Mie
fantastiche ragazzuole.
Voi direte:
1. Hai
rotto;
2. Ma non
avevi una storia incompleta che non aggiorni da tempi immemori?
3. Non c’è
un tre, ma fate finta che ci sia xD
E tutto
ciò più il punto tre che è a vostra
scelta è assolutamente vero!
Però
capitemiii!
Davvero
continuerò quella storia ma a questa ci tengo troppo!
La sto
scrivendo già da un po’ di tempo e anche se non so
esattamente in alcuni punti
come svilupparla diciamo che so già dove andare a parare!
Vedete questi
personaggi (ovviamente quelli non famosi, ma va xD) sono in pratica
identici a
quelli della mia vita di tutti i giorni ed essere riuscita in qualche
modo a
riportarli in una storia mi fa troppo piacere!
Ora
purtroppo in questo periodo non ho molto tempo per scrivere e postare,
dato che
in pratica tutta la settimana devo prendere il mio bel (schifoso)
regionale per
Roma, andare all’università e nel restante tempo
studiare, però ci tengo
davvero a scrivere questa storia, che come sempre spero vi piaccia!
Ora basta
che è più lungo il commento che la storia ahahha!
1.
I've got this sentimental heart that beats
But I don't really mind that it's starting to get to me now
Sam's
Town, The Killers
Un’altra giornata di lavoro è
finita: saluto la mia amica, nonché collega di lavoro,
pronta a godermi la
tranquillità di casa, ormai completamente a mia disposizione.
“Natalie aspetta!!” urla lei
sbucando dietro uno scaffale che riporta l’indicazione
“nuovi arrivi”
per poi a lunghe falcate raggiungermi, mettendomi fra
le mani un cartoncino bianco con un numero scritto sopra.
“Il numero di Michael, mi ha
chiesto di dartelo” dice notando la mia espressione confusa,
che si intensifica
ancora di più.
“Dai, è impossibile che non
te lo ricordi! Quello che fa le consegne di venerdì: moro,
alto, occhi neri,
fisico da paura?” continua cercando di metter mano alla mia
memoria, non
riuscendoci comunque.
“No, non mi dice niente”
scuoto la testa prendendo la borsa sul bancone.
“Non ci credo!” spalanca gli
occhi come se avessi
commesso un grave
reato “Mi dici dove hai la testa? Ti ha fatto gli occhi dolci
ed i sorrisini
ammiccanti tutto il tempo che è stato qui e tu
cosa fai? Non te lo ricordi!” si batte una mano sulla testa
ancora con la sua
faccia sconvolta.
“Andy lo sai che sono un po’
distratta!” dico colpevole mordendomi il labbro inferiore.
“Molto distratta,
lasciatelo dire!
Comunque lo prendi questo numero o no?” domanda sventolandomi
il foglietto
sotto il naso, anche se già consapevole della risposta.
“No, grazie! Lo sai che non
mi piacciono questi tipi che solo perché ti hanno visto
mezza volta…”
“Si, si, solo perché ti hanno
visto mezza volta, già ci provano” dice alzando
gli occhi al cielo, imitandomi.
“Ecco, appunto, quindi io
direi che ora che abbiamo ripetuto per la millesima volta la stessa
cosa, posso
andare a comprare una mega pizza! A domani!” dico baciandole
la guancia ed
uscendo dal negozio.
“Posso tenermelo io il numero?”
mi urla di risposta e mi limito ad annuire ridendo.
Andy è sempre stata così: su
molte cose completamente uguale a me mentre su altre tutto
l’opposto.
Entrambe casiniste, curiose,
sempre pronte a sdrammatizzare e farsi una risata,
all’apparenza forti ma in
realtà troppo deboli, ma soprattutto l’una sempre
pronta per l’altra.
Ci siamo conosciute per caso,
grazie ad amici comuni e dal primo momento abbiamo capito che la nostra
amicizia sarebbe stata qualcosa di speciale, che non finisce con una
litigata o
passa e si dimentica dopo una stagione.
Lei c’è sempre stata; ha
asciugato le mie lacrime quando il mio cuore era spezzato, ha ascoltato
i miei
sproloqui quando litigavo con qualcuno e calmato la mia ira quando a
scuola
prendevo un brutto voto.
Nessuno mi ha mai capita
quanto lei.
Tuttavia riusciamo ad essere
completamente diverse, soprattutto quando si parla di sesso opposto:
lei è
dalla cotta facile, spesso infatti ha sofferto per amore, per colpa di
uomini
che non la meritavano ai quali lei però dava tutta se
stessa. Io invece ho
sofferto solo una volta per amore e da lì la mia
fiducia verso il mondo
maschile ha avuto un crollo che nemmeno Wall Street nel ’29
ha conosciuto.
So bene che è sbagliato fare
di tutta l’erba un fascio e sono la prima ad odiare le
generalizzazioni: sono
certa del fatto che c’è qualcuno adatto a me in
questo grande mondo, so che non
tutti gli uomini sono uguali, ma so anche che da quando due anni fa il
mio
cuore è stato spezzato da un ragazzo che considerava niente me e il
mio amore,
non sono riuscita più a legarmi davvero a qualcuno.
Comunque tornando ad Andy ciò
che ci accomuna di più è sicuramente il nostro
amore nei confronti della musica:
abbiamo sempre saputo che il nostro futuro sarebbe stato parte
integrante della
musica, ma data la nostra totale incapacità di suonare un
qualsiasi strumento,
abbiamo deciso appena finito il liceo di aprire un negozio di cd.
Così, grazie anche all’aiuto
dei nostri genitori, abbiamo trovato un vecchio negozio che stava per
chiudere
e tirandolo a lucido, realizzato il nostro sogno.
“Buona sera Natalie”
esordisce John il giovane ragazzo che lavora nella pizzeria accanto al
nostro
negozio.
Ricambio il saluto e ordino
la mia solita margherita sedendomi poco distante dal bancone ad
attendere che sia
pronta.
“Allora come è andata oggi al
lavoro?” chiede John sporgendosi verso di me.
“Tutto bene grazie, a te?”
“Il solito! Comunque io
attendo ancora il giorno in cui accetterai di uscire a bere qualcosa
con me”
dice sorridendo.
Ecco John è uno di quei
ragazzi che non mi fanno venir voglia di avere un appuntamento:
sicuramente è
un bel tipo, con il suo metro e novanta e sorriso scintillante, ma come
per il
soggetto ancora non identificato delle consegne, non suscita in me
quella
voglia di approfondire la conoscenza. Se un ragazzo ti vede ma di te sa
a
malapena il nome, come fa ad avere tutta questa voglia di provarci? Ok,
l’attrazione fisica è importante, la prima cosa
che ti attrae di una persona e
bla, bla, bla, ma comunque come si fa ad uscire con un semisconosciuto
che di
te conosce solo ad occhio la taglia del reggiseno?
In risposta al suo invito
implicito mi limito a fare una risatina per poi spostare lo sguardo sul
grande
orologio della Coca Cola che troppo lentamente scandisce il tempo:
vorrei sprofondare
in queste situazioni.
“Dai Natalie, giusto una
bevuta” insiste, mentre, fortunatamente, arriva la mia pizza
dalle cucine.
Caccio dal portafogli i soldi
poggiandoli sul bancone per poi prendere il cartone che emana
l’invitante odore
della mia margherita.
“Ci penserò John” dico
sbuffando, affrettandomi a salutare ed uscire dalla pizzeria.
Salgo in macchina dirigendomi
verso la mia accogliente e bellissima casa, il mio rifugio preferito
dove la
tranquillità e la pace regna sovrana.
Devo ammettere che proprio mia non
è; inizialmente
era abitata dalla mia intera
famiglia, ma da qualche anno a questa parte i miei genitori si sono
trasferiti
in una piccola casa solo per loro al centro di Londra lasciando me e
mio
fratello a convivere in questa.
La fortuna è che lui
è una metà del tempo fuori per lavoro e
l’altra a
casa della sua ragazza, quindi mi godo tutta per me la villetta a due
piani tanto
amata.
Mentre giro le chiavi nella
toppa della porta mi accorgo delle luci accese nella casa accanto,
esteriormente
uguale alla mia se non per il piccolo prato trascurato; finalmente i
vecchi
padroni, il signore e la signora Flavour si sono decisi a venderla.
Avranno trovato sicuramente
qualcuno che ha sborsato una bella cifra, dato il tempo indefinito che
è rimasta
inabitata.
Mi riscuoto dai miei pensieri
notando che: uno sono veramente fuori per non aver notato prima che
qualcuno
stava per trasferirsi li e due sono rimasta impalata davanti la porta.
Entro buttandomi subito a
capo fitto sulla mia pizza: nel frattempo faccio un po’ di
zapping ma non
trovando niente di interessante metto su per l’infinitesima
volta il mio film
preferito: il Moulin Rouge!
Ok, la fine è abbastanza
drammatica e devo ammettere che io, che piango raramente per un film,
mi
ritrovo tutte le volte in lacrime alle scene finali: non
c’è niente da fare
questo film è magico.
Con la sua colonna sonora
tratta dalle più belle canzoni della storia della musica e
un amore tanto intenso
da farti venire i brividi, mi regala ogni volta emozioni. Lo amo!
Questo film dimostra quanto,
nonostante la mia sfortuna quando si parla d’amore, io ci
creda ancora.
Molte volte mi è capitato di
sentire persone che per delusioni amorose hanno rinunciato a credere in
questo
sentimento; ma io non riesco a farlo.
Ovviamente quando soffri per
amore perdi un po’ di fiducia, ma ho sempre sostenuto
che il problema non
riguardi il sentimento ma le persone: siamo tutti esseri umani, capaci
di
deludere, far soffrire. Quindi sicuramente la fiducia verso il sesso
opposto è diminuita
nel corso degli anni, ma quella nell’amore rimane comunque
lì.
Non posso non sperare un
giorno di trovare la persona giusta, che coroni al massimo
ciò che io intendo
per amore e anche se molto
probabilmente il mio pessimismo mi fa pensare che troppe delusioni
avrò ancora,
voglio credere che esista questo qualcuno.
Schiaccio play e mi abbandono
completamente a quelle scene che ormai posso recitare a memoria per
poi, come
al solito, dovermi allungare a prendere i fazzoletti per la commozione.
Mi alzo dal divano solo
quando i titoli di coda sono terminati e decido che è ora di
andare a dormire.
Faccio una sosta in bagno passando
dai jeans e maglietta, che ancora non avevo tolto, a una specie di
pigiama, per
poi mettermi direttamente sotto le coperte.
Dopo un tempo imprecisato, una
canzone familiare a tutto volume, anzi che dico, evidentemente sparata
da una
cassa da concerto, da far imbarazzo a quelle usate a Woodstock, mi fa
saltare
nel letto.
Mi alzo cercando di capire chi ha
avuto la felice idea di mettere a
cannone della musica alle tre di notte, come mi segnala la sveglia
poggiata sul
comodino.
Affacciandomi dalla finestra
riesco chiaramente a vedere le luci accese nella casa accanto e quindi
deduco
che il responsabile sia il mio nuovo vicino,
che ora riceverà la visita della sua nuova vicina
davvero incazzata!
Metto al volo una tuta, pronta
a scatenare l’ira crescente per aver interrotto il mio sonno
verso quel
deficiente, perché chiunque sia è un o una
deficiente.
Prendo le chiavi e
stringendomi nella felpa nel freddo notturno – dato che
Londra è fredda anche a
Luglio- suono alla porta dell’irrispettoso vicino.
Dati i decibel, nessuno viene
ad aprire e così, mi attacco letteralmente al campanello.
Dopo due buoni minuti, in cui
per passare il tempo canticchio la canzone proveniente dalla casa, che
riconosco benissimo come “All these things that
I’ve done” dei Killers,
finalmente il volume diminuisce.
“Ma che cazzo?” esclama un
ragazzo spalancando la porta irritato.
E
si permette anche di fare l’irritato?
“Buona
sera” dico sarcastica
tirando un sorrisino “mi scusi
per il
disturbo, sono la sua vicina. Sa non volevo interrompere la sua festicciola casalinga, ma qui accanto
c’è qualcuno che vorrebbe dormire
perché domani alle sette deve andare a
lavoro” continuo sempre più irritata soprattutto
per la posa assunta dal mio
interlocutore: si poggia allo stipite della porta con un sorriso
divertito
incrociando le braccia al petto.
“Che c’è vicina
non ti piace la musica?” chiede in un risolino con
aria
strafottente.
Gli ci manca solo un cartello
appeso al collo con scritto “Ti sto prendendo per il
culo”.
“No, i Killers non hanno
niente che non vada! Quello che ha qualcosa che non va sei tu che alle tre di notte metti musica a
palla fregandotene degli
altri! Quindi ora cortesemente potresti
abbassare questo cavolo di volume?” quasi urlo dal livello di
isteria
raggiunto.
“Ehi, calma, calma! Basta
chiedere gentilmente e sarà fatto!”
Allora questo non ha capito niente!
“Io non chiedo cortesemente niente!”
dico puntandogli un dito contro
“Se ora tu non abbassi immediatamente chiamo la polizia e ti
denuncio per
disturbo alla quiete pubblica!” dico ormai in preda ad una
furia omicida.
Tanto quanto riesco ad essere
timida, quando mi innervosisco divento davvero una iena.
“Come siamo acide! Prova a
trovare un uomo, giova all’umore” mi dice
sorridendo, avvicinandosi, azione che
mi permette di vedere bene i suoi occhi che per un secondo mi lasciano
senza
fiato, ma riacquistando in fretta la mia irritazione mi passo una mano
sul viso
provando a calmarmi.
“Senti, ora mi sto davvero
incazzando! So che molto probabilmente tu
domani potresti non avere niente da fare mentre qui c’è gente che
lavora, ma ti ripeto che devi
abbassare questo cavolo di volume!”
“Anche io lavoro mia cara
vicina, ma non sono un nonnetto
stanco che alle undici va a dormire” controbatte e capisco
che il suo intento è
semplicemente quello di irritarmi di più!
“Ah si e cosa fai?
L’ammaestratore di scimmie? L’intelligenza mi
sembra la stessa” dico ironica
incrociando le braccia, ignorando le sue ultime parole.
“No, l’attore”
“Cosa?” ormai urlo e credo
che se non ci ha già pensato lui con la musica, ho svegliato
io tutto il
vicinato.
Mette su un sorriso
trionfante come se dalla mia esclamazione avesse dedotto un qualche
segno di
resa.
“Se tu” dico
puntandogli nuovamente il dito contro “ti azzardi a
pensare che perché sei un attore puoi fare ogni sera festini
tutto sesso, droga
e rock ‘n roll e disturbarmi fino alle cinque di mattina,
preparati perché
renderò la tua vita impossibile” dico ormai fuori
controllo.
Anche se non ho la minima
idea di chi sia, ma anzi, potrebbe benissimo aver mentito sul fatto che
è un
attore, metto in chiaro le cose fin da subito: anche perché
la mia capacità di
collocarlo in qualche film ora è completamente offuscata
dalla rabbia.
Mi guarda confuso per qualche
secondo per poi urlare un nome che non afferro a qualcuno nella stanza
accanto,
chiedendogli di abbassare il volume.
Vittoria!
“Contenta?” mi dice con un
espressione cretina.
“Si” esclamo soddisfatta con
un vero sorriso trionfante
“ed ora
buona notte vicino” dico
girando i
tacchi verso casa.
“Almeno un grazie?” esclama
allargando le braccia e di tutta risposta lo fulmino con lo sguardo.
“Ehi” continua poi “la mia vicina
ha per caso un nome?”
“Natalie” dico arrivando
davanti la mia porta, aprendola.
“Believe me Natalie, listen
Natalie” intona
la canzone dei Killers
ridendo.
“Bene vicina io sono Robert”
continua poi facendo un finto inchino.
“Cosa mi hai chiesto a fare
il nome se hai intenzione di continuarmi a chiamare vicina?”
dico infastidita.
“Suona bene! Ed ora vado, i
miei amici mi aspettano! Buona notte è stato un piacere
conoscerti vicina”
esclama divertito per poi
chiudersi la porta alle spalle.
“Oh, per me non è stato affatto
un piacere conoscerti vicino!”
dico a
denti stretti per poi imitarlo ed entrare in casa.
Come
potrete capire, per chi è fan come me di quella meravigliosa
band chiamata “The
Killers”, la maggior parte dei personaggi (nonché
il titolo della storia) ha
nomi presi dalle loro canzoni!
Ma in
questo periodo sono totalmente in fissa con loro e grazie a loro mi
è venuto in
mente il tutto!
Detto ciò
dico come al solito che i personaggi sono frutto della mia
immaginazione non mi
appartengono e bla bla bla!
Fatemi
sapere se vi piace!
Baciiii
:*****