Ciao a tutti! Come avevo promesso, sono tornata con una nuova ff! Protagonista principale di questa storia è il mio personaggio preferito, ovvero il bellissimo, fantastico Benji Price!! ^___^ Ma naturalmente non mancheranno nemmeno tutti gli altri…
Spero che vi piaccia! Naturalmente aspetto i vostri
commenti, critiche e suggerimenti!!
Ciao a tutti e BUONA LETTURA!!
DISCLAIMER: I personaggi di Capitan Tsubasa non appartengono a me, ma al mitico sensei Yoichi Takahashi, e non vengono qui utilizzati a scopo di lucro. Tutti i personaggi che non compaiono nella storia originale invece sono creazione della sottoscritta.
In questa storia saranno utilizzati i nomi della versione italiana.
Il titolo della ff (piuttosto banale, devo ammetterlo! ^__^) mi è stato ispirato dalla bellissima canzone dei Tiromancino.
CAPITOLO PRIMO: IL
RITORNO DI BENJI
-Signori, stiamo per
atterrare all’aeroporto di Shizuoka. Siete pregati di allacciare le cinture di
sicurezza-, disse la voce del comandante, diffondendosi attraverso il microfono
in tutto l’aereo.
Benji, che fino a quel
momento era stato profondamente immerso nei suoi pensieri, con lo sguardo
intento ad osservare il paesaggio fuori dal finestrino, si riscosse
immediatamente ed allacciò svogliatamente la cintura di sicurezza. Nel compiere
quel gesto, vide che la ragazza seduta al suo fianco gli sorrideva maliziosa.
Sospirò, e si voltò dall’altra parte a disagio. Non era proprio dell’umore
giusto per fare conversazione…
Ancora poco, e sarebbe
stato a casa sua, a Fujisawa. Ancora gli sembrava impossibile di aver preso
veramente quella decisione. Una decisione drastica, ma alla fine l’unica
realmente possibile. Non poteva andare avanti come aveva fatto negli ultimi
mesi, la situazione era diventata decisamente insostenibile. Lasciare Amburgo
era un po’ come subire una sconfitta…aveva giurato a se stesso che non si
sarebbe arreso di fronte a nessuna difficoltà, e per anni aveva lottato contro
tutto e contro tutti con le unghie e con i denti. Ricordava ancora i primi
tempi in cui era entrato in squadra, e aveva dovuto vedersela con l’ostilità
dei suoi compagni, che non accettavano l’idea di avere un giapponese nella loro
squadra. Ricordava le umiliazioni che aveva dovuto subire, le botte che aveva
preso, la solitudine e l’angoscia di ritrovarsi solo e senza amici in un paese
straniero, lontano migliaia di chilometri dalla propria patria. Ma aveva
resistito nonostante tutto, perché il desiderio di diventare calciatore
professionista era più forte di qualunque avversità. E alla fine…chi avrebbe
detto che avrebbe gettato la spugna per un motivo del genere? Lui, il SGGK?
Però…però purtroppo su certe questioni nemmeno la forza di volontà ha il potere
di comandare…su certe questioni gli esseri umani sono vulnerabili, da sempre…e
lui era un essere umano.
La ragazza continuava a
fargli gli occhi dolci. Benji le diede un’occhiata di sfuggita. Per essere
carina lo era, non poteva negarlo…aveva dei capelli neri lisci e lucenti come
la seta, e grandi occhi castani molto espressivi. Ma non gli trasmetteva
niente, nessuna sensazione. Da quando aveva conosciuto lei, nessuna donna era
più riuscita a suscitargli alcun sentimento. L’aveva negato perfino con se
stesso finchè aveva potuto…l’aveva negato di fronte agli altri, quando il suo
sentimento si era fatto ormai palese…aveva combattuto contro quell’amore che
gli era nato dentro come un cancro fino allo sfinimento, ma era stato tutto
inutile. E alla fine, aveva scelto la via d’uscita più vigliacca e codarda. La
fuga. Lui, Benjamin Price, l’imperturbabile portiere dell’Amburgo e della
nazionale giapponese…l’uomo che non si scomponeva davanti a niente…che non
temeva niente e nessuno, né in campo né fuori…era fuggito a gambe levate dalla
Germania a causa di una ragazza…
Cercò di allontanare da sé
quei pensieri che lo facevano stare male. Il pensiero di lei lo faceva stare
male. Se pensava che a quell’ora era sicuramente con quel maledetto idiota, che
non se la meritava…che l’aveva fatta solamente soffrire, e che avrebbe
continuato a farla soffrire anche in futuro, perché uno come lui è troppo pieno
di sé per poter amare qualcuno al di fuori di se stesso…sentiva il sangue
ribollirgli nelle vene, ed il suo stomaco si contorceva per la rabbia. Doveva
riuscire ad ogni costo a dimenticarla…era per questo che aveva deciso di
tornare in Giappone. Aveva deciso di mettere più distanza possibile tra se
stesso e lei, sperando che la lontananza riuscisse a smorzare i suoi
sentimenti, e a cancellare l’immagine di quella ragazza dalla sua mente e dal
suo cuore.
