Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Umi rebel 90    11/11/2009    2 recensioni
Tra un battito di cuori e un battito d'ali ecco una storia d'amore, che mischierà dolcezza, mistero, malinconia e anche erotismo. Hilary avrà importanti risvolti nella sua vita, che cambierà moltissimo. Matteo, un ragazzo bellissimo è l'altro protagonista. Matteo e Hilary scopriranno di avere lo stesso segreto.. Ma cosa accadrà poi? Leggete e scoprirete, e mi raccomando recensite, è la mia prima ff a capitoli!
Genere: Romantico, Malinconico, Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
cap1-serate particolari

Serate particolari



Aaah. Che bello fare questa doccia fredda in pieno Agosto, mi sento come se il mio corpo si rigenerasse e diventasse più bello, per non parlare di quanto sia rilassante farmi lo shampoo ai capelli, se c’è una cosa che mi fa star bene è massaggiarmi i capelli e la nuca! Uso lo shampoo della Sunsilk per capelli lisci, purtroppo i miei capelli sono liscio stecco come gli spaghetti; ovviamente io vorrei averli mossi. Ovviamente perché è sempre così: chi ha i capelli lisci li vorrebbe mossi e chi li ha mossi li vorrebbe lisci. È una legge matematica, forte come la legge gravitazionale, con rare eccezioni che confermano la regola. Invece il mio bagnoschiuma è della Vidal al muschio bianco, è veramente buonissimo e a volte mi chiedo se potrebbe essere quella la causa del fatto che ogni volta che esco con un ragazzo, questo si innamora di me. Mi sento di essere un fiore profumato e che tutte le api vengono da me. È pazzesco. Tanti si dichiarano innamorati anche se in realtà lo fanno solo con scopo di ingannare noi ragazze, tanti tranne quelli che conosco io. I ragazzi che si dichiarano a me sono tutti sinceri e lo si capisce dal fatto che quando poi decido (sempre e solo io) di non vederli più, questi fanno cose assurde tipo mettersi a piangere come bambini e ad implorarmi, dicendomi che sono disposti a fare tutto quello che desidero purché non li lasci, mi mandano rose rosse e lettere e lasciano scritte ovunque, compresa la strada di casa mia. Il problema è che io non mi sono mai innamorata, c’è stato qualcuno a cui ho tenuto di più del “normale” se così si può dire, ma non ci sono mai stata male più di mezza giornata. A volte mi chiedo se riuscirò mai a provare quello che provano loro, non che io abbia fretta di innamorarmi, però mi piacerebbe provare quella sensazione magica dell’amore.
Finita la doccia guardo il telefono e noto che c’è un messaggio della mia migliore amica, Chiara, in cui mi chiede se quel pomeriggio mi andava di fare un giro in centro con lei e con i ragazzi che avevamo conosciuto la sera precedente insieme a Jessica: Alessandro, il classico fighetto biondo, occhi verdi e vestito D&G (con il quale c’è andata Jessica durante la serata), e Simone, un tipo semplice, con gli occhi marroni e i capelli castani. Ieri sera mi sono divertita in loro compagnia e, anche se oggi avrei preferito andare al mare, decido di accettare la proposta della mia amica. Di solito era sempre lei che si metteva d’accordo con i ragazzi che conoscevamo perché io preferivo non dare il mio numero in giro, visto che sono stata costretta a cambiarlo già quattro volte nel giro di un anno a causa delle persistenti chiamate da parte dei miei ex. Alessandro un pochino mi interessa, ma è meglio lasciarlo perdere per il momento, visto che va con Jessica e Simone non mi piace, ma è simpatico e credo che cercherò di essere sua amica, anche se ieri sera ha mostrato un evidente interesse nei miei confronti. Quindi non devo essere carina con nessuno e perciò decido di vestirmi in modo semplice: un paio di jeans corti a metà coscia, una canottiera bianca e un paio di All Star bianche. Mi faccio la coda, trucco gli occhi con un filo di matita nera (senza non metterei piede fuori casa) e sono pronta. Ah no, quasi dimenticavo: profumo e occhiali da sole Just Cavalli. Mi metto la borsa a tracolla ed esco salutando i miei genitori e la mia cagnolina, che è una trovatella e si chiama Baby. Fuori da casa mia c’è Chiara ad aspettarmi sul suo motorino. Corro a prendere il mio, un liberty nero, che non vedo l’ora di cambiare, non appena avrò 21 anni e potrò prendere la patente A3. Indosso il mio casco blu notte e accelero. Come sempre guidiamo per la strada una di fianca all’altra andando agli 80 km/h anzi che hai 50 come vorrebbe il codice della strada. Chi se ne frega del codice, a me piace la velocità, mi è impossibile tenere i 50 km/h, mi fa stare male. Purtroppo non posso permettermi ancora una macchina e poi sto risparmiando i soldi per potermi comprare una DUCATI.
