco,
l’avrei convinta di
sicuro!
Quando ero
tornata però avevo trovato mio fratello Davide chiuso nella
sua stanza, la
musica dei Nevada Tan a palla e mio padre in cucina che borbottava.
Avevo
chiesto spiegazioni a lui, ma non mi aveva detto niente.
Così ero salita di
sopra ed ero entrata in camera del mio caro fratellino, senza badare al
cartello “Do not enter” appeso sulla porta.
“Ma
sai
leggere?!”, mi gridò abbassando un po’
il volume dello stereo.
“Parlo
benissimo
inglese, tedesco e italiano. E anche un po’ di spagnolo. Vuoi
che non sappia
leggere? Forza, sputa il rospo e dimmi che cos’è
successo con papà.”
“Solito.
Non
voglio starci qui, voglio tornare a casa.”
“Ora
è qui la
nostra casa”, sospirai, sedendomi sul letto, accanto alle sue
gambe.
Erano ormai
anni
che eravamo lì, ma lui non si era mai ambientato a dovere.
Il tedesco fra
l’altro non gli era mai piaciuto, e aveva messo il doppio del
tempo ad
impararlo perché ripudiava tutto di quel paese. E
soprattutto ripudiava il
fatto di essere figlio di divorziati.
Erano cose
che
accadevano, ma lui non l’accettava. Diceva così,
ma sapevo che in realtà non
accettava di essere stato affidato a papà invece che a
mamma. Lui era sempre
stato un mammone, io ero la cocca di papà; lui si era
trovato senza di lei e io
con un peso in meno; quindi, lui svantaggiato e io avvantaggiata.
Avevo cercato
di
spiegargli la situazione, ma per quanto potesse essere intelligente non
riusciva ad accettarlo. Lo capiva, ma non lo accettava e ogni volta
faceva
finta di niente.
“Va
be’ Da’,
pensaci un po’ su, tanto la solfa la sai a
memoria”, gli diedi una pacca sulla
gamba alzandomi.
“Ary…”
Mi girai e lo
guardai sorridendo leggermente, gettandomi la borsa enorme su una
spalla,
ovviamente a tracolla.
“Ma
a te non
manca neanche un po’ casa?”, mi chiese con una
tristezza infinita negli occhi.
Tornai da lui e lo abbracciai, ma non si mise a piangere, ormai aveva
quattordici anni e non poteva permettersi certi
“lussi”.
“No,
mi
dispiace”, mormorai accarezzandogli i capelli.
Mi
guardò un po’
dispiaciuto e poi mi sorrise, sollevando le spalle. A volte ci capivamo
senza
l’uso di parole. Mi ricordai di quando, da piccola, ci
facevamo i dispetti e
non c’era gusto perché bastava uno sguardo per
capire le intenzioni dell’altro
e prenderlo sul tempo. Non eravamo gemelli né
d’età né fisicamente, ma eravamo
gemelli dentro, legati ed indivisibili. C’erano giorni in cui
lo odiavo
profondamente, ma gli volevo sempre un gran bene, avrei dato persino la
mia
stessa vita per lui.
Uscii dalla
stanza e andai nella mia. Mi feci una doccia veloce, mi asciugai i
capelli dopo
aver messo la spuma per i ricci che ad Ale piacevano tanto, anche se io
non
vedevo nulla di particolare in loro, anzi a volte erano insopportabili,
e mi
infilai sotto le coperte con il pigiama.
Sorrisi e
presi
il cellulare dalla borsa che avevo lasciato per terra, accanto al
comodino.
Scrissi velocemente un messaggio ad Ale:
Vieni con me
al
concerto, vero? XD Buona notte Ale, ti voglio bene <3
Lo poggiai
sul
comodino sorridendo e mi girai dall’altra parte, mettendomi
meglio il cuscino
sotto la testa e sospirando serena.
No, casa non
mi
mancava proprio. Anche se ne avevo passate delle belle durante il
divorzio dei
miei genitori ero riuscita a costruirmi una nuova vita lì, e
avevo tutto ciò di
cui avevo bisogno, fra cui, la cosa più importante di tutte,
Ale.
Sentii
vibrare
il cellulare, Ale aveva risposto:
Vai a cagare,
tu
e il concerto XD Buona notte, ti voglio bene anch’io!
