Titolo: Insieme a te sono al sicuro.
Pairing: Relena/Heero
Rating: G
Conteggio Parole: 491
Warnings: Nessuno.
Spoiler: Nessuno.
Note: Ci credete se vi dico che ho litigato di più con le descrizioni (che sono oscene) che con i due fanciulli? Heero ormai lo so che mi esce dalle dita naturale, dopo tutta la roba che ho scritto su di lui, ma con Relena è stata una piacevole sorpresa. Si è comportata benissimo la ragazza, si è lasciata scrivere senza problemi. Ah, quanto li adoro, questi due!
Disclaimer: Gundam Wing appartiene agli aventi diritto. Questa fanfiction non è scritta a scopo di lucro.
-:-:-
Il paesaggio oltre il
finestrino appariva come una grande macchia indistinta punteggiata di
verde, giallo e marrone che fuggiva, sotto i suoi occhi, nella
direzione opposta.
Davanti a lei la strada era deserta. L’asfalto grigio e bianco scivolava sotto le ruote della macchina, e tutt’intorno non c’era un’anima, un suono che non fosse il rombo sordo e cullante del motore. Alzò il mento e vide, in lontananza, sotto il cielo limpido, i profili di alcune montagne con i picchi che sfumavano verso il cielo e che sembravano innevati, tanto era chiara e brillante la luce del sole.
Si sistemò meglio contro lo schienale del suo sedile e raccolse le mani in grembo, sospirando appena.
«Mancano ancora circa due ore.»
Si voltò verso il guidatore e sorrise. «Hai bisogno di fare una pausa?»
«No, non è necessario.»
«Capisco. Grazie, Heero.»
Lui la guardò con la coda dell’occhio per un momento, come per volerla scrutare e poi tornò a concentrarsi solo sulla strada, le mani ferme sul volante. «Di che cosa?» disse, dopo alcuni momenti.
Lei i strinse nelle spalle e tornò a guardare le montagne, laggiù, all’orizzonte. «Di aver accettato di accompagnarmi. Sei stato gentile a cancellare i tuoi impegni.»
«Non avevo nulla da fare.» Tacque per un momento e lei capì che stava cercando di non farla sentire in colpa. Sorrise di nuovo, volgendosi ancora verso di lui. «Comunque sia avresti fatto meglio ad ascoltare Pagan e accettare una scorta. Non è sicuro viaggiare in questo modo.»
Lei ridacchiò, appena, coprendosi le labbra con una mano. «Suvvia, Heero, non mi accadrà nulla. Questo incontro è una pura formalità e laggiù il loro staff avrà già predisposto tutto per il mio arrivo, non c’è nulla da temere. E poi,» aggiunse, quasi con un sospiro, «io mi sento molto più sicura se tu sei qui con me.»
Lui questa volta la guardò apertamente e quando i loro sguardi si incrociarono lei poté vedere che era quasi stupito. La vettura rallentò appena e Heero aprì appena le labbra per parlare. «Relena…»
Lei chinò il capo e si avvicinò un po’ a lui. «E dopotutto siamo finalmente in pace.»
Lui annuì, impercettibilmente, e tornò a dedicarsi alla guida mentre lei guardava di nuovo le montagne.
La strada curvò leggermente, modellandosi sul territorio che sembrava quasi irreale. Scivolò appena sul sedile e strinse le spalle, accoccolandosi contro la pelle morbida, cullata dal rumore del motore e dal silenzio confortante che permeava la macchina, dalla consapevolezza che, se avesse avuto bisogno di qualunque cosa, Heero era lì accanto a lei.
«Ehi, Heero.»
«Mh?»
«Quanto hai detto che manca, per arrivare?»
«Un paio d’ore.»
Tacque per un momento. «Allora ho tempo per farmi un sonnellino, vero?» Lui la guardò con la coda dell’occhio e lei sorrise, sorniona. «Vedi di farmi arrivare a destinazione in tempo e sana e salva, chiaro?»
«Certo.»
L’ultima cosa che vide, prima di chiudere gli occhi, fu l’ombra di un sorriso sulle sue labbra.
Davanti a lei la strada era deserta. L’asfalto grigio e bianco scivolava sotto le ruote della macchina, e tutt’intorno non c’era un’anima, un suono che non fosse il rombo sordo e cullante del motore. Alzò il mento e vide, in lontananza, sotto il cielo limpido, i profili di alcune montagne con i picchi che sfumavano verso il cielo e che sembravano innevati, tanto era chiara e brillante la luce del sole.
Si sistemò meglio contro lo schienale del suo sedile e raccolse le mani in grembo, sospirando appena.
«Mancano ancora circa due ore.»
Si voltò verso il guidatore e sorrise. «Hai bisogno di fare una pausa?»
«No, non è necessario.»
«Capisco. Grazie, Heero.»
Lui la guardò con la coda dell’occhio per un momento, come per volerla scrutare e poi tornò a concentrarsi solo sulla strada, le mani ferme sul volante. «Di che cosa?» disse, dopo alcuni momenti.
Lei i strinse nelle spalle e tornò a guardare le montagne, laggiù, all’orizzonte. «Di aver accettato di accompagnarmi. Sei stato gentile a cancellare i tuoi impegni.»
«Non avevo nulla da fare.» Tacque per un momento e lei capì che stava cercando di non farla sentire in colpa. Sorrise di nuovo, volgendosi ancora verso di lui. «Comunque sia avresti fatto meglio ad ascoltare Pagan e accettare una scorta. Non è sicuro viaggiare in questo modo.»
Lei ridacchiò, appena, coprendosi le labbra con una mano. «Suvvia, Heero, non mi accadrà nulla. Questo incontro è una pura formalità e laggiù il loro staff avrà già predisposto tutto per il mio arrivo, non c’è nulla da temere. E poi,» aggiunse, quasi con un sospiro, «io mi sento molto più sicura se tu sei qui con me.»
Lui questa volta la guardò apertamente e quando i loro sguardi si incrociarono lei poté vedere che era quasi stupito. La vettura rallentò appena e Heero aprì appena le labbra per parlare. «Relena…»
Lei chinò il capo e si avvicinò un po’ a lui. «E dopotutto siamo finalmente in pace.»
Lui annuì, impercettibilmente, e tornò a dedicarsi alla guida mentre lei guardava di nuovo le montagne.
La strada curvò leggermente, modellandosi sul territorio che sembrava quasi irreale. Scivolò appena sul sedile e strinse le spalle, accoccolandosi contro la pelle morbida, cullata dal rumore del motore e dal silenzio confortante che permeava la macchina, dalla consapevolezza che, se avesse avuto bisogno di qualunque cosa, Heero era lì accanto a lei.
«Ehi, Heero.»
«Mh?»
«Quanto hai detto che manca, per arrivare?»
«Un paio d’ore.»
Tacque per un momento. «Allora ho tempo per farmi un sonnellino, vero?» Lui la guardò con la coda dell’occhio e lei sorrise, sorniona. «Vedi di farmi arrivare a destinazione in tempo e sana e salva, chiaro?»
«Certo.»
L’ultima cosa che vide, prima di chiudere gli occhi, fu l’ombra di un sorriso sulle sue labbra.