WINNER
Non so dove sono. Che cosa succede? Attorno a me é il buio
più totale. Non sento niente. Dove mi trovo? C'è
odore di anestetico e disinfettante. Ho paura, non ricordo nulla. Ma
perché é così buio qui? Ho a malapena
la consapevolezza di essere sdraiata su qualcosa. Sarà un
letto? Non lo so. Vorrei gridare, ma le mie labbra non si muovono.
Qualcuno mi aiuti! Sento dei vaghi rumori ovattati in lontananza, come
oggetti di metallo che si toccano. Perché non riesco a
muovermi? L' ultima cosa che ricordo é che sono uscita a
cena con un uomo meraviglioso, che incredibilmente si é
interessato proprio a me. Poi più niente. Perché
nessuno accende questa maledetta luce? Il mio corpo non mi risponde,
cerco di urlare, di chiamare aiuto, ma é come se fossi
addormentata. Eppure sono cosciente. Cosa sta accadendo? Voglio sapere!
Di nuovo quel rumore metallico in lontananza. Adesso riesco a sentire
anche qualcos'altro, ma é tutto così confuso, non
lo distinguo bene. Sembra un bip che basso e lento si ripete a
velocità costante, una sequenza infinita. Cosa
può essere? Perché nessuno mi aiuta? Ho paura.
Provo a gridare di nuovo ma niente, l' urlo non esce l'aria rimane
bloccata nei polmoni. Quello che più mi spaventa
é la mancanza di percezioni nette. Non riesco a sentire
bene, anche il tatto mi ha abbandonata, il mio corpo giace immobile
come colpito da una paralisi e sono immersa nella più totale
oscurità. Sono sola. O forse c'é qualcuno con me?
Non saprei dirlo con certezza.E d' improvviso é luce.
Ora vedo tutto con chiarezza finalmente. Non sono sdraiata, sto in piedi in fondo ad una stanza che ha tutta l'aria di una sala operatoria. Il bip che sentivo era il rumore prodotto dalle macchine a cui é attaccato il paziente, mentre il suono metallico lo producevano gli strumenti dei dottori. Ma chi c'é lì? E come mai mi é permesso assistere? Che sia capitato qualcosa a qualcuno della squadra? Devo vedere chi é che stanno operando, ma medici ed infermieri bloccano la mia visuale. Faccio qualche passo avanti, nessuno sembra fare caso a me così proseguo. Sento l'angoscia salire, il cuore accelera le sue pulsazioni. Non voglio guardare, ma devo farlo. Manca poco. Mi sporgo sopra la spalla dell' anestesista che non fa una piega, come se io non fossi neanche lì, e ciò che vedo mi raggela. Distolgo in fretta lo sguardo e nonostante sia conscia del luogo in cui mi trovo lancio un grido, ma di nuovo non produco alcun suono. Sdraiata sul lettino c'è l'ultima persona al mondo che mi aspettavo di vedere: una donna bionda, dall' aria pallida e stanca. E' il volto del tecnico informatico dell'FBI Penelope Garcia quello che giace su quel cuscino.
Il mio volto.
Che scherzo é mai questo? Come posso essere in due posti contemporaneamente? Deve esserci una spiegazione logica. Forse non é reale, é solo un incubo orribile. Cosa mi stanno facendo? C'è sangue dappertutto, il mio sangue che scorre ovunque e macchia i camici dei dottori. Devo vedere di più. Hanno estratto qualcosa dall' interno del mio corpo, é piccolo e lucente nonostante sia tutto sporco di sangue. Non vedo bene ho bisogno di avvicinarmi ancora. Il chirurgo lo mostra ai colleghi sollevandolo con una pinzetta, adesso lo vedo. Sembra quasi... Un proiettile! Che significa? Mi hanno sparato? Ma non é assolutamente possibile io sono un tecnico informatico non vado sul campo con gli altri di solito. Non mi piacciono neanche le armi. Perché non ricordo? Concentrati Penelope! Sento una voce maschile nella mia testa, le sue parole riaffiorano dai meandri della mia memoria:
-Ho aspettato questo momento per tutta la sera.-
E poi il rumore di uno sparo, odore di sangue e un corpo che cade. Il mio corpo ne sono certa. Quell' uomo che io credevo fosse un dono del cielo mi ha sparato, e ora sono in ospedale e guardo me stessa venire tagliuzzata barbaramente in sala operatoria. Una luce abbagliante all'improvviso mi avvolge, non vedo più niente e vorrei gridare di nuovo ma non ne ho il tempo. Per alcuni minuti non realizzo, poi apro gli occhi lentamente. Ho le palpebre pesanti e la luce della stanza mi da fastidio, tanto che sono costretta a richiudere gli occhi per poi riaprirli piano in modo che si abituino. Ora sono sdraiata nel letto, il medico mi si avvicina e pronuncia parole che in questo momento mi suonano come le più meravigliose della terra:
-Bentornata fra noi Penelope. L'operazione é andata benissimo ma lei adesso deve riposare. I suoi colleghi sono qua fuori, potrà parlare con loro al risveglio.-
Mi addormento serena, con un sorriso sulle labbra e calde lacrime di gioia che scorrono prima sulle mie guance per poi scivolare sul cuscino. Felice come non mai di essere al mondo mi abbandono al tepore di un sonno ristoratore. Vorrei gridare ancora, ma stavolta sarebbe un urlo di gioia trionfale: grazie al cielo é tutto finito, e ho vinto io.