L’aereo cominciò ad
atterrare lentamente. Benji si sentì immensamente sollevato quando il
comandante annunciò che il viaggio era terminato, e si avviò immediatamente
verso la scaletta per scendere. Sentire sul suo viso la fresca brezza della sera
gli diede una piacevole sensazione di beatitudine. Sembrava di sentire un
profumo familiare…il profumo di casa.
-Bentornato a casa, Benji
Price-, disse piano, rivolto a se stesso, e per la prima volta dall’inizio del
suo viaggio, un lieve sorriso si disegnò sulle sue labbra.
-Ancora con questa
storia?! Ma quante volte devo dirti che è il mio allenatore e basta?-, gridò
Maki attaccata al cellulare, alzando la voce così tanto che le teste delle
compagne di squadra che si stavano cambiando nello spogliatoio si voltarono
tutte verso di lei.
La ragazza cominciava a
sentirsi davvero esasperata. Da ormai due mesi, da quando Brian Carpenter era
diventato l’allenatore della squadra di softball in cui giocava, la sua vita si
era trasformata in un inferno. Mark era diventato gelosissimo. Di una gelosia
ossessiva, insopportabile, da cui Maki si sentiva soffocata ogni giorno di più.
Tutto era cominciato il
giorno della festa di benvenuto in onore del nuovo allenatore. Maki aveva
provato un’istintiva simpatia per Brian fin da quando lo aveva conosciuto: era
un ragazzo estremamente allegro, brillante e dinamico, e con lui allenarsi
risultava decisamente piacevole. Aveva sempre la battuta pronta, al momento
giusto, per risollevare il morale alle ragazze e far tornare loro lo spirito
combattivo. Era molto diverso dagli allenatori che aveva avuto fino a quel
momento. Lei e Brian avevano moltissime cose in comune, e così da semplice
allenatore lui era diventato un amico, con cui scambiare quattro chiacchiere in
allegria dopo l’allenamento. E anche Brian provava una grande simpatia per
Maki, la trovava non solo un’eccellente giocatrice di softball, ma anche una
ragazza speciale, la cui compagnia era estremamente piacevole.
Maki aveva parlato del suo
nuovo allenatore con Mark in termini entusiastici, ma non aveva notato che il
suo ragazzo si era immediatamente adombrato davanti a tutti questi complimenti.
Poi, c’era stata la festa. Maki era davvero contenta, non vedeva l’ora di
presentare Brian a Mark, era sicura che i due ragazzi sarebbero andati
immediatamente d’accordo. E invece…Mark si era comportato in maniera
decisamente maleducata con Brian. L’aveva a malapena salutato, con espressione
torva sul viso, aveva risposto a monosillabi alle domande che il giovane
allenatore gli aveva rivolto, troncando sul nascere ogni tentativo di Brian di
intavolare una conversazione, e per tutta la sera aveva fatto in modo di tenere
Maki ben lontana dal ragazzo. Era evidentemente geloso. Sulle prime, Maki si
era sentita lusingata dal comportamento del fidanzato, ritenendolo la
dimostrazione di quanto ci teneva a lei, di quanto la considerava importante.
Così, con il sorriso sulle labbra, sforzandosi di essere il più possibile dolce
ed affettuosa, lo aveva rassicurato: amava solamente lui, e Brian non era altro
che il suo allenatore e un suo buon amico.
Ma le sue rassicurazioni
non erano bastate a Mark. Col tempo, il ragazzo aveva cominciato a diventare
ossessivo. Si presentava quasi tutti i giorni al campo di softball,
inventandosi scuse ogni giorno più improbabili, trattava Brian in maniera
sempre più sgarbata e si inalberava se solo il giovane si avvicinava a Maki.