Ridacchiai e
poi
chiusi gli occhi, senza abbandonare il sorriso che si era impadronito
del mio
volto. Eh no, non mi mancava proprio nulla. Spalancai gli occhi e a
testa in
giù guardai il poster appeso alla parete.
Oddio, non mi
dispiacerebbe avere anche
voi, pensai
ridacchiando.
Io, i Tokio
Hotel e Ale. Che assurdità. Con quel pensiero mi ero
addormentata e la mattina
dopo, al mio risveglio, alla bellezza di mezzogiorno e mezzo, mi
ricordai che
quel giorno sarebbe stato il mio primo giorno di lavoro con Ale, sempre
se
tutto fosse andato in porto. Ero emozionata, e Ale se ne accorse fin da
subito,
già quando mise il piede in macchina.
“Ti
immagini se
mi assume?” Esultavo mentre guidavo verso il bar.
“Ma
è quasi
scontato che lo faccia!”, sorrise battendo le mani come una
bambina. Era felice
solo all’idea!
Come me, fra
l’altro.
Lavorare con la mia migliore amica, pazzesco!
Arrivata
davanti
alla locanda parcheggiai e scendemmo dalla macchina.
“Buongiorno
signor Bruno!”, salutò Ale raggiante entrando
dalla porta.
“Ciao
Ale come
stai? E chi è la tua amica?”, sorrise spostando lo
sguardo da lei a me.
“Oh,
lei è la
mia migliore amica, si chiama Arianna.”
Guardai Ale e
sorrisi addolcita. Erano anni che ci conoscevamo, ma sentir dire che
ero la sua
migliore amica mi riempiva sempre il cuore di gioia, di un calore che
mi faceva
sorridere come se vivessi in paradiso.
Mi ricordai
di
essere lì e salutai il mio ipotetico futuro capo con la mano
sorridendo
imbarazzata e rossa come un peperone.
“E
mi stavo
chiedendo… Siccome anche lei ha bisogno di un lavoretto
estivo, non è che lei
ha bisogno di una cameriera in più?”
Unì le mani davanti al viso e lui sembrò
allargare ancora di più il sorriso che gli prendeva tutta la
faccia. A pelle mi
sembrava un tipo simpatico.
“Beh,
devo dire
che avevo pensato di mettere un cartello fuori dalla porta con su
scritto
<< cercasi personale>> Ma mi pare di capire
che non ce ne sarà
bisogno.”
“Oh
mio dio,
dice davvero?”, esultai riprendendomi da quelle riflessioni.
“Certamente
cara.”
Cara? E tutta questa confidenza?
Ma fu solo
un attimo, infatti mi trovai con in mano un grembiulino uguale a quello
di Ale
e non potei approfondire la cosa.
“Al
lavoro
ragazze!”
Ridendo, io
un
po’ meno convinta, andammo dietro al bancone pronte a
prendere le prime
ordinazioni della giornata.
Stavamo
lavorando tranquille quando all’improvviso alzai la testa e
mi bloccai con lo
sguardo per aria, verso la televisione: c’era il nuovo video
dei Tokio Hotel, Automatish.
Erano tutti decisamente
cambiati, per un certo periodo avevo pure creduto che si fossero
lasciati
andare e che si fossero dati al commerciale, seguendo la scia di tutti
gli
artisti che andavano in America e di qua e di là, ma ora
tutti i miei dubbi
erano spariti.
Bill aveva
ancora i dread bianchi e neri, in quel video, quando invece adesso
portava una
cresta nera che gli dava un po’ l’aria da
punkettone ribelle. Mi piaceva
sempre, ma mai come Georg che era da subito stato il mio preferito e
che in
quei due anni d’assenza non era cambiato di una virgola, a
parte il fatto che
si fosse fatto più magro e più muscoloso. (Dovevo
chiedergli dove andasse in
palestra, se mai lo avessi visto dal vivo.) Tom era troppo bambino,
secondo il
mio punto di vista, anche se lui si definiva tutto questo grande
spettacolo e
anche se in realtà aveva davvero il suo bel fascino. Sarebbe
potuto benissimo
essere mio fratello perché dentro sapevo che aveva il cuore
tenero e faceva
morire dal ridere, ma non il mio ragazzo.
“Ti
cola un po’
di bava Ary”, mi disse Ale al mio fianco, dopo aver seguito
la mia traiettoria
e notando il perché del mio improvviso trans.
