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Autore: Tomi Dark angel    18/11/2009    5 recensioni
Aoi è strano, Aoi è diverso. Tutto cambia nella band, e con lui, anche la vita si ferma per un attimo...ciò che serba il futuro è ancora incerto, ma se il presente sarà fiducioso, ciò che verrà potremo gestirlo noi.
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Aoi, Reita
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un incubo iniziato in un giorno qualunque…un incubo che devastò tutti noi e distrusse definitivamente il paradiso che con tanta fatica ci eravamo costruiti. E una mattina come tante successe.

Eri in ritardo, e questa era la prima volta da quando i GazettE si erano formati. Ti eri sempre vantato del tuo record di puntualità, prendendo in giro Ruki perché se non arrivava almeno mezz’ora dopo l’inizio delle prove non era lui. E tu spezzasti quel motivo di vanto senza apparente motivo.

Reita: ragazzi, qualcuno di voi ha idea di che fine abbia fatto Aoi?

Guardai i presenti mentre parlavo. Uruha stava litigando col jack della chitarra, Ruki giocherellava col microfono, Kai era seduto alla batteria con il cellulare in mano e un’aria preoccupata sul volto.

Kai: è la quarta volta che lo chiamo e continua a non rispondermi…

Quelle parole così preoccupate uscite dalla bocca del nostro solitamente fiducioso leader furono fulminanti. Io, Uruha e Ruki ci gelammo sul posto e lo guardammo proprio mentre la porta dello studio si apriva ed entravi tu. Non avrei mai voluto vederti così: magro più del solito, pallidissimo, bagnato fradicio per la pioggia, il trucco sciolto e gli occhi spenti come fiammelle su cui ha appena soffiato un crudele vento invernale. Tutta la tua bellezza sembrava essere scomparsa, tutto ciò per cui ti riconoscevo era svanito nel nulla, lasciando davanti a noi solo un guscio vuoto, pallida imitazione di ciò che eri un tempo.

Ruki: A…Aoi? Yuu…?

Aoi alzò lo sguardo su di lui con aria leggermente sorpresa, come se lo vedesse per la prima volta, poi si sciolse in un sorriso che per un momento illuminò il suo volto, rendendolo perfetto e splendente come prima. Non guardò nessuno di noi negli occhi, lo ricordo bene, ma si ostinò ad ignorarci…tutti, tranne uno.

Aoi: Yutaka, posso parlarti un momento?

Rabbrividimmo quando Aoi parlò con voce non sua, bassa e roca. Dov’era finito l’Aoi che conoscevo? Dov’era il suo sorriso raggiante? E le sue battute tanto stupide da lasciarti con il sorriso sulle labbra?

Vedemmo Kai annuire e seguire Yuu fuori dallo studio di registrazione. Cadde il silenzio. La pioggia battente rimase l’unica voce che si faceva udire mentre, in silenzio, ognuno di noi sperava di essere caduto solo in un brutto incubo. L’orologio da parete vicino a me scandiva i secondi, i secondi scandivano i minuti, e all’improvviso un gong come di pendolo uscì da quel maledetto apparecchio, come un gong di morte. Come attirati da quel rumore, Kai e Aoi uscirono dalla stanza, ed entrambi erano diversi. Kai aveva gli occhi gonfi di lacrime, il sorriso tirato e un braccio intorno alle spalle di Aoi, che invece si appoggiava a lui e sorrideva per la prima volta sereno.

Aoi: grazie, leader sama.

Non avevamo mai visto Kai crollare in quel modo, ma fu devastante vederlo scoppiare improvvisamente in lacrime e abbracciare forte Aoi, nascondendo il volto nell’incavo del suo collo. Il mondo stava impazzendo? Forse, ma non avevo mai provato desiderio più forte come quello che in quel momento mi spingeva a pregare che tutto tornasse come prima, che Aoi saltellasse allegramente per la sala e Kai sfoderasse il suo sorriso da mamma chioccia che gli schiudeva le fossette al lato della bocca.

Invece no. Loro restavano lì, abbracciati dolcemente e con volti del tutto ignoti a tutti noi, forse anche a loro.

Kai: ti voglio be…bene, Yuu…

E un’unica, solitaria lacrima scivolò lungo la guancia di Aoi mentre scioglieva l’abbraccio, poneva un bacio sulla guancia di Kai ed usciva dalla sala, comportandosi come se gli altri tre membri del gruppo non fossero mai esistiti.

 

Era passata una settimana da quel buffo avvenimento, e il gruppo non era più lo stesso. Kai era diventato triste ed irritabile, nessuno di noi azzardava più a porgli domande su cosa si erano detti lui e Yuu quel giorno, Uruha era così soprappensiero che sbagliava spesso l’attacco delle canzoni, Ruki era silenzioso e apriva bocca solo per cantare. E io? Io cercavo di impegnarmi. Non ci riuscivo. Eppure nessuno me ne faceva una colpa. Tutti noi guardavamo spesso l’amplificatore abbandonato della seconda chitarra, eppure la polvere non si depositava mai su di esso. Solo Kai si era accorto che tutti i giorni io venivo mezz’ora prima in sala prove per pulire gli attrezzi di Aoi in solitudine e con tanta caparbietà.

E fu proprio mentre mi impegnavo a passare il panno della polvere su una delle sue chitarre che la porta si aprì, ma non mi girai.

Rei: Kai, sei arrivato un po’ presto o sbaglio?

Aoi: infatti non sono Kai.

Mi irrigidii, guardando il panno che mi sfuggiva di mano. Aoi era lì, fermo davanti alla soglia della porta spalancata, un dolce sorriso ad illuminargli il volto magro e pallido più di prima. Eppure ora potevo distinguerlo, distinguevo colui che amavo più di ogni altra cosa al mondo sotto quell’inquietante diversità dal suo io passato.

Reita: Y…Yuu…

Aoi avanzò di un passo e posò a terra la custodia della sua chitarra personale. Notai che ogni suo gesto era stanco e affaticato.

Aoi: suoniamo?

Non mi aspettavo una proposta del genere così all’improvviso. Non mi aveva salutato, abbracciato, o anche solo chiesto scusa per le assenze continue. No, niente di tutto questo. Aoi voleva suonare con me, e i suoi occhi mi implorarono di esaudirlo. Ed io lo esaudii. Basso e chitarra unirono i loro suoni in una melodia serena, pacata e felice che forse nessuno dei due conosceva.

E rividi in ogni nota un momento passato insieme, un sorriso sincero, un abbraccio affettuoso e mai dimenticato.

Risentii la risata divertita di Kai.

Rividi Uruha che tirava un affettuoso scappellotto a Ruki, intento a liberarsi dal filo del microfono, imprecando come uno scaricatore di porto.

Ogni momento passato, ogni lacrima di felicità, ogni segreto rivelato. La gioia di una vita passata insieme, vissuta appieno in compagnia di coloro che ami.

Qualcosa mi diceva che avrei dovuto aspettarmi anche un fondo di malinconia in quella canzone, eppure non ne trovai traccia. Aoi era felice, sinceramente gioioso di essere lì in quel momento insieme a me, a suonare come avevamo già fatto tante volte.

E vidi per l’ultima volta il magnifico chitarrista splendere più che mai, accarezzando le corde con le dita snelle.

Gli occhi riacquistarono il loro antico splendore, la pelle diafana non era più di quel bianco cadaverico ma di un candore quasi lunare, i capelli lucenti come le piume di un corvo. Bello più che mai, perfetto più degli dei. Seppi così che era l’ultima volta che suonavamo insieme, l’ultima volta che Yuu Shiroyama stringeva a sé la sua adorata chitarra.

E la canzone finì con un’ultima, lunga nota. Era una nota argentina, melodiosa, quasi rappresentasse il coro degli angeli.

Aoi posò la chitarra a terra e mi si avvicinò. Vidi i suoi occhi splendere un’ultima volta prima di chiudersi. Appoggiò le labbra fredde sulle mie, ancora calde. Non era un bacio profondo né passionale. Era un bacio semplice, quasi da bambino, ma per questo reso speciale più di qualsiasi altro bacio.

Ci separammo, e lui rise di felicità, accarezzandomi la guancia. Si appoggiò un dito sulle labbra piegate all’insù, come a volermi dire di fare silenzio, e si voltò. Varcò la soglia della porta per l’ultima volta, sparendo sotto la pioggia battente e custodendo un pezzo del mio cuore ancora battente grazie a lui.

 

 

Nessuno lo rivide mai più. Yuu Shiroyama scomparve nel nulla come un’ombra scompare quando il sole tramonta, ma lui non era un’ombra. Alcuni lo ricordano come un grande chitarrista, altri come un semplice ragazzo che aveva avuto il suo periodo di gloria e poi magari si era suicidato.

Noi no. I the GazettE ricordano Aoi come l’angelo più bello del paradiso.

 

 

Un mese dopo:

 

 

Ruki: URUHAAA DOVE CAVOLO HAI NASCOSTO IL MIO MICROFONOOO

Uruha: e chi ti ha nascosto niente?????

Ruki: BUGIARDO, SEI STATO TUUUUUUUUUUU

Uru: non è vero!

Ruki: Sì!!!

Uru: no!!!

Ruki: sìììììì!!!!!!

Uru: nooooo!!!!!!

Sospirai mentre guardavo quei due che litigavano al pari di due bambini come facevano ogni santo giorno.

Reita: se non la finiscono li ammazzo tutti e due…

Kai rise.

Kai: questa è ordinaria amministrazione, Rei-chan!!!

Rimanemmo in silenzio a guardare Ruki e Uruha azzuffarsi amichevolmente, diventando un unico ammasso di fili e vestiti.

Kai si schiaffò una mano sugli occhi in segno di resa.

Reita: Kai?

Kai: mh?

Mi voltai a guardarlo, sereno.

Reita: cosa ti disse Aoi quel giorno?

Kai alzò un sopracciglio, sorpreso dal fatto che mi fossi azzardato a toccare l’argomento. Per un attimo temetti che si sarebbe infuriato, poi lo vidi ridacchiare.

Kai: e chi lo sa?

Gli tirai dietro un pacchetto di fazzoletti che avevo trovato sull’amplificatore.

Reita: rispondi, batterista da strapazzo!

Kai: qualunque cosa mi abbia detto, sono felice di aver acconsentito.

E le sue labbra si sigillarono mentre cominciava a trafficare con gli spartiti, un sorriso stampato in faccia e l’aria gongolante. Sempre il solito.

Risi a mia volta e afferrai il basso, indossando la tracolla con un gesto fluido.

Kai: Reita, hai fatto qualcosa al tuo basso?

Mi voltai a guardare Kai con un sopracciglio alzato, chiedendomi se non fosse impazzito.

Rei: no, perché?

Kai: indicò con una delle bacchette della batteria una parte del basso, vicino alle corde. Chinai lo sguardo mentre un fascio di luce solare illuminava la meravigliosa “A” tribale stampata sul mio strumento. La sera prima non c’era, ne ero certo…ma allora…

Kai: che dire? Aoi ha davvero stile!

Guardai il mio batterista e sorrisi, alzando lo sguardo al cielo illuminato dal sole splendente. Qualcosa brillò, attirando la mia attenzione. Un battito di candide ali piumate, e quell’abbagliante apparizione svanì…ma feci in tempo a distinguere due occhi sereni e un luminoso sorriso di soddisfazione, subito riflesso sul mio volto.

Grazie, Aoi. Ti amo.

 

 

Aoi: ti devo chiedere un favore, Kai.

Kai: tutto quello che vuoi.

Aoi: prenditi cura di loro.

Un momento di silenzio, scandito solo dai battiti accelerati dei loro cuori.

Kai: dove vai?

Aoi ammiccò.

Aoi: dove non dovrò più lasciarvi, ovvio.

Kai inclinò la testa, capendo lentamente il significato di quelle parole scandite con tanta giovialità. Eppure Aoi non mostrava segni di paura, tristezza o dolore. Solo pacifica accettazione della morte che per qualche motivo l’avrebbe preso.

Kai: te lo prometto.

Aoi sorrise e tese una mano, stringendo quella del leader.

Aoi: grazie, leader. Ci rincontreremo quando vorrai…ti basterà chiudere gli occhi e potrai vedermi.

Kai: lo so…non ci hai mai lasciati.

 

Dedicato alla mia sorellona, a colei con cui sono cresciuta e che ora è andata via. So che tu ci sarai, e scusami per tutte le volte in cui ti ho trattata male, non l’hai mai meritato. Scusa, amore mio. Aiutami da lassù e asciuga le mie lacrime che ancora sfuggono dai miei occhi.

Ti Voglio Bene, Stellina

  
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