Ora che la mia creatura ha presa vita, ora che ho immortalato il tuo volto posso darti un nome, posso saper il tuo
nome. La targhetta sulla scrivania rivela l’arcano “Spencer Reid”.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Spencer Reid
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
La matita
scorre veloce in movimenti decisi, ripetitivi ed esperti. Traccio su
questo foglio bianco quello che i miei occhi vedono.
A tratti ti
guardo e poi rapidamente torno ad osservare i lineamenti del disegno
che prende
forma. Più che un disegno questo è un vero e proprio identikit beh il
luogo è
adatto, sono negli uffici Bau. Aspetto,
ormai da ore, ma aspetto pazientemente, la pazienza è una
caratteristica che
impari ad avere se come me vivi tra poliziotti e gente che corre a
salvare vite
umane.
Le regole
del gioco ormai le conosco e quindi pazienza! Esprime
quello che ho dentro disegnando, scrivendo, scattando foto è il mio
modo per
sfogarmi, il mio modo per osservare e fissare il mondo. Anche se ora non sono in servizio, e bene si i mie amati poliziotti ogni tanto mi usano per
i loro casi, ho frequentato i corsi della polizia per questo no? Sono qui che aspetto “il mio fratello maggiore” per uscire a cena, sempre se si considera
una cena pizza e patatine. Ho lo zaino
con me, non lo lascio mai, è la mia coperta di Linus: dentro penne, matite, colori, blocchi da disegno, quaderni e la mia macchina fotografica. Ho rubato
una panchina, la posizione non è comoda ma mi sono abituata a peggio, continuo ad osservarti muovere alla tua scrivania, certo i tuoi movimenti mi complica
molto il mio lavoro ma non posso obbligarti a restare fermo. Il tuo viso
mi rapisce per questi tratti, questo tuo modo di apparire che ti ha
fatto
emergere e scoprire hai miei occhi e a far scattare il mio lato
artistico. Il tuo
volto
da innocente bambino, quei occhi che sfuggono dal mondo, chissà quanta
schifezza, quando orrore quei stupendi occhi hanno dovuto vedere e
sopportare.
Quante
volte
avresti voluto abbassare lo sguardo davanti a uno dei tuoi casi?
Non lo hai
fatto vero?
I bravi
agenti non abbassano mai lo sguardo, non scappano mai via ma lottano,
lottano e
salvano vite umane. Da quello che posso immaginare, che ho osservato,
direi che
tu sei il tipo d’agente timido che resta quasi hai margine
dell’indagine, che
però da un immenso aiuto, risolve i casi, salva le vittime tutto questo
a testa
alta, senza batter ciglia per poi imbarazzarsi e abbassare lo sguardo
davanti a
una delle vittime e hai parenti che ti ringraziano. A questo
non
ti abituerai mai?
Non so
neanche il tuo nome, giovane profiler, ma di te ho intuito tanto altro,
qui ti
senti a tuo agio e parte del tuo mondo. Ti sei abituato al caffé
schifoso, hai
lunghi viaggi, alle stramberie dei tuoi colleghi e alle loro risate. Sei il
cucciolo del branco che all’occorrenza ha imparato a ringhiare?
Dal tuo
aspetto si direbbe più che sei una vittima che un segugio, ma tutti
alla fine
lo siamo questo mondo è crudele e chiunque abbia solo messo piede qui
lo ha
capito. Vittima o
segugio? Forse come me sei entrambi, sei un ibrido di questa società. Il disegno
ha ormai preso del tutto vita, solo i tuoi occhi non esprimono tutto
quello che
vedo, tutto quello che vorrei che esprimessero. Dal piccolo
astuccio affianco a me tiro fuori una gomma ed inizio a ritoccare gli
“errori”. I movimenti
della mia mano sono delicati sul foglio, quasi come una carezza, questa
è la
mia creatura e di certo non voglio rovinarlo.
Un pensiero
mi assale, un immagine mi fa ridere, il tuo volto, quello vero no la
mia
creatura, che reazione avresti alla stessa carezza, con molta
probabilità
arrossiresti fino all’inverosimile, abbasseresti gl’occhi, balleresti
qualcosa
imbarazzato. Mi
divertirei parecchio ad osservarti meglio però che tu non scopra cosa
sarei
capace di fare, generalmente amo i tipi “cuccioli imbranati”, adoro
mandarli in
tilt e oltre i limiti i bravi ragazzi. Non ti toglierei dall’impaccio
anzi se
posso lo peggiorerei. Prendo
un'altra matita con la punta più fine e un tratto più morbido per quei
bei
occhi.
Un attimo,
i
nostri sguardi si incontrano, dopo tanto finalmente ti sei accorto di
me, la
mano va avanti da solo, gl’occhi si staccano, gli abbiamo abbassati
nello
stesso momento ma per motivi diversi, ma quello sguardo sono riuscita
ad
immortalarlo sulla mia creatura.
Ora che la
mia creatura ha presa vita, ora che ho immortalato il tuo volto posso
darti un
nome, posso saper il tuo nome. La targhetta sulla scrivania rivela
l’arcano
“Spencer Reid”.
Soddisfatta
del mio lavoro mi sgranchisco le braccia, questo mio gesto fa cadere la
gomma
che era rimasta in precario equilibrio sulla mia coscia. A
raccoglierla
sorridente una donna, deve lavorare qui ma non mi sembra una profiler,
sprizza
gioia e simpatia e il suo look non si direbbe adatto al vostro lavoro.
Poco serie
per dire a qualcuno “mi dispiace avvisarla …” la solita frase di
circostanza
per un grande dolore. Gli sorrido, il blocco stretto a me, e la
ringrazio. – Che ci
fai
qui?
– Aspetto
te, venerdì sera cena con il fratellone. Te ne sei dimenticato?
– No, ma
sei
in anticipo.
– Ritardo
di
mezz’ora, tu sei in ritardo.
– Scusa!
–
Tranquillo
ci sono abituata. Rimandiamo se hai da fare?
– No,
nessun
caso. Lascio questi fascicoli ed andiamo. Chi hai torturato
nell’attesa?
– Nessuno
ho
fatto la brava bimba seduta qui. Scorge il
blocco tra le miei mani, la matita dietro il mio orecchio, sposta
lentamente il
blocco che ho stretto a me. Faccio un minimo di resistenza, un sorriso
di
circostanza e poi lascio che lo prenda. Osserva il mio
capolavoro, uno
dei tanti passati tra le sue mani.
– Allora
profiler come è uscito? – Bene. – Bene non
basta. Allora esprime il tuo collega si o no?
– Si, hai
catturato Reid. – Ah
attendo
potrei diventare più brava di te. – Non
sperarci. – Hotch abbiamo…
scusa non sapevo avessi visite.
–
Tranquillo
lei è Sara la ragazza a cui facevo da “fratello maggiore”.
– Come
sarebbe a dire facevo? Tu fai il fratello maggiore altrimenti io ti
avrei
aspettato a vuoto. Allora c’è un altro S.I. da catturare?
– No,
nessun
nuovo caso solo scartoffie. – Vi serve
proprio? – E’ il
capo
ma possiamo cavarcela anche senza di lui.
– Possiamo
cenare velocemente …
– Non
finire
neanche la frase, ora tu vai di la svolgi il tuo lavoro da leader e poi
pensi a
me. C’è tanto schifo li fuori e qualcuno deve pur fare l’eroe. – Per te
sarei un eroe? – Jack dice
di si, per me sei solo un brav’uomo che fa quello che può per
migliorare il
mondo per suo figlio e per i figli degli altri.
– E’ solo
il
mio lavoro, non faccio tutto da solo. – I bravi
supereroi non si prendono mai il merito delle loro azioni.
Il blocco
ritorno nelle mie mani, fisso ancora quei occhi che sono riuscita a
catturare,
quel non so cosa che intravedo negli occhi di chi come lui combatte per
un
mondo diverso. C’è la speranza, dolore provocato dai mostri ma anche
una
scintilla per un futuro diverso. Peccato che sia cosi timido, i suoi
occhi
esprimerebbero di più.
Aaron
sparisce di nuovo nel suo ufficio, gl’altri colleghi sono ognuno alla
propria
scrivania, la giornata lavorativa sta finendo e tutti lavorano più
veloce per
finire ed andare fuori in una vita un po’ meno scura, a cercare di
ridere e
divertirsi il più possibile perché domani ci sarà un nuovo caso con la
sua
crudeltà e le sue lacrime.
Stacco
lentamente
e con attenzione il ritratto dal resto del blocco, recupero carta e
penna
scarabocchiando sopra poche righe. Infilo tutto in un plico e chiudo
con cura.
Aaron
riappare del suo ufficio e io butto con poca grazia tutto nello zaino,
non
posso attendere oltre ho troppa fame, e insieme ci dirigiamo agli
ascensori.
Mi guarda
perplesso, non è cosi bravo da aver capito cosa ho in mente vero? Lascio il
plico sulla scrivania del malcapitato, allontanatosi per recuperare dei
fascicoli. Lo vedo sedersi alla scrivania e rigirarsi il plico tra le
mani, lo
apre incerto, per fortuna Aaron si è fermato a parlare in corridoio e
posso
ammirare lo spettacolo!
Si
imbarazza, cambia tonalità come avevo immaginato.
I colleghi
si avvicinano ma non alzi gl’occhi, ho spaventato il povero cucciolo? Vedo uno
dei
tuoi colleghi recuperare il foglio dove avevo scritto per passare
l’altro alle
colleghe, alza gli occhi prima su lui sorridendo divertito.
– E’ bravo
ragazzino hai fatto colpo! Poi torna a
leggere, alla firma si gira a guardare verso gli ascensori. Io ridò
mentre Aaron sbuffa un – Povero Reid! Peccato che
in questo preciso istante le porte dell’ascensore si chiudendo
negandoci di più
di una veloce ultima occhiata, mi sarebbe piaciuto vederti dopo lo
shock
iniziale!
Gli eroi
sono uomini normali che affrontano il mondo per chi non può farlo. Sono
uomini
che non sanno o non vogliono esserlo eroi
I tuoi
occhi
mi hanno affascinata, ispirata, colpita sono dolci, teneri ma
racchiudono una
scintilla di speranza, di conoscenza , d’amore.
I tuoi
occhi
parlano di te, parlano del tuo mondo e di come sei fatto più di quando
faccia
tu. Vorrei conoscere e vedere oltre l’agente Reid che ho immortalato,
vorrei
poter conosce
l’uomo. Sara
Park "Hotchner” 555.000000