Un fendente
mi colpì violentemente.
Non un
dardo o la lama di una spada: il suo sguardo.
La ferita
che più volte avevo cercato di lenire si era improvvisamente riaperta.
Uno di fronte all’altra,
sullo sfondo di un lago baciato da alti fusti secolari, lambiti da verdi fronde
ondeggianti alla brezza. Piccole onde si susseguivano sul placido specchio
vibrando di pagliuzze eburnee.
Avvertii il cuore rimbalzare
sonoro nel petto, ogni sibilo morirmi in gola sul nascere, le gote imporporarsi
per l’imbarazzo.
Sentii le sue iridi azzurre
scrutare il mio sguardo, cercare sul mio volto un segno di quell’amicizia che
era stata.
Un anno prima: uno stage
terminato, la paura dell’addio, una lettera d’amore: la mia.
La sua risposta, versi di
poesia e sentimento, una melodia di parole sussurrate al cuore.
Mesi di oscurità trascorsi
ad aspettare lo squillo del telefono, un qualsiasi cenno a ricordarmi che per
lui esistevo ancora, che nel più remoto angolo di quel cuore, il mio nome era
ancora scritto e mai sopito.
E poi, di colpo, noi due,
riuniti in una nuova scena, a calcare un nuovo palco, lontani dalle nostre
vite, dai nostri passati.
Continuai a fissarlo senza distogliere il mio
sguardo dal suo, come ipnotizzata dal mare tempestoso dipinto nei suoi occhi.
Sentimenti diversi divisi da un attimo. La rabbia di un silenzio che per lungo
tempo aveva legato le nostre anime. Mi aveva riconosciuta, lo sapevo. In tanti
mesi ero cambiata: un fisico più femminile, lunghe ciocche dai riflessi mogano,
le lenti da vista riposte finalmente in un cassetto…ma i miei occhi, sempre gli
stessi.
Un sussulto improvviso. Seguii la candida mano
di una ragazza sfiorargli la guancia. Scherzava con lui con intima confidenza.
Serrai le mani in pugni desiderosi di colpire il mio cuore e punirlo di quel
sentimento che non riuscivo ad allontanare dalla mia mente e che disperatamente
cercava di serrare il mio cuore in una dolorosa morsa.
Corsi via, giù per la scalinata di legno che
digradava verso il lago. Quel gesto affettuoso aveva scatenato in me un moto di
gelosia, l’irrefrenabile desiderio di far tacere quella donna e gridare al
mondo che lo amavo ancora, che il suo
cuore era ancora legato al mio, che ogni notte, da quel dì, i miei occhi si
eran chiusi pensando a lui.
Una corsa a perdifiato lungo la spiaggia
accompagnata solo dalla luce argentata della luna, dai suoi riflessi eburnei
sul lago, che come piccole ombre parevan seguire il mio tormento.
Solo un piccolo, insensato ciottolo ostacolò la
mia corsa. Mi ritrovai in ginocchio a versare lacrime amare, nel nome di quel
sentimento mai sopito del tutto, che rivendicava il suo posto più forte e
sincero di allora.
Mi sentivo stranamente legata a lui. Per un
oscuro motivo, in quei lunghi mesi, avevo sempre avvertito la sua presenza accanto
a me. Non era la fissazione di una giovane donna infatuata. No, era
semplicemente un dato di fatto: mi era entrato nel cuore e nella mente come
un’indefinita luce che brilla eternamente..
Tempo tiranno e ingrato non aveva potuto
alleviare la mia pena, placare il moto della mia anima e il fato, non sazio delle mie lacrime, me
l’aveva ripresentato più bello che mai.
Ebbi un fremito quando vidi una mano tesa sotto i miei occhi. Alzai lo sguardo ed
incrociai, ancora una volta, il suo sorriso più amabile, la quiete dei suoi
occhi, l’espressione dolce che mi aveva fatto innamorare.
Sentì il sangue ribollire nelle vene come lava
incandescente e come un fiume in piena, prese a scorrere più impetuoso che mai.
Le mie dita si allungarono verso quella morbida
mano. Sussultai a quel tocco tanto semplice quanto intimo. La sua pelle sulla
mia. Sfiorarsi appena. Pensai, in quell’istante, che il mio cuore potesse
cessare di battere…per l’emozione: per quel disperato amore.
Mi rialzai e senza un istante per pensare, mi
ritrovai stretta nel suo abbraccio.
Eravamo tornati a fissarci, per lunghi,
interminabili attimi, senza dir nulla…ascoltando il sibilo delle nostre menti,
di quei cuori tanto intricati e innamorati. Poi vidi i suoi occhi scrutare e
affondare nei miei. Sentivo solo il tumulto del mio cuore. Forte,
ossessionante. Nulla avrebbe potuto placare il piacevole dolore che sentivo in
petto.
L’emozione di un attimo tanto sognato e
agognato.
Udii il suo respiro vicino al mio volto, mentre
quegli occhi azzurri velavano i miei, li sentivo parte di me…
avvertii il calore delle labbra sulle mie…una sensazione a me
sconosciuta, nuova ma piacevole, di cui non ero consapevole.
Lasciai che mi guidasse, in quei gesti dolci e
carezzevoli che mi stava offrendo. Travolta dall’impeto del momento, ricambiai
con un bacio a fior di labbra prima, con impeto e passione dopo.
Nessuna parola. Solo il sussurro delle nostre
labbra che bramose continuavano a sfiorarsi alla ricerca di tante risposte mai
date.
Ed io, mi lasciai trasportare in preda al
turbamento del cuore, all’eccitazione, all’ emozione di un momento speciale di
cui avrei conservato, per sempre, l’immagine dentro i miei occhi.