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Autore: ballerinaclassica    06/11/2009    2 recensioni
Gintoki Sakata odiava sentire l'odore dell'urina di cane appena sveglio.
Odiava sentire l'odore dell'urina in generale, a dir la verità.
Genere: Comico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Gintama Contest
Watercraft.





Aveva capito che quella non sarebbe stata una giornata come le altre nello stesso istante in cui aveva percepito quell'umidiccia sensazione, forse un po' fresca nonostante l'afa di quei giorni, che si estendeva, in modo tremendamente rapido, nel suo futon - e dire che lui non aveva bevuto latte alla fragola la sera precedente.
Se c'era infatti qualcosa che Gintoki Sakata temeva - oltre alla fine del mese e alle visite di Tae, chiaramente - era accorgersi di quel fastidioso sentore nell'aria, proveniente dalle sue stesse lenzuola, la mattina appena alzato.
E mai e poi mai avrebbe giurato, nonostante avesse intenzione di vivere ancora a lungo, che prima o poi avrebbe commesso seppuku, pur di non vedersi umiliato a quel modo.
E se al fastidioso odore di urina che impregnava le sottili coperte ammassate ai piedi del giaciglio, ci si aggiungevano poi i suoi dipendenti - che fossero soltanto due poco importava - la cosa veniva ancor più messa in evidenza, fino a diventare insopportabilmente imbarazzante.

- Gintoki? -

La sua mente vagava ancora sulle morbide curve del meraviglioso corpo della bellissima Ketsuno, quando la voce di Shinpachi arrivò alle sue orecchie; era il pungente suono della sveglia che non avrebbe mai potuto arrestare.
Alle labbra della dolce giornalista, al modo così elegante e sensuale che aveva di tenere il microfono in mano...
Mai avrebbe potuto immaginare che quella sensazione umidiccia avesse ripreso a spandersi tra le lenzuola, proprio ora che era prossimo ad essere ridestato.

- Kagura, verresti a togliere Sadaharu dal futon? -

Lo Yorozuya si ridestò di scatto, sembrando addirittura più veloce di un movimento della giovane Yato dopo aver sentito la parola "sukonbu".
Avrebbe dato la sua spada di legno, quella ordinata per televendita, pur di avere l'opportunità, una volta tanto, di infilarsi in una macchina del tempo e tornare indietro di qualche minuto, per lasciar perdere le previsioni meteo e pensare invece a darsi una svegliata.

Ma la macabra consapevolezza si era ormai mossa in Gintoki Sakata, costringendolo controvoglia ad aprire gli occhi sul terrificante spettacolo che si parava dinanzi le stanche iridi.
Sapeva bene che Kagura avrebbe messo a repentaglio la sua vita - quella del samurai, s'intende - pur di proteggere il suo adorabile cucciolo. E capiva altrettanto chiaramente che quella ragazzina vestita alla cinese riuscisse ad essere fin troppo violenta, sadica e vendicativa.
Fu per questo motivo - e strano che poté a riflettere a mente lucida, nonostante fosse sveglio da appena qualche nanosecondo - che si astenne dallo scatenare tutta la forza di Shiroyasha sul cane, se così poteva definirsi, che beatamente scodinzolava ai suoi piedi.
Tutto questo, mentre  l'urina di Sadaharu aveva cominciato a diffondersi a macchia di petrolio, bagnando e contaminando tutto ciò che si parava dinanzi al suo tragitto.

- Shinichi. -
- Mi chiamo Shinpachi. -
- Fa lo stesso. Toglilo immediatamente. -

Gintoki Sakata odiava sentire l'odore dell'urina di cane appena sveglio. Odiava sentire l'odore dell'urina in generale, a dir la verità.

