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Autore: maryku    16/11/2009    1 recensioni
Una shot dedicata a Mousse. Perché l'amore non corrisposto è il più doloroso, ma ci sono alcuni che riescono a non arrendersi mai.
Genere: Generale, Romantico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Mousse
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un saluto a tutti! Dopo tanto tempo, anch'io torno a scrivere una Shot su questo manga. Stavolta il protagonista è Mousse. Ho ritrovato questa Shot e ho deciso di modificarla un po'. Non l'avevo mai pubblicata eprché non mi soddisfava, ma adesso mi va di darvela così com'è. Stranamente, nessuno mi ha spinta, mi è venuto naturale. Stavolta dovete prendervela solo e unicamente con me se non vi piace ^^''' Ma spero che non sia così brutta! ^__-
Buona lettura!

Suffering of a love 

La notte celava la sua figura. I suoi passi sembravano le ali delle farfalle, così utili ma anche così silenziose.

I respiri erano regolari, nonostante il suo zampettare da un tetto all'altro. Nerima, distretto di Tokyo, offriva un bellissimo panorama, ma non era così interessante in quel momento. No, non gli interessava il panorama, anzi, ormai ne era disgustato!

Era andato lì per seguire Shampoo, e sempre per lei era tornato in Cina per diventare più forte, ma per sua sfortuna era capitato alla fonti di Jusen.

Per quanto tempo aveva cercato la cura a quella maledizione? Per quanto tempo aveva faticato restando vicino alla persona che amava? Per quanto? Beh, anni non era esatto. Era tutta la vita che restava accanto alla sua amata, però lei non sembrava accorgersene, anzi, lo screditava ogni volta. Quel suo sguardo di ghiaccio, di cui era innamorato e allo stesso tempo impaurito e ferito, l'aveva ferito per l'ennesima volta.

Non sarebbe scappato, no, non poteva lasciarla a se stessa e al suo Ailen; quell'ailen che la lasciava per correre dalla sua, di innamorata. Quel Ranma incredibilmente superbo che teneva il piede in due, anzi, in quattro staffe e che prendeva in giro la sua Shan-pu.

Una smorfia passò sul volto coperto dagli occhiali. Come poteva pretendere di essere il ragazzo giusto per Shan-pu se la considerava un oggetto? Non era cieco, nonostante la sua terribile miopia. Sapeva che lei non lo guardava nemmeno come amico, la maggior parte delle volte. E conosceva le leggi. Oh, se le conosceva. La dura legge delle donne di polso. Anche se Shan-pu non avesse amato Ranma, e lì Muosse aveva qualche dubbio, era costretta dalle leggi a sposarlo. Sposarlo! Quando lui aveva messo in chiaro che non avrebbe sposato nessuna delle tre fidanzate più una che si ritrovava. Già, Kodachi era da escludere a priori, quella era più pazza del fratello, il che era tutto dire.

All’improvviso sentì una minaccia e schivò il secchio d'acqua fredda all'ultimo istante, per poi saltare sull'altro tetto.

- Mousse, attento! - urlò la voce femminile del suo rivale.

Il cinese scosse la testa e, con la sua catena, prese la rossa fino a portarla vicino a sé.

- Ranma, come osi prenderti gioco di me? - esclamò lui, sorridendo perfidamente. Purtroppo non vide in tempo che il secchio da lui schivato era tornato al mittente, finendogli addosso e innescando la maledizione.

- Stupido! Non ti stavo prendendo in giro! - disse infuriata la rossa.

- Quack! - starnazzò la papera, avvinghiandosi alla gamba di Ranma. La ragazza cercò di toglierlo, ma dovette saltare via per colpa di una figura ben più spaventosa. Sembrava un vero demone.

- Se tu non ti fossi messo in mezzo, a quest'ora avrei già battuto Collant Taro! - urlò, per poi schivare l'attacco inferocito del maledetto.

- Quack! - Mousse lasciò la prese e si guardò intorno per trovare dell'acqua calda. Odiava restare in quello stato.

L'anatra starnazzò verso un bollitore, trovato lì miracolosamente, peccato fosse vuoto.

Col bollitore in becco e i kunai pronti per essere lanciati, si avviò verso la fontana più vicina, in cui un porcellino nero, tutto bagnato, era caduto mentre cercava di dar man forte nella la battaglia contro Taro.

Lo riempì velocemente fino all'orlo, per poi metterlo vicino al fuocherello che si portava sempre appresso Ryoga.

