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Autore: Angels Island    14/06/2005    2 recensioni
-| Era davvero lui | Non era morto | Era solo riuscito a mentirgli per più di un anno |-.
Ma ora aveva bisogno di aiuto. E solo lui sarebbe riuscito ad offrirgliene…
+|Non yaoi – Yaoi|+
Genere: Azione, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hanamichi Sakuragi, Kaede Rukawa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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THRILLER CAPITOLO 2

 

-Non ne ho la più pallida idea. Ehi, Rukawa, tu sai che cavolo di fine ha fatto?-.

Fisso, senza metterlo a fuoco, Mitsui che mi ha appena interpellato.

No.

Mi chiudo la porta della palestra alle spalle mentre usciamo.

Oggi Hanamichi non c’era.

E io non l’ho cercato, esattamente come mi aveva chiesto.

Sono tre giorni che non lo vedo agli allenamenti.

Stamattina neanche era a scuola.

 

 

Che diavolo gli sta succedendo…?

 

 

-Beh, almeno gli allenamenti filano lisci come l’olio e senza intoppi!-.

-Sarà pur vero, Miyagi, tuttavia… beh… senza offesa Akagi,  ma mi sembrano diventati anche improvvisamente… come dire… noiosi, monotoni-.

-Non posso contraddirti, Kogure. Su questo hai ragione-, risponde Akagi assorto, -Non ci resta che sperare che torni  il più presto possibile.  Chissà in che disastri si è cacciato quell’imbecille-.

-E quello chi è?-.

Seguo lo sguardo di Ryota.

C’è un tizio che ci sta fissando.

-Che tipo!-, commenta Mitsui.

Strano.

Non è una faccia nuova.

 

 

 

 

Eppure non riesco a ricordare chi sia

 

 

 

 

È poggiato al di là della ringhiera della scuola.

È un ragazzo dall’aria cupa e stravagante allo stesso tempo.

Deve avere all’incirca una manciata di anni più di noi, ed è alto quanto me. Credo.

                                                                                                                 Forse un po’ di più.

 

Mentre ci avviciniamo al cancello noto che, benché sia strano,  ha un che di affascinante e seducente.

È un po’ pallido anche se non si avvicina nemmeno lontanamente alla mia carnagione chiarissima.

Sicuramente nordico. Non di origine giapponese.

-Hei, Ryota! Quello ha un taglio di capelli che è più originale del tuo!!-, dice Mitsui assestando un pugno contro un tricipite del diretto interessato.

                                 Già, è vero. È alquanto eccentrico.

Di un castano medio dai riflessi ramati, sul medio-corto in alto, ma con ciocche più lunghe e irregolari procedendo via via verso il basso.

In altre parole,  sembra un selvaggio dal sangue nobile. O forse è l’esatto opposto.

Difficile dirlo.

Indossa un gilet di un ormai sbiadito verde scuro e sprovvisto di maniche, che lascia scorgere un torace forte e muscoloso.

I  pantaloni, tra il beige e il nocciola, sono larghi  e pieni di tasche, taschini e tasconi.

Chi diavolo …

Ha un fisico perfetto, atletico,   sembra un modello dall’aria strafottente e angelica al contempo.

Sollevo lo sguardo e i miei occhi si incatenano ai suoi.    Verdi.

Mi si contorce lo stomaco.

 

 

 

 

Chi diavolo è…?

 

 

 

 

Una folata di vento gli scompiglia i capelli. Lisci. Sciolti. Fluenti…

                                        Sembra un diavolo paradisiaco.          L’ho detto, è strano.

Si passa le dita fra i capelli sistemandoli senza fretta.

Dove cavolo l’ho già visto…??

 

 

 

 

Perché quegli atteggiamenti mi sembrano così familiari..??

 

 

 

 

Socchiude gli occhi e mi fa un sorriso triste.

                                                  Ha delle labbra stupende.

Lo stomaco si contrae di nuovo.

La coscienza mi suggerisce che mi sta sfuggendo qualcosa.

È primavera, ma sento un brivido scorrermi lungo la schiena.

 

 

 

 

Cos’è che non mi è chiaro..?!

                            Cosa non riesco ad afferrare..!?

 

 

 

 

-Oi, Rukawa, non vieni?-, Miyagi distoglie la mia attenzione dal giovane.

Ah, già, il bar…

Con un braccio mi fa cenno di seguirli e rispondo con un lieve movimento del capo.

Arrivo.

Mi volto un’ultima volta verso il ragazzo.

 

 

 

 

 

 

 

 

E mi sento perso.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

È scomparso.

 

 

 

 

 

 

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Mi dirigo a piedi verso casa, la scuola per oggi è finita.

Fisso il cielo mentre il vento mi soffia nei capelli e s’infila sotto la camicia.

Ancora due giorni e inizieranno le vacanze estive.

Ma credo che le passerò nella solitudine più completa, visto che Hanamichi è dato per semidisperso.