Dopo essere arrivate e aver parcheggiato ci dirigiamo verso la piazza dove Chiara aveva dato appuntamento a quei due; l’orario stabilito è per le 16:00 e noi siamo un po’ in anticipo, così intanto ci fumiamo una sigaretta per ingannare il tempo. Entrambe fumiamo Marlboro Gold e a volte ci compriamo il pacchetto insieme, perché tanto ci vediamo tutti i giorni. Chiara è come una sorella per me, con lei parlo di tutto e abbiamo un sacco di interessi comuni e sappiamo sempre come aiutarci a vicenda. Il nostro legame è qualcosa di profondo e di puro che non si spezzerà mai. Lei è una ragazza semplice e carina, ha i capelli neri e gli occhi neri. Mentre rifletto su queste cose vedo Chiara salutare qualcuno alle mie spalle e in più noto un velo di sorpresa nella sua espressione. Così, senza voltarmi, le chiedo:
-    Sono arrivati? –
-    Si Hilary sono loro, ma sono in tre! –
-    Forse se ne sono portato uno in più perché ieri sera eravamo in tre! –
-    Già hai ragione! –
-    Allora? Com’è?? –
-    Sono ancora lontani, però mi sembra carino.
Voltai lentamente il capo di lato e, con la coda dell’occhio, potei vederli mentre venivano verso di noi. Mi rigirai subito e strizzai l’occhiolino a Chiara.
-    Chissà che tipo è.. – sorrisi
-    Che tipo è chi? Cosa? – domandò una voce alle mie spalle
Era stato il biondino a parlare, accidenti, mi ha sentita, ora mi sento proprio stupida. Non avevo scelta, per rispondere era meglio optare per la verità.
-    Vi abbiamo visti arrivare in tre e quindi…  – arrossii
-    Ah ok! Ahahah! – e fece un sorrisetto, lanciandomi un’occhiata maliziosa
-    Va bè, comunque ciao, io sono Hilary – dissi rivolgendomi a quel ragazzo
-    E io sono chiara  –
-    Ciao, Matteo – rispose
Che tipo strano, ha un’aria così misteriosa.
-    Allora, che volete fare ragazzi? Vi va un gelato? – propose Chiara
Io annuì semplicemente.
-    Ok – disse Simone – vi seguiamo  –
Ci alzammo dalla panchina sulla quale eravamo sedute e cominciammo a dirigerci verso la gelateria più vicina che si trovava a circa 100 metri da dove eravamo noi. Io e Chiara camminavamo davanti e i tre ragazzi stavano dietro di noi.
-    Hila – mi sussurrò Chiara
-    Ho capito, ti piace il nuovo arrivato, vero? –
-    Ormai mi leggi nel pensiero –
-    Io ti capisco anche solo se ti guardo i capelli – sorrisi – dai, ci penso io –
-    Cosa vuoi fare?! – chiese preoccupata
-    Fidati – risposi tranquilla
Mi allontanai da lei e mi avvicinai ai ragazzi, mi misi in mezzo tra Ale e Simo, li presi a braccetto e iniziai a parlare con loro.
-    Dove siete andati di bello ieri sera? – domandai
-    Che suonata! Eravamo con voi! – rispose Ale sghignazzando
-    Ma grazie! Io intendevo dopo che ve ne siete andati! Non credo che siete andati a nanna a mezzanotte – ribattei
-    Siamo andati al bowling e poi ci siamo fatti un giro con altri nostri amici – rispose Simone – voi? –
-    Jessica è tornata a casa, era stanca, mentre noi siamo andate ad una festa in spiaggia, poi abbiamo fatto colazione e infine siamo tornate a casa – risposi
-    Quanti ragazzi hai conosciuto? – mi chiese subito Simone
Lo guardai malissimo e non gli risposi. Non è mica il mio ragazzo che deve fare il geloso!
-    Cosa c’è Simo, sei geloso?? – gli chiese Ale ridendo.
