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Autore: myki    04/11/2009    3 recensioni
Inghilterra, primi anni del 1800.
CAPITOLO 5: LA STANZA
"La biblioteca della sua casa non era grande come quella dei Felton. Era piccola, intima, e nascondeva i tesori che suo padre aveva raccolto in lunghi anni di viaggi, quelli che lo avevano tenuto lontano dalla famiglia. In fondo, in un angolo, seminascosta da uno scaffale, nasceva da terra una piccola scala a chiocciola di legno scuro, che attorcigliandosi su se stessa portava ad una stanza segreta nascosta sopra la casa.
Il loro nascondiglio.
Per un accordo di cui non ricordava più le condizioni, si erano ripromessi di non svelarne l’esistenza a nessuno, neanche a Sarah.
Ed era su quella scala che si erano baciati."

STORIA IN REVISIONE
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
Capitoli:
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CAPITOLO 4: IL BALLO

Il lampadario di cristallo ondeggiò leggermente, attirando gli sguardi delle coppie disposte nel salone centrale. Le donne stavano in fila sulla sinistra, attendendo l’inizio di una nuova danza. Il fruscio delle vesti venne subito attutito dalla musica, e i movimenti al centro della sala accolsero su di sé gli occhi dei signori rimasti seduti, e delle dame dalle vesti cangianti che si erano date alla conversazione. Sarah volteggiava nella sua veste azzurro cielo, roteando gli occhi in cerca di qualcuno che non era ancora arrivato. Il suo cavaliere la osservava cercando di catturare la sua attenzione, ma senza risultati evidenti. Il primogenito della famiglia Harris era un giovane di bell’aspetto, dai lineamenti severi, e già da molto tempo aveva sviluppato un particolare interesse per Sarah, che a sua madre quanto agli altri non passava inosservato.

Richard Felton si avvicinò a grandi passi alla sala, nient’affatto preoccupato per il ritardo. La festa dei Darrel era ormai una tradizione della città, ma il loro vizio di decantare qualità e virtù di tutto ciò che si trovava in casa era oltremodo insopportabile, e aggravato dal carattere esuberante e dal nome improbabile dell’unica figlia, che troppo spesso si era dichiarata pronta ad un’unione tra le due famiglie più influenti dei dintorni. Come se non avesse fatto altro che aspettarlo, difatti, Lysetta Darrel si avvicinò al giovane che era entrato, chiedendogli come fosse possibile che non l’avesse ancora invitata a ballare.

"Ero assai impegnato a notare la grazia con cui venivate verso di me, e non avrei mai osato togliere tale visione agli sfortunati che non otterranno neanche una vostra parola stasera"

"Sempre galante Mr.Felton, mi chiedo come non abbiate ancora trovato moglie"

"Probabilmente perché non l’ho ancora cercata"

"Spero che quando lo farete non siano già scappate tutte"

Richard le prese la mano per accompagnarla sulla pista, pensando che non sarebbe neanche valsa la pena di dirle che se anche fosse successo, le possibilità che sposasse lei avrebbero continuato a trovarsi sotto lo zero.

 

                                                                                                                                   *

Nonostante tutto, continuava a pensare di non aver fatto niente di sconveniente.

Seduto sulla poltrona più morbida dello studio, la testa reclinata all’indietro, e i piedi poggiati sul camino, Andrew Wade aveva ormai rinunciato a presentarsi a casa dei Darrel, benché la cosa sarebbe stata certamente notata, e chiacchierata come ogni altra. Come al solito, però, non preoccupandosi affatto di quello che la società potesse o meno pensare su di lui, si lasciò andare a pensieri ben peggiori. Chiudendo gli occhi per un istante tornò a rievocare l’immagine di Emily che si era presentata ai suoi occhi di adulto, completamente diversa da quella che lui teneva gelosamente nella memoria. Gli occhi immensi e scuri erano ancora al loro posto, il viso aveva mantenuto la stessa espressione.

Ma sulla soglia di quella casa buia, illuminata dal solo chiarore della sera, era apparsa una donna sognata per troppo tempo, che aveva infine trovato un corpo, ed era tornata alla sua mente non più come un’idea astratta, ma come una persona in carne e ossa. Una veste del color delle foglie d’Ottobre le fasciava il corpo, lasciando scoperte quasi tutte le braccia e il collo, su cui ricadevano inerti i capelli usciti incautamente fuori dalla crocchia. Le mani erano riuscite a tenersi per lo più intrecciate sul busto, ma alla fine lui l’aveva vista ricadere nel suo solito vizio, e agitarle in aria in modo scomposto.

