Now you can breathe again
Ichigo sentì la maschera
sbriciolarsi sul suo volto per l’ennesima volta mentre, con uno scatto
tempestivo, balzava di lato per evitare l’assalto di Yammi.
Gli abiti erano laceri e sporchi di terra, il viso incrostato di sangue [il
sangue di un suo compagno].
Ichigo sentì un conato di
vomito torcergli lo stomaco e riuscì a malapena ad evitare l’ennesimo fendente
dell’Espada che, ridendo rozzamente, si preparò nuovamente all’offensiva.
Muoversi era diventato doloroso, pensare era doloroso e ricordare era doloroso. Ichigo riusciva solo a vedere gli occhi spenti di Inoue [tu non sei Kurosaki-kun],
quelli gravi e severi di Ishida [se lo farai non
sarai più umano], gli occhi verdi di Ulquiorra [sei diventato più simile a un hollow].
La voce nella sua testa rideva mentre, la presa stretta sull’elsa di Tensa Zangetsu, Ichigo sentiva di star camminando sul fondo del mare.
[And this is how it feels when I ignore the words you
spoke to me
And this is where I lose myself when I keep running away from you
And this is who I am when I don't know myself anymore
And this is what I choose when it's all left up to me]
Era rannicchiata al suolo e seguiva il lampo arancione e nero che
schizzava da un lato all’altro del campo di battaglia con gli occhi blu troppo
sgomenti e troppo spalancati, ed i piccoli pugni troppo stretti e troppo
tremanti.
Rukia sentiva ogni cellula del
proprio corpo tendersi ed invocare aiutalo,
aiutalo, aiutalo, mentre la parte razionale di se sapeva che ancora una
volta non avrebbe potuto far nulla e che lui stava combattendo per lei, per
loro, per i compagni, per Karakura.
In uno slancio di risolutezza, conficcò le unghie nell’avambraccio ed
impose a se stessa di restare immobile e non intervenire, [ancora una volta] perché
quella era la sua battaglia [ancora una
volta].
La battaglia di Ichigo che aveva vinto ma che non
aveva gli occhi di un vincitore.
Guardandolo da lontano, spiando con occhi sbarrati
ogni suo movimento ed immaginando ogni espressione che gli attraversava
il volto, Rukia ebbe per un istante l’atroce ed
agghiacciante sentore che quello che combatteva dinanzi a lei non fosse più lo
stesso Ichigo.
Non a causa della maschera che sembrava gravargli
sul viso sempre più pesante.
Erano gli occhi vuoti, si disse
Rukia, e quel qualcosa di diverso e fuori posto nelle sue movenze e nelle parole dure che
rivolgeva ad alleati e nemici, che lo facevano apparire come l’immagine
distorta di ciò che Kurosaki Ichigo
era stato.
Non a
causa della maschera. E Rukia si scoprì preoccupata,
mortalmente e dannatamente preoccupata, per l’uomo dietro quella maschera.
[And this is how it looks when I am standing on the
edge
And this is how I break apart when I finally hit the ground
And this is how it hurts when I pretend I don't feel any pain
And this is how I disappear when I throw myself away]
Reggendosi a fatica sulle gambe e facendo leva su Sode no Shirayuki, la lama candida macchiata di sangue, Rukia si mise in piedi. Le ginocchia tremavano e le dita esili erano strette febbrilmente attorno all’elsa
della spada.
Ichigo era davanti a lei ed
incrociava la katana nera col gigantesco l’Espada numero zero. Ed osservandolo,
finalmente Rukia comprese cosa c’era che non andasse
in lui: non respirava. Le diede l’innaturale e sgradevole l’impressione di star
trattenendo forzatamente il respiro. Per
non sentir l’odore del sangue?
[Il sangue dei suoi compagni
ormai rappreso sull’elsa di Tensa Zangetsu].
Stava camminando sul fondo del mare, Ichigo.
Camminava ed affondava di più ad ogni passo, coi polmoni ricolmi d’acqua
salmastra, ed allora annaspava per tornare a galla e finiva ancora più giù,
incapace di risalire.
E l’acqua di mare raschiava la gola e inondava le narici, ed allora ecco
che anche respirare diventava doloroso.
Rukia, guardandolo, capì. E
desiderò raggiungerlo e rassicurarlo. Sussurrargli “è tutto a posto, ormai, ci siamo noi. Adesso puoi respirare
ancora”.
