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Autore: Yvaine    21/11/2009    2 recensioni
Aspetto, mentre intorno a me turbinano le persone dell’equipaggio nel tentativo di ridirigere la barca sulla giusta rotta. Tutto ciò che posso fare, ancora una volta, è solo essere stare in silenzio, aspettare e non fare niente. Mi detesto.
[Miranda durante la battaglia di Lenalee con l’Akuma di terzo livello, capitoli 60-74]
Genere: Dark, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Miranda Lotto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Miranda, personaggio che amo oltre misura, spero di esserla riuscita a rendere bene, soprattutto in un momento difficile com la battaglia di Lenalee con l’Akuma di livello 3 (capitoli 60-74).

Dedicata al fondatore dei D-Black-man, il pollo Cross più bello della storia XD

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Drowning in a sea of darkness



Ero persa nei miei pensieri mentre guardavo l'orizzonte da sotto il ponte di coperta, il limite tra il cielo e la terra, così simile a noi, persi al centro di una guerra troppo dolorosa. In qualche modo quell'immensa distesa di acqua scura mi trasmetteva una sensazione negativa, una sorta di tensione o ansia latenti. Ma la mia Innocence, già attivata dalla partenza, non aveva rivelato ancora niente di anomalo.
Quando ero all'Ordine, Komui mi aveva definita l'ago della bilancia, colei che in battaglia, pur non combattendo direttamente, pesava sulle possibilità di vittoria. . .ma dovevo stare attenta perché, per i limiti imposti dalla Innocence stessa, tutto ciò che davo, lo dovevo togliere: non mi era permesso di regalare niente, e questa consapevolezza era come un macigno sul mio spirito. speravo con tutta me stessa che il viaggio, l'intera missione, trascorressero tranquille.
Improvvisamente sentii una strana sensazione ed il panico mi attanagliò prima che potessi reagire.
Mi alzai di scatto, ma stavo tremando; per un istante fui proiettata in una dimensione in cui il vuoto regnava sovrano: qualsiasi cosa intorno a me era impregnata dall’oscurità della notte più cupa che i miei occhi avessero mai visto.
Mi scosse un prepotente tremore e, nell’istante stesso in cui mi resi conto di non avere via di scampo, una flebile luce colpì di nuovo i miei occhi.
Con una semplicità devastante mi resi conto con orrore che qualcuno era penetrato nel raggio d’azione della mia Innocence, ed era ormai troppo tardi per poterlo respingere… come avevo fatto a non accorgermene prima?
Io che, partendo per questa missione, avevo promesso a me stessa di rendermi utile, avevo già tradito i miei propositi.
“Siamo sotto attacco!” riuscii ad urlare con tutte le forze che avevo.
La mia mente continuava ad elaborare frenetica un milione di pensieri, di cui molti senza significato, ma una cosa mi era chiara: ero stata incauta.
Incauta e stupida.
Avrei dovuto prevedere un possibile attacco e creare una barriera, non risparmiare le mie forze! Che infima egoista che ero stata.

Eppure, a dispetto di questo, la mia mente era ancora pervasa da pensieri schifosamente egocentrici: nonostante fossi diventata esorcista, nonostante avessi fatto milioni di buoni propositi, come al solito non ero riuscita a svolgere bene il mio lavoro. Come ogni volta in cui mi era stato richiesto qualcosa, per quanto semplice, avevo fallito.
Mi ero mostrata ancora una volta per quello che ero: inutile.

La nave venne improvvisamente scossa da un boato, e non fui in grado di far altro che sgranare gli occhi e rimanere ancora una volta immobile, terrorizzata.
I movimenti, prima quieti e cullanti dello scafo, erano diventati scossoni pericolosamente forti.
Sentivo l’Innocence che frenetica rubava la mia essenza vitale per donarla all’imbarcazione e proteggere l’equipaggio.
Le onde del mare si infrangevano sulla fiancata e il terrore che l’acqua ci sommergesse mi invase, congelando ogni singola particella del mio corpo.
Cercai di scuotermi in qualche modo: qualcuno stava combattendo sul ponte e dovevo andare a dare tutto il supporto di cui ero in grado. Ma avevo possibilità di aiutare?

Chiusi gli occhi chiedendomi se non fosse il caso di restare sotto coperta, almeno non sarei stata d’intralcio, ma un urlo mi scosse improvvisamente. Lavi stava combattendo, come potevo essere così codarda da lasciarlo solo? Come potevo essere così vigliacca da restare dov’ero?
A costo di diventare per l’ennesima volta un peso, volevo tentare.
Dovevo farlo per chi mi aveva protetta in passato, per chi si era così facilmente affezionato a me, per chi mi aveva fatto sentire l’Ordine come la mia “casa”.

Di colpo la nave si inclinò fino quasi ad affondare, e mi resi conto bruscamente di esser stata fin troppo indulgente con me stessa.
Corsi sul ponte e quello che vidi mi confuse: la testa del martello di Lavi era piantata sulla nave, ma il manico allungato fin sopra le nuvole. Non c’era traccia né di lui, né di Lenalee, né del vecchio Bookman.
Non ebbi il tempo (o lo ebbi e fui troppo lenta) per pensare a cosa fare: la nave fu crivellata da centinaia di colpi ed il mio debole fisico fu sconvolto da un dolore atroce.
Caddi riversa a terra, consapevole che le cose sarebbero andate ancora peggio non appena quella grandine di proiettili mi avesse colpita.
Stavo giurando a me stessa di restare cosciente nonostante tutto, di non essere inutile come sempre, quando mi accorsi che era passato troppo tempo e nulla mi aveva sfiorata.
Alzai leggermente la testa per vedere che parte dell’equipaggio mi aveva protetta con il proprio corpo.

“Dal momento che non possiamo essere salvati, saremo il tuo scudo”
Calde e irrefrenabili lacrime sgorgarono come un torrente in piena dai miei occhi.
Perché? Perché proteggevano un essere inutile e insignificante come me? Un essere che non era riuscito neanche a proteggere i suoi stessi compagni. Una persona che, nonostante facesse ogni genere di giuramento possibile, non era mai in grado di mantenere la parola data.

Improvvisamente cambiò qualcosa nelle mie sensazioni e, se possibile, accentuò il terrore che già sentivo… mi incatenò, stringendomi quasi a soffocarmi.
Percepii a stento il mio corpo cadere a terra tanto la mente era stata sconvolta da quella nuova sensazione, quella nuova ondata mista di confusione e panico che mi impediva di guardare alla realtà intorno a me.

Mi resi conto di aver accanto Crowley, ma non riuscii a far altro che boccheggiare tentando di portare aria ai polmoni.
Era successo qualcosa alla mia Innocence, ma non riuscivo a capire cosa. Un vortice nero e senza fondo stava risucchiando non solo la nave, ma anche la mia stessa coscienza.

Nella nebbia mentale in cui mi trovavo vidi un sorriso, due lunghi codini… dei capelli scuri…
Lei era andata in alto nel cielo a combattere, e cosa ci facevo io sulla nave?
Ripresi quel minimo di lucidità che mi permise di capire che la mia Innocence era stata inibita dall’Akuma contro cui lei stava combattendo…
L’equipaggio ancora mi proteggeva, Lavi, Crowley e Bookman combattevano contro gli Akuma sopra le nuvole…ma a lei chi stava pensando?
Non era più nello spazio controllato da me, e non potevo avere traccia delle sue condizioni.
Era sola, persa in quel cielo senza vita. In quello scenario cupo e lugubre come la morte, ornato di esplosioni simili a candele funebri.
Ciò che per me è importante, come posso proteggere quel fiore delicato così facile a spezzarsi?
Nella mia inadeguatezza non riesco quasi a muovermi…inutile esorcista che sono! Fallimentare come sempre! Alzati!

Con shock mi resi conto che i boati si erano calmati, la nave non era più scossa come prima, e non c’erano più Akuma a bombardarla. Ci fu qualche istante di quiete e tensione. Cadde neve rossa, così consona a quel cielo disgraziato che aveva visto una battaglia tanto disperata.
D’un tratto, tutti i miei sensi furono totalmente catturati un’esplosione di dimensioni catastrofiche che scosse la terra stessa, come se il mare volesse ribellarsi a ciò che stava accadendo.
Durò qualche frazione di secondo. Le catene che immobilizzavano la mia Innocence si sgretolarono: quel candido fiore aveva vinto.
Eppure, c’era qualcosa che non andava.
Mi pervase uno strano senso di angoscia non appena l’ultima luce data dallo scoppio si spense. Più mi sforzavo di cogliere un flebile segno di vita al di là dello spazio controllato dalla mia Innocence, più mi rendevo conto che l’acqua era diventata una distesa di morte, coperchio ad un cimitero pieno di anime sofferenti.

Lavi voleva andare a cercarla, ma glielo dovevo impedire assolutamente! Era ferito, stanco. Pensavo che, se fosse uscito dallo spazio entro cui ero in grado di eliminare le sue ferite, non sarebbe sopravvissuto.
Ho cercato di trattenerlo a tutti i costi, dovevo almeno assicurarmi che non avesse ferite mortali!
Era agitato come non l’avevo mai visto, irritato, spaventato.
Si stava lasciando prendere dei sentimenti. Dovevo fare in modo che restasse sulla nave, ero certa che, altrimenti, per lui sarebbe stata la fine: se fosse rimasto qualche Akuma là fuori, non sarebbe stato in grado di combatterlo.

“Non sei preoccupata per Lenalee? È umana come te! Dannata, come fai ad essere così calma?”
Per un istante mi mancò il fiato e la forza per proferire parola.
Sentii gli occhi caldi, si stavano riempiendo di lacrime. La bocca mi si incurvò e portai una mano vicino al cuore, stretta, come per non farlo spezzare.
Sentii tremare tutto attorno a me, ogni cosa si sgretolò con facilità.
Lenalee forse non tornerà, ma questa non è una ragiona valida per perdere un altro compagno.

“Non sei umano anche tu?” la voce mi si era ridotta ad un tremito “Sto sbagliando, forse?”
È inutile. Sono inutile.
Lavi andò via di corsa sul suo martello. Andò a cercarla.
Abbiamo perso un compagno, ora forse ne perderemo due.
Mi accasciai a terra, le gambe ritirate al petto e le ginocchia cinte dalle braccia.

Aspetto, mentre intorno a me turbinano le persone dell’equipaggio nel tentativo di ridirigere la barca sulla giusta rotta.
Tutto ciò che posso fare, ancora una volta, è solo essere stare in silenzio, aspettare e non fare niente.
Mi detesto.


   
 
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