Io, anche se
ero
abbastanza irritata, non la calcolai, sbuffai soltanto un: “Oh
piantala.”
“Ok,
scusa
scusa!” Alzò le mani davanti al petto e scosse la
testa ridendo. Probabilmente
stava pensando che ero proprio fusa per quei quattro, e aveva ragione.
Non
sapeva nemmeno i loro nomi, tra l’altro.
“Che
belli che
sono. Tra una settimana il loro concerto!
Sìììì!” Alzai
le braccia al cielo.
“A
proposito, ho
deciso di accompagnarti, ma lo faccio solo per te e perché
ti voglio bene”,
disse pulendo il ripiano del bancone, indifferente.
“Davvero?”,
sussurrai con la voce strozzata.
“Oddio
non ti
mettere a piangere!”
Non fece in
tempo a farsi una risatina che la strinsi in un abbraccio stritolatore.
“Grazie
Ale… Ti
voglio bene!”, le dissi nell’orecchio.
“Ma
figurati, lo
faccio per te Ary. E ti voglio bene anche io, lo sai”,
sorrise ricambiando la
stretta.
Alle nostre
spalle un cliente si schiarì rumorosamente la voce. Tornammo
al lavoro senza
fare una piega.
“E’
stata una
giornata piuttosto stancante, non trovi?”, mi
domandò, una volta che fummo
sedute nella mia macchina e dirette a casa sua: ero il suo taxi
personale.
“Sì,
però mi
sono divertita. Mi piace lavorare con te, sei un’ ottima
collega!”, le strizzai
l’occhio.
“Oh
anche tu lo
sei!”, sorrise.
“Ehi
comunque,
volevo ringraziarti davvero. Ti sorbirai ore di musica che non ti
piace. Solo
per me. Lo apprezzo sul serio!”
Sventolò
una
mano con nonchalance: “Ma figurati. C’è
di peggio, porterò i tappi!”
“Sai
Ale…
Secondo me dovresti ascoltare i loro cd. Non l’hai mai fatto,
sono sicura che
le loro canzoni potrebbero piacerti, almeno un po’.”
“No
grazie. Le
ascolterò solo al concerto. Purtroppo sarò
costretta!”, ridacchiò mentre io le
tiravo un pizzicotto sul fianco.
Arrivammo a
casa
sua e lei parcheggiò proprio lì davanti. Scesi
con lei e quando suonò arrivò ad
aprirle Edoardo, probabilmente si era alzato sulle punte per arrivare
alla
maniglia. Com’era tenero quel bambino.
“Ciao
piccolo!”
Lo prese in braccio, ma lui allungò un braccio verso di me e
così me lo dovette
passare, roteando gli occhi al cielo, ma sorridendo.
“Ciao
peste!”,
gli diedi un bacio sulla guancia e lui ricambiò.
“Tao
Ary!”,
ridacchiò con la manina davanti alla bocca. Anche lui mi
adorava, d’altronde
era nato con la mia presenza costante, anche se non avevo mai fatto
molto. La
madre di Ale era ancora incinta quando si trasferirono e suo padre
morì tre
mesi prima della nascita di Edo.
“Oh
Arianna! Che
piacere averti qui!” Sua madre sbucò fuori dalla
cucina venendoci incontro e
abbracciandomi, massaggiandomi la schiena. Piacevo molto anche a lei,
da quello
che mi diceva Ale, alla quale ripeteva sempre che la mia compagnia non
poteva
farle altro che bene.
“Ciao
Anna, è un
po’ che non passo a trovarti!”, ricambiai la
stretta. Poi sua madre si girò
verso Ale con il viso luminoso.
“Indovina
stasera chi viene a trovarci?” Solo una persona poteva
essere, vista la sua
felicità.
“No…”
Si coprì
la faccia con le mani, non ci voleva pensare.
“Su
Ale… Non sei
felice di rivedere tua sorella?”
Sua sorella.
Francesca. Sua sorella, quella che dopo la morte di loro padre aveva
impacchettato le sue cose e si era trasferita a Milano dai loro nonni
paterni.
Quella che non era venuta con loro in Germania. Quella che
l’aveva abbandonato
al suo dolore fregandosene. Quella che non vedeva da più di
tre anni. No,
quella non era sua sorella.
Guardai la
madre
di Ale: come poteva essere felice di vedere una figlia che aveva
abbandonato la
famiglia in un momento come quello, così delicato e
difficile, invece di
rimanere uniti?