Alla fine la ragazza, stanca di questo atteggiamento, gli aveva domandato
spiegazioni. Da quel momento, la situazione era diventata assolutamente
invivibile. Mark le aveva detto senza mezzi termini che Brian si era
sicuramente invaghito di lei, e che era inutile che negasse perché aveva visto
benissimo che non le staccava gli occhi di dosso un solo istante. Ed era
arrivato perfino ad accusarla di ricambiare la simpatia del giovane allenatore.
Maki era rimasta
assolutamente esterrefatta. Mai si sarebbe immaginata un comportamento simile
da parte di Mark…che potesse essere così geloso…che potesse avere così poca
fiducia in lei.
-Mark…mi sono stancata di
ripeterti tutti i giorni la stessa cosa…non c’è assolutamente niente tra me e
Brian!-, gridò ancora, esasperata. Non ne poteva più. Il suo animo era lacerato
da un conflitto che si faceva ogni giorno più insostenibile. Amava Mark, come non
aveva mai amato nessun altro ragazzo in tutta la sua vita, ed il solo pensiero
di lasciarlo e stare senza di lui le era insopportabile, le faceva sentire un
dolore violentissimo al cuore…ma allo stesso tempo era consapevole di non poter
reggere quella situazione ancora a lungo, la gelosia di Mark la soffocava, ed
inoltre la sua mancanza di fiducia la offendeva profondamente…possibile che,
dopo due anni che stavano insieme, Mark non la conoscesse abbastanza da sapere
che mai avrebbe potuto tradirlo con un altro?
-Basta…sono
stanca…comincio a pensare che non mi ami affatto, e che non hai capito niente
di me!-, esclamò la ragazza con le lacrime agli occhi, troncando bruscamente la
comunicazione. Dopodiché, si sedette su una panca dello spogliatoio, si prese
la testa tra le mani e scoppiò in lacrime.
Mark rimise a posto il
cellulare nel borsone, ed uscì dallo spogliatoio della Toho sbattendo
violentemente la porta. Si sentiva davvero furioso in quel momento, e avrebbe
preso a calci e pugni il mondo intero…Si rendeva conto di aver esagerato
nell’ultimo periodo…che la sua gelosia aveva raggiunto livelli veramente
estremi, e non poteva dare torto a Maki quando affermava di non poterne più.
Aveva cercato di controllarsi…di ripetersi che Maki lo amava e non lo avrebbe
mai tradito, e che doveva avere più fiducia in lei se le voleva bene
veramente…dopotutto, la prima cosa su cui deve basarsi un rapporto di coppia è
la fiducia reciproca. Ma era più forte di lui…tutte le volte che vedeva Maki
con quel dannato allenatore, o la sentiva parlare di lui in modo così
entusiasta, come se quel tipo avesse tutti i pregi del mondo…si sentiva
assalire dal terrore di perderla, e sfogava su di lei le sue paure,
soffocandola. Se fosse stato possibile, avrebbe voluto essere con lei ventiquattro
ore su ventiquattro, in modo da impedire a chiunque altro di avvicinarsi alla
sua amata…sapeva che questo non era giusto, che non poteva rinchiuderla in una
gabbia, e che comunque questo non gli avrebbe garantito che la loro storia
sarebbe durata in eterno…ma il solo pensiero che Maki potesse innamorarsi di un
altro ragazzo, che potesse decidere di lasciarlo…il solo pensiero di rimanere
senza di lei, senza quella meravigliosa ragazza che per la prima volta gli
aveva fatto conoscere le meraviglie dell’amore…lo faceva stare male, malissimo.
Niente, nemmeno una sconfitta con la New Team, era mai riuscito a farlo sentire
così abbattuto, così svuotato di ogni energia, così furioso…
Continuò a ripensare alla
conversazione telefonica avuta con la sua ragazza. Stavolta, Maki si era
davvero arrabbiata…ed aveva ragione. Il suo comportamento era stato una
lampante dimostrazione di mancanza di fiducia, e di scarso rispetto nei suoi
confronti…era normale che lei si fosse offesa. L’aveva fatta stare male con la sua
gelosia, con la sua ossessione, e ora si sentiva un perfetto idiota. Se fosse
andato avanti così, l’avrebbe sicuramente persa, Brian o non Brian. Prima o
poi, lei si sarebbe stufata del suo atteggiamento opprimente, e l’avrebbe
mandato al diavolo. Doveva assolutamente impedirlo! Con fare deciso, si avviò
verso l’allenatore, per chiedergli il permesso di lasciare l’allenamento in
anticipo.