Ale rideva sempre e per qualunque cosa, è incredibile. Mentre continuavo a parlare con loro diedi un’occhiata a Chiara e a Matteo. Il mio metodo è infallibile, infatti ora si stavano parlando mentre camminavano davanti a noi, ma a un tratto vidi che Matteo mi lanciò un’occhiata veloce e furtiva che non riuscii a decifrare. Feci finta di niente e continuai a parlare con i miei due amici.
-    Hilary – mi sentii chiamare, era Ale
-    Dimmi –
-    A Simo piaci –
-    E allora? –
-    Ci vai? – domandò
-    No – risposi seccamente
-    Perché?- chiese deluso
-    Lui a me non piace –
-    E dai! Che antipatica! –
-    Per me sarà sempre e solo un amico –
Sbuffò. In quel momento tornò Simone, che era entrato in un tabacchino per comprarsi le sigarette. Ci lanciò un’occhiataccia quando si rese conto che ero rimasta a braccetto con Ale. Finalmente arrivammo alla gelateria. Io presi un cono piccolo con fiordilatte e fragola e, siccome avevo ordinato per prima, mi diressi subito verso l’unico tavolo libero per tenere il posto a tutti, lasciando detto, senza essermi rivolta a nessuno in particolare, di portarmi il gelato non appena fosse pronto. Ero convinta che sarebbe stato Simone a portarmelo, invece, dopo un minuto scarso, vidi arrivare Matteo con il mio gelato che me lo porse e disse:
-    Te l’ho portato io, perché non ho preso niente –
-    Come mai? –
-    Non lo so, non mi va – disse sedendosi di fronte a me, dalla parte opposta del tavolo
Arrivarono anche gli altri e Simone si sedette vicino a me a destra, Chiara a sinistra e Ale era tra Simone e Matteo.
-    Che ne dite se domani andiamo al mare? – proposi
Tutti tranne Matteo diedero subito la loro risposta affermativa, mentre Matteo si limitò ad un cenno del capo. Ad ogni modo aveva detto di si e io ero contenta per Chiara, così l’indomani avrebbero potuto conoscersi meglio.

Era venerdì sera e di solito io e Chiara ci vedevamo con le nostre amiche per andare in qualche pub a bere. Le nostre amiche erano studentesse universitarie come noi della scuola di giurisprudenza di Pisa, ed erano: Harumi, una ragazza di origini giapponesi nata e vissuta in Italia; Enrica, Alessia e Sabrina. Già, sono una studentessa universitaria e ho finito il primo anno dando 5 esami, che non sono male come inizio. Mi sono diplomata con 83/100 al liceo classico ed è alle superiori che ho conosciuto Alessia, mentre Chiara la conoscevo già dalle medie e, invece, Enrica, Sabrina e Harumi le ho conosciute all’università. Queste ultime vivono a Lucca, mentre io Chiara e Alessia siamo di Firenze. Tutte le settimane, di venerdì sera, ci vediamo tutte insieme e facciamo a turno, una volta per uno, per spostarsi.  Questo venerdì tocca a loro venire a Firenze.
Superman, superman…uouououou!
È il mio telefono, qualcuno mi sta chiamando. È Jessica.   
-    Ciao Jessy, dimmi –
-    Ciao, senti che fai domani? –
-    La Chiara stasera deve sentire Ale e Simo per andare al mare, vuoi venire? – non ero entusiasta all’idea di invitarla, ma se non lo avessi fatto lei si sarebbe auto invitata e la cosa avrebbe finito per irritarmi
-    Si certo! Fammi sapere ora e luogo, ciao ciao! –
-    Ciao – riattaccai
Sospiro. Mi preparo e mi dirigo al luogo dove ci incontriamo sempre. Decidiamo di andare in un pub in cui c’è anche il karaoke, è un locale molto carino cha ha più anni di mia nonna, ma che va sempre perché nel corso degli anni si è evoluto. Si chiama “Il pub della pantera nera”, secondo me chi ha scelto il nome era fissato con le pantere, una di quelle persone che in casa hanno un sacco di pupazzi e soprammobili, lenzuola e poster a tema. Dentro ci sono le luci molto basse, solo nei tavoli e al bancone ci sono delle luci più forti al neon blu. La musica è quella del momento. Ci sediamo ad un tavolo qualunque e dopo 5 minuti una signorina arriva a prendere l’ordinazione.