Mosse i piedi, senza stupirsi di percepire quanto potessero essere impregnati di quel liquido velenoso, a suo parere.
Avrebbe strozzato quel cane, prima o poi. A costo di strozzare anche Kagura e rischiare di essere brutalmente ucciso nell'attimo successivo.
Trovava insopportabile, poi, l'espressione soddisfatta di Sadaharu. Lo osservava; e probabilmente era anche fiero del guaio che aveva appena combinato. Era l'animale domestico di China, c'era da aspettarselo.

- Shinichi. -
- Mi chiamo Shinpachi. -
- Non preferisci Shinichi? -
- No. -
- Va' a chiamare Kagura. -

Sicuramente no, quel dannatissimo animale non avrebbe mai fatto colpo sul cagnolino della bella Ketsuno - che fossero due maschi poco importava. Né lo avrebbe aiutato ad adescare altre ragazze; né avrebbe fatto la guardia, protetto i suoi padroni - anzi, pareva provare una sorta di contorta repulsione nei confronti di questi ultimi. Gintoki nella fattispecie.

Spinse via le coperte, lasciandole intrappolate in un mucchietto di stoffe umidicce ai piedi del futon.
Gintoki non amava particolarmente i risvegli - nessuno li amava, a dir la verità. Ma lui provava una sottospecie di sentimento di rimpianto ogni qualvolta interrompeva fantasie erotiche o sui dolci. O fantasie erotiche che comprendevano l'utilizzo di dolci. Infatti spesso le due cose coincidevano affinché la sua mente malata raggiungesse il piacere più totale.

Si stava alzando, Gintoki, tutto intenzionato poi ad andarsene in bagno e tentare di lavar via, almeno in parte, quel tremendo odore che impregnava i suoi pantaloni.

Ora che ci pensava, non aveva fatto minimamente i conti con la sua di vescica.

Poggiò la fronte contro le fresche mattonelle del minuscolo bagno; sul piccolo mobile accanto a lui, il protagonista di Jump ricambiava allegramente il suo sguardo. Tirò fuori e sparò, proprio come Sadaharu aveva fatto sul suo futon pochi minuti prima; si stava rilassando, quello era un altro dei momenti - dopo i sogni erotici, la lettura del manga e il dolce settimanale - durante i quali poteva raggiungere l'estasi assoluta e sentirsi addirittura in paradiso.
Percepire l'urina lasciare un ultimo saluto alla sua vescica... Oh sì, dopo un risveglio infernale era proprio quello che voleva.

- Gin-chan? Che succede? Sadaharu provato di nuovo a mangiarti capelli? Oppure, tu urlato ancora cose sconce durante la notte? -

La cosa inquietante consisteva nel fatto che Kagura riuscisse ad essere presente nei momenti meno opportuni. Oppure c'era quando lui era in bagno. Oppure quando si stava concentrando. 
Quella maledetta c'era sempre. Se ne stava sempre lì pronta a metterlo nelle situazioni più impensabili.
Kagura era in agguato ogni volta. E su questo non ci pioveva.

- Kagura, ti si bloccherà la crescita, sparisci! -
- Pelle ancora rimasta nella cerniera? -
- Sparisci! -
- Gin-chan, mia madre diceva sempre che uomini a lungo andare diventano ciechi. Non fare queste cose! -

Avrebbe sfondato quelle mattonelle una ad una, usando il suo stesso cranio, se necessario.
Questo poiché aveva chiaramente sentito la porta scorrere e i passi della piccola Yato all'interno del bagno.
Nonostante sapesse bene che Kagura non era davvero una ragazzina impressionabile, Gintoki era più che sicuro che avrebbe potuto collassare al suolo da un momento all'altro. Magari, solo per il gusto di farlo preoccupare ed accorciargli la vita d'un paio d'anni. O più semplicemente per vederlo voltarsi fulmineo verso di lei e finire poi per farsela sui pantaloni.

- Uhm. -
- Che cosa vorresti dire con quell' "uhm" ? -
- Occhialetto è messo molto meglio di te, Gin-chan. -

L'istinto di stramazzare al suolo in quel momento stesso divenne tremendamente forte.
Gintoki stava maledicendo il suo fisico temprato dalle battaglie. Di morire, dunque, non se ne parlava.