Benji entrò in casa
silenziosamente. Gli faceva uno strano effetto rimettere piede nella propria
abitazione dopo tanto tempo. Era tornato in Giappone ogni tanto, per impegni
con la nazionale o semplicemente per rivedere i suoi amici, ma non aveva mai
trascorso quei brevi periodi in casa sua…ora invece era tornato per restare.
Guardò l’orologio. Erano le sette e mezza. Automaticamente, si domandò che ore
fossero in Germania, e cosa stesse facendo lei in quel momento. Era inutile,
continuava a pensarci, anche se si ripeteva ogni istante che doveva
dimenticarla. Chissà se aveva saputo che era partito…aveva detto a poche persone
di aver deciso di lasciare per sempre la Germania. L’allenatore e il presidente
dell’Amburgo avevano fatto l’impossibile per convincerlo a rimanere, dicendogli
che era il miglior portiere che la squadra avesse mai avuto, e che non potevano
permettersi di perderlo, soprattutto adesso che Schneider era passato al Bayern
Monaco. Senza i suoi due assi, l’Amburgo era destinato quasi sicuramente ad
andare a rotoli…Ma Benji era stato irremovibile. E si era rifiutato di dare
spiegazioni, perché mai avrebbe potuto ammettere che se ne andava perché…perché
una ragazza gli aveva spezzato il cuore. Nessuno gli avrebbe mai creduto,
tantomeno i suoi compagni di squadra, che lo avevano conosciuto come uno
sciupafemmine incallito. Per un certo periodo era stato vero. Aveva avuto molte
storie durante la sua permanenza in Germania, e doveva ammettere che gli
procurava un grandissimo piacere vedere che le ragazze cadevano ai suoi piedi,
ed erano disposte a tutto pur di attirare la sua attenzione (ok, forse qui ho
esagerato un po’! ^____^ ndGemini). Le sue relazioni erano state sempre brevi e
fugaci, un paio di mesi al massimo, e basate soprattutto sul sesso…non cercava
l’amore, non voleva complicarsi la vita inutilmente. Poi…aveva incontrato lei.
Era stata l’unica ragazza che non era caduta ai suoi piedi, ma che anzi l’aveva
respinto. E piuttosto in malo modo. Senza mezzi termini, gli aveva detto in
faccia di considerarlo solamente un pallone gonfiato, un idiota tronfio e
maschilista che trattava le donne alla stregua di oggetti. All’inizio l’aveva
odiata per questo, e si era detto che poteva vivere benissimo anche senza
sedurre una tipa così scorbutica e antipatica…ma invece, il suo carattere forte
e deciso l’aveva affascinato fin dal primo istante, anche se si era rifiutato
di ammetterlo. E poi, quando aveva scoperto il suo lato fragile e
vulnerabile…non aveva potuto fare a meno di innamorarsene perdutamente. Peccato
che lei amasse un altro…e lui aveva trascorso mesi a domandarsi come una
ragazza come lei, che affermava di odiare gli uomini maschilisti e pieni di sé,
potesse aver legato la sua vita ad un uomo simile…un uomo incapace di vedere
più in là del suo naso, che l’aveva continuamente tradita e fatta soffrire,
trattandola come l’ultimo essere della terra…eppure, bastava che lui tornasse
fingendosi pentito e giurando che non l’avrebbe fatto mai più, perché lei lo
riaccogliesse a braccia aperte. Davvero una strana contraddizione da parte
sua…ma Benji aveva imparato a sue spese che ai sentimenti purtroppo è
impossibile comandare, e che il cuore segue delle leggi completamente diverse
da quelle della ragione. Cominciò a disfare la valigia, e il suo sguardo cadde
quasi automaticamente sulla divisa dell’Amburgo…non si era nemmeno accorto di
averla portata con sé. Sorrise amaramente. Più tentava di lasciarsi alle spalle
il passato, più questo sembrava inseguirlo. E invece doveva dimenticare, fare
anche l’impossibile per non pensarci…dannazione, lui era Benjamin Price, il
SGGK, non poteva lasciarsi abbattere da una delusione amorosa! Il suo orgoglio
non glielo permetteva di certo!