Ok, era sua figlia e io
ero piuttosto di parte, dando ragione ad Ale quando diceva che non era
più sua
sorella, però boh, io non sarei stata così
contenta, come se… esatto, come se
lei fosse meglio di Ale nonostante tutto.
“Sì,
felicissima. Non mi vedi? Sprizzo gioia da tutti i pori!”
Sarcastica come al
solito. Ma non poteva sopportare di rivederla dopo così
tanto tempo, glielo
leggevo negli occhi.
Sua madre e
suo
fratello erano andati a trovarla più di una volta, ma lei
ogni volta era
rimasta da me. Quando avvisava che sarebbe capitata a trovarli, faceva
in modo
di non essere in casa, rifugiandosi sempre da me. Quella volta
però sua mamma
era stata particolarmente furba, non le aveva dato preavviso.
“Non
essere così
dura Alessandra. Ha sofferto anche lei.”
“Si
certo.
Andiamo Ary!”, mi prese il braccio trascinandomi dietro di
lei. Io sorrisi
triste a sua mamma e la seguii: era la mia migliore amica, non potevo
di certo
andarle contro, anche perché comunque stavo dalla sua parte
per principio.
Si
sdraiò sul
suo letto ad una piazza e mezza guardando il soffitto, io mi stesi al
suo
fianco.
“Ale…
sai come
la penso, io sono dalla tua parte: tua sorella si è
comportata male, però è pur
sempre tua sorella”, sospirai. Che fatica! Come se mi
avessero detto di
ricominciare con mia madre. Avrei preso a calci in culo quella persona,
persino
Ale. Non mi sarei sorpresa se avesse reagito allo stesso modo, quindi.
“Potresti… ecco, potresti provare a ricominciare
con tua sorella.”
Lei
sbuffò
reprimendo un gridolino.
“Non
so se ho
voglia di vederla”, piagnucolò.
“Dai,
ci sono
qui io”, le sorrisi accarezzandole un braccio.
“Meno
male…
Conoscerai Francesca la terribile!”, borbottò.
Nemmeno a
farlo
apposta sentimmo il campanello suonare e sua madre andare ad aprire la
porta.
“Tesoro!”,
la
sentimmo urlare.
“Mamma!”
Un fitta al
cuore per Ale, quasi mi ero sentita al suo posto. Quanto tempo era
passato da
quando non sentiva più quella voce? Tantissimo.
Chissà se era cambiata, ora
aveva venticinque anni… Non ero sicura se ce
l’avrebbe fatta a scendere.
“Coraggio…”
Si
voltò
sentendo la mia voce carezzevole. Sorrise tirandosi a sedere.
“Vuoi
che venga
con te?”, le chiesi.
“E
me lo domandi
pure? Io ti voglio al mio fianco. Sempre.”
Scese le
scale
con la mia presenza rassicurante sempre vicina, non l’avrei
abbandonata per
nulla al mondo, potevo capire come si sentisse, o almeno una piccola
parte.
Arrivò al piano di sotto e sbirciando nella cucina
riuscì solo a scorgere sua
madre che parlava animatamente. Fece un respiro profondo e si
avvicinò,
schiarendosi la voce.
Sua sorella,
che
prima le dava le spalle, si girò di scatto, rimanendo a
bocca aperta.
Era cambiata
tantissimo dalle foto che avevo visto in casa di Ale, tenute sempre in
ordine
da sua madre. Era dimagrita, molto dimagrita. Aveva tagliato i suoi
capelli
corvini corti, e ora svolazzavano disordinati di qua e di
là, donandole un aria
più sbarazzina. I suoi occhi, quegli stessi occhi per i
quali da piccola era
così gelosa. Due enormi fari verde smeraldo. Era bellissima,
molto di più
dell’ultima volta.
“Ale…”,
mormorò
con la voce strozzata.
“Ciao”,
salutò,
forse troppo dura.
Le corse
incontro e l’abbracciò di slancio, io mi feci da
parte sentendomi fuori posto,
ma mi allontanai solo di qualche passo.
“Mi
sei
mancata”, sussurrò al suo orecchio, la strinse
più forte ma vidi che lei non
ricambiava la stretta: lasciava le braccia ciondolare lungo i fianchi.
Francesca si
scostò lentamente e la guardò con un sorriso:
“Sei cambiata tanto…” Le
accarezzò i capelli.