Prese un respiro profondo. Molto profondo.
Anche il secondo, il terzo ed il quarto. Guardò Kagura e prese anche il quinto respiro profondo.
Okay, Gintoki se ne rimase immobile a guardare la diabolica Yato per un bel po', respirando ed assumendo delle espressioni che di furbo avevano ben poco.
Ed ovviamente tutta la sua gloria se ne stava ancora al vento.

- Sì, molto meglio, Gin-chan. -

Quella dannata, invece, non faceva altro che sorridere come se stesse parlando del lecca lecca più buono del mondo. Probabilmente il paragone non era dei migliori, ma Gintoki pensò che rendesse abbastanza bene l'idea.
Kagura se la rideva. Ed anche tanto.
Come se oltre al lecca lecca più grande del mondo, stesse anche guardando uno dei film più idioti che fossero mai stati trasmessi.
Magari un cortometraggio lascia intendere meglio quale fosse il tipo di film.

- Shinichi? Ma non diciamo scemenze. Lui non è un uomo. -
- Sì che lui uomo. Io visto tutto! -
- ... -
- Tuo silenzio molto eloquente, Gin-chan. -

Gintoki chiuse gli occhi.
Se c'era una cosa che odiava erano i bambini che diventavano grandi. In questo modo si trovava inevitabilmente a disprezzare mocciosi ed adulti, congiunti in quell'unica, insopportabile categoria capitanata da Kagura.

Alzò la zip con un gesto fulmineo, per niente voglioso di continuare ad alimentare quella piccola diatriba.
Guardò Kagura, desiderando ardentemente di ridurla in un mucchietto di carne informe. Uhm, magari del nabe pregiato. Era da un po' che saltava i pasti.
Le si avvicinò, deridendola con gli occhi.

- E' piccolo, Gin-chan. Fattene ragione. -

Sbuffò. Era tremendamente frustrato.
Quella ragazzina aliena era quasi peggio del suo cane alieno.

- Possibile che per voi giovani le dimensioni siano così importanti?! Puoi anche averlo enorme ed essere una schiappa, lo sai? -
- Tutta invidia, Gin-chan. -







Gintoki Sakata odiava l'urina di cane. L'urina in generale, a dir la verità.
Ne odiava l'odore, il colore e perfino la consistenza.
Forse perché usciva da luoghi che non stimava granché puliti. Forse era soltanto la sua igiene personale a vacillare.
Ma la odiava. E pure tanto.
Per lo stesso motivo, non gli piaceva farla in pubblico.
Probabilmente da ubriaco non ci faceva molto caso, ma quand'era sobrio - e lo era per almeno i due terzi della giornata - non gli piaceva affatto.

Gintoki Sakata amava il bagno e la sua solitudine.
Amava sedersi sulla tazza, rilassarsi e leggere Jump. Amava farlo soprattutto se la giornata era particolarmente negativa. Starsene lì da solo, un po' a leggere, un po' a pensare - e anche un po' a infilarsi le dita nel naso - lo aiutava a svuotare la mente.
Giurava anche di aver visto il Nirvana, una volta. Era successo dopo circa tre bottiglie di saké.

Gintoki Sakata odiava chi riuscisse a rovinare la pace interiore che si raggiungeva in bagno, quell'equilibrio tanto bramato.
Kagura non aveva di certo un trattamento di favore, se questo servisse a redimerla. Odiava lei come poteva odiare... Uno come Takasugi.
Forse non erano proprio sullo stesso piano, ma almeno Takasugi non sarebbe andato lì a rimproverargli la lunghezza e robe varie.

Odiava un po' troppe cose, ora che se ne rendeva conto.
E se ne accorgeva sempre in bagno.










Scritta per la Criticombola, con il prompt 43 [bagno].


   
 
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