Dopo aver sistemato tutte
le sue cose nell’armadio, considerò l’idea di farsi una doccia veloce e di
infilarsi immediatamente a letto. Mentre si stava spogliando però, i suoi occhi
caddero su una fotografia accanto al comodino. Era una fotografia di qualche
anno prima, che lo ritraeva insieme alla sua squadra, la New Team, dopo la
vittoria al campionato nazionale, quando avevano sconfitto in finale la
temibile Muppet capitanata da Mark Lenders. C’erano proprio tutti in quella
foto…Ted, Paul, Johnny, Bob, Tom, che ora viveva in Francia, quella sagoma di
Bruce…e al centro della foto lui e Holly, felici e sorridenti. Per un attimo
desiderò tornare a quei tempi spensierati…quando c’era solamente il calcio nei suoi
pensieri, quando nessuno di loro credeva che potesse esistere nient’altro che
tirare calci a un pallone. E, fortissima, lo prese la voglia di rivedere i suoi
vecchi amici…forse, stando con loro, avrebbe potuto ritrovare qualcosa, una
traccia, del Benji che era stato una volta…prima che lei entrasse nella sua
vita, sconvolgendola completamente. Si rivestì rapidamente, e si avviò al campo
di allenamento.
Quando arrivò, ebbe come
la sensazione che il tempo fosse tornato indietro…erano tutti quanti lì, come
una volta, a correre allegramente dietro un pallone, senza sentire la fatica,
senza accorgersi del tempo che passava, spensierati e allegri come se dalla
vita non si potesse desiderare nient’altro. Provò un’acutissima fitta di
nostalgia, e per un attimo si soffermò a chiedersi come sarebbe stata la sua
vita se non avesse mai lasciato il Giappone, se non avesse mai deciso di
trasferirsi in Germania…domande inutili, non era possibile ormai cambiare quel
che era stato. Tutto quello che poteva fare era guardare avanti, e sforzarsi di
voltare pagina.
Il gioco si fermò dopo un
intervento di Bob su Bruce, che come suo solito cominciò immediatamente a
lamentarsi con veemenza. Holly stava ridendo con i compagni, quando vide una
figura familiare, appena illuminata dalla luce di un lampione. Gli ci volle
qualche istante per riconoscerlo, anche perché gli sembrava impossibile che
fosse veramente lui…cosa ci faceva lì, a Fujisawa? Non doveva essere ad
Amburgo? Eppure…no, non si stava sbagliando, era sicuramente lui!
-Benji!-, lo chiamò a gran
voce, mentre tutti i compagni di squadra si voltavano nella direzione dello
sguardo del capitano, sorpresi.
-Benji?!-, ripeté Bruce
meravigliato. Poi notò il ragazzo che li stava osservando da poco distante. –Eh
sì, è proprio lui!-
Benji sorrise, e si
avvicinò ai suoi vecchi compagni di squadra a grandi passi.
-Come state? Vi trovo
benissimo!-, domandò con voce allegra.
Holly fu il primo a
raggiungerlo, e gli strinse calorosamente una mano. –Che sorpresa! Non ci
aspettavamo certo di vederti qui!-
-Ma dicci, sei venuto qui
per una vacanza? Non mi pare che ci sia stata qualche convocazione in
nazionale!-, gli domandò Bruce, incuriosito dall’arrivo inatteso del portiere.
Lo sguardo di Benji si
rabbuiò immediatamente a quella domanda. Aveva giurato di non raccontare a
nessuno del vero motivo per cui aveva deciso di tornare…nemmeno ai suoi amici.
No, ammetterlo sarebbe stato troppo per il suo amor proprio! Cercò di abbozzare
un sorriso, ma agli altri ragazzi non sfuggì che la sua espressione era
improvvisamente mutata.
-Beh, ecco…a dire il vero,
sono tornato per restare-, disse, sforzandosi di utilizzare un tono di voce il
più possibile naturale.
I ragazzi sgranarono gli
occhi per lo stupore. Per un attimo pensarono che Benji stesse scherzando. Come
mai? Non aveva deciso di trasferirsi in Germania per diventare calciatore
professionista? Com’era possibile che avesse deciso di andarsene proprio
quando, dopo mille difficoltà, era riuscito a diventare il portiere titolare
dell’Amburgo? Ma l’espressione di Benji non era affatto quella di chi sta
scherzando, anzi…non l’avevano mai visto così serio. C’era un’ombra sul suo
volto che non avevano mai scorto prima. C’era qualcosa di decisamente insolito
in lui.
