Anime & Manga > Capitan Harlock
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Autore: danish    13/11/2009    2 recensioni
Sono ormai passati alcuni anni da quando Kei Yuki ha lasciato l'Arcadia, dopo aver combattuto e vinto insieme ai suoi compagni il demone "Noo". Ora vive sul pianeta Minus e si occupa di comunicazioni interspaziali fino a quando improvvisamente uno strano fenomeno sconvolge la sua quotidianità....
(il racconto ed i personaggi si ispirano alla serie OAV "Endless Odyssey").
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harlock, Tadashi Daiwa, Yuki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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il lungo sonno Breve riassunto : Kei e Tadashi , scesi dall’Arcadia ormai da anni , ricevono improvvisamente un sos dalla loro vecchia astronave imprigionata nella nebulosa Ydra. I due partono subito in soccorso dei loro amici ed ora si trovano a breve distanza da loro tanto da poter distinguere ad occhio nudo le luci intermittenti dell’Arcadia……


" Guarda Tadashi! E' l'Arcadia che chiede soccorso. Proviamo a metterci in contatto con loro . Mandiamo dei segnali luminosi di risposta….“ . La loro piccola navicella si stava avvicinando all’Arcadia in attesa di poter sbarcare. Dopo aver effettuato alcuni giri di ricognizione intorno all’astronave e, non ricevendo alcuna risposta ai loro messaggi , i due ragazzi decisero di scendere  attraverso il  corridoio metallico che, lanciato verso l’astronave, vi si agganciava direttamente.

Kei era nervosa e guardando Tadashi disse “ non ti sembra strano che non abbiano risposto ai nostri segnali? “
“si, è molto strano….è passato del tempo dall’ultima volta che l’ho vista….ma l’Arcadia non ha mai avuto questo  aspetto così spettrale, come se fossero passati oltre 100 anni..” rispose.

Il lungo corridoio si aggancio’ ad uno dei portali dell’Arcadia. Dopo qualche  istante le porte si aprirono , i due ragazzi mossero alcuni passi con circospezione e si diressero verso il ponte di comando. Lungo il percorso non c’era anima viva , solo silenzio e poche fioche luci di emergenza accese. Oltrepassarono l’infermeria che era vuota e poi si diressero verso le cucine. Anche qui tutto appariva freddo e silenzioso.

Finalmente si intravedeva la fine del corridoio e la porta che conduceva al ponte di comando : “ Ci siamo! Ecco il ponte . Sicuramente tutto l’equipaggio si trova lì……..almeno credo..”  disse Tadashi  rivolgendo lo sguardo a Kei che sussurrò :“ Ho una strana sensazione da quando siamo saliti a bordo.….presto, andiamo a vedere che succede.….”.

Le pesanti porte si aprirono lentamente e quello che si presentò davanti ai loro occhi , li lasciò  a bocca aperta: Il ponte dell’Arcadia era completamente buio, solo le luci rosse esterne intermittenti del segnale di sos lo illuminavano per brevi attimi. Gli strumenti erano tutti spenti e gli uomini erano accasciati sulle loro postazioni . Tadashi e Kei entrarono velocemente e si avvicinarono agli ufficiali toccandoli per vedere se fossero ancora vivi .

“Credo che siano solo svenuti….respirano ancora” disse Tadashi avvicinandosi ad uno di loro. Vide il primo ufficiale Yattaran e si avvicinò scuotendolo leggermente per vedere se avesse reazioni ma questo non fece alcun movimento. Poi si voltò e vide Kei di fronte alla poltrona del capitano “Kei! Harlock come sta?”

“non è qui…..” rispose quasi con sollievo , aggiungendo : “probabilmente è nella sua cabina. Andiamo a vedere!”.I due si allontanarono del ponte in direzione della Cabina del capitano. Si fermarono nella sala del computer, cuore dell’Arcadia, ma anche quello era completamente spento :  “..mmmh….brutto segnale. Questa storia non mi piace….cerchiamo il capitano!” disse Tadashi mentre con passo veloce si dirigevano in fondo all’astronave. Intorno era tutto silenzio, si udivano solo i loro passi risuonare sul pavimento metallico.
Arrivarono davanti alla pesante porta in legno della cabina “Entriamo” disse Tadashi spingendola.
 
Una musica di arpa proveniva dall’interno  dove tutto era come sempre avvolto nella penombra, solo le grandi finestre vetrate mostravano alla vista le stelle e i pianeti intorno. Kei guardò verso la scrivania ma non vi era nessuno seduto, poi girò lo sguardo verso il grande letto. Lì accanto  vi era una poltrona su cui stava seduta Meeme.  “Meeme!” disse Kei avvicinandosi alla donna ma, dopo pochi passi rimase impietrita: Harlock era disteso sul letto , anche lui privo di conoscenza .

“Finalmente siete arrivati……vi stavo aspettando”  rispose Meeme con un soffio di voce. “Che cosa sta succedendo qui? Perché tutti sembrano morti?” le chiese Tadashi. Meeme si alzò dalla sua sedia e, dopo avervi appoggiato l’arpa, mosse alcuni passi verso di loro dicendo:  “Non sono morti, hai ragione…..hanno solo contratto un virus quando abbiamo tentato di attraversare questa nebulosa”.
“Che tipo di virus?” chiese Tadashi . “non lo so….qualcosa che intacca la volontà, la voglia di vivere……fino a farli cadere in un lungo sonno …..”.

