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Autore: DilettaWCG    15/11/2009    1 recensioni
Il mio professore di italiano ci ha chiesto di riscrivere una parte del primo capitolo dei Promessi Sposi, ma mentre lo facevo mi sono divertita così tanto che non potevo non pubblicare lo scritto anche qui. Ho scelto di reinventare la storia di Don Abbondio, modificando il motivo per cui ha deciso di prendere i voti. Hope you like it ;D e i commenti son sempre graditi.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Un curato non troppo curato



Don Abbondio, come tutti coloro che hanno già scorso le pagine precedenti a questa avranno sicuramente già intuito, non era un curato come gli altri. Certo, a guardarlo fisicamente era l'esemplare tipico del prete di un piccolo paesino: non superava il metro e sessanta, aveva la pancia talmente rotonda da sembrare finta, la faccia perennemente rubizza e le guance grandi e ormai pochi ciuffi di capelli intorno al capo che avevano il solo pregio di essere rimasti di un bel nero corvino.

Come spesso accade, ciò che lo contraddistingueva dagli altri era la sua storia e non il suo corpo.
Don Abbondio era cresciuto in un paesino sulle rive del lago di Como, non molto lontano da quello in cui ora faceva il curato, figlio di un contadino e di una donna senza fede.
Sua madre era spesso oggetto di chiacchiere da parte delle altre donne del paese, perchè, si vociferava, ella aveva avuto una relazione adulterina col lattaio che ogni mattina passava a distribuire cartoni di latte appena munto. Ciò bastava a renderla una creatura indesiderata ovunque andasse, anche in compagnia del marito, che mai aveva sprecato una parola per dar la sua opinione su questa faccenda.
Ciò imbarazzava terribilmente il povero Don Abbondio, che sin da piccolo era additato come pavido, stupido e privo di onore. Se ne stava spesso in casa, col capo chino su tomi che a stento riusciva a capire oppure snocciolando il rosario lasciatogli in eredità dalla nonna paterna. Di rado usciva e s'incontrava con gli altri bambini del paese, che trascorrevano gran parte del loro tempo rincorrendosi nei prati.
Ma venne un periodo nella vita di Don Abbondio in cui egli non desiderava altro che uscire. Ebbene sì, miei cari lettori, si era innamorato. E non di una fanciulla qualunque: l'oggetto dei suoi desideri era incarnato da nientepocodimenoche la principessina Adele Pelagatti, residente nel paese confinante, snob e altezzosa. Ella si recava dal calzolaio del paese di Don Abbondio per farsi fare le scarpe a seconda dei suoi desideri, e in questo modo il giovane riusciva a vederla.
Trascorsero ben tre anni prima che lui riuscisse a parlarle e dichiararle tutto l'amore che provava. Ma quando accadde, qualcosa andò storto, o meglio, si verificò ciò che era normale avvenisse - normale per tutti, eccetto Don Abbondio.
La principessina Adele Pelagatti lo rifiutò, aggiungendo che mai era stata mai più disgustata da una dichiarazione d'amore prima d'allora.
E fu così che Don Abbondio non vide altra strada che prendere i voti. Il suo cuore, dichiarò, era stato spezzato in mille parti che nessuno avrebbe mai più potuto ricomporre, ma apparteneva comunque ad Adele, e anche trovando un'altra donna, sarebbe sembrato adulterio.
E dopo l'esperienza che era toccata a sua madre, Don Abbondio di adulterio non voleva saperne proprio nulla.
  
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