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Autore: Karmilla    16/11/2009    14 recensioni
“Oh, Georgie! Scusami. Io non avevo capito. Mi sono lasciato prendere dal mio rancore e non ho mai pensato che potesse esserci un'altra spiegazione. Ma se le cose stanno così...allora...possiamo ricominciare?”
Georgie alzò lo sguardo e fissò quegli occhi azzurri dei quali era stata tanto innamorata, ma all'istante si sovrapposero ad essi due occhi blu scuri come l'oceano tanto amato dalla persona alla quale appartenevano, una persona che ormai faceva parte di ogni fibra di Georgie.
“No, Lowell. Io non tornerò più indietro. Io voglio andare avanti. Voglio tornare in Australia con Abel. E con Arthur, non appena guarirà.”
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Non mi sono mai cimentata con Georgie, finora ho scritto solo su Lady Oscar, ma essendo entrambi i due miei anime preferiti ed avendo appena terminato di leggere per la prima volta il manga di Georgie ho deciso di provare...

Spero che possiate apprezzare la mia storia, e comunque commentate sia in modo positivo che negativo, vi prego!!!!


Ormai era tutto pronto, il salone era gremito di gente, tutta l'alta nobiltà inglese era pronta ad accogliere trionfalmente il ritorno del Conte Gerald e a far debuttare sua figlia, la Contessina Georgie, attorno alla quale c'era moltissima curiosità.

Il Conte era entrato per primo in modo che nessuno si perdesse l'arrivo della sua amata figlia.

Georgie era sull'uscio, ed era palesemente tesa.

“Georgie, se non ti calmi rischi di svenire non appena entreremo, e non credo che tuo padre ne sarà felice!”

“Lo so, Abel, hai ragione. Ma cosa ci posso fare? Mi sembra di essere sul punto di entrare nella fossa dei leoni...”

“Sbagli.”

Georgie lo guardò con fare interrogativo, Abel se ne accorse e le si rivolse con un gran sorriso.

“Non sembra, stiamo davvero per entrare nella fossa dei leoni!”

“Grazie Abel, ora mi sento meglio, davvero...”

Ma poi lui cambiò tono, e con voce calma e ferma le sussurrò.

“Georgie, non permetterò che ti accada nulla, stai tranquilla.”

Il cuore di Georgie sobbalzò, era da ormai qualche settimana che non riusciva più a reggere lo sguardo di Abel e quando lui le parlava in quel modo sentiva la terra mancarle sotto i piedi. Non riuscì a guardarlo ma lo ringraziò e si strinse al suo braccio.

Una voce infine annunciò:

“La Contessina Georgie Gerald e il Signor Abel Buttman”.

Il loro ingresso fu salutato con il massimo silenzio, avvertivano su di loro la curiosità di tutta quella gente come se fossero lame pronte a vivisezionarli, e si sentirono molto a disagio. Raggiunsero il centro della sala e Abel fece un cenno all'orchestra, al che iniziarono a danzare.

Solo dopo qualche minuto Georgie riuscì ad alzare gli occhi e lo sguardo di Abel agganciò il suo, per non lasciarlo più per tutta la durata del ballo.

Si sentivano felici, ma non lo dissero.

Georgie guardava radiosa il suo Abel, e lo trovava se possibile ancora più bello del solito con quell'abito elegante blu scuro e la camicia di seta dello stesso colore che richiamava il blu dei suoi occhi. Continuò a fissarlo perdendosi in sogni ad occhi aperti finché Abel la riportò sulla terra.

“Georgie, a cosa stai pensando?”

Lei arrossì vistosamente, e cercò di evitare il discorso.

“A nulla, perché?”

“Non ti credo. Avevi l'aria di chi stava pensando a qualcosa di molto piacevole!”

“No...ma che dici! Io...figurati...non scherzare...io non...”

Abel rise all'imbarazzo di Georgie e decise di lasciar perdere, anche perché temeva che Georgie stesse pensando ancora a Lowell, e non voleva sentirglielo nominare.

“Va bene, ti lascio stare, ma solo per portarti da tuo padre e da tutte quelle dame che non vedono l'ora di parlare con te.”

“No Abel, ti prego, resta con me. Tu non hai idea, sono le stesse persone che mi hanno evitata, derisa ed umiliata quando sono andata al ballo con Lowell, e adesso vogliono a tutti i costi fare amicizia con me. Questo ambiente non mi piace.”

“Sono d'accordo con te, ma cerca di pensare a tuo padre, fallo per lui.”

“Già, ma dove erano tutte queste persone quando lui ha avuto bisogno? Tutte a fare i leccapiedi a Dangering, e mio padre ai lavori forzati...”

“Georgie, basta, non comportarti da bimba capricciosa. Piuttosto va da lui e dai una bella lezione a tutti, no?”

“Sì, forse hai ragione. Ma almeno accompagnami, credo che ci sia intorno a te la stessa curiosità che c'è intorno a me, o forse non hai notato come ti stanno guardando molte delle ragazze invitate a questo ballo?”

“Davvero? Guarda, non ci ho proprio fatto caso...”

“Sì, come no!”

Ma il loro scherzoso percorso verso il Conte Gerald fu interrotto da un brindisi ad alta voce.

“Per la Contessina Georgie! Una ragazza che ha ben chiaro dove vuole arrivare nella vita e come raggiungere il suo scopo.”

Georgie si voltò sconvolta, aveva subito riconosciuto la voce di Lowell. Abel stringeva i pugni con rabbia, il Conte Gerald guardava sua figlia senza parlare, aspettando una reazione che arrivò subito.

“Lowell! Sei ubriaco, è meglio che torni a casa con Elise.”

“Certo Georgie. Perché non mi ci porti tu? Tanto sei brava ad abbandonare le persone in stato di incoscienza, vero?”

Georgie lo guardò con rabbia, gli si avvicinò e lo spinse fuori sul balcone prendendolo per un braccio.

“Cosa vuoi da me, Lowell?”, gli chiese bruscamente.

“Sapere perché mi hai lasciato così! Non ero abbastanza per te? Sapendo che eri la figlia di un Conte hai pensato che era meglio prima farsi riconoscere?”

Un sonoro ceffone mise fine alle parole di Lowell.

“Smettila! Come ti permetti! Io non ho mai puntato né ai tuoi soldi né al titolo nobiliare. Io ti ho lasciato solo per salvarti la vita. Io non avrei mai potuto farti operare, ma Elise sì. E' per questo che ti ho riportato da lei, non volevo lasciarti...non volevo lasciarti morire...”

Lowell ascoltò in silenzio ciò che Georgie gli stava raccontando tra le lacrime e finalmente capì che aveva sbagliato tutto, che l'aveva giudicata severamente quando in realtà lei aveva compiuto un grande gesto d'amore, che non lo aveva abbandonato a se stesso.

“Oh, Georgie! Scusami. Io non avevo capito. Mi sono lasciato prendere dal mio rancore e non ho mai pensato che potesse esserci un'altra spiegazione. Ma se le cose stanno così...allora...possiamo ricominciare?”

Georgie alzò lo sguardo e fissò quegli occhi azzurri dei quali era stata tanto innamorata, ma all'istante si sovrapposero ad essi due occhi blu scuri come l'oceano tanto amato dalla persona alla quale appartenevano, una persona che ormai faceva parte di ogni fibra di Georgie e il cui pensiero la fece sorridere dolcemente.

“No, Lowell. Io non tornerò più indietro. Io voglio andare avanti. Voglio tornare in Australia con Abel. E con Arthur, non appena guarirà.”

“Abel! E così alla fine ce l'ha fatta a portarti via da me.”

“Nessuno mi ha portato via da te, tanto meno Abel. Lui mi ha lasciato libera per capire, e sono tornata io da lui...”

“Se le cose stanno così, allora il nostro è un addio?”

“Sì, Lowell...”, disse Georgie senza distogliere lo sguardo dal giovane di fronte a lei. Era risoluta e decisa, niente e nessuno avrebbe potuto farle cambiare idea.

Nessuno dei due si accorse del fatto che Elise era dietro di loro.

“Lowell? E' ora di andare. Lo sai che l'aria fredda della sera ti fa male...”

Georgie non si voltò, lasciò che i due se ne andassero senza salutarli, non voleva che la vedessero piangere; solo Abel la raggiunse quando vide i due lasciare la sala.

“Georgie, va tutto bene?”

Non gli rispose, ma si tuffò tra le sue braccia piangendo disperata.

“Georgie! Cosa è successo? Ti ha fatto del male?”

“No, Abel, stai tranquillo. Ho solo bisogno di calmarmi un po'. Ti prego, tienimi stretta a te, ho bisogno di sentire il tuo calore...”

“Oh, Georgie! Lo sai che farei di tutto per te...”

Abel la strinse forte a sé e cominciò ad accarezzarle dolcemente i capelli, parlandole con dolcezza.

“Amore mio, dimmi solo cosa vuoi che faccia...”

Nel sentirsi chiamare così Georgie si spaventò, non riusciva ancora ad abbandonarsi al nuovo sentimento che provava per Abel e sentiva che la situazione si stava evolvendo troppo velocemente. Si staccò bruscamente da lui, guardandolo a bocca aperta.

“Abel! Io...”

“Oh, Georgie, scusami, ti prego. Non volevo spaventarti, davvero. Lo sai che sto cercando di comportarmi da fratello, ma non posso fare finta che i miei sentimenti non esistano.”

Fratello, fratello, fratello. Ma io ho smesso da tanto di considerarti un fratello. Arthur è mio fratello, tu no...

“Abel, io voglio tornare a casa.”

Abel si sentiva mortificato.

“Per favore, no. Per colpa mia ho rovinato il tuo debutto. Ti prego, torniamo dentro, prometto che non ti importunerò.”

“Abel, tu non hai fatto niente.”

Georgie lo guardò negli occhi e si alzò sulle punte per dargli un lieve bacio sulla guancia.

“Non sono arrabbiata con te, ma vorrei davvero tornare a casa. Ti va di accompagnarmi?”

Il sorriso dolce di Abel fu la più bella risposta che poté ricevere.

Il Conte Gerald rimase dietro ad una finestra guardando due figure che si allontanavano nella notte tenendosi per mano.

“Sofia, la nostra Georgie sta finalmente scoprendo l'amore. Spero faccia chiarezza dentro di sé prima che sia troppo tardi.”

   
 
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