Mentre Tadashi e Meeme parlavano, Kei si avvicinò lentamente al letto di Harlock e guardandolo in viso pensò “….ha sempre la stessa espressione fiera sul viso…..ma ora sembra così vulnerabile….” . Avrebbe voluto chiamarlo e vedere il suo occhio castano aprirsi lentamente e guardarla…..
“Kei! Tu hai mai sentito parlare di un virus di questo tipo?” Le chiese Tadashi  distogliendola dai suoi pensieri. “ Purtroppo ne ho sentito parlare tempo fa su Minus….” Rispose mentre la sua espressione si rattristava e gli occhi le si facevano lucidi.

“fate qualcosa per liberare i nostri amici da questo torpore….io non ci sono riuscita” disse Meeme. L’Aliena raccontò di come, attraversando la nebulosa Ydra , fossero stati catturati da un campo magnetico fortissimo.  Durante i vari tentativi per liberarsi, alcuni uomini avevano dovuto uscire dall’astronave per riparare i danni e al loro rientro avevano cominciato a sentirsi strani, sempre stanchi e senza forza di volontà. Quando il dottore capì che si trattava di un virus ormai il contagio si era diffuso ampiamente. Lo stesso Harlock era diventato apatico, non stava più sul ponte di comando e non dava più indicazioni ai suoi uomini su come agire per uscire da quella trappola. “Solo io ne sono immune….immagino che sia perché non sono umana…… eppure anche l’Arcadia sembra essere stata contagiata…” concluse Meeme.

“Tadashi….che cosa possiamo fare?” chiese Kei guardando il giovane. “Per prima cosa dovremmo tentare di riattivare il computer centrale.” Le rispose sicuro . “però mi servono alcune attrezzature che sono sulla navicella con cui siamo arrivati”. Così dicendo si allontanò attraverso il buio corridoio .
Le due donne , rimaste sole , si scambiarono uno sguardo .”E’ successo tutto molto in fretta…..Harlock non ha nemmeno avuto il tempo di tentare qualcosa per salvare i suoi uomini…” disse Meeme rompendo il silenzio. “Lo posso immaginare….ma da quanto l’equipaggio ha contratto il virus? ” le chiese  Kei; “ Sono incoscienti da circa 20 giorni terrestri….”.
 
Kei mosse alcuni passi in direzione della vetrata e guardando verso lo spazio disse “ Non capisco perché il computer  dell’ Arcadia  si sia fermato….e mi domando se il virus sia ancora attivo. In questo caso sia io che Tadashi corriamo il rischio di rimanere infettati e di non potervi aiutare…” . “no, il virus non è più attivo. Sono riuscita a comunicare con un satellite ospedale circa 15 giorni fa e mi hanno confermato che il contagio si esaurisce dopo pochi giorni. Subito dopo il computer centrale si è spento e tutto si è fermato…..”  le rispose Meeme avvicinandosi. ”Per contattarti ho usato i miei poteri telepatici….ma questi non hanno alcun potere sui motori dell’astronave.”  .Poi tornò a sedersi sulla poltrona e a suonare la sua arpa dopo aver detto  “ Sono felice che tu e Tadashi siate qui…..”.

Tadashi tornò nella cabina del capitano con l’attrezzatura che gli serviva per tentare di far ripartire il computer e con la scatola contenente il carburante tk15 che doveva dare l’impulso ai motori  per poter uscire dalla nebulosa. “Andiamo Kei, ho bisogno di te nella sala del computer!”. I due raggiunsero in breve la postazione e cominciarono a studiare il da farsi. Certo non era facile operare su un computer che era di metallo solo esternamente. Già perché quel computer in realtà conteneva lo spirito del costruttore dell’astronave e loro lo sapevano bene.

Passarono molte e molte ore durante le quali  Kei e Tadashi si diedero da fare con tutti i mezzi possibili. Finalmente Tadashi collegò l’ultimo circuito “Bene! Se tutto va come penso, basterà collegare quella scheda con questo filo ….e poi inserire il tutto nella sede giusta….ecco fatto!” . Dopo  alcuni interminabili secondi il computer centrale comincio’ ad illuminarsi.  Sembrava davvero ripartito e pronto per essere utilizzato . Sull’astronave torno’ la luce e gli strumenti ricominciarono a funzionare. “Andiamo sul ponte di comando a verificare la situazione” suggerì Tadashi. Era davvero diventato sicuro di sé e Kei lo ammirava per questa sua capacità di non farsi scoraggiare dalle difficoltà che gli si presentavano.

Purtroppo sul ponte gli strumenti funzionavano a metà del regime normale. “Dovremo lavorare ancora….Kei,  tu e Meeme dovreste portare i ‘malati’  nell’infermeria. Ho bisogno di poter lavorare sulle loro postazioni.”
“Va bene, lo faccio subito. Poi tornerò ad aiutarti con gli strumenti”. Detto fatto tutti gli ufficiali furono portati in infermeria o nelle loro cabine . L’Arcadia con piu’ luci accese ora sembrava un po’ meno lugubre . Tornando sul ponte Kei si fermò nella sala del computer “Se solo tu  riuscissi a comunicare di nuovo con Harlock e a risvegliarlo, riusciremmo ad andarcene in fretta da questo postaccio”. Così dicendo appoggiò la sua mano ad un pannello del computer il quale le rispose con un bagliore . “Allora puoi sentirmi…..se è così aiutaci! Risveglia il capitano!”  Questa volta non ebbe alcun segno di risposta……..
 

 
   
 
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