-Ma…per quale motivo?-,
domandò timidamente Holly.
Il ragazzo sospirò,
arrovellandosi il cervello nel tentativo di trovare una spiegazione plausibile.
Poi, scrollò vigorosamente le spalle. –Ecco…mi sono stancato della Germania!-
-Ti sei stancato della
Germania?-, chiese Bruce in tono incredulo.
La pazienza di Benji stava
cominciando ad esaurirsi. –Sì, e allora? Diamine, sono venuto qui per rivedere
dei vecchi amici, non certo per subire il terzo grado!-, sbottò nervosamente.
Tutti quanti ammutolirono,
sorpresi da quello scatto d’ira. D’accordo, Benji non era mai stato
particolarmente affabile o socievole, ma quella reazione…beh, era a dir poco
eccessiva! E anche la motivazione che aveva dato per il suo inatteso ritorno
non stava decisamente in piedi. Stanco della Germania…e chi avrebbe mai creduto
che lui potesse veramente rinunciare al suo sogno e gettare al vento anni di
sacrifici per un motivo così futile?
Holly sospirò. Era
evidente che qualcosa non andava, l’amico si stava comportando in modo
piuttosto strano. Ma era altrettanto evidente che Benji non aveva intenzione di
parlarne, e quindi era del parere che per il momento fosse meglio lasciar
perdere. Se e quando avesse voluto, sarebbe stato lui a confidarsi. Fece un
gran sorriso nel tentativo di smorzare la tensione che si era venuta a creare all’interno
del gruppo.
-Su, lasciamo perdere…che
ne dici di allenarti un po’ con noi, Benji?-, domandò tranquillamente.
Benji ricambiò il sorriso.
Holly non era affatto cambiato…sapeva sempre come alleggerire la tensione,
quando questa si faceva insostenibile. Allenarsi un po’ con i suoi vecchi amici
lo avrebbe certo aiutato a distrarsi…così, nonostante fosse stanco per il lungo
viaggio, acconsentì immediatamente, e andò a posizionarsi in porta.
Mark parcheggiò
l’automobile proprio di fronte al campo di softball, e scese rapidamente. Si
passò nervosamente una mano tra i capelli, mentre si sforzava mentalmente di
cercare le parole più adatte per parlare a Maki, e soprattutto per scusarsi del
suo comportamento opprimente. Accidenti, si sentiva teso e preoccupato come mai
in vita sua! Il suo cervello sembrava incapace di formulare una frase di senso
compiuto! Diavolo, era o non era la tigre? Possibile che il solo pensiero di
parlare con la sua ragazza lo facesse tremare come fosse stato un innocuo
micetto?!
Cercando di recuperare la
calma, si avviò a grandi passi verso l’entrata del campo sportivo. E fu allora
che la vide. Stava uscendo dal cancello, con indosso la tuta e la giacca a
vento della squadra, e i lunghi capelli castani raccolti in una coda di cavallo.
Era bellissima, e Mark sentì il proprio cuore accelerare i battiti come ogni
volta che la vedeva. Poi, vide qualcosa di molto meno piacevole. Maki non era
sola. C’era un ragazzo insieme a lei. Un ragazzo alto e dal fisico sportivo e
scattante, con i capelli castani corti e un sorriso da seduttore. Un ragazzo
che Mark aveva odiato dalla prima volta che l’aveva visto, e che era stato la
causa di tutti i problemi tra lui e Maki. Brian Carpenter.
Stavano camminando fianco
a fianco in direzione del parcheggio, e Mark realizzò con una violentissima
stretta alle viscere che probabilmente Brian aveva offerto a Maki un passaggio
verso casa…ammesso che l’avrebbe accompagnata a casa, e non l’avrebbe invece
portata da qualche parte a divertirsi…Parlottavano fittamente tra loro, e
parevano andare d’amore e d’accordo. L’espressione del viso di Maki era distesa
e rilassata, e ogni tanto rideva divertita. Brian sfoderava un sorriso a
trentadue denti, e ora…aveva messo con disinvoltura un braccio intorno alle
spalle della ragazza, che non pareva affatto infastidita da quel gesto,
anzi…rispondeva con un sorriso luminoso, come se non stesse aspettando
altro…Mark sentì una furia cieca assalirlo a quella vista. si L’istinto gli
suggeriva di scagliarsi contro Brian e di spaccargli la faccia a suon di pugni!
Sentiva le mani prudergli, in maniera così violenta come mai gli era capitato,
nemmeno a quell’arrogante e antipatico di Benjamin Price! Prima ancora di
realizzare cosa stava facendo, si era avvicinato alla coppia e aveva afferrato
con violenza Brian per il bavero della giacca a vento che indossava.
-Mark!-, esclamò Maki
meravigliata.
-Brian Carpenter-, ringhiò
Mark, guardando in cagnesco l’allenatore come se desiderasse polverizzarlo con
le sue stesse mani.
-Ma…ma…che succede? Non
capisco…-, farfugliò Carpenter, piuttosto spaventato.
-Come osi provarci con la
mia ragazza?-, gli domandò Mark dandogli una brusca scrollatina.
-Mark!
Sei impazzito?-, gridò Maki, mettendosi
in mezzo ai due ragazzi e costringendo Mark a lasciare la presa su Brian, che
si una volta libero dalla sua stretta si allontanò da lui il più possibile.
-Non intrometterti Maki!
Cosa credi, che non abbia visto come camminavate tutti abbracciati?-, ribatté
Lenders, guardando la fidanzata con occhi fiammeggianti di collera.
-Abbracciati? Ma che stai
dicendo?-, disse la ragazza sostenendo con fierezza il suo sguardo.
-Credi forse che io sia
cieco? E pensare che ero venuto qui per scusarmi di essere stato così geloso e
oppressivo nell’ultimo periodo! Mi sentivo in colpa perché pensavo di aver
dimostrato scarsa fiducia nei tuoi confronti! Ma a quanto pare invece avevo
perfettamente ragione!-, urlò Mark furioso.
-Ancora con questa storia?
Ma in che lingua devo dirtelo che tra me e Brian non c’è niente? Non c’è
ASSOLUTAMENTE NIENTE!-, gridò la ragazza esasperata.
-Te lo assicuro! Non ci
proverei mai con la fidanzata di un altro! Maki per me è solamente un’amica!-,
intervenne Brian timidamente.
-Non intrometterti!-, gli
gridò violentemente Lenders.
-Mark…io…non riesco a capire
cosa ti stia succedendo…cosa ci stia
succedendo…ma una cosa la capisco bene-, proseguì Maki in tono estremamente
serio.
-E cioè?-, le chiese il
ragazzo.
La giovane tirò un
profondo sospiro, e poi lo guardò dritto negli occhi con aria immensamente
triste e rassegnata. –Se tu proprio non riesci a fidarti di me…se davvero mi
consideri capace di tradirti col primo venuto, e di prendermi gioco di te alle
tue spalle…allora tra di noi è tutto finito!-, disse in tono deciso.
Mark rimase immobile come
se l’avesse colpito un fulmine. Tutto finito…tutto finito…gli ci volle qualche
istante perché il significato delle parole di Maki si facesse largo con
chiarezza nella sua mente…poi, sentì il suo cuore andare in mille pezzi, e un
profondo senso di vuoto assalirlo.
-Maki…aspetta io…-,
farfugliò, rendendosi conto di aver esagerato per l’ennesima volta, di essersi
di nuovo lasciato trascinare dalla sua impulsività, dalla sua maledettissima
gelosia…Doveva cercare di farle cambiare idea, non poteva perderla, non per un
motivo così stupido.
Ma ormai era troppo tardi.
Maki si stava allontanando a passo svelto e deciso, seguita da un esterrefatto
Brian che ancora sembrava non aver completamente compreso la situazione.
-Maki aspetta!-, gridò
Mark, con un’evidente nota di disperazione nella voce.
La ragazza non si voltò
nemmeno a guardarlo…non voleva che lui si accorgesse che i suoi occhi erano
pieni di lacrime…
-Maledizione!-, imprecò il
ragazzo, tirando un calcio al cancello del campo sportivo e maledicendo se
stesso per la propria stupidità.
Benji si sentiva
decisamente meglio dopo l’allenamento con i suoi amici. Era stato davvero
piacevole giocare a calcio con Holly e gli altri dopo così tanto tempo, e per
un po’ i pensieri che lo tormentavano gli avevano dato finalmente tregua. Si
sentiva più libero e leggero.
