The Angel who Will Save my Life
Ho davvero pensato che
fosse la cosa giusta da fare.
Mi avevi rovinato la vita.
Era questo quello che continuavo a pensare.
Mi avevi rovinato la
vita.
Se non ti avessi
conosciuto forse a quest’ora sarei sposato. Forse avrei una famiglia.
Forse non avrei conosciuto
il vero me stesso.
Invece sei entrato nella
mia vita e l’hai cambiata radicalmente.
Mi sono innamorato di te,
anche se non ho mai avuto il coraggio di ammetterlo.
Tu, invece, me lo ripetevi
sempre.
Volevi farmi capire che
avevo fatto bene a seguirti. Mi dicevi che insieme ce l’avremmo
fatta.
Ho abbandonato tutto per
te, e tu lo sapevi.
Ho lasciato la mia
ragazza, i miei genitori non hanno più voluto saper niente di
me.
Ti sentivi in colpa ma io
ero troppo accecato dal dolore e dalla confusione che provavo per rendermene
conto.
Quando hai dovuto
sopportare in quel periodo eh, amore mio?
Quante volte ti ho
lasciato il lacrime, andandomene sbattendo la porta?
Non riuscivo ad accettarmi
e di conseguenza non accettavo te, non accettavo noi.
Ho pensato che sarebbe
stato meglio per entrambi lasciarci.
Si, ti ho lasciato con un
biglietto, con un post-it sul comodino, dopo che avevamo fatto l’amore e tu
dormivi tranquillamente, nudo, sotto le coperte blu notte del tuo
letto.
“Non c’è la faccio. Non
cercarmi.”
Ricordo i tuoi capelli
neri sparsi sul cuscino, una ciocca ribelle appoggiata sulla fronte, il tuo bel
viso serenamente addormentato, il lenzuolo che ti copriva solo fino alla vita e
il tuo petto pallido ed asciutto.
Era questa l’ultima
immagine che volevo avere di te.
Il bell’angelo che mi ha
rovinato la vita.
Ho provato molte volte, in
questi sei mesi, il desiderio bruciante e doloroso di
vederti.
Quante volte ho pensato di
venire davanti alla tua università ed aspettarti li?
Non l’ho mai
fatto.
Mi avevi rovinato la vita,
no?
Era solo un momento, mi
sono detto, ora devo solo tornare a vivere. Trovarmi una bella ragazza e
ripresentarmi a casa dai miei genitori, dicendogli che mi ero
sbagliato.
Tu mi avevi traviato, ma
io mi sono reso conto che no, ero normalissimo.
Mi viene da ridere
ripensandoci. Ma all’epoca ci credevo davvero!
Ho smesso di crederci
quando mi sono trovato a scopare con uno sconosciuto nel parcheggio di un
locale.
Che cosa avevo
fatto?
Forse ero stato io stesso
a rovinarmi la vita.
Forse tu mi avevi dato la
possibilità di essere me stesso e io ho distrutto
tutto.
In questi mesi è stata
quell’immagine di te addormentato e sereno a tenermi compagnia, a farmi star
male, ma bene allo stesso tempo.
Perché quando mi stendevo
sul letto e chiudevo gli occhi riuscivo quasi a sentirti accanto a
me.
Poi allungavo una mano
sull’altro lato del mio maledetto letto a due piazze e il sogno svaniva,
lasciandomi nella disperazione.
Ti ho immaginato così
tanto ma, come una vecchia foto troppo maneggiata, quell’immagine ha iniziato a
schiarirsi, a indebolirsi. I colori ad essere meno
brillanti.
I tuoi occhi e il tuo
sorriso li avevo già dimenticati da tempo.
Per questo, ora che sei a
pochi metri da me fatico quasi a riconoscerti.
Ma no, quel corpo che ho
toccato con forza e disperazione, quel viso che ho visto in tutte le espressioni
possibili, quei capelli che ho più volte stretto tra le mie dita. Non posso
dimenticare tutto questo.
Dopotutto, non ci sono mai
riuscito.
Sei a dieci metri da me,
seduto ad un tavolino con degli amici.
Posso vederti benissimo
dalla mia posizione e anche tu potresti se solo alzassi lo
sguardo.
Ma ridi. Le tu labbra
bellissime si tendono, mostri i denti dritti e
bianchi.
I tuoi occhi scuri
brillano nella luce soffusa di questo bar.
Sei sereno, non mi hai
ancora visto.
Studio il tuo viso. È più
scarno di quanto ricordavo. Sei dimagrito.
Non ti è passata ancora la
fissa di truccarti gli occhi con una linea sottile di
eye-liner.
Quanto ho odiato il fatto
che usassi il make-up?
Quante volte ti ho
lasciato seduto in un bar, scappando via?
Sentivo gli occhi di tutti
su di me. Tutti mi guardavano, tutti mi giudicavano.
