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Autore: Noni    03/11/2009    4 recensioni
Paperone non pensa ad alto che al denaro, o almeno è ciò che la gente crede. In verità, possiede dei sentimenti come qualunque altro papero.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Fonte: Ho preso in prestito Zio Paperone e Rockerduck dalla Disney. Pairing: Paperon de' Paperoni, John Davison Rockerduck



Lovely duck, you're the beauty in my world
Without you there are no reasons left to find.



Quando si possiedono svariati miliardi di dollari si tende a non avere una vita privata, e questo Paperon de' Paperoni lo sapeva fin troppo bene.
Puntualmente i giornalisti di Paperopoli riportavano sui tabloid i fatti suoi con dovizia di particolari: qual'era la sua marca preferita di gallette secche (facile: la più economica), quante volte al giorno si tuffava nella stanza degli spiccioli e così via.
Insomma, Paperon de' Paperoni era un papero fin troppo in vista. E dire che era uno che non ci teneva affatto alla fama e alla popolarità, ed era un concetto, questo, che amava ribadire spesso:
- Voglio che la gente sappia che tutto quello che faccio, lo faccio per il denaro, solo per il denaro.
Il denaro era la sua più grande passione, su questo non c'era alcun dubbio. Nulla gli dava più piacere e soddisfazione dell'accumulare i dollari, forse soltanto obbligare il nipote Paperino a lucidarli ogni mese.
Durante il giorno cercava di guadagnare soldi. La notte, sognava i soldi che avrebbe guadagnato la mattina dopo; erano tuttavia sogni molto brevi, perché Paperone detestava dormire, convinto com'era che il sonno fosse uno spreco di tempo.

Quando voleva rilassarsi, si recava al Circolo dei Miliardari, un club esclusivissimo dove poteva incontrare suoi pari e discutere degli argomenti che più gli stavano a cuore. E quel giorno si trovava proprio lì, seduto composto sulla solita poltrona, gli occhiali adagiati sul becco e in mano una copia del Papersera Finanza.
D'un tratto, la voce del signor Doblonis lo distolse dalla lettura.
- Hai sentito? De Ricchis ha guadagnato il suo primo fantastiliardo.
- Tsk. Questi giovinastri tendono a montarsi la testa per pochi spiccioli. Ai miei tempi, in Klondike...
- Non ricominciare con la solita solfa, vecchio taccagno.
Paperone riconobbe subito quella voce. Si trattava di John Davison Rockerduck, che lui chiamava, affettuosamente (??), "il pivello".
- Mi pareva di sentire nell'aria odore di incapacità finanziaria. Ecco chi era.
- Mah, semmai quello che hai sentito è il mio nuovo profumo, "Papero selvatico".
- Solo un pivello come te può sperperare in certi articoli da mollaccioni.
Rockerduck, come se l'altro papero non avesse mai parlato, si avvicinò al tavolo delle bevande. Si versò un Martini, lo sorseggiò distrattamente, si lisciò un paio di pieghe del completo elegante che indossava, e si sedette sul divano che si trovava proprio accanto alla poltrona del rivale.
Certo che il pivello ne ha di stile, si sorprese a pensare Paperone.
- Vecchia tuba, a cosa stai pensando?
- Eh? Ah, no... Niente.
Paperone sperò vivamente che l'altro non si fosse accorto che lo stava fissando. Per qualche minuto non era riuscito a staccare gli occhi dalla linea elegante del becco di Rockerduck, e dalle sue candide piume.
Non che fosse la prima volta che gli succedeva.
- Ora è meglio che vada, si sta facendo tardi e solitamente verso quest'ora i Bassotti fanno un tentativo di derubarmi.
Recuperò il cilindro, il bastone e si avviò all'uscita. L'altro lo guardava allontanarsi, e intanto sfoggiava il sorriso enigmatico di chi sa ma si diverte troppo a dissimulare.

Ora Paperone si trovava di nuovo a casa. Miss Paperett, la segretaria, doveva aver staccato già da un pezzo, e anche Battista, il maggiordomo.
Era solo insieme alle sue sostanze.
Si recò nella stanza delle banconote per assaporarne il piacevole fruscìo; passò poi a salutare le monete.
Si sedette alla scrivania con aria pensosa, e maledisse mentalmente i giornalisti che avevano inventato la storia della rivalità tra lui e Rockerduck.
E' vero, i rapporti tra loro due non erano mai stati facili, erano fatti di feroci battibecchi e di frecciatine al cianuro, ma non erano di odio, come ai paparazzi piaceva pensare.
Rockerduck era un po' il motivo per cui Paperone non mollava; la loro rivalità era il suo motore, era un incentivo a fare sempre meglio.
Quel papero col debole per gli abiti e gli accessori di lusso contava davvero tanto per lui, ma non poteva confidarlo ad anima viva.
Cosa avrebbe pensato il mondo di un Paperon de' Paperoni che si invaghisce di un collega?
E allora era condannato a recitare da anni una parte che gli andava sempre più stretta.
Si domandava se anche per l'altro le cose stessero allo stesso modo; non ne aveva idea, certe volte aveva l'impressione che Rockerduck provasse gli stessi sentimenti che provava lui, altre volte era convinto di sbagliarsi e di interpretare male certi suoi comportamenti o certe sue frasi.
Ma in fondo, che importava? Il futuro avrebbe stabilito se aveva torto o ragione. Del resto, nonostante avesse ormai... Ehm... Anta anni, Paperone si sentiva ancora l'aitante paperottolo che setacciava il Klondike alla ricerca di pepite d'oro.Incolla qui il testo.

  
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