“Don't hesitate to give up everything.
Discover peace; discover hope, meaning of life.
I've got to say it, gotta shout it out to you.”
(Say it loud, Skillet.)
Un solo colpo, preciso, diretto.
Fatale.
Riesco ancora a sentirne
l’eco, ad avvertire il penetrante odore della polvere da sparo. Lucifero
però è rimasto in piedi, illeso. La sua camicia si è in
parte disintegrata nell’impatto col proiettile, ma la pelle sotto di essa
è intatta. Integra, liscia, soltanto vagamente annerita. Un semplice
tocco della mano e la stoffa si richiude sul suo petto. Un sorriso gli si
allarga sul viso, mentre in pochi passi colma la distanza fra noi.
-“Un
giocattolino interessante, Dean. Dammela prima di
farti male” ordina, porgendomi il palmo rivolto verso l’alto.
Soppeso la pistola che stringo
fra le mani. È un’arma inutile, inservibile, ma non voglio che
l’abbia lui: consegnarla equivarrebbe ad arrendersi.
-“Ops!” esclamo,
lasciandola cadere a terra. “Sembra che dovrai abbassarti per
prenderla…”
-“Perché farlo,
quando ci sei qui tu disposto ad aiutarmi?”chiede, gentile.
Poi mi dà uno schiaffo.
È così veloce che non lo vedo arrivare, odo soltanto un secco crack e mi rendo conto che si tratta
della mia testa. Finisco a terra.
-“Allora, Dean, riesci a
raccoglierla?”
Se solo sentissi ancora le mie
fottutissime dita, la prenderei per ficcargliela su per il culo. Magari gli
toglierebbe quell’orribile ghigno dalla faccia, sempre che non ci prenda
gusto…
Sollevo lo sguardo su di lui.
Inclina il capo, osservandomi con curiosità e disgusto. Un insetto sotto
una lente, praticamente.
Provo ad urlargli qualcosa, ma la
bocca mi si riempie di sangue e le mie minacce si spengono in un liquido
mormorio.
-“Cosa, Dean?”
domanda, chinandosi.
Il suo viso è a pochi
millimetri dal mio. La sua voce è divertita, sicura. Vittoriosa. Agisco
di impulso - non so se per rabbia o per effetto di una mortale commozione
cerebrale - e
gli sputo in faccia. C’è più sangue che saliva lì in
mezzo, ma non posso fare a meno di sorridere quando lo lava via con una smorfia
furente e schifata. Dean uno, Lucifero zero.
Mi stringe di scatto le dita
intorno alla gola, mozzandomi il respiro. Il suo volto è deformato
dall’ira. Ha completamente abbandonato la sua maschera d’indulgenza
e comprensione, rivelandosi per quello che è in realtà: un
arrogante psicopatico con manie di persecuzione e smanie di onnipotenza. Ma non
avevano buoni psichiatri in Paradiso?
-“Nessuno ti ha mai
insegnato il rispetto per i superiori?”sussurra.
È fortunato che non possa
rispondergli... Sento un ronzio nelle orecchie. La testa mi pulsa con ferocia,
i polmoni sono ormai sul punto di esplodere. Perché quando ne hai bisogno, la cavalleria non arriva mai?
-“Lascialo andare!”
Merda, questo è Sam. No,
no, no. Ti prego, non lui. Scappa via, maledetto
idiota, è te che vuole!
La presa sul mio collo si
allenta, eppure non riesco ad inspirare. Ho un bisogno disperato di ossigeno,
ma la mia cazzo di trachea ha appena deciso di entrare
in sciopero… I colori cominciano a sfumare in un grigio indistinto, per
poi essere inghiottiti in un profondo abisso nero.
Posso ancora sentire le loro
voci, la sua: -“Vuoi che tuo fratello viva, Sam?
Dipende da te, sì o no?”
No, Sam. Mandalo a farsi fottere,
prendilo a calci nel culo. Qualsiasi cosa, ma non dirgli sì…
Una mano si posa delicatamente
sul mio viso, scacciando via il dolore e con esso anche tutto il resto. Resta soltanto un’orribile sensazione di gelo e la certezza
di aver perso: -“Ssshh… presto sarà finita. Hai portato a termine il tuo compito, Dean” sussurra contro
il mio orecchio.
Poi più nulla.
* * *
Qualcuno mi sta scuotendo per le
spalle. Cazzo, è come essere in un dannato
shaker.
