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Autore: Piccola Ketty    24/11/2009    3 recensioni
Sono tornata con una nuova storia sul nostro amato Rob. Cosa succede se a una ragazza italiana, fosse data la possibilità di andare a Vancouver? E soprattutto..di realizzare il suo sogno? Un sogno che tiene celato persino a se stessa?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Robert Pattinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutte! Sono tornata..ma vi prometto che non esagererò come mio solito..questa FF è più tranquilla, almeno a mio parere..spero solo che non vi fermiate all'apparenza!
Come estetica non è il massimo, lo so. Ma almeno posso postare anche dall'ufficio, quindi già due volte o tre alla settimana, vedrò come vanno gli ascolti!
Buona lettura a tutte!!
Baci!

Love In A Dream

Sapete cosa si prova, quando si incontra una persona per puro caso, e capite immediatamente che farà parte della vostra vita? Anche se per un breve periodo, vi renderà la persona più felice di questa terra.
Non penserete al momento in cui dovrete pronunciare quelle dolorose parole, quelle che vi porterete nel cuore per tutto il tempo. No. Penserete soltanto a voi stesse e non vi curerete del futuro. Vi godrete l’attimo.
Esatto. L’attimo, perché quella persona vi permetterà di farlo, senza richieste, senza costrizioni. Soltanto standovi vicina, solo facendovi sentire amate.
Quando partii con una mia amica per Vancouver, non avrei mai pensato di potermi divertire e di riuscire a conoscere un nuovo sentimento, un nuovo lato della vita.
Invece, dovetti ricredermi, quando incontrai lui.
Faceva tremendamente freddo quando uscimmo dall’aeroporto di Vancouver.
C’erano, ad occhio e croce, quattro gradi al sole.
Eravamo coperte fino alla punta dei capelli, per non parlare dei vari strati che eravamo costrette a tenere per evitare di morire assiderate.
“La temperatura non è proprio la stessa dell’Italia eh?”, sdrammatizzò Stephanie battendo i denti.
“No. Direi proprio di no! Speriamo di arrivare preso in Hotel..”, pregai mentalmente che ciò accadesse velocemente.
La gente del posto sembrava essere a proprio agio, ci credo, loro si svegliavano già in mezzo all’era glaciale. Noi ne venivamo da un Paese molto più caldo, nonostante avesse i suoi dodici gradi in media, si stava sicuramente meglio.
Prendemmo un taxi, almeno saremo state sicure di arrivare nel posto giusto, senza correre il rischio sbagliare strada.
Quando l’auto si fermò davanti all’edificio mi voltai verso Stephanie.
“Sicura di avergli dato l’indirizzo giusto?”.
Lei ricontrollò il nome della strada e la ripeté all’autista che gentilmente ne confermò la correttezza.
“Allora devi aver sbagliato la prenotazione..”, constatai ritornando ad osservare quel grattacelo immenso.
“No. No. È giusto!”, Stef, come adoravo chiamarla io, chiese all’autista se nella città erano presenti altri hotel con quel nome. Quando, però, lui ci rispose che era l’unico nella zona, allora iniziai a pensare davvero che avremo speso più del dovuto.
“Va bene allora. Scendiamo!”, mi intromisi nella loro discussione osservando il tassametro che nel frattempo scorreva veloce.
Stephanie annuii scendendo insieme a me.
Ringraziammo il giovane uomo che ci aveva offerto aiuto, ovviamente sapendo di essere comunque ripagato, e, dopo aver preso i nostri bagagli, ci fermammo sul marciapiede.
“Adesso? Temo davvero di aver sbagliato a prenotare!”, fortunatamente avevo portato più del dovuto, molto di più del necessario. Ma non sapevo per quanto tempo sarei riuscita a coprire le spese. Era un hotel molto lussuoso dall’esterno.
“Dai, intanto entriamo! Almeno non congeliamo qui fuori!”, presi la mia valigia e iniziai a salire le scale dell’atrio.
Quando passammo la porta girevole restai ancora più perplessa. Nonostante, fuori, fosse così decorato e così snob, dentro era paragonabile ad un hotel a tre stelle.
“Forse non hai proprio sbagliato!”, mi voltai sorridendole.
“Già!”, adesso era più sollevata.
Andammo alla reception per presentarci e per avere le chiavi della nostra camera.
Una singola, con due letti. Mi sembrava giusto.
“Prenotazione Martini!”, Stephanie diede tutti i nostri dati alla signora dietro il bancone e in poco tempo ci ritrovammo con le nostre chiavi in mano.
La guardai perplessa, erano due schede.
“Due ragazze, due pass!”, rispose alla mia domanda silenziosa.
Prendemmo l’ascensore e quando arrivammo davanti alla nostra porta restammo qualche secondo a fissarci negli occhi.
“Allora Kate sei pronta?”, eravamo agitate, era il primo viaggio da sole.
“Oh si. Si! Muoviti!”, la incitai indicando la serratura.
Digitò il codice sulla porta e con la tessera la aprì.
“Waw!”, fu il mio primo commento.
Era una camera bellissima, i due letti erano appoggiati alla parete destra della stanza e di fronte c’era la televisione.
Dal lato della porta c’era l’armadio, molto spazioso e alla nostra sinistra c’era la porta del bagno.
“Fantastico!”, Stef espresse il suo giudizio su di esso.
Posammo le nostre valige nei rispettivi letti e ci occupammo di disfarle e di mettere in ordine le nostre cose.
“Secondo te abbiamo fatto una cavolata?”, mi chiese improvvisamente quando tornai da una rilassante doccia.
“Intendi dire a partire?”.
“Non si risponde ad una domanda..”.
“Si, con una domanda. Dai. Ti sei pentita?”, mi sedetti accanto a lei sul suo letto.
“No. Dico solo, che forse.. beh..abbiamo agito di impulso! Lo rifarei eh! Ma..”.
“Non puoