I qui presenti attori non mi appartengono e nemmeno
li conosco. Gentilmente li prendo in prestito per far fare a loro figure del ca…volo.
XD
Before Dawn
“Perché…” Non trovi le
parole e ti costringi a chiudere la bocca per cercarne di adatte, qualcosa che
abbia un senso o che almeno non risulti troppo stupida. Delle lievi
increspature ti attraversano la fronte. Stai pensando a come non risultare
troppo idiota a quegli occhi di un verde così intenso -scrutatori esigenti-.
“Perché qui?”
Non le hai trovate alla
fin fine le parole giuste e te ne esci con una frase scontata passandoti una
mano tra i capelli sconvolti –un gesto così tuo, così suo-. E ti trema appena
la voce, diventa roca e bassa, profonda. Leggermente arrochita, tanto che sei
costretto a deglutire almeno un paio di volte per farla tornare normale.
Sembri ancora più
idiota del solito, con quei jeans troppo larghi, con quella maglia dall’impossibile
colore. Ma è verde come i suoi occhi e a te piace, nonostante tu sappia di
risultare semplicemente un idiota. E te lo ripeti abbassando lo sguardo sulle
tue scarpe rovinate, ti dai una, dieci, cento, mille volte dell’idiota e mai
hai sentito tuo un aggettivo. Ma è quello che sei, lo sai e godi nel continuare
a ripetertelo -masochismo molesto e veritiero-.
“Volevo sentirti
suonare.”
Certo stupido idiota,
vuole sentirti suonare, altrimenti perché trascinarti quasi di peso lì?
“Mi hai già sentito
suonare.” Corrughi la fronte ancora e ti dondoli sui talloni esponendo la
verità.
Ti ha sentito suonare
quanti giorni fa? Dieci, undici…no, erano dieci i giorni e la scena era situata
in quella stessa stanza. Edward, Bella ed il pianoforte che dava vita ad una
ninna nanna delicata sotto al tocco delle tue dita.
“Quello era Edward…” Ti
blocchi al suono della sua voce, è leggermente divertita. Un po’ ironica e
decisamente retorica. “…ed io ero Bella. Voglio ascoltare te suonare, non il
tuo personaggio.”
Infili a disagio le
mani nelle tasche dei jeans. Poggi il peso del tuo corpo prima su un piede, poi
sull’altro per poi tornare a rifare tutto da capo. Sembra che tu stia cercando
di improvvisare i passi di un balletto e fai pena.
“Alle tre di notte?”
Ancora qui ad uscirtene con frasi scontate e stupide.
Oh Robert Robert.
Te l’ha detto tante di
quelle volte. Tu ed il tuo pessimo senso dell’umorismo. Hai bisogno di un
copione anche per impersonare te stesso?
Non ci vuole molto. Nessun
regista riuscirebbe a rendere al meglio il tuo io idiota più di te stesso. Sei unico
nel tuo genere, come Edward, il personaggio fittizio in cui ti immedesimi tutti
i giorni da quando sono iniziate queste riprese -e sono passati quasi due mesi
ormai-.
“Ti prego…solo una
canzone.”
Tremi al suo sussurro. Tremi
e torni ad essere lo stupido quindicenne che eri, quello goffo e piagnucoloso. Quello
che deve ricorrere a piccoli sotterfugi per riuscire a regalare un fiore ad una
ragazza, ragazza che non ha capito chi era il mittente. Ti ha scambiato per un
altro o più semplicemente non ti ha preso in considerazione. E sei rimasto nell’ombra
-come Edward-.
Eppure…ti presenti ogni
mattina alla porta della sua roulotte con un fiore in mano -anche se è un
semplice fiore di campo- nella speranza di cosa Robert? Che ti guardi in modo
diverso? Che sorrida in quel modo speciale, quello che forse hai intravvisto
sul suo volto una volta?
Cosa ti aspetti da lei
ogni mattina?
Che ti sorrida? Che sorrida
a Robert e non ad Edward, perché hai l’impressione che quel sorriso così bello,
così solare e caldo -un sorriso come la più bella delle albe- non sia rivolto a
te, ma a quel tuo stupido personaggio uscito direttamente dalle pagine di un
libro.
Sveglia Robert.
Svegliati da questo
stato eterno di torpore. Stanotte non c’è Edward, non c’è Bella, non c’è
nemmeno il set anche se questa stanza ne fa parte. Non ci sono battute da
recitare, non c’è un copione da seguire e gesti da riprodurre. Non ci sono
personaggi in cui calarsi, ne lenti colorate da sopportare.
Ci sei tu Robert.
E c’è lei, Kristen.
“Kriss…” Tentenni e ti
blocchi. Davanti a te non c’è Bella con i suoi modi goffi, le sue cadute ed i
suoi occhioni marroni -non c’è finzione-. Sono verdi gli occhi che ti fissano. Hanno
sfumature che per la prima volta riesci a scorgere -scuti nel loro interno-. “Oh
Kriss, sei impossibile.”
Scuoti il capo cercando
di riacquistare lucidità e ti passi ancora una volta quella mano tremante tra
quel cespuglio che ancora tenti di chiamare capelli. Ma la osservi, la fissi mentre
ride a questa tua stupida uscita. Cerchi di non dar peso alla voglia
prorompente di unirti a quella risata, la tua da orso appena uscito dal letargo
stonerebbe e non sei ancora pronto ad interrompere l’atmosfera -irreale- che si
è creata.
Per questo ti siedi
davanti al piano lucido e ne liberi i tasti d’avorio mentre lentamente lei si
calma. È qui per sentirti suonare e sembra volerlo fare per davvero. Te ne
rendi conto solo quando un tiepido calore si propaga alla tua sinistra.
Siede sul lato opposto
a quello in cui era seduta come Bella dieci giorni fa.
Ti rendi conto che è
Kristen e che vuole sentire suonare Robert, non Bella che vuole sentire suonare
il suo vampiro.
Sorridi a questa
consapevolezza e senti come se un peso -opprimente, costante- fosse finalmente
stato tolto dal petto, e l’aria ha un profumo diverso -sa di lei-.
Ma ti tremano le dita e
le prime note che abbozzi stridono -in un lamento che spezza il suono-, ma il
calore è ancora lì, accanto a te, alla tua sinistra e lo senti farsi più
intenso mentre acquisti sicurezza. Le dita sfiorano i tasti avorio e neri con
maestria e le note acquistano un suono dolce ed un loro significato.
Suoni un piccolo
repertorio imparato tanti anni prima. La tensione scivola dal tuo corpo
inglobandosi nella musica fino a sparire, lasciando spazio solo a te stesso. E suoni
note che altri hanno scartato come se fossero un eresia.
Una ninna nanna.
Quella ninna nanna
composta durante notti insonni passate a pizzicare le corde della chitarra. Solo
tu, la tua chitarra e segni su di uno spartito lindo.
Dai suono alla ninna
nanna che in realtà avresti voluto suonare quel giorno analogo a questo ma così
diverso al tempo stesso. Perché non c’eri tu, non c’era Kristen. C’erano loro,
Edward e Bella ed un centinaio di telecamere.
Non hai bisogno di
voltarti per poter capire cosa lei stia provando. Il calore è così intenso da
scottarti -e ti butteresti tra le fiamme del più caldo inferno per lei-, un
dolce peso grava sulla tua spalla mentre senti la maglia tirare leggermente. Ma
la guardi lo stesso, il capo inclinato sulla tua spalla, il suo profumo a
riempirti la testa, le sue mani artigliate a quella tua stupida maglietta e
quegli occhi, così verdi, chiusi. Ma li apre e tu perdi completamente te
stesso, lo vedi affogare in quel prato e speri di non tornare mai a vedere un
colore diverso da quello -speri che la notte non finisca più-.
E ti senti solo te
stesso, Robert-idiota-Pattinson, il resto può andare al diavolo.