In quel momento sentì un miagolio. Pensò che fosse la sua Shan-pue pieno di gioia si girò, ma la sua gioia si sbriciolò quando capì che la fonte del rumore era un semplice gatto, per di più affamato.

Un po’ abbattuto, si versò addosso l'acqua ormai calda che schizzò anche verso il porcellino. Ryoga, ridiventato uomo, attaccò senza riserve Taro insieme alla rossa e, finalmente, lo sconfissero.

Muosse scosse la testa, irritato da tutto quel rumore. Troppo preso dalla battaglia non si accorse che il gattino affamato gli si era avvicinato in cerca di cibo.

Quando sentì il suo miagolare proprio vicino alle orecchie credette di nuovo che fosse la cinese. Lo prese in braccio non vedendolo perfettamente e esclamò, felice: "Oh, Shan-pu! Sei venuta da me!"

- Mettiti gli occhiali, talpa! - gli disse Ranma-chan, dandogli un pugno in testa per non far svegliare tutto il vicinato. Mousse era caduto a terra con un bernoccolo, quasi svenuto.

- Che si fa ora? - sentì distintamente le parole di Ryoga, ma non riusciva più ad alzarsi a causa del colpo.

- Portiamolo a casa, non possiamo mica lasciarlo qui! - Mousse aprì gli occhi e vide i due prendere in braccio quella massa che avrebbe dovuto essere Taro e saltare di nuovo per i tetti di Nerima. Non si erano curati di lui. Sarebbe voluto rimanere sdraiato, era stanco, ma non poteva restare lì in eterno.

Si alzò malamente afferrandosi la testa con ambo le mani.

Di nuovo sentì un miagolio fastidioso che gli giungeva alle orecchie stanche, più funzionali degli occhi.

- Ancora tu, gattino? Non vedi che non posso aiutarti? - sussurrò con voce roca.

Il felino non gli diede retta e si accoccolò sul suo kimono bianco, sbadigliando e cominciando a fare le fusa.

- Anche tu sei tutto solo? Non hai un padrone? - prese ad accarezzarlo meccanicamente; già simpatizzava per quell’animale che gli ricordava la sua amata e, ora come ora, non l'avrebbe lasciato andare tanto facilmente senza prima essersi assicurato che sarebbe stato al caldo.

Il micino annuì, come se potesse capire ciò che diceva.

- La solitudine non è male, sai? Almeno non sei maltrattato tutti i giorni o usato per mandare avanti quel ristorante insieme a una mummia... - scoppiò a ridere. Una risata atona, senza nessuna allegria.

-Miao! - gli soffiò contro, alzando la schiena.

- Scusa, non volevo spaventarti, è solo che la mia vita non è stata molto felice... Credo di poter fare qualcosa restando insieme alla ragazza che amo, quando lei non mi vede nemmeno. In realtà sono un vigliacco a cui non va di vedere la realtà; anzi, a cui non va di cambiarla. Ma penso che nemmeno tu te la passi tanto bene - disse, per poi alzarsi con il gatto in braccio. - Che ne dici di venire con me? Potresti essere il mio... Primo amico! - esclamò, mentre sul suo viso si apriva un sorriso.

- Miao! - ringhiò, per poi mostrare i dentini, troppo piccoli per ferire la pelle di un uomo.

- Cosa vuoi dirmi? - lo allontanò appena e alzò il sopracciglio, poi lo riavvicinò a sé. - Scusa, mi dispiace essere stato maleducato con una signorina. Mi correggo, sarai la mia prima amica... E quella che più si avvicina a Shan-pu. Fiera, determinata, orgogliosa... Proprio come un gatto. A quanto pare Jusenkyo non ha sbagliato con le maledizioni. Anche io sono una... Anatra...- abbracciò la gatta incamminandosi verso il Neko Haten, sperando con tutto se stesso che la Vecchina e Shan-pu gli facessero tenere la sua prima amica.

- Sai, però… Credo che continuerò a stare al suo fianco per proteggerla nei momenti in cui potrò, nonostante tutto – un sorriso si fece largo sulla faccia del cinese e, come ogni volta che pensava a Shan-pu, si ripromise di starle accanto nel caso le fosse successo qualcosa.



Perché l'amore non corrisposto è il più difficile da sopportare. Perché l'amore porta tanta gioia ma anche tanta sofferenza, se non lo si sa governare.

   
 
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