Vuoi che ti vomiti addosso, stupido coglione?
-“Dean,
alza il culo. Non abbiamo tutto il giorno!”
esclama, annoiato.
Merda, questa è la mia
voce. Spalanco gli occhi, solo per puntarli in quelli del mio doppio perfetto.
Un sorriso soddisfatto gli tende le labbra. Chiunque sia, si accontenta di
poco.
Alle sue spalle intravedo una
vasta pianura; un’interminabile distesa verde, sovrastata da un cielo
azzurrissimo. Ecco, Brokeback Mountain.
-“Chi diavolo sei?”
domando. “E piantala di toccarmi, sono sveglio.”
Mi lascia andare, per poi sedersi
al mio fianco: -“Non credevo ti facesse schifo toccarti da solo”
commenta, ghignando. “Temo che fra poco dovrai abbandonare tali pratiche,
comunque: per me sarebbero… sconvenienti.”
-“Perché?
Sei forse un fottuto monaco?” ribatto. Il suo
ghigno si allarga e un lampo di comprensione mi attraversa il cervello:
-“Michael.”
-“Già.”
-“Non pensavo ti saresti
mai fatto vivo, sei uno che si prende i suoi tempi…” incomincio,
sarcastico.
Scuote la testa: -“Ti ho
semplicemente lasciato i tuoi.”
-“E che cazzo
significa?”
-“Sei un
soldato e non ti saresti arreso senza provare. Lo so,
io non l’avrei fatto. Ti ho dato la tua chance, ma la
colt non ha funzionato” si interrompe, trapassandomi con due occhi
brucianti di determinazione: -“Lucifero dev’essere fermato e io
sono l’unico che può farlo, Dean” conclude, implacabile.
-“E
questa cosa sarebbe? Un’anteprima?”
chiedo, indicandolo.
Sorride
nuovamente: -“No, manco semplicemente di fantasia. Inoltre, dovevo
preservare i tuoi occhi: non mi andrebbe di girare con un cane guida durante
l’apocalisse.”
-“Già, questo
sì che sarebbe sconveniente” mormoro.
Non c’è molto che
possa dire, tranne sì. Ovvio.
-“So che acconsentirai,
Dean. Solo preferirei lo facessi alla svelta: hai visto anche tu
cos’è successo, fra poco non ci sarà più nulla da
salvare.”
Di cosa parla? La colt si
è rivelata inutile e quello stronzo mi ha letteralmente fatto a pezzi,
ma la situazione non era così drammatica…
-“Dean,
tuo fratello ha detto sì. Lucifero ha ora il
suo vessel.”
-“Stai mentendo,
figlio di puttana!”
Mi rimetto in piedi, tremante di
rabbia: perché ricorrere a questi trucchetti ora? Si è presentato
come un essere compassionevole, ho creduto mi capisse, ma non è per
nulla diverso dai suoi fratelli: un viscido bastardo manipolatore. E la cosa
peggiore è che, per quanto lo detesti, non posso rifiutarmi: condannare
l’umanità perché l’unico che può sconfiggere
Lucifero è un coglione? Direi che non è il caso…
-“Dean,
smettila. Ti sembra il momento per una crisi di panico?”
-“Non è ansia da
prestazione, fig…”
-“È comprensibile
che tu l’abbia rimosso, il tradimento fa male…”
Mi sfiora la fronte con le dita: “Vuoi che tuo
fratello viva, Sam? Dipende da te, sì o
no?”
Serro le palpebre, incapace di accettare le sue parole. È vero, so che
è così, ma…
-“Quando ucciderai
Lucifero, che ne sarà di Sam?” chiedo, sforzandomi di deglutire.
-“Mi sembra ovvio”
comincia, glaciale “l’Inferno è stato creato per quelli come
lui.”
-“L’Inferno è
stato creato perché non hai avuto le palle di fare la cosa più
giusta” gli grido, livido.
-“Tu sì?”
ribatte, sprezzante. “Credi ci sia poi tanta differenza
fra i nostri fratelli? Entrambi sono caduti, voltando le spalle alla
propria famiglia, abbandonandoci.”
-“Sam ha ceduto per
me!”
-“Come puoi essere
così cieco?” urla. “Tu sei solo l’alibi che si
è dato questa volta!”
-“No.
Non saranno le mie mani ad ucciderlo, scordatelo. Preferisco
che il mondo vada a puttane!”
Mi poggia una mano sulla spalla,
il suo sguardo si addolcisce: -“Mi dispiace, Dean, ma dev’essere
così.”
Cosa? No, non può essere. Ci dev’essere un modo: -“Tu… tu sei un
angelo” incomincio, disperato “puoi riportarlo in vita. Non c’è bisogno che muoia!”
-“Soltanto due fratelli
possono sopravvivere, è scritto: Sam deve morire insieme a
Lucifero.”
Oh, non credevo
fosse così facile: -“Voglio prendere il suo posto. Non puoi
impedirmelo: i vostri parallelismi cosmici resterebbero intatti. E vissero tutti felici e contenti, no?”
-“Tu no,
coglione. Sam non vale un simile sacrificio. È feccia,
nient’altro che questo. Altrimenti Lucifero non avrebbe scelto lui…”
-“Sta
zitto, non sai nulla di Sam: mio fratello è un coglione, non un mostro.
Inoltre, non spetta a te scegliere. Allora, abbiamo un
patto?”
Resta in silenzio.
-“Tic
tac, cazzone. Il tempo scorre, l’hai detto
tu” sbotto, a mo’ d’incoraggiamento.
Sorride, esasperato: -“Hai
appena dato del cazzone ad una delle creature più potenti
dell’universo, sei fortunato che mi serva un corpo e che abbia ormai
capito che non ci stai con la testa… D’accordo, facciamo a modo
tuo.”
Allargo le braccia:
-“Aspetti un invito formale?”
-“Sì, sono le
regole” risponde, serissimo.
Mai incontrato
un angelo con un briciolo di senso dell’humour: -“Ok, Michael.
Sì, puoi essere la mia damigella per il ballo.”
Il paesaggio scompare di colpo,
inghiottito da un’accecante luce bianca. Luce che, ovviamente, si fionda
su di me. È come essere investiti da un treno. Un impatto così
violento e veloce da lasciarmi senza fiato. Mi sento fatto a pezzi, lacerato e
Michael è la colla che mi tiene insieme. Mi spinge nei
recessi della mia mente, imprigionandomi in una gabbia asensoriale: -“Non
vuoi vederlo, Dean. Credimi.”
* * *
Mi sveglio lentamente, ancora assonnato.
Certo che a furia di parlare di
Apocalisse, arcangeli e vessel, il mio inconscio è definitivamente
crollato. Che sogno del cazzo!
Riapro gli occhi e tento di
stropicciarmeli. Tento perché il mio braccio non si solleva di un
millimetro. Compiendo uno sforzo sovrumano, riesco ad abbassare lo sguardo
sulla mia mano. Stringo fra le dita quella che sembra essere una pesantissima lancia.
È riccamente intarsiata, pare una specie di oggetto sacro… porca
puttana, non era un sogno!
-“No, non lo era” mi sento dire in un tono metallico,
innaturale.
“Ci sei riuscito?”
-“Ci siamo riusciti,
Dean.”
Già, io ho fatto davvero
tanto, penso ironico…
Si volta e intravedo un corpo ai
miei piedi. Giace scompostamente a terra, un'orribile ferita
gli martoria il petto… Sam. Vorrei chinarmi su di lui, stringerlo a me,
ma resto immobile. Una statua, un pupazzetto, ormai non sono altro che questo.
-“Non è vero,
Dean” comincia l’angelo, con forza. E poi:
-“Sei proprio sicuro di volerlo fare? Sai come
la penso, non ne vale la pena.”
Sul volto di Sam è
congelata un’espressione di dolore e rabbia. Vedendolo in questo stato,
non ci si potrebbe mai illudere che stia riposando in pace. Non
voglio morire, ma non posso vivere sapendolo all’Inferno: -“Non
è quello che pensi tu a contare. Fallo.”
Lascia cadere la lancia e solleva
il braccio, di malavoglia.
-“Un
po’ di trasporto, amico. Non vorrai trasformarlo
in un ritardato?”
-“Trasformarlo?”
chiede con un ghigno.
Un calore tremendo mi invade.
Piccole fiammelle spuntano dal terreno intorno a noi, come decine di fiori
scarlatti. Che razza di paragone… colpa del frocetto che occupa
abusivamente il mio corpo. È lui quello che indossa tunichette rosa,
Cristo!
-“Dean, sta zitto” mi
intima.
Ecco, pure suscettibile.
Le ferite di Sam si sono
richiuse. Ha ancora gli occhi chiusi, ma riesco a vedere il suo petto
sollevarsi. Respira, sta bene!
-“Beh, non è stato
difficile” commenta.
Già, dopotutto, ci riesce
persino Castiel…
Scoppia a
ridere: -“Riferirò appena lo vedo. Vi lascio soli, Dean. Hai poco tempo.”
È fuori. L’ho
sentito uscire, portando via con sé una parte essenziale di me. Vorrei
seguirlo immediatamente, pestarlo a sangue e riprendermela, ma Sam si sta
svegliando. Ho bisogno di parlargli, devo dirgli addio e assicurarmi che
stavolta smetta di fare cazzate.
Gli crollo addosso, ormai
incapace di tenermi in piedi.
-“Dean!
Stai bene?” chiede, mettendo entrambi seduti.
-“Sono stato meglio”
mormoro, la testa leggera.
-“Che
cazzo succede? Ero morto, ero…” si
interrompe.
All’Inferno?
-“Va
tutto bene, Sammy. Lucifero è morto.”
-“Come?”
-“Michael.
Ascoltami, Sam, hai visto un’anteprima di quello che accadrà, se non ti rimetti in carreggiata. Io…”
-“Tu?”
Scuoto la testa, insicuro su come
proseguire. Non riesco a concentrarmi, mi sento scivolare via.
-“Dean, stai
sanguinando!”
Cosa? No, non sono ferito. Sam mi
sfiora con delicatezza, temendo di farmi del male. Quando le ritrae,
le sue mani sono lorde di sangue. Eppure non sento nulla…
-“Sam, non ci resta
molto…”
-“Che diavolo hai
fatto?” domanda. Le prime lacrime gli rigano le guance.
-“Quello che dovevo”
ribatto, stentoreo. “Promettimi solo che ci rivedremo,
non finire all’Inferno… La scala è più faticosa
dell’autostrada, ma il viaggio vale la destinazione. Non lasciarmi
senza il tuo culone, Sammy…”
Si sforza di sorridermi:
-“Solo tu potevi usare i Led e i Metallica in una discussione
escatologica.”
In una cosa? Perché Sam
deve annoiarmi anche in punto di morte?
Vorrei prenderlo in giro, quando
lo sento: -“È il suo profumo, Sam, quello della mamma.”
-“Corri a raggiungerla,
Dean” sussurra, stringendomi però in un abbraccio ferreo.
Delle voci mi chiamano, mi
incitano ad andare. Fra di esse mi sembra di
distinguere quella di mio padre. Non ho mai desiderato più ardentemente
eseguire un suo ordine, ma non posso: devo avere la certezza che Sam
starà bene.
Sento le palpebre pesanti, ma mi
sforzo di tenerle aperte. Mi manca l’aria, un dolore lancinante mi
squassa il petto.
“Dean, basta. Non puoi più stare
qui.”
Michael. Ma farsi i cazzi suoi
no?
Delle immagini cominciano a
sfilarmi nella testa, sembra che questa non fosse solo una leggenda da
strafattoni in punto di morte… Un attimo, questa non è la mia
vita, è quella di Sam!
È in un verdeggiante cimitero. Si
china su una lapide, sfiorandola con affetto. È la mia. Sembra
distrutto, ma sul suo volto riesco a leggere soltanto una cieca determinazione.
L’ascolto fare un giuramento, dice che continuerà a cacciare e a
salvare quante più persone possibili, stavolta però a modo
nostro. Manterrà la sua promessa: deve rivedermi e prendermi a calci nel
culo per averlo lasciato solo.
Ben presto, a conferma delle sue
parole, a questa si sovrappongo decine di altre immagini. Mio fratello è
un uomo, un eroe.
-“Grazie” mormoro,
finalmente tranquillo.
Chiudo gli occhi e abbandono la
testa contro la sua spalla. Per una volta, tutto è assolutamente
perfetto.
Note: Dedico questa ff alla
mia mamma per il suo 50esimo compleanno. Beh, che dire? So che non ami le
storie che finiscono così male, ma ormai avrai capito che sono perfida XD
Spero ti piaccia, scusa ancora il
ritardo. Ti voglio bene. Grazie per essere la mia più grande fan <3