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Autore: Rowena    08/11/2009    4 recensioni
Fuoco. Tutto in lei era fuoco.
E quella sera, una di tante, Taranee non riusciva a dormire. Il fuoco dentro di lei era inquieto e incontrollabile, rispecchiava il suo umore.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Cornelia Hale, Taranee Cook
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note: Questa storia... Boh, era da tanto che volevo scrivere sulla mia Witch preferita, Taranee. E un breve spaccato su un momento che per lei non dev'essere stato facile, anche se nel fumetto è stato rappresentato come una scelta senza conseguenze.
Personaggi, luoghi e situazioni non appartengono a me, ma alla Disney. Se appartenessero a me ne farei tutt'altro uso, ma che ci possiamo fare... Comunque, non scrivo a scopo di lucro e pertanto nessuna violazione del copyright è intesa.
Grazie a MaxT per il beta-reading!




Fuoco. Tutto in lei era fuoco.
E quella sera, una di tante, Taranee non riusciva a dormire per il potere che la animava.
Il fuoco dentro di lei era inquieto e incontrollabile, rispecchiava il suo umore. Non sudava, non lei che con le fiamme era un tutt’uno, ma presto le sue compagne avrebbero avvertito che qualcosa non andava; uscì velocemente dalla stanza, temendo di rendere l’aria rovente se fosse rimasta a letto, e si rese invisibile. L’ultima cosa che voleva in quel momento era incontrare il professor Sylla e trovarsi costretta a spiegare il suo stato febbricitante oltre ogni scala mai misurata, perché se quell’uomo, che indagava su di lei e le altre ragazze per conto di chissà quale organizzazione, le avesse fatto provare il termometro, probabilmente la colonnina sarebbe esplosa come capitava spesso nei cartoni animati!
Dalla camera di fronte proveniva un russare terribile: la Preside, spaventosa da sveglia e da addormentata. Per un istante, Taranee sorrise a quel pensiero, poi riprese a camminare; i corridoi della scuola erano deserti, segno che nessuno aveva il coraggio di sfidare il coprifuoco. Beh, del resto non tutti avevano superpoteri degni di eroine dei fumetti…
Quelli ancora le erano rimasti, anche se la ragazza non aveva più osato trasformarsi da quando aveva discusso con l’Oracolo. La stanchezza, invece, era diventata molto più difficile da sopportare: non si era mai resa conto di quanto il dono di Xin Jing aiutasse lei e le sue amiche a conciliare le fatiche della loro vita segreta con i problemi della quotidianità degli adolescenti, ma anche dopo aver saggiato la differenza non sarebbe tornata indietro. Se sua madre avesse saputo della sua scelta, probabilmente l’avrebbe lodata per la sua volontà di farcela da sola, senza aiuti, senza trucchi; le sue compagne continuavano ad appoggiarsi a quel potere, invece, ma non rendendosi conto di quanto modificasse la loro vita.
Non poteva tornare nel gruppo. Non a ubbidire all’Oracolo come una marionetta senz’anima o intelligenza, soprattutto se la loro missione era combattere un padre disperato per le condizioni del proprio figlio. Come poteva il sommo signore dell’universo, che s’intrometteva nelle vite delle sue Guardiane ogni giorno modificando il loro stato di salute senza nemmeno chiedere, ignorare le suppliche di quell’uomo e non guarire il bambino? Quel dono della ninfa non poteva andare a un innocente, donandogli un’esistenza normale?
L’Oracolo in fondo l’aveva tolto a Taranee in pochi istanti, quando lei si era lamentata, perciò non le era chiaro il motivo per cui non poteva concederlo al piccolo Maqi. Ne aveva molto più bisogno di lei… Ma le non riusciva a capire il motivo, nemmeno con quella vista da aquila che aveva provato per qualche giorno le ragioni delle scelte del signore di Kandrakar le sarebbero apparse chiare!
Il fuoco dentro di lei si agitò, un guizzo come se fosse stato scosso dal vento. Ciò che più le dava fastidio, alla fine, era il fatto di essere stata rimpiazzata senza tanti problemi: da quello che le avevano raccontato le amiche, l’Oracolo in sostanza non aveva fatto una piega, si era definito molto addolorato… Come no. Avrebbe voluto vederlo, quanto era addolorato!
Non le importava che questa Orube fosse insopportabile, malgrado potente, e che non avesse possibilità di legare con le altre Guardiane visto il pessimo carattere che aveva, non aveva davvero importanza per lei. La cosa importante era che quella sconosciuta non avesse il fuoco: Taranee, quando aveva sentito di essere stata rimpiazzata, aveva temuto di vedersi togliere il potere del suo elemento e aveva sperato con tutte le sue forze che l’Oracolo non la punisse in quel modo, perché per lei sarebbe stato come farsi tagliare una parte del suo corpo.