Gli era apparsa semplicemente bellissima, e non era riuscito a tenerle testa nella conversazione, tanto era distratto dal resto. Dalla lucentezza dei suoi occhi, dal suo sguardo fiero, dalla sua pelle chiara. Dai movimenti delle sue labbra mentre parlava, che lo incantavano come niente era riuscito a fare in tanti anni. E come niente sarebbe mai riuscito a farlo.

Il silenzio era in quel momento opprimente, e la sua casa gli apparve più immensa che mai. D’improvviso, l’idea che Emily fosse così vicina, e che avrebbe potuto recarsi da lei in pochi passi, lo sconvolse tutto. La immaginò rigirasi il suo invito tra le mani, seduta sul letto.

Verrai?

Gli era costato molto decidere di dare un ballo, specialmente dopo aver saputo di essere stato battuto sul tempo dalla festa dei Darrel, ma per qualche ragione sapeva che solo in quel modo avrebbe potuto riallacciare i rapporti con gli Hampton.

D’altra parte, invitare mezza città appariva come l’unico modo decoroso per invitare Emily.

Si alzò dalla poltrona, cercando qualcosa da bere.

Qualcosa di forte.

Qualcosa che non gli ricordasse che se aveva organizzato un ballo per duecento persone, era per invitarne una soltanto.

E dato che c’era, annebbiasse nella sua mente il ricordo di lei scarmigliata sulla porta.

Ne andava dei suoi ultimi sonni tranquilli.

 

                                                                                                                         *

 

Dopo il quarto giro, Richard riuscì a liberarsi definitivamente di Lysetta, mollandola tra le braccia di un ufficiale dalla carriera promettente. Stare con lei era infinitamente stancante, e non vedeva l’ora di tornare a casa per intrattenersi con qualcosa di ben più culturale delle sue chiacchiere. Schivando per un pelo la madre di lei, già pronta ad assalirlo con una delle sue richieste, si avvicinò al terrazzo, dove con sorpresa riconobbe James.

"Hai abbandonato l’alta finanza per lo studio delle stelle?"

Il fratello lo guardò contrariato, con quello sguardo corrucciato tanto diverso dal suo che non sembrava vero potessero essere nati dalla stessa madre.

"Nient’affatto. Mi ero solo ritirato in cerca di silenzio… non lo desideri anche tu dopo tante chiacchiere inutili?"

"Per quanto strano, trovo la Signorina Darrel tutt’altro che inutile, stasera. Mi ha appena mostrato perché non ho ancora preso moglie"

L’altro lo guardò sorridendo, e infilando le mani nella giacca.

"Perché hai paura di un rifiuto?"

"Perché non ne ho trovata una che mi dica qualcosa in più di quello che si impara a pappagallo"

Nuovamente, James sorrise, guardando l’altro con un certo disprezzo.

"Benché personalmente preferisca i pappagalli alle donne, una che sia come tu dici io la conosco"

"E puoi presentarmela?"

 

                                                                                                                          *

La carta frusciò tra le sue dita, provocando un suono familiare. Quell’invito scottava tra le sue mani come se l’avesse appena ritirato dal fuoco, e mandava il suo cuore ad una velocità impressionante. Continuò a camminare su e giù per la stanza, in preda al panico al ricordo di lui che le porgeva la lettera, ritirando in fretta la mano.

"Vi prego di accettare l’invito, da parte di tutta la vostra famiglia ovviamente, perché niente potrebbe rendermi più felice del ritrovare amici perduti"

"Le mie sorelle ne saranno molto contente, ne sono sicura"

"Lo sarete anche voi spero"

"Ho sempre ritenuto che i balli fossero…"

"…incontri già organizzati da genitori in cerca di modi onorevoli per accasare i figli?"

"Già…"

"Prometto di non accasarvi con nessuno, e di trovare per vostra madre interessanti intrattenimenti che la distolgano da questi"

"A costo di ballare con lei per tutta la sera?"

"Questo non posso promettervelo, a meno che non vogliate che un gentiluomo come me rischi di non mantenere la parola data"

"Non posso correre questo rischio"

"Strano. Ricordo che vi è sempre piaciuto il rischio…"

Emily si diresse infine verso la cucina, incapace di stare con le mani in mano. Finché Sarah non fosse tornata, avrebbe dovuto tenersi impegnata, o il pensiero di Andrew l’avrebbe fatta impazzire. Afferrò un bollitore per prepararsi del the, e si sedette a guardarlo fin quando fu pronto. Il tavolo di legno era ancora ingombro delle ceste vuote riportate dal mercato, perciò spostò la sedia sulla veranda, e si accomodò appena fuori dalla porta ad osservare l’oscurità del cielo. Ma per quanto lo spettacolo meritasse, i suoi occhi continuarono a posarsi sul vialetto, ancora segnato dalle fresche impronte di un cavallo.

                                                                                                                                *

James Felton continuava ad aggirarsi per la sala, evitando lo sguardo di chiunque, e non ponendosi neanche il dubbio di invitare o meno una delle ragazze che si trovavano senza cavaliere. Sapeva di non essere ben voluto come Richard, di non possedere il suo carattere gioioso, la sua intelligenza acuta, o il suo spirito generoso. E sebbene i loro lineamenti fossero praticamente identici, c’era, come si è detto, un qualcosa nell’espressione del viso, che mostrava il disprezzo di James per qualsiasi persona non la pensasse come lui, o non condividesse quelle idee di progresso che cercava di inculcare anche al fratello. Per sua fortuna, quasi ogni decisione riguardante l’attività del padre spettava a lui in quanto figlio maggiore, e così sarebbe sempre stato. Grazie a questo, pensava di poter continuare a voler bene al fratello senza troppi problemi.

Per quanto lo ritenesse incapace di trovarsi persino una donna.

La sua indole di squallido romantico lo portava a credere di dover trovare una fanciulla intelligente quanto lui, e dedita ai suoi stessi interessi, e James era sicuro che Richard sarebbe arrivato solo in braccio alla morte, se non fosse esistita Sarah.

La cosa peggiore, era che lui non sembrava accorgersene.

La signorina Sarah Hampton vide il maggiore dei Felton attraversare la stanza con passo sicuro, e andarsene dalla festa silenzioso come era arrivato.

"Volete ballare?"

La bionda sobbalzò arrossendo, voltandosi verso Richard appena in tempo per vedere il sorriso arricciare le sue labbra.

"Con piacere"

Lui le sfiorò leggermente il braccio, guidandola sulla pista, e quel lieve contatto filtrato attraverso il tessuto le accellerò il respiro. Si separarono per posizionarsi l’uno di fronte all’altra, e continuarono a fissarsi finché la prima nota non risuonò nella sala. Ballarono insieme per il resto della serata, fermandosi di tanto in tanto per prendere una boccata d’aria in terrazza, ridendo come matti durante le fughe da Lysetta, sempre più frequenti via via che calava la sera e gli invitati sparivano dentro le carrozze scure. Sarah avrebbe voluto che la serata non finisse mai, e un’estrema tristezza la colse al momento di tornare a casa. Nonostante tutto, accolse la vista di Emily seduta all’aperto con gioia, perché anche se si era trattenuta dal mostrarlo, l’ insistenza di lei a non volersi recare al ballo l’aveva fatta preoccupare. La raggiunse sul portico senza neanche cambiarsi, lasciando che la madre e Catherine andassero a riposare. La sorella l’accolse con uno sguardo strano, nel quale erano racchiuse tutte le emozioni che avrebbe voluto descriverle, senza avere realmente la capacità di farlo.

"Andrew è stato qui"

"Cosa ti ha detto?"

"Mi ha dato un invito"

"Per un ballo?" – la voce di Sarah sembrava sorpresa, ed Emily ne conosceva il motivo.

"Si"

"Ma a lui non sono mai piaciuti i balli… non ha mai neanche voluto imparare a ballare!"

"Lo so…"

Le due si guardarono pensierose, cercando nella notte risposte che essa non aveva.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

***

X Shinalia: Sono contenta che ti piaccia, e spero che continuerai a seguire, anche se sono così lenta che una lumaca non sarebbe nulla in confronto… XDXD

X uccia90: Piacere di conoscerti Maria ^O^ Hai ragione, mi piace Jane Austen, e se hai letto i suoi libri credo che troverai delle allusioni alle sue storie, sempre che riesca a continuare a scrivere… davvero, mi dispiace molto per il ritardo, e spero di pubblicare al più presto, dato che il capitolo nuovo è praticamente scritto… ma spero che capirete, sono in fase ultimo anno, e i miei professori provano un macabro divertimento nel torturarci^^ Un bacio *-*

X ramoso4ever95: Non posso far altro che ringraziarti dato che continui a lasciarmi un salutino^^ Mi fa un sacco piacere… spero che nel frattempo ti siano successe tante cose belle… -non come a me… è stato un periodaccio!- Sono contenta che la storia ti sia piaciuta, nonostante fosse tanto diversa dalle altre… ma che devo dirti, a me piace cambiare!! baci

 

 

 

 

  
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