Avrei dovuto fregarmene.
Avrei dovuto fare quello che sto facendo in questo
momento.
Guardarti con insistenza,
perché l’unica cosa giusta nella mia vita sei stato
tu.
Ora ti guarda e penso che
tu sia bellissimo.
Non ti ricordavo così bello.
Prendi in mano il tuo
drink e indirizzi la cannuccia alle labbra. Prendi un sorso di quel liquido
giallognolo. Vodka-Lemon. Ne sono sicuro. È il tuo alcolico
preferito.
Rimetti giù il bicchiere e
sorridi ancora.
Poi alzi lo sguardo, e mi
vedi.
Il cuore mi arriva in
gola, battendo furiosamente.
Hai perso il sorriso, i
tuoi occhi sono aumentati di circonferenza e mi guardano
sorpresi.
Non credi ai tuoi occhi
Will?
Io continuo a guardarti,
non ne posso fare a meno.
Dio solo sa quanto mi sei
mancato.
Ti alzi di scatto, come se
fossi deciso sul da farsi, ma poi ti blocchi e torni a sederti sullo sgabello di
legno.
Un tuo amico si volta
verso di te, ti starà chiedendo che cos’hai.
Tu però non rispondi. Sono
io ad attirare tutte le tue attenzioni.
I tuoi occhi sono su di me
e posso solo immaginare cosa ti passa per la testa.
Non sai se alzarti e
venirmi a parlare. So che vorresti farlo, ma hai paura che io abbia qualcosa in
contrario.
No Will, vieni da me. Sai
che io non ho il coraggio di farlo. Sai che sono troppo
orgoglioso.
Mordi il labbro inferiore.
Sei nervoso.
Ti vedo chiudere gli occhi
e fare un profondo respiro.
Okay amore,
calmati.
Ti alzi, questa volta
lentamente. Dici qualcosa hai tuoi amici che ti guardano un secondo, ma poi
tornano a parlare tra di loro.
Fai il giro del tavolino e
ti trovi a fare lo slalom tra i tavolini. Questa sera il pub è pieno di
gente.
Io sono seduto al bancone
del bar.
Il barista, circa un
quarto d’ora fa, mi ha servito la birra alla spina media che avevo ordinato, ma
non l’ho ancora toccata.
Ti avvicini lentamente,
fino ad arrivare di fronte a me.
- Nate…ciao…- sussurri,
affondando le mani nelle tasche dei tuoi jeans blu scuro, schifosamente
aderenti. Mettono in risalto le tue gambe perfette.
Il ricordo di quelle
stesse gambe strette intorno ai miei fianchi mi provoca un crampo allo
stomaco.
I jeans sono infilati nei
tuoi soliti anfibi slacciati. Il petto è fasciato da un maglioncino nero con lo
scollo a V. Riesco a distinguere quasi le costole. Dio Will, sei dimagrito
troppo.
Ora che sei qui vicino a
me non riesci a guardarmi negli occhi, quindi alterni lo sguardo tra il
pavimento e il mio viso.
- Ciao Will…-
Sono contento di vederti
Will.
Mi sei mancato
Will.
Ti amo
Will.
- Come…si, volevo
chiederti…come stai? – mi chiede, con tono nervoso e
imbarazzato.
Bene,
ora.
Male, ora. Voglio
prenderti tra le mie braccia.
- Bene, cioè…abbastanza…-
Annuisci distrattamente.
Sai che è una risposta di circostanza.
Forse anche la tua è stata
una domanda di circostanza?
- Tu invece? Ti vedo
dimagrito…- dico, e allungo una mano per sfiorare con un dito il tuo
addome.
Ti irrigidisci e distogli
lo sguardo.
- Si. Il nervosismo per
gli esami mi ha fatto perdere un po’ l’appetito. –
rispondi.
È una bugia, lo
so.
Sei stato male per me
Will?
- Ma sto bene…- ti
affretti ad aggiungere – Benissimo. –
I superlativi smascherano
le bugie, Will.
Sospiro e abbasso la
testa.
Come posso dare lezioni a
lui, quando sono io il primo a mentire in
continuazione?
Non ho fatto altro nella
mia vita.
Mentire quando sapevo di
essere attratto da lui.
Mentire quando sapevo di
essermi innamorato di lui.
Mentire quando dicevo che
era tutta colpa sua.
Mentire quando dicevo che
mi aveva rovinato la vita.
- Io no Will. – ho
sussurrato, scuotendo la testa, quasi senza forze.
- Io non sto bene Will. –
ho ammesso.
Forse è la prima verità
che dico, da molto tempo a questa parte.
Alzi lo sguardo e mi
guardi, sorpreso, con la bocca socchiusa.
Ricambio il tuo sguardo,
in attesa di una risposta, qualsiasi essa sia.
- Che vuol dire…c-che non
stai bene? – balbetta.