Non glielo avrebbe lasciato senza combattere, questo era chiaro, ma alla fine i suoi timori si erano rivelati infondati. Meglio così.
Nonostante questo, la piega che di recente avevano preso le vicende di Kandrakar non la metteva di buon umore. Anzi, la faceva infuriare: era stata quasi sul punto di tornare in servizio solo per discutere sul senso e la legittimità di quell’ultima missione con l’Oracolo, ma poi la cocciutaggine che aveva ereditato dalla famiglia materna l’aveva fermata.
Uscì dalla scuola, sentendosi sempre più avvampare. Il fuoco era furibondo con lei, lo sentiva chiaramente, perché non gli permetteva di uscire. Gli elementi dovevano agire tutti insieme per ripristinare e mantenere l’armonia dell’universo, e lei stava impedendo che ciò avvenisse per una questione di principio, per un paio d’occhiali ormai inutili.
Se pensava a quando l’oculista glieli aveva messi sul naso la prima volta, all’inizio delle elementari, e lei aveva reagito malissimo alla novità, preoccupata di come l’avrebbero presa in giro i suoi compagni di classe, non si riconosceva davvero. Come cambiavano in fretta le cose!
Taranee si fermò: era arrivata lontana dalla scuola, nel cuore della foresta che la circondava sulla scogliera, e lì nessuno l’avrebbe vista; svelta, si liberò dal velo d’invisibilità in cui si era avvolta e gridò con tutte le sue forze. D’improvviso l’energia del fuoco che aveva tenuto imbrigliata per giorni scaturì da ogni sua cellula con impeto: le fiamme l’avvolsero completamente e i suoi vestiti bruciarono per lasciare il posto alla divisa da Guardiana, richiamata anche senza l’intervento del Cuore di Kandrakar…
Non badò a nulla, né alle lingue di fuoco che danzavano sulla sua pelle, né alla montagna di legna secca che la circondava, né a ciò che le stava accadendo intorno: la fiammata che la conteneva iniziava a propagarsi, i rami più bassi degli alberi e le piante del sottobosco cominciarono a bruciare. Taranee gridava e gridava, e nella sua voce vibravano rabbia, frustrazione, odio, tutta la furia che non poteva mostrare per il suo ruolo di timida e posata scolaretta.
«Un incendio, bello», commentò una voce conosciuta alle sue spalle, «l’ideale per non fornire altre prove dei nostri poteri a Sylla».
Cornelia. Cornelia nell’assurdo pigiama con fantasia di alieni verdi che le aveva prestato Hay Lin in attesa di ritrovare le sue valige disperse. Taranee riprese il controllo rapidamente, spegnendo le fiamme che la circondavano; solo allora parve rendersi conto dei danni che aveva provocato, e usò la sua magia per fermare il fuoco che stava divorando il bosco. Era anche nuda, notò solo in quel momento, e si trasformò così da indossare l’abito da W.I.T.C.H. e risolvere l’imbarazzante problema. «Che ci fai qui?»
«Ti ho sentita uscire, e ho pensato…»
«Cosa, che mi servisse la balia?», sbottò aggressiva la Guardiana del Fuoco.
Cornelia non si lasciò intimidire, dai modi bruschi. Era abituata a ben peggio, a quella strega di sua nonna e al rospo di nome Lillian che era sua sorella. «A quanto pare sì, visto che hai causato un disastro», rispose secca dando un’occhiata intorno. Poveri alberi, come li aveva ridotti? «Che ti succede, Tara? Non è da te comportarti in maniera così sconsiderata».
Non seppe cosa rispondere. Era difficile spiegare il malessere che aveva in corpo da diversi giorni… «Non venire con voi è più duro di quello che pensassi», disse. Aveva il fiato pesante, la trasformazione senza precedenti di poco prima l’aveva prostrata.
Poi più nulla, il silenzio, e per una come lei abituata alla squadra di dibattiti della scuola era un evento davvero incredibile. Cornelia fece per esortarla a continuare, ma Taranee decise di spiegarle per immagini con la telepatia: nella mente della Guardiana della Terra furono chiare la frustrazione della sua amica per l’incapacità di essere utile alle compagne e per il suo ruolo attuale, babysitter delle Gocce, la paura che la prendeva nel saperle su un altro mondo a combattere con nemici a lei sconosciuti, la rabbia che provava nei confronti dell’Oracolo… In più, si sentiva in colpa per averle in un certo senso obbligate ad accettare tra loro una specie di gatto troppo cresciuto che non aveva interesse ad affiatarsi col gruppo.
Tenendo gli occhi chiusi, Cornelia ascoltò, vide i sentimenti dell’amica e ne ebbe paura. Erano così intensi, così forti! Non c’era da stupirsi se il fuoco dentro di lei era esploso anche fuori, incendiando la sua padrona e la foresta. «E perché non ce l’hai detto?», domandò alla fine con una vocina flebile e tremolante che non le si addiceva per niente. Raggiunse un tronco caduto non intaccato dalle fiamme e vi si sedette, improvvisamente stanca.
«Perché sono stata io a cominciare questa specie di sciopero… Non potevo anche lamentarmi per aver preso questa decisione».
E perché lei era sempre stata definita una persona leale, pensò Cornelia. A modo suo, Taranee aveva tentato di tenere insieme il gruppo, mentre lei si lasciava prendere dallo sconforto e le altre seguivano il suo pessimo esempio buttando alle ortiche la loro amicizia.
«Non puoi neanche radere al suolo la foresta di Redstone per scaricarti, sai, siamo anche in un parco nazionale», commentò alla fine con il tono che avrebbe usato con sua sorella. «Io ti capisco, davvero: lasciare il gruppo non è facile, qualunque sia la causa che porta a una simile scelta».
E chi meglio di lei poteva comprendere? Lei aveva abbandonato le altre dopo la crisi di Meridian per piangere la perdita di Caleb, comportandosi in modo intollerabile nei confronti del gruppo. Non aveva dato spiegazioni alle amiche, le aveva semplicemente tagliate fuori; e quella sua decisione era stata la miccia che aveva scatenato poi diversi problemi… Anche se era stata Luba a scatenare il tutto, il ricordo di Nerissa ancora faceva sentire Cornelia in colpa, sebbene poi avesse fatto la sua parte rompendo il sonno magico in cui l’ex-Guardiana aveva avvolto le cinque durante lo scontro finale.
Questo e molto di più mostrò a Taranee usando il suo stesso metodo, la telepatia, per farle capire quanto nel profondo poteva comprendere i suoi dubbi: erano sentimenti e colpe che difficilmente in altre situazioni avrebbe ammesso per via del proprio carattere un po’ altero, ma che in quel momento potevano essere preziosi per risollevare l’amica.
«Prenditi il tempo che ti serve, Tara», le disse semplicemente alla fine, «quando sentirai di aver risolto il tuo problema tornerai con noi: lo sappiamo che non ci abbandoneresti con tanta leggerezza. E se così non fosse, subiresti l’ira di Irma, sappilo!»
Irma, Guardiana dell’Acqua e prima nemica di Orube, la nuova arrivata. Taranee sorrise, sentendosi meglio. «Grazie».
«Qualcuna nella nostra gabbia di matte deve sempre tenere la testa a posto… Ora dammi un minuto, che rimedio a questo disastro».
Sotto lo sguardo della Guardiana del Fuoco, Cornelia s’inginocchiò e pose le mani tra la cenere ancora calda: le piane intorno a loro si rigenerarono rapidamente, perdendo i segni delle bruciature, come se Taranee non fosse mai passata.
«Il mio potere scatena solo problemi», si lamentò la giovane piromane con aria colpevole.
«Non è vero… Il fuoco è anche luce, e purezza, se vuoi vederla in maniera diversa», la corresse Cornelia prima di battere le mani tra loro per pulirle un poco: il suo lavoro era soddisfacente, nessuno passando per quella zona del bosco avrebbe mai immaginato cos’era successo. «E in ogni caso, il mio potere potrà quasi sempre porvi rimedio. Al massimo chiederemo a Irma di farti una doccia, se dovessi riprendere fuoco come prima. Come ci sei riuscita, a proposito?»
Taranee rispose candidamente che non lo sapeva, non le era mai successo. «Forse è un potere latente… Potrei cercare di controllarlo e usarlo a nostro vantaggio».
«Forse, ma dislocati al Polo sud per gli esperimenti. Ora torniamo a dormire, prima che Hay Lin si svegli», rispose decisa ma con gentilezza Cornelia.
Ammirava la sua amica, che aveva fatto una scelta difficile pur di sostenere le proprie idee, ma odiava vederla stare così male. E probabilmente il giorno dopo le sarebbe toccata una nuova gita a farsi prendere a calci ad Arkhanta. Con un simile programma, anche a lei sarebbe piaciuto poter prendere fuoco, almeno per sfogarsi un po’.


   
 
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