Dopo aver commentato
scherzosamente con Holly alcuni episodi della partita, e aver preso
immancabilmente in giro Bruce per un paio di suoi tiri che non avevano nemmeno
inquadrato lo specchio della porta, si avviò a recuperare il suo borsone per
farsi una doccia all’interno della palestra insieme a tutti gli altri. Era
appena entrato nello spogliatoio quando udì distintamente il trillo di una
suoneria a lui familiare. Il suo cellulare stava squillando. Sobbalzò ansiosamente,
e la sua espressione improvvisamente tesa, quasi smarrita, non sfuggì ai suoi
compagni, che per l’ennesima volta si domandarono cosa poteva essergli successo
nell’ultimo periodo.
Chi poteva essere? E…se
per caso…lei…Si diede del cretino per averci anche solo pensato. Prima di
tutto, lei non aveva nemmeno il suo numero di telefono, dato che non le era mai
minimamente interessato saperlo. E, oltretutto, che ragione avrebbe avuto lei
di chiamarlo? Non doveva illudersi con delle speranze irrealizzabili, che
potevano farlo solamente stare peggio.
Prese in mano il cellulare
e lesse sul display chi lo stava chiamando. Non riuscì a trattenere un moto di
disappunto. Proprio l’ultima persona che desiderava sentire in quel momento…
Uscì rapidamente dallo
spogliatoio, per evitare che gli amici ascoltassero la sua conversazione, e
premette il tasto per accettare la chiamata.
-Che vuoi?-, domandò
freddamente.
Con una smorfia, ascoltò
il fiume di parole dell’interlocutore dall’altra parte del filo. Dannazione, ma
perché non voleva rassegnarsi? Perché non voleva capire? In fondo, doveva solo
mettere a tacere il suo orgoglio ferito…perché non c’era nient’altro che
potesse farla stare male, dal momento che non provava amore nei suoi
confronti…non ne aveva mai provato.
-Samantha…-, disse,
cercando di frenare l’eloquio della ragazza. –Samantha…noi non abbiamo più
nulla da dirci!-, quasi gridò, cominciando a perdere le staffe.
Dalla porta dello
spogliatoio, gli altri ragazzi, Bruce in prima fila, erano intenzionati a non
perdersi nemmeno un secondo della conversazione. Chissà, forse così avrebbero
finalmente scoperto cosa stava nascondendo Benji, e soprattutto qual era il
motivo del suo precipitoso e del tutto inaspettato ritorno in Giappone. Forse
c’era di mezzo una donna…e la conferma ai loro sospetti arrivò quando udirono
il portiere pronunciare il nome Samantha…un nome indubbiamente femminile.
Chissà chi era questa Samantha…e che legame c’era tra lei e Benji…
-Ora sono in Giappone
Samantha! No, non sto scherzando!-, disse Benji, sospirando.
-Non tornerò mai più in
Germania! E con questo la conversazione è chiusa-, e troncò bruscamente la
comunicazione, lottando con l’istinto che gli suggeriva di scagliare a terra il
cellulare e distruggerlo. L’apparecchio prese immediatamente a trillare di
nuovo, e Benji, con un moto di stizza, lo spense, imprecando ad alta voce.
Dopodiché, con gli occhi
fiammeggianti di rabbia, si avviò nuovamente in direzione dello spogliatoio, e
gli amici si affrettarono ad allontanarsi, perché se Benji si fosse accorto che
stavano spiando la sua conversazione…sarebbero stati guai seri!
Il portiere non disse una
parola, e nessuno osò chiedergli nulla, dato che la sua espressione furibonda
non prometteva nulla di buono. Si spogliò velocemente e si infilò sotto la
doccia, sperando che il getto d’acqua bollente riuscisse a rilassarlo un po’…ma
invano.
Fine primo capitolo
Spero che questo primo capitolo vi sia piaciuto! Forse i personaggi vi sembreranno un po’ “out of character” (soprattutto Mark), non era mia intenzione ma è stato necessario in vista degli sviluppi futuri della storia! Aspettate e vedrete!
Cosa accadrà ora? Chi sarà la ragazza che ha spezzato il cuore di Benji? Che legame c’è stato tra lui e Samantha? E tra Mark e Maki è veramente tutto finito? Per saperlo, non perdetevi i prossimi capitoli della ff!
Aspetto tanti commenti!! Un bacione a tutti!!