SEED

«Eppure dev’esserci una spiegazione», ragionò fra sé Athrun.

   «Mh», annuì Erica, bevendo un sorso dalla sua tazza. Le gambe accavallate, se ne stava seduta sulla sua poltroncina a fissare il monitor di uno dei suoi computer mentre i tre ragazzi le si erano accalcati attorno per essere illuminati circa un particolare degli ultimi eventi che avevano scandito le fasi finali della guerra da cui stavano facendo ora ritorno. «Quella c’è di sicuro.» Con la mano libera, premette alcuni pulsanti della tastiera e fece apparire una schermata visibile a tutti. «Superior Evolutionary Element Destined-factor», sillabò per imprimere quelle parole nella mente degli altri. «Il SEED.»

   «Tempo fa me ne accennò anche il Reverendo Malchio», disse Kira, l’unico tra loro a rimanere in piedi, non lontano dalla porta. Un po’ come se avesse voluto stare in disparte.

   «Cos’è?», domandò Athrun, dal momento che il suo amico non sembrava particolarmente interessato a scendere nei dettagli della questione.

   Lei alzò le spalle. «Non è il mio campo, potrei sbagliare», ammise. «Tuttavia c’è la concreta possibilità che si tratti di uno stato psicologico particolare, che porta alcuni individui a massimizzare le proprie capacità fisiche e mentali.»

   «Si sa come lo si raggiunge?»

   Scosse il capo. «Non ne ho idea.»

   Con un certo fastidio, a Kira sovvenne d’un tratto il ricordo delle parole pronunciate alcuni mesi prima dal Comandante Waltfeld. «È possibile che si ricolleghi ad un Berserker?»

   «Berserker?», ripeté Cagalli, battendo le palpebre.

   «È il nome di quegli antichi guerrieri nordici che, prima delle battaglie, raggiungevano uno stato psicologico e fisico di ferocia e di completa insensibilità al dolore», spiegò Erica, non distogliendo gli occhi dal Sottotenente Yamato, pur consapevole di aver appena lasciato il segno anche negli altri due giovani.

   «Detto così fa venire i brividi…»

   «Kira-sama?» Lui si voltò finalmente a guardare la scienziata. «Capisco la sua preoccupazione, ma questa è soltanto una delle teorie formulate in proposito. Non abbiamo alcuna certezza.»

   «Sì, ha ragione.»

   La donna centellinò dell’altro caffè per riordinare le idee e si rivolse anche ad Athrun. «Ad ogni modo, entrambi avete vissuto un’esperienza simile. Giusto?»

   «Sì», confermò l’ex-soldato di ZAFT. «Ad un tratto, la mia mente s’è svuotata e mi è parso che ogni minima percezione venisse amplificata. Non era un qualcosa che riguardava soltanto il corpo.»

   «Non mi risulta che abbiate fatto inutili stragi, durante gli scontri», riprese Erica con un sorriso. «Il che significa che il SEED non è del tutto uguale al berserksgangr.»

   «A che?», sussurrò allarmata Cagalli, cercando aiuto nell’innamorato per non sentirsi del tutto scema o ignorante.

   «Credo si riferisca allo stato mentale dei Berserkir», la tranquillizzò lui, guardandola intenerito. «Il che sta a significare che non siamo pazzi come pensa Kira.»

   Sentendosi chiamato in causa, quest’ultimo balbettò. «No, io non intendevo…»

   «Lo credo bene che non siete pazzi», si indispettì sua sorella. «Dopotutto, anch’io sono entrata in quella specie di trance di cui parlate.»

   Gli altri tre la fissarono stupiti. «Signorina… non credo sia possibile», le fece notare Erica, scettica. «Ho ragione di credere che sia un qualcosa che riguarda per lo più i Coordinators. Mi sembra improbabile che anche un Natural, senza neppure un allenamento specializzato…»

   «E con questo?», s’impuntò Cagalli, senza lasciarle finire la frase. «Anche Kira non è stato addestrato.»

   «Dimentichi cosa dovrei essere agli occhi del mondo», mormorò il ragazzo, abbassando lo sguardo per nascondere la tristezza.

   «Siamo gemelli», insistette la bionda. «Potremmo avere le stesse capacità.»

   «Sull’enorme quantità di cibo che riuscite ad ingurgitare di sicuro», la prese in giro Athrun, per sdrammatizzare e far distrarre l’amico. «Anzi, anche lì siete diversi, visto che tu riesci a smaltire tutto e Kira, invece, tende ad ingrassare», continuò, guadagnandosi un’occhiataccia dai due.

   «Sono sicura che dev’esserci un collegamento», riprese poi a meditare a mezza voce Cagalli. «Siamo gemelli», ribadì.

   «Se lo tolga dalla testa», la riprese bonariamente la scienziata. «La telepatia fra gemelli è rara, e pare si verifichi solo fra omozigoti.»

   «E che significa?», s’imbronciò l’altra. «Ti assicuro che sono comunque entrata in quello stesso stato psicologico.»

   Stanca di darle torto, infine Erica annuì. «D’accordo, potrebbe effettivamente avere ragione lei.»

   «Sul serio?»

   «Sicuro. Non è da escludere che lei abbia davvero raggiunto quello stato mentale. Tuttavia c’è da chiedersi se si trattasse davvero del SEED o meno.»

   «Cioè?»

   «Signorina… lei è certa che in quei concitati momenti non stesse subendo l’influsso della sindrome premestruale?», domandò a bruciapelo, facendo sussultare tutti. E mentre Cagalli, imbarazzata, sbottava in una serie di imprecazioni imparate fra i guerrieri del deserto, e Kira e Athrun scoppiavano a ridere fino alle lacrime, Erica bevve il caffè rimasto sul fondo della tazza e concluse: «Perché in tal caso, si spiegherebbero molte cose, visto com’è già in condizioni normali…»