“Anche
tu”, la
guardò da capo a piedi. Sì, era cambiata.
“Come
stai
sorellina?”
“Bene,
grazie.”
Incrociò le braccia al petto, segno che per lei poteva
bastare, non riusciva a
reggere oltre. La conversazione, per quanto la riguardava, era finita.
La vidimo
chiaramente girarsi a guardare la mamma, che sospirò alzando
le spalle
dispiaciuta.
Francesca si
accorse di una persona in più nella stanza, quella persona
ero io accidenti, e
si girò verso di me. Il mio primo impulso fu quello di
guardarla male, sapevo
quello che aveva fatto e come ci era rimasta di merda Ale, ma
pensandoci su mi
resi conto che in realtà non avevo nessun diritto di
giudicare, infondo non la
conoscevo e non conoscevo i motivi per i quali lei aveva preferito
rimanere in
Italia e non con la sua famiglia, anche se qualunque motivo per me
sarebbe
stato assurdo. Comunque, mi feci forza per fare la persona educata.
“Ciao!
Tu devi
essere Arianna!”, mi venne incontro e mi strinse la mano.
“Sì,
sono
proprio io, piacere.”
“Tanto
piacere,
io sono Francesca. Mia mamma mi ha tanto parlato di te”,
sorrise.
“Maaammaaa”
Edoardo arrivò correndo, probabilmente aveva già
salutato nostra sorella.
“Dimmi
tesoro.”
“Voglio
il
latte!”
“Subito
amore te
lo preparo tra un attimo!” E così dicendo si
diresse ai fornelli.
“Quanto
ti fermi
Fra?”, chiese la mamma armeggiando con il pentolino.
“Se
non è un disturbo,
pensavo fino a lunedì prossimo.”
“Ma
che
disturbo, questa è anche casa tua, lo sai?”
Casa sua? Repressi un
grugnito di disapprovazione,
quando mi accorsi che Ale aveva avuto la mia stessa reazione. Era
più di una
settimana, io al posto suo non sarei riuscita a resistere.
La vidi
mentre
si diceva da sola di restare calma, che non era la fine del mondo, e mi
venne
da sorridere. Che forte che era la mia Ale.
“Mamma
senti noi
andiamo di sopra. Ary può stare a dormire vero?”
“Certamente,
buonanotte per dopo ragazze!”
“Ciao
mamma!”,
le schioccò un bacio sulla guancia.
“Buonanotte
Anna!”, salutai. “Buonanotte Francesca!”,
aggiunsi dopo meno convinta.
“Ciao
Arianna!
Buonanotte Ale…”, la guardò forse un
po’ speranzosa.
Ale si
girò e la
guardò impassibile negli occhi: “Notte”,
sussurrò.
Fine secondo
capitolo! Dai, dai che vi è piaciuto!
Sperèèèm, direbbe Ale! Lei
è onnipresente XD
Questo giro tocca a me ringraziare!! Lo faccio più che volentieri!! *.*
layla the punkprincess: Oh, che piacere averti anche qui ^^ Siamo molto contente che ti sia piaciuto il capitolo precedente e che Ale ti sia piaciuta, lei sicuramente era contentissima XD Anche tu hai quel sospetto, eh? Anche io! Ah, Edoardo è il mio preferito di tutta la storia u___u (Ale: Preferisci lui a me? Ary: Sì! u__u Ale: ç__ç cattiva! Ary: XD Scherzoooo Ale: Ah, ecco! u__u) Alla prossima Layla! ^^
Tiky: Ciao, chi si rivede! *___* Siamo molto contente che ti sia piaciuto!! Edoardo ha già 2 simpatie, e credo saranno tante!! Per forza, è un amoreee!! *-* Noi invece ti aspettiamo anche al prossimo capitolo! Un bacio, Ale e Ary!
Ania11xD: Ciao! Grazie mille.. *__* 3 per Edoardo ^^ La mamma di Ale è come tutte le mamme, è vero XD Ciao, un bacio anche a te!!
Ed
eccomi di nuovo qui a rompervi le balle! No, dovevo ringraziare chi ha
letto e basta anche questo capitolo, non mi dimentico di voi!! *.*
Il prossimo capitolo sarà di Ale, e vedremo che
combineranno! XD Alla prossima, un saluto a tutti da Ale&Ary!
^___________^