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Autore: Harira    15/11/2009    0 recensioni
Quante volte vorremmo non essere imprigionati nel ruolo che è stato scelto per noi?
E quante volte siamo stati proprio noi ad intrappolarci in quel ruolo?
La lotta per toglierci la maschera è cominciata, ora non ci resta che fare quanto di più difficile esiste: essere noi stessi.
Genere: Romantico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Rin, Sesshoumaru
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Autoconsapevolezza. Una parola lunga, eppure non abbastanza per rendere una giusta idea dello smisurato concetto che si trascinava dietro. Spesso le parole lo fanno. Si mascherano, ti ingannano, è difficile rendersi conto di una cosa solo dicendone il nome. Eppure, così pensava Sesshomaru, in mezzo a tante parole false, il termine “Rin” gli sembrava il più vero che si potesse dire. Non solo perché amava quel suono o quel pensiero, ma gli sembrava che in nessun altro caso suono e pensiero associati da poche lettere potessero incontrarsi e combaciare con tanta armonia.
Quando guardava Rin sentiva chiaramente che nessun’altra parola avrebbe potuto rendere altrettanto bene il concetto di quella creatura. Non umana. Non bambina. Nessuna parola sembrava calzarle bene, nessuna essere abbastanza lei. Quasi che fosse fuori da qualunque tipo di categoria, non fosse riconoscibile in nulla se non il suo nome. Come se, incredibile anche solo pensarlo, l’unico aggettivo, nome, verbo e avverbio che si potessero applicare a lei fosse: Rin. Nulla di più, e di certo nulla di meno.
Ritornando all’autoconsapevolezza, Sesshomaru oramai si era convinto di non averne quasi per nulla. Inoltre, con suo stupore, aveva capito che questo non gli importava quasi per nulla. Dopotutto, per quale movito avrebbe avuto bisogno di darsi delle etichette, dei titoli? Perché avrebbe dovuto imporre a se stesso ed agli altri nomi e aggettivi? Non bastava forse che vivesse, senza preoccuparsi di chiamarsi o essere chiamato? Rin era troppo piccola per rispondere a domande di quel genere e, se lui le avesse chiesto consiglio, probabilmente lei non avrebbe capito il problema. Eppure, ne era sicuro, se anche non si fosse chiamato Sesshomaru, se non fosse stato figlio di suo padre, se avesse avuto tutte e due le braccia o nessuna, se fosse stato una donna, un mezzo demone, un umano, persino se fosse stato una specie di rettile come Jaken, per la sua piccola Rin non avrebbe fatto differenza.
Perché avrebbe dovuto farla per lui?
-A cosa pensa Sesshomaru-sama?- domandò proprio Rin, in quel momento.
Sesshomaru scosse la testa.
-A nulla- rispose, sorridendo appena -E Rin-chan a cosa stava pensando?-
Rin riempì il suo viso con un sorriso enorme.
-Rin pensava ad una favola che le ha raccontato Kagome-
-Quale favola?- chiese Sesshomaru, dolcemente incuriosito dalle piccole preoccupazioni della sua bambina.
-Una favola bellissima! C’è una ragazza povera che si innamora di un bellissimo principe e vivono felici e contenti-
Sesshomaru, da seduto che era, si coricò nell’erba fresca del mattino ignorando le lamentele incredule di Jaken. Improvvisamente, il mondo sembrava più libero. Toltosi di dosso i suoi titoli come fossero stati vestiti troppo pesanti, il demone respirò pronfondamente l’aria limpida.
-Rin pensa che Sesshomaru-sama sia un principe più bello di quello della favola- fece la bimba coricandoglisi vicino.
Sesshomaru la osservò sentendosi così pieno d’affetto da poter scoppiare. Era tanto strano quanto incomprensibilmente piacevole potersi lasciar andare ai suoi stessi sentimenti in quel modo. In quel momento gli sembrava impossibile aver passato tutto quel tempo a reprimerli e non capiva come aveva potuto pensare che ci fosse qualcosa di sbagliato nel voler bene a qualcuno.
Dopotutto si trattava di assecondare un bisogno naturale, no? Come mangiare e bere, anche starsene con Rin era diventato per lui essenziale. Vegliare su di lei non era che un dolce peso, difenderla il suo piacere e parlare con lei affacciarsi su di un mondo di meraviglie sconosciute. Come un’opera d’arte, Rin si presentava fonte di pace e tranquillità eppure racchiudeva in sé tutta la fresca potenza della nuova vita. Proprio grazie al suo essere una bambina, Sesshomaru poteva accostarsi a lei privo di malizia e di desiderio, senza temere qualcosa che lo avrebbe impensierito se fosse stata adulta.
Passare tanto tempo con una creatura così piccola lo aveva riportato alla sua remota infanzia, quando anche lui, incredibilmente, si era sentito libero di correre, saltare, fare capricci e piangere anche a squarciagola. Come non si era accorto di star perdendo i ricordi di quei momenti in cui non aveva dovuto mettere freni alla sua voglia di vivere?
In quel momento, coricato vicino a Rin che gli intrecciava i capelli, si sarebbe sentito anche di voler bene al suo fratellino, forse. Forse, in quel momento, avrebbe saputo voler bene al mondo intero, o forse no, ma in ogni caso si sarebbe trattato di uno scorrere spontaneo dei sentimenti dal suo cuore che ora batteva chiaramente, come a tempo di musica, si faceva sentire potente, limpido e distinto all’interno del suo corpo.
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Ok, mi rendo conto delle scarsissime dimensioni di questo capitolo, eppure mi sembrava che non ci fosse altro da dire.
Se mai ho tralasciato qualcosa, è stato per lasciare ad ognuno di voi la libertà di dedurre, supporre ed inventare quello che più gli piace.
Ringrazio tutti quanti per avermi sostenuta, consigliata e accompagnata nella stesura di questa che alla fine risulta essere una piccolissima ff su Sesshomaru e la nostra... ehm, sua piccola Rin (ho sempre voluto scrivere qualcosa che parlasse di loro perchè li trovo così teneri e, devo dirlo, teneramente repressi).
E' stato un piacere mettere in fila queste parole sapendo che qualcuno le avrebbe lette e, perchè no?, magari apprezzate.
Un bacio a tutti :*
  
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