-    Per me un analcolico alla frutta – disse Sabrina che era astemia
-    Io vorrei un thè al limone in lattina – disse Alessia, che era una teinomane
-    Io prendo una vodka alla fragola e lemon soda – dissi io
-    E io un mojito – disse Chiara
-    Io un bacardi breezer all’arancia – disse Enrica
-    Io vorrei un bicchiere di vino rosso – disse infine Harumi
Successivamente io, Chiara e Harumi avremo fatto due giri di rum e pera. Dopo essermi sciacquata la bocca per la seconda volta con il succo di pera, iniziai a sentire che i miei neuroni saltavano di qua e di la nella mia testa senza una meta. È ufficiale, sono brilla. Al karaoke chiedono se c’è qualcuno che voglia cantare e io, senza sapere bene cosa stessi facendo, vado verso il microfono. La canzone è di Nek e il titolo è “cuori in tempesta”. È una bella canzone e la conoscevo bene, quindi potevo ritenermi fortunata. Inizio a cantare, mentre noto le mie amiche che se la ridono.
È mezzanotte e Enrica, Sabrina e Harumi devono andare in stazione a prendere il treno. Ci alziamo dal tavolo e ci dirigiamo verso l’uscita in fila indiana, poiché l’ingresso permette il passaggio di una persona alla volta. Sono l’ultima della fila e, mentre sto per uscire, qualcosa mi trattiene. Una mano ha afferrato il mio braccio e mi stava tirando indietro. Ero brilla, ma mi resi conto che ero in pericolo e così ero sul punto di chiamare Enrica, che stava uscendo giusto prima di me, ma un’altra mano mi aveva bloccato la bocca da dietro. Cosa stava succedendo?? Non capivo. Ero nel panico, quando una voce mi sussurrò all’orecchio:
-    Tranquilla, ti devo solo dire una cosa, dì alle tue amiche di aspettarti qui davanti – disse una voce maschile.
Si trattava della voce di un ragazzo, ma non mi era nuova. Ora ero più calma. Senza voltarmi corsi fuori.
-    Ehi ragazze, mi potete aspettare un minuto qui? –
-    Perché? – chiese Chiara
E ora cosa mi invento???
-    Devo chiedere una cosa al barista – risposi
-    Cos’è, ti piace? – chiese maliziosa Alessia
-    No no! Ehm…volevo solo chiedergli se per caso ha lavorato in un altro pub, perché la sua faccia non mi è nuova – risposi dicendo la prima cosa che mi è venuta in mente
-    Ok, sei ubriaca. Va bè, fai come vuoi, ma non metterci un’eternità! – rispose Chiara
-    Certo! – dissi, e di fretta tornai dentro
Ero curiosissima di vedere in faccia il tipo che mi aveva fermata. Quando entrai mi resi conto che le uniche luci accese erano quella del bancone e quella della pedana del karaoke. Era passata la mezzanotte e a quell’ora facevano sempre così, mentre dalla pedana una donna lanciava rose rosse a caso. Era un modo diverso per attirare la gente nel locale. Il problema ora era che non sapevo come ritrovare quel ragazzo. Mentre mi dirigo verso la pedana, cercando di non cadere per il buio, qualcosa mi ferma per la seconda volta. Due mani mi avevano afferrata delicatamente per la vita e tirata piano indietro. Lo sentivo dietro di me a pochi centimetri, pochissimi direi, forse due o tre. Il suo respiro lo sentivo dapprima nei capelli e poi sull’orecchio. Feci per girarmi, ma mi fermò. Accidenti, voglio sapere chi è! Spostò una mano dal mio fianco e la portò sui miei occhi e piano me li chiuse.
-    Tienili chiusi, me lo prometti? –
-    Te lo prometto – risposi
Mi girò lentamente e con una mano mi toccò piano il mento. Istintivamente dischiusi le labbra. Continuavo a tenere gli occhi chiusi, ma morivo dalla voglia di vederlo in faccia, però, se lo avessi fatto, avrei distrutto la magia di quel momento. Percepii che aveva avvicinato il suo viso al mio e, un istante dopo, sentii le sue labbra appoggiarsi sulle mie con la stessa soavità di una farfalla che si appoggia su un fiore. Arrossii. Rimasi immobile fino a che non si staccò, dopo circa tre secondi. A questo punto dovevo dire qualcosa.
-    Non so chi sei e non voglio nemmeno saperlo. È stato bellissimo questo momento e voglio che rimanga così com’è, avvolto nel mistero e nelle ombre di questo locale. Non farò lo stesso errore di Psiche.
Detto questo mi voltai e me ne andai. Mi sentivo felice senza un motivo preciso.
