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Autore: MissKaulitz1995    15/11/2009    1 recensioni
Marilena, una ragazza come tante altre con un sogno: diventare una rock star.
Sara, una ragazza emo con una brutta reputazione solo perchè la maggior parte dei suoi amici sono ragazzi.
Roberta, una ragazza che colleziona storie una dopo l'altra, attualmente innamorata di Stefano, che non la degna di attenzioni.
3 amiche, ognuna con degli obiettivi, che insieme riusciranno a raggiungere, e vivranno nei corridoi del liceo classico amori, problemi scolastici e familiari. Una storia che s'ispira a ciò che succede quotidianamente nella mia scuola!!
E' vietato inserire il doppio tag < br > nelle introduzioni. Lely1441, assistente amministratrice
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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The best damn things

 

7 Gennaio 2010. Casa di Marilena.

Marilena chiuse il portone con forza, trascinando con la mano quello zaino troppo pesante. Quella mattina il padre era a lavoro, quindi avrebbe dovuto prendere l’autobus. Era già nervosa per quello che era successo a casa, ma quando passò il pullman delle 8 per poco non scoppiò a piangere dalla rabbia. Si armò di santa pazienza, si mise lo zaino sulle spalle e corse alla fermata. Vide un ragazzo alto vestito di nero attraversare la strada e iniziò ad agitarsi. Quando riuscì a vederlo in faccia si tranquillizzò. Non era lui. Aveva troppa paura di vedere Enrico. Paura? Oppure vergogna? Sapeva solo che, nonostante gli piacesse, starsene sola con lui gli dava fastidio. Riuscì comunque ad essere davvero serena solo quando l’altro autobus, un quarto d’ora dopo, si fermò per farla salire. Era giovedì, e quel giorno ci sarebbe stata matematica. Pensò immediatamente che l’avrebbe interrogata, e questo non l’aiutava di certo a stare calma. Il fatto che non riusciva a studiare, però, non era in parte colpa sua: non ce la faceva a stare con una madre che la contemplava mentre faceva i compiti, e se sbagliava una virgola erano guai!! Perciò, i compiti, se li segnava solo in parte, e quando i professori dicevano che il giorno dopo avrebbero interrogato lei tornando a casa diceva sempre: “Hanno detto che quando devono interrogarmi mi avvisano…”. Ovviamente, poi, quando veniva interrogata era costretta a dire la realtà dei fatti, e quindi confessare alla madre i voti che ogni volta prendeva. Infondo non era andata poi così male, quel primo quadrimestre: 6 in latino, greco e matematica e 7 in tutto il resto. Anzi, era andata abbastanza bene. Infatti non si lamentava di quello… solo che sapeva che se non fosse per la madre avrebbe potuto prendere molto di più… Ma comunque decise di non pensarci. Prese il cellulare, le cuffiette, e partì la musica. Scusa se ti chiamo amore di Massimo DiCataldo. Viaggiò verso scuola in silenzio a pensare fissando il finestrino.

 

Cortile della scuola, sotto le scale.

La signora Angela, o meglio la bidella, le aveva appena ordinato di andare in classe perché la campanella era appena suonata. Sara finse di entrare, ma poi scese dalla finestra e si ritrovò sotto le scale, come al solito. Amava quel posto; era lì che si rifugiava sempre per pensare, e nonostante le urla dei ragazzi che lì davanti nelle ore di educazione fisica giocavano a pallavolo, riusciva sempre a riflettere. Di solito lo faceva tra le braccia di Enrico, adesso invece con le cuffie nelle orecchie. Enrico era un suo caro amico e lo conosceva da poco più di 2 anni. Sapeva che era uno dei pochi a non considerarla una “troia”, una “puttana” ecc ecc. Sapeva in qualche modo che lui la capiva, e quando l’abbracciava in quel modo era perché le voleva realmente bene, non per portarsela a letto. Sara era vergine. Non lo andava a dire in giro solo per cacciarsi via quella brutta reputazione, ma infondo non gliene importava molto. È vero che se ne stava sempre in giro coi ragazzi, sempre appiccicata a loro, “come una cozza”. Ma non lo faceva per mettersi in mostra o per chissà cosa. Il fatto è che con il genere maschile si sentiva molto meglio, essendo lontana dalla vere troie, quelle che giravano per la scuola con vestitini scollati che più che camminare sembrava scodinzolassero come cagnolini. Sara, quel giorno, era particolarmente triste. Non solo Enrico aveva fatto un mese con Eva, la sua ragazza, ma aveva davvero capito che lui non era solo un amico. Sapeva benissimo che lui invece le voleva bene e basta, ma il desiderio di rischiare, di farglielo sapere, era più forte che mai. I pensieri di Sara furono interrotti da Angela, che con una faccia più cattiva del solito le gridò di entrare dentro, minacciandola di portarla dal preside. Sara, senza risposta, chiuse il cellulare e conservò le cuffie in tasca. Poi si avviò verso la V B.

 

IV B, durante la lezione di latino.

Un ultimo richiamo ed esci fuori.

Questo si era sentita dire due minuti fa Roberta, che adesso fingeva di ascoltare la spiegazione. Non ne poteva più. Non ne poteva proprio più. Tutti i professori ce l’avevano con lei e con Marilena, tanto da spostarle accanto alla cattedra. E quando vedeva gli altri chiacchierare per ore senza che i professori se ne accorgessero gli veniva una rabbia terribile. Lei, invece, per dire un semplice “andiamo al bagno” alla compagna veniva richiamata ogni 3 secondi. Per non parlare di Marilena, che non capiva se faceva apposta a non sentirla o era davvero sorda.

-Cazzo, hai capito adesso che ti stavo dicendo??

-Si, si – rispose lei senza smettere di fissare la professoressa –Non vedevi che facevo si con la testa?

Quella risposta bastò a Roberta per alzarsi e chiedere di andare al bagno. Fortunatamente la professoressa di latino non era severa come quella di italiano, e con un finto sorriso disse:

-Oh, grazie, stateci pure assai, così forse riesco a finire la lezione!!

-Nessun problema, grazie a lei – disse Marilena mentre la classe scoppiava a ridere

Una volta fuori aggiunse:

-Roby, fra due secondi torniamo!!

Roberta la prese per mano e corse verso il bagno. Prima però, dovettero passare per la V B, e appena Marilena si trovò lì davanti la porta si aprì colpendola dritta in faccia

-Ahia, ma che cazzo, ma sei “ciecato”?

Enrico chiuse la porta sghignazzando, abbassandosi per guardarla negli occhi. Marilena arrossì.

-Ops!! Stai attenta, potresti morire dissanguata…

Detto questo se ne andò ridendo verso il cortile, dove iniziò a litigare con Angela ed Erika che volevano che tornasse in classe.

-Bene, ora che lo hai visto possiamo andare da Stefano!! – disse Roberta trascinando verso i bagni la compagna

La classe di Stefano, la IV F, si trovava infatti due porte prima del bagno. Ovviamente Roberta rimase lì a fissare la porta, sperando che anche lui uscisse. Dopo 20 minuti…

-Mamma mia però!! Tu lo vedi sempre, perché sta sempre fuori!! E in più abita pure davanti casa tua… Io invece sono una sfigata…

-Bene – disse Marilena –Visto che il tuo Stefano non è uscito, possiamo andare adesso in classe? Ho preso un 6- ieri, e non voglio arrivare al 5 per colpa di questo cesso!!

Roberta si convinse, e camminando all’indietro per fissare ancora la porta della IV F, arrivò dritta dritta in classe dove la professoressa aveva appena segnato sul registro una nota.

 

 

Ecco il primo capitolo della mia prima storia che non riguarda i Tokio Hotel!! Spero vi piaccia!! Recensite, mi raccomando!!

  
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