Ma
intanto lui annegava.
***
[Breathe your life into me, I can feel you
I'm falling, falling faster ]
I raggi tiepidi del sole al tramonto accarezzavano la pelle di Rukia, ancora solcata dalle ferite della battaglia. Ma gli
abiti che indossava non erano lisi ed incrostati di sangue, e profumavano
ancora della lavanderia di Yuzu. Le mani ormai ruvide
non stringevano l’elsa di una spada macchiata.
Accanto a lei, Ichigo teneva gli occhi ambrati
fissi sul disco solare semi nascosto dalle nuvole. La guerra era un ricordo
lontano, insieme all’odore pungente e ferroso del sangue ed al clangore
nauseante delle spade. Eppure, lui non ancora non lo faceva. Ancora non respirava.
Rukia avrebbe voluto
dirglielo, che l’orrore di sentire l’odore del sangue imprimere i propri
vestiti era svanito. Che non c’era più pericolo, adesso, se avesse ripreso a
respirare.
Con un sussulto, la shinigami lo sentì
stiracchiarsi accanto a se e fare uno sbadiglio soffocato, prima di voltarsi e
rivolgere le spalle al tramonto.
«Né, Rukia. Torniamo a
casa?».
Annuì.
Ma qualcosa, forse nel colore rosso vagamente nauseante di quel tramonto, continuava a riportarla col pensiero alla
battaglia ormai lontana combattuta nell’Hueco Mundo.
«Ichigo?». Chiamò il suo nome prima che potesse rendersi
conto di averlo fatto.
Lui si
voltò a guardarla, il profilo delineato dagli ultimi raggi del sole. Quanto tempo ancora avrebbe resistito cosi,
senza respirare?
Ed
allora glielo disse. Spontaneamente, come se i giorni e i mesi non fossero mai
trascorsi.
«Lo sai, vero? E’ tutto a posto. Puoi respirare,
adesso».
Ichigo la guardò. La guardò con
occhi non più bianchi e neri e, semplicemente, capì.
Angolo
dell’autrice.
Dunque, dunque, dunque, dunque.
Innanzitutto -yatta!- sono riuscita a pubblicare
un’altra fanfic quando pensavo ormai che scrivere non
facesse più per me. Invece, a quanto pare ogni tanto qualcosa di decente riesco
ancora a cavarlo fuori ;___; Che dire, sono felice
ù___ù Non totalmente soddisfatta, ma comunque felice di questa fanfic che mi è venuta fuori. Ovviamente è basata sul
capitolo 378, eyes
of the victor nel quale
abbiamo avuto dopo mesi il famoso LATER!
promesso da Rukia. E non è
stato da meno alle nostre aspettative, certamente.
Oh, nessuno sguardo
particolare, dite? Nessun particolare segnale Ichiruki?
Hmm. Se devo essere sincera, per me il solo fatto che
Rukia si sia resa conto IMMEDIATAMENTE del
cambiamento spirituale di Ichigo, solo guardandolo
negli occhi, può considerarsi il segnale Ichiruki più
importante e profondo di tutto il manga. Ovviamente ciò non implica la coppia,
ma comunque contribuisce a rafforzare la mia concezione del loro legame come
qualcosa di speciale ed unico. Ed allo stesso modo vediamo una Rukia che, davanti all’Ichigo Hollow, non si preoccupa minimamente della maschera bensi dell’uomo
dietro quella maschera, a dimostrazione che per lei ciò che conta davvero è
l’Ichigo interiore –quello che, per intenderci, ora
si logora per aver ferito un compagno-.
Che dire, che dire? Ovviamente,
Ichigo non ha
davvero smesso di respirare, giusto per capirci. E’ retorico, e si rimanda
alla cover del capitolo, per me davvero significativa. Vediamo un Ichigo dallo sguardo spento e gli occhi bassi totalmente immerso sott’acqua, e perciò incapace di respirare.
Non so perché abbia usato Breathe into me dei
Red come theme song, forse
semplicemente m’ispirava il tema di respirare o la trovavo adatta, e poi l’ho
ascoltata durante la stesura della fanfic ùwù.
E a questo punto non so davvero
che altro dirvi ;_____; Un saluto alle blackberries, che certamente (spero) staranno leggendo. Ah,
ed un consiglio: chi non l’ha ancora fatto si guardi Tales
of the abyss ù____ù.
Bye, Lu’ ♥