 

 

 

Resto a guardare la costa più in basso, ipnotizzato dai riverberi dei tiepidi raggi del sole che si rincorrono sulla superficie dell’acqua marina.

Sorrido debolmente. Hn, mi viene in mente una malinconica melodia accompagnata dalle note di un pianoforte, dalle voci dei delfini e dal suono di onde che s’ infrangono contro scogli ammassati su un litorale.

 

 

 

 

E il mio fragile sorriso si spegne del tutto.  

 

 

 

 

Il sole mi ricorda così tanto  lui…

 

 

 

 

Perché mi ha lasciato in quel  modo…? Dove ho sbagliato… .

Ormai la mia non è più neanche una domanda. Perché trovare una risposta non è servito a nulla.   Perché è proprio quella… che non sono riuscito a darmi.

 

 

 

 

 

Mi manca…

 

 

 

 

 

E sto male.            Sto male come mai avevo pensato di potermi sentire.

 

 

 

 

 

 

 

Il fresco vento estivo mi sferza il viso e mi abbraccio per riscaldarmi, mentre cerco di ricordare tutte le note della musica che sa tanto di quella pace e serenità che io non riesco a trovare.

 

 

“Senti, Kae…”  no, non ci voglio pensare.

Gli occhi mi si fanno lucidi e i riflessi del mare si riducono a bagliori confusi.

 

 

 

     “Forse… Forse è meglio se non ci vediamo per un po’…”.

 

 

 

Perché? Perché, Hanamichi, PERCHÉ ?

Avvinghiato a lui nell’appagamento dell’amore, mi sono improvvisamente sentito nudo, vulnerabile…

 

 

 

 

e solo.

 

 

 

 

 

“Credimi.., ha continuato scivolando via da me, “.Non vorrei, davvero devi credermi, io  non…”

 

 

 

Sono rimasto immobile, forse tremante, a guardarlo per quella che sarebbe stata l’ultima volta, senza essere in grado di chiedergli alcun chiarimento riguardo i motivi della sua decisione.

Ho continuato a fissarlo smarrito mentre raccattava i vestiti disseminati per la stanza, incapace di accettare le sue parole.

 

 

 

                                                   “Non avrei mai voluto  … lasciarti.”

 

 

 

Indugiava, cercando di fissarmi negli occhi.

E intanto si appallottolava i jeans tra le mani, cercando, forse, le parole più giuste che riuscisse a trovare.

 

 

 

Avrei voluto stare con te per sempre.”

 

 

 

La sua voce s’incrinava…

E io sentivo un nodo alla gola… e gli occhi riempirsi di lacrime.

 

 

 

 

 

                            “…Ma non posso”.

 

Non è riuscito ad andare avanti, ha preferito bloccare i singhiozzi che cercavano di risalire dalla sua gola. 

Se non avrebbe mai voluto allontanarsi da me… Allora perché lo stava facendo…?

 

 

 

 

Si è rivestito e ha fatto per uscire.

“Hana…”.        Non so come, ma sono riuscito a richiamarlo ed ho potuto raggiungerlo, abbracciandolo da dietro.

“Non farlo ti prego…”.   Mi sono stretto a lui, strofinando la fronte contro il suo collo rovente.

Le  mie  mani  percepivano  il  profondo  e  lento  battere del  suo  cuore.

 

 

 

 

 

Non avevo mai pregato nessuno in tutta la mia vita…

 

 

 

 

 

Ma lui si è scostato dopo un istante di titubanza.  E mi ha afferrato  le spalle. Serio.

Forse arrabbiato.

 

 

 

“Stammi lontano.”

Perch…”

“STAMMI LONTANO!!!”.

 

 

Ho scosso la testa, mentre mi si annebbiava la vista.

 

 

 

“Mai.”

 

 

 

 

Ho rialzato lo sguardo, sperando che lui capitolasse. Ma ho compreso di aver sperato invano.

Non mi era mai sembrato più deciso di quanto non lo fosse quel momento.

 

 

 

 

“Vuoi morire?”

 

 

 

 

L’ho guardato senza capire.   Perché quella non era una delle sue abituali minacce.

 

 

 

“Rispondimi, Kaede,  VUOI   MORIRE?”.

Ho scosso piano il capo.

“No.”  Dove voleva arrivare?

 

 

 

 

“Allora devi starmi lontano.”      

 

 

 

 

Aveva anche lui gli occhi lucidi.

 

 

 

Ma perché? Io non vogl…”

“Stammi a sentire, ora, perché non mi ripeterò più e il tempo stringe.

Me ne vado, Kaede, me ne vado da qui. E andrò dove tu non potrai mai raggiungermi.

 

 

 

 

Mi ha lasciato andare le spalle  e una lacrima gli è scesa lungo una guancia.

 

 

 

 

 

Quindi non cercarmi”

 

 

 

 

 

Poi si è voltato ed è scappato correndo.  Ed io sono rimasto nudo  a guardare quella goccia di pianto librarsi nell’aria e cadere in silenzio nel vuoto, terminando il suo volo davanti ai gradini di casa.

 

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