Mi verrebbe da sorridere.
Non sei cambiato per niente amore mio.
- Voglio dire che mi
manchi Will. Che ho fatto una cazzata. – ho
sussurrato.
Vedo la sua espressione
cambiare radicalmente.
Diventare arrabbiata e
sofferente.
- No, non permetterti a
dirmi queste cose. Sono stato una merda in questi mesi per colpa tua, quindi ora
non uscirtene con queste frasi. Non è proprio da te Nate! – mi
dice.
Ha il viso contratto e si
vede che sta cercando di mantenere il controllo. Di non alzare la
voce.
In fondo siamo in un luogo
pubblico.
- Non pensi che forse…sono
cambiato? – ho
proposto.
Ho paura che mi si metta a
ridere in faccia.
Ha ragione. Io non sono
tipo da questo tipo di frasi. Non sono tipo da ammettere un mio
sbaglio.
Non sono tipo da
dirglielo, ora, subito, che sono innamorato di lui.
- Cambiato eh Nate? Il
fatto allora di avermi lasciato con un fottuto post-it, ti ha aiutato nel tuo cambiamento, forse? – il suo tono
sarcastico mi punge le orecchie.
Ho abbassato lo
sguardo.
- Mi dispiace. –
ripeto.
Non so cos’altro dire. Non
so cosa fare.
So che qualsiasi cosa io
dica, lui avrà sempre qualcosa di più giusto da
ribattere.
Lui annuisce, ma non dice
null’altro.
In un secondo lo vedo
darmi le spalle e cominciare a camminare verso il suo
tavolo.
No, non posso lasciarlo
andare così.
Mi alzo velocemente dalla
sedia e lo blocco per un braccio.
- Will, fermo. – lui
sospira e si volta a guardarmi.
- Che c’è Nate? Non penso
che ci sia altro da dire. Volevo solo sapere come stavi. Volevo solo sapere se
avevi trovato te stesso. –dice, guardandomi negli
occhi.
- L’ho trovato quando ti
ho conosciuto. Avevo solo bisogno di tempo per capirlo ed accettarlo.
–
Mi guarda, cercando forse
di capire se penso davvero quello che dico.
- Sei cambiato davvero…-
dice dopo, e sono felice di sentire che è un affermazione e non una
domanda.
- E come è successo eh? Ho
cercato in tutti i modi di farti capire che non era sbagliato amare un uomo. Ti
ho detto che ti amavo. E tu mi hai rifiutato, prendendomi solo quando ti faceva
più comodo. – abbassa lo sguardo.
Faccio lo stesso.
I ricordi dei modi bruschi
che usavo con lui, i ricordi delle parole crudeli che gli rivolgevo e il mio
ridere e reagire male quando mi diceva che mi amava, mi fanno star
male.
- Quando te ne sei andato
e mi hai chiesto di non cercarti ho pensato che forse avevi fatto la cosa
giusta. Mi è venuto il dubbio che forse, quello di cui mi accusavi, era la
verità. Forse ti ho davvero rovinato
la vita. –
- Mi hai lasciato nel
dolore più profondo che io abbia mia provato e l’unica cosa di cui avevo bisogno
eri tu che mi dicevi che non era vero. Che eri felice di aver scelto me. –
- Mi ero arreso, ho
cercato di rimettere insieme i pezzi della mia vita. E ora, che ho trovato un
po’ di equilibrio, vieni qui dicendomi proprio quello che volevo sentirmi dire…-
Non so cosa rispondere. I
suoi occhi scuri sono fissi su di me e ora sono io a non riuscire a reggere il
suo sguardo.
Poi però mi faccio forza e
lo guardo.
- Perché non aiuti me,
ora, a rimettere insieme i miei pezzi? Perché non mi aiuti a trovare il mio
equilibrio? –
Io l’ho già trovato il mio
equilibrio. Sei tu Will.
Lui mi guarda, soppesando
le mie parole.
- Quindi non pensi più che
io ti abbia rovinato la vita? – chiede poi, in un sussurro. Talmente basso che
ho paura quasi di aver sentito male.
Ma è come se il mondo si
fosse fermato.
Non c’è più nulla intorno
a me. Ci siamo solo noi due.
Io e William. Io e il mio
angelo.
Scuoto la testa, un
accenno di sorriso mi è già apparso sul volto.
- No, me la sono rovinata
da solo. Ma tu puoi aiutarmi a sistemarla…-
Lui mi guarda e
poi…sorride.
- Si, penso di poterlo
fare…-
Si, mi sono sbagliato
ancora una volta.
Lui è l’angelo che salverà
la mia vita.
Shot scritta di getto, in
un attimo di ispirazione lampo e di super depressione.
Visto che ho bisogno di un
happy-ending, almeno lo metto nelle mie storie =)
Ditemi cosa ne pensate
okay? Qualsiasi cosa!
Vale