Quando tornai a casa, all’incirca verso l’una di notte, non avevo nessuna voglia di dormire e così andai nel giardino di casa mia e mi sedetti in terra in mezzo al prato. Avevo voglia di pensare. Alzai gli occhi al cielo e mi si illuminarono quando vidi tutto completamente stellato. In quel momento ripensai alla leggenda della storia di Amore e Psiche. I due erano amanti, ma Amore aveva chiesto a Psiche di non accendere mai la luce. Psiche, però, spinta dalla curiosità, infranse la promessa, accese la luce e vide il vero volto di Amore e la loro storia finì, perché Psiche aveva visto ciò che Amore voleva nascondere. Sorrisi. Stasera avevo fatto la cosa giusta. Sorrisi di nuovo e rientrai in casa. Quando toccai il letto mi addormentai subito.

Mi ritrovai nel pub e improvvisamente qualcuno afferrò la mia mano e mi trascinò contro un muro. La persona che mi aveva presa era un ragazzo con una strana maschera in faccia. Per colpa di questo e del buio non ero in grado di riconoscerlo. Si avvicinò fino a che le punte dei nostri nasi non si sfiorarono. Stavo arrossendo. Le sue mani stavano una stretta nella mia e l’altra appoggiata al muro con il braccio teso sopra la mia spalla. Non potevo più resistere, dovevo scoprire chi era. Sciolsi la stretta e avvicinai entrambe le mani al suo viso. Volevo levargli la maschera e, mentre lo facevo, lui non fece niente per impedirmelo.

Mi svegliai e capii subito che avevo solo sognato. Che delusione. Non potevo svegliarmi dopo avergli tolto la maschera? Naturalmente no. Ecco un’altra legge matematica inconfutabile: quando si sogna ci si sveglia sempre sul più bello.
Che ore erano? L’orologio segnava le 11:00. Avevo dormito più o meno dieci ore. Il mio cellulare segnava una chiamata persa: era Jessica. Sicuramente voleva sapere il programma di oggi pomeriggio. Me ne ero completamente scordata, io non sapevo ancora niente, così chiamai subito Chiara per sapere se e come si era messa d’accordo con i nostri amici. Ci dovevamo vedere in centro alle 14:30 per poi organizzarci con i mezzi. Chiamai subito Jessica e le spiegai tutto.
Mentre mangiavo la pasta al sugo pensavo a quale costume mettermi e con cosa avrei potuto abbinarlo. Pensai che sia Chiara, sia Jessica, avrebbero indossato le cose più carine che avevano, così decisi che non potevo essere da meno. Mi infilai un costume blu notte a due pezzi: il pezzo di sotto aveva i laccetti sui fianchi, il reggiseno era a triangolo con due lacci, uno dietro il collo e uno dietro la schiena. Era un costume semplicissimo, ma io trovavo che proprio per questo mi avrebbe dato un’aria più seria e quindi anche più affascinante. Sopra al costume infilai un vestitino grigio, la cui gonna si fermava a metà coscia e infine ai piedi decisi di mettere le mie superga blu. Aggiunsi inoltre una cavigliera che avevo acquistato la settimana scorsa in un negozietto di bigiotteria. Matita, occhiali da sole e sono pronta. Nella borsa da mare avevo messo un asciugamano, il portafoglio, il cellulare, la crema abbronzante e l’i-pod.
Arrivata sul luogo dell’appuntamento, notai che stavano tutti aspettando me, che figure, ero arrivata per ultima. Notai inoltre che i tre ragazzi erano venuti in macchina.
-    Ciao a tutti, scusate il ritardo – annunciai
-    Ciao Hila! – mi salutò Chiara dandomi un bacino – abbiamo deciso come organizzarci. Scommetto che tu vuoi venire col tuo motorino. Io e Jessica andremo in macchina con loro, mentre tu ci seguirai. Ti sta bene? –
-    Certo, come no! – risposi
Non amavo allontanarmi senza il mio motorino e quindi ero contenta così.

Arrivati in spiaggia ci affrettammo a cercare uno spazio abbastanza grande per tutti e sei. La disposizione che avevamo preso era: noi ragazze eravamo una vicino all’altra, con Chiara al centro, mentre i ragazzi avevano messo i loro asciugamani davanti ai nostri con Ale al centro, Simone davanti a me e Matteo davanti a Jessica. Poco dopo Jessica e Chiara andarono al bar per prendersi una bibita, mi avevano chiesto di andare con loro, ma non avevo nessuna voglia di alzarmi. Simone e Matteo andarono in acqua a farsi un bagno. Sulla spiaggia eravamo rimasti soltanto io e Ale. Mi voltai a pancia in su, mi infilai le cuffie dell’i-pod nelle orecchie e chiusi gli occhi. Dopo  due minuti mi sentii toccare la spalla, sicuramente era Ale che voleva qualcosa. Mi girai a pancia in giù e lo ritrovai sull’asciugamano di Simone rivolto verso di me.
-    Allora? – mi chiese
-    Non ho cambiato idea, Simo non mi piace – risposi scocciata
-    Poveraccio, sei cattiva – mi accusò
-    Tanto lo sa, la prima sera che ci siamo conosciuti gli dissi subito che a me lui non piaceva e che mi piacevi tu –
-    E con me ci usciresti? –
-    Tu che dici? – gli dissi sorridendo
Lui mi sorrise, un po’ stupito da quella confessione. Decisi di lasciarlo bollire nel suo brodo e ritornai alla posizione in cui mi trovavo prima che mi chiamasse. Dieci minuti dopo eravamo di nuovo tutti insieme, ognuno sul proprio asciugamano. Avevo voglia di fare una passeggiata sul bagno asciuga e Simone e Matteo si offrirono di accompagnarmi. Prima però dovevo mettermi l’abbronzante, ma non potevo metterlo da sola sulla schiena e Simone era ben disposto ad aiutarmi. Camminammo fino alla scogliera. Da lì molti decidevano di buttarsi e dato che non avevo ancora fatto il bagno, decisi che era il momento giusto.
-    Ragazzi io mi tuffo e poi raggiungo gli altri a nuoto – li avvisai
-    Ok, noi andiamo a piedi – disse Matteo
-    Io mi faccio una corsetta – disse Simone
Lo salutai con un gesto della mano e mi tuffai. L’acqua ero calda, ma si stava benissimo, l’unico mio timore era quello di beccarmi qualche bruciatura di medusa. Eliminai quei pensieri dalla testa e inizia a nuotare a stile libero, come avevo imparato quando praticavo il nuoto agonistico per sport. Dopo cinque minuti che nuotavo mi fermai e vidi che Simone non c’era più, probabilmente aveva già raggiunto gli altri, mentre Matteo lo potevo vedere benissimo, anche se ero abbastanza lontana dalla riva, infatti non ci toccavo, credo che in quel punto l’acqua sia alta circa 2.5 metri e mezzo. Decisi di andare in profondità, così presi fiato e mi immersi. Riuscii a toccare il fondo, ma dovetti subito risalire perché mi stava mancando il fiato. Quando riemersi notai che Matteo si era fermato perpendicolarmente a me, come se mi volesse aspettare, così presi a nuotare verso riva. Forse voleva dirmi qualcosa. Quando arrivai, rimanendo sdraiata sulla sabbia, gli feci cenno di avvicinarsi.
-    Devi dirmi qualcosa? – gli chiesi
-    No, niente –
-    Ah, ok. Ti va di venire in acqua con me? –
-    Si – rispose solamente
Insieme nuotammo di nuovo lontano dalla riva. Inaspettatamente mi si avvicinò, dopodiché sparì sott’acqua e, quando riemerse vicino a me, mi schizzò l’acqua. L’avevo preso per un tipo serio e poco socievole e invece ecco che ha voglia di giocare. Non potevo perdere quell’occasione e così cercai di affogarlo facendo pressione sulle sue spalle, ma senza successo, era rimasto immobile.
-    Mi dici cosa stai facendo? –
-    Sto cercando di affogarti!!! –
-    Davvero? – disse ridacchiando – aspetta, ti aiuto –
-    Cosa…? –
Andò sott’acqua e non feci in tempo a finire la frase che mi slacciò il reggiseno e me lo sfilò di dosso. Riemerse con il suo trofeo in mano, ridacchiando.
-    Ridammelo subito! – gli urlai rossa come un pomodoro
-    Devi prenderlo! – mi disse continuando a ridere
-    E come faccio con una mano sola?? – gli gridai
-    Ne hai due di mani – mi disse – forse ce le fai se le usi entrambe – mi provocò
-    Si..certo! – stavo avvampando.
Ero costretta ad usare una mano per coprirmi. Lo fissai per un attimo con sguardo assassino cercando di escogitare qualcosa, ma non avevo scelta. Nuotai verso di lui utilizzando l’unica mano libera che avevo e quando fui abbastanza vicino lo abbracciai stringendolo contro il mio petto e quindi liberai l’altra mano per cercare di prendere il mio reggiseno. Purtroppo, anche se lo tenevo fermo, avendo il braccio più lungo del mio non riuscivo a prenderlo.  Inoltre con l’altra mano lui cercava di tenermi ferma. Mi prese la mano e la portò dietro il suo collo senza mollarmela. Che situazione imbarazzante. Notai comunque che non aveva mai abbassato lo sguardo e da un lato lo apprezzai.
-    Io ora potrei farti qualunque cosa – affermò con un’aria quasi arrabbiata
Non gli risposi, abbassai lo sguardo, irritata. Non potevo fare niente, ero nelle sue mani. Il modo con cui si rivolse a me era strano, sembrava che mi volesse sgridare.
-    Dai, girati – mi disse d’un tratto
-    Neanche per sogno! –
-    Fidati – mi disse serio
Non so perché, ma mi fidai. Ora gli davo le spalle e non sapevo cosa aspettarmi. Con una mano sulla mia pancia mi teneva vicina a lui. Ero convinta che da un momento all’altro ne avrebbe approfittato per toccarmi e ci rimasi di stucco quando mi infilò il reggiseno dalla testa per poi allacciarmelo sulla schiena, dove in precedenza aveva sciolto il fiocco. Ero imbarazzata, ma sollevata per il fatto che nonostante tutto non mi aveva nemmeno guardata.
-    La prossima volta facci un doppio nodo, non sono tutti gentiluomini come me – affermò
Lo guardai malissimo, ma sapevo che aveva ragione.
Non avevo più voglia di stare in acqua e così ritornammo a riva per poi continuare a piedi. Quando arrivammo agli asciugamani mi lanciò uno sguardo d’intesa prima di sdraiarsi. Simone ci guardò malissimo. probabilmente si stava chiedendo come mai ci avessimo messo tutto quel tempo e come mai il suo amico fosse bagnato. Fortunatamente non indagò. Forse chiederà spiegazioni a Matteo nel momento in cui si fossero trovati da soli. Io invece avrei raccontato tutto a Chiara stasera.

Era sabato sera e, come sempre, sarei andata a ballare. Mentre mi preparavo ripensavo a come erano cambiate le cose da oggi pomeriggio. Jessica aveva mandato a quel paese Ale dopo aver scoperto che lui si vedeva anche altre ragazze. Chiara aveva rinunciato a provarci con Matteo perché, dopo quello che era successo oggi tra me e lui, si era convinta del fatto che lui mi venisse dietro.
Andai allo specchio a guardarmi. Non ero soddisfatta, perciò mi spogliai e provai a fare un nuovo abbinamento. Questa volta ero compiaciuta: indossavo un paio di stivaletti bassi, senza tacco e di colore bianco; un paio di calzoncini azzurri molto corti e un top della stessa tonalità di azzurro dei pantaloncini. Mi piaceva indossare maglie corte perché così mi si poteva vedere il piercing all’ombelico. Ho anche un piercing sulla lingua e un tatuaggio a forma di rosa sulla schiena, sotto il collo. Anche Chiara ha il piercing all’ombelico, ce lo eravamo fatte insieme. Decisi di cambiare il piercing all’ombelico sostituendolo con uno che aveva il brillantino azzurro. Mi feci la coda alta e mi truccai gli occhi con la matita e l’ombretto blu.
Fu il padre di Chiara a portarci a ballare e quando entrammo, verso mezzanotte, c’era già pieno dentro. La discoteca in cui mi trovavo era disposta su due piani, con annesso il giardino. Al piano terra il dj metteva musica house, le luci intermittenti blu e rosa davano l’impressione di essere in un posto magico perché nell’attimo in cui la luce era blu la pista si illuminava di rosa e un attimo dopo, quando la luce diventava rosa, la pista era blu e noi sembravamo tutti dei marziani viola, inoltre i laser verdi si muovevano per tutta la sala a una velocità impressionante. Al primo piano il dj metteva musica commerciale; le luci erano molto belle, ma non c’era lo stesso effetto che veniva creato al piano di sotto. In compenso nella sala c’erano molti divanetti, mentre di sotto c’erano pochi punti in cui ci si poteva sedere. In entrambe le sale vi erano due bar. In giardino c’erano diversi tavoli, divanetti e sedie che erano sempre tutti occupati. Il giardino serviva soprattutto ai fumatori, poiché dentro non si poteva fumare. Al piano terra, al primo piano e in giardino c’erano tre buttafuori. Uno di loro lo conoscevo e spesso lo trovavo a controllarmi che non fossi in pericolo. Che assurdità. Comunque era uno tosto, io lo chiamavo Brunetto perché è di bassa statura, però tutti ne avevano paura; è uno di quelli che, come si dice, “piacchia duro”.
Dopo un’ora ero già mezza ubriaca: avevo bevuto cinque rum e pera. A dirla tutta io non reggo molto l’alcool.
Mentre ballavo in pista, tra la folla riconobbi un ragazzo che mi piaceva un po’ di tempo fa, si chiama Giacomo, è un tipo molto timido e, dopo una settimana che ci uscivo insieme non mi aveva ancora baciata. Avevo dovuto fare io il primo passo e quando ci provai sembrava restio a farlo. Avevo iniziato a pensare che fosse gay e quindi non lo cercai più e lui fece la stessa cosa. Con mia grande sorpresa lo vidi venire verso di me.
-    Ciao, come stai? – mi chiese salutandomi con un bacino sulla guancia
-    Bene, tu? – risposi fredda
-    Bene. Senti, ti va di accompagnarmi al bar? –
-    Si, ok. – gli risposi, poi mi rivolsi a Chiara – Mi aspetti qui? Accompagno lui e torno subito –
-    Vai tranquilla! –
Uscimmo dalla pista dirigendoci verso il bar. Voleva una bottiglietta d’acqua, ma le avevano finite. Stavamo ritornando verso la pista, quando mi prese una mano e mi condusse verso una parete dell’edificio. Mi lasciò la mano e si mise davanti a me; io indietreggiai stupita contro il muro. Mi prese il viso tra le mani e mi baciò. Era diventato coraggioso improvvisamente?? Ad ogni modo fu un bel bacio, molto dolce direi. L’unica nota negativa era data dal fatto che mi sentivo osservata. Dopodiché tornammo in pista, lui dai suoi amici e io da Chiara, come se niente fosse. In quel momento ebbi un flashback: mi rivenne in mente quel misterioso ragazzo, di cui non conoscevo l’identità, che mi baciò nel pub quel venerdì sera. Potrebbe essere…? No, non è possibile. Lui non frequentava quel pub. Ricacciai indietro quei pensieri e raccontai a Chiara quello che era successo.
-    Mi ha baciata – le dissi
-    Davvero?! – chiese stupita
-    Si! Mi ha colta di sorpresa! –
-    E chi l’avrebbe mai immaginato! – esclamò
-    Si, ma non urlare – le intimai
-    E chi vuoi che ci senta con questo casino! – disse ridendo, poi si fece seria – ma tu credi che… -
-    No, per un momento l’ho pensato, ma non può essere stato lui –
-    Come fai ad esserne certa? –
-    Non lo so… - ammisi – però… - mi bloccai. Di nuovo avvertii la sensazione di essere osservata. Mi guardai intorno, ma non notai nulla di strano.
-    Ehi, che hai? – mi chiese Chiara preoccupata
-    Prima, mentre Giacomo mi baciava, ho avuto la sensazione che qualcuno mi osservasse e ora ho avuto la stessa impressione –
-    Ah, caspita! Ma stai tranquilla, forse ti sbagli –
-    Forse hai ragione. Comunque ti dicevo.. – e ripresi il discorso che avevo interrotto – il bacio è molto diverso e poi, che io sappia, lui non frequenta quel posto –
-    Se lo dici tu! Tuttavia penso che anche Giacomo è innamorato di te –
-    Sai che novità – risposi ridendo, ma annoiata allo stesso tempo.
Riprendemmo a ballare. Ballare era una di quelle cose che non smetterei mai di fare, non a caso nel tempo libero frequentavo un corso di danza latino-americana. Mi piacevano tutti i tipi di danza, perché, qualunque essa fosse, era “mia complice”, ballando potevo sentire il mio corpo e la cosa che più amavo era chiudere gli occhi e muovermi ascoltando le emozioni che mi suscitava una canzone o il ritmo della musica.
Dopo un po’ Chiara mi propose di fare un giro al piano di sopra ed io accettai volentieri, almeno cambiavamo un po’; inoltre la mia amica era stanca e quindi speravamo di poterci sedere.
Quando arrivai in cima alle scale e inizia a camminare verso il centro della sala, per la terza volta avvertii la sensazione di essere osservata. Mi voltai, decisa a scoprire chi è che mi spiava. Rimasi a bocca aperta quando li vidi. Gli sorrisi e gli andai incontro.

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Umi rebel 90