Oggi
come sapete è il
giorno dei morti. Perciò ho voluto commemorare una persona
cara, anche in un
modo così semplice ^^. Ringrazio anche solo chi legge.
Nonno
Pan
avrebbe dovuto fare
tutt’altro e lo sapeva. Il libro era posato lì e
la chiamava, con una voce che
stranamente rassomiglia a quella di suo padre: Gohan.
Eppure
quel giorno non
aveva voglia di studiare, la sua testa era altrove e gli occhi gonfi,
oltre che
arrossati, le davano fastidio.
Non
aveva versato una
lacrima, ma i suoi occhi erano ugualmente arrossati. Forse
perché il suo
spirito l’aveva desiderato così tanto?
Rimaneva
semplicemente
seduta sul divano, a fissare il vuoto. Le orecchie le ronzavano, il suo
sguardo
era vacuo, perso.
Questo
perché quel
giorno aveva visto la peggiore scena che il suo cuore da ragazzina
avrebbe
potuto sopportare, ma gioiosa per chiunque altro: un anziano signore,
sorridente, era andata a prendere una sua compagna di scuola quel
giorno.
La
voce dell’altra
ragazzina le risuonava ancora in testa, mentre era intenta a gridare:
“Nonno!
Nonno”. Lì, abbracciata al vecchio nonno, che la
stringeva a sé.
Pan
si era sentita fuori
posto in quel momento, mentre una vocina interiore le chiedeva:
“Dov’è tuo
nonno, Pan? Dov’è Goku?”.
Ad
ore di distanza, Pan
sentiva ancora la stessa stretta all’anima che aveva vissuto
in quel momento,
mentre i suoi occhi si facevano liquidi.
Si
sentiva così
infantile a sentire la mancanza di suo nonno. Lei non riusciva a
ritrovarlo in
Goten, che assomigliava sempre di più a suo padre.
Al
contrario di sua
nonna Chichi, lei aveva smesso di aspettarlo.
Semplicemente
le
mancava, non c’erano illusioni o surrogati per lei.
Si
sentiva così vuota,
ma quella voragine si colmava di ricordi: la tuta del nonno che
stringeva tra
le mani a sei anni, come le sembrava immenso il naso di Goku quando
aveva due
anni, le risate del Son che risuonavano per tutta la casa, i gelati
giganteschi
che le regalava.
Eppure
su tutti i bei
ricordi troneggiava un’immagine di morte. Tutti avevano
cercato di metterla al
sicuro da quella visione, ma lei testarda aveva voluto vederlo
un’ultima volta.
Era
troppo piccola per
accettarlo davvero, rammentava o capelli sparpagliati che le ricadevano
ai lati
del viso ingrigito, la bocca semichiusa.
A
rendere più grottesca
la scena era che il corpicino di Goku non era dissimile a quello di un
bambino,
reso in quel momento un involucro privo di vita.
Pan
si era rialzata dal
divano, le era sfuggito un singhiozzo, mentre raccoglieva una rosa nera
dal
vaso sul davanzale della finestra.
Aveva
spalancato la
finestra e, una volta spiccato il volo, era giunta fino al punto in cui
aveva
visto per l’ultima volta il suo nonnino: era rimasto il
cratere in cui aveva
combattuto contro Li Shenron.
Aveva
lasciato cadere il
fiore, i petali si erano staccati uno a uno, quasi per magia, facendo
cadere in
una pioggia nera. Insieme ai petali precipitarono anche le lacrime
della
giovane mezzosangue.
“Addio
nonnino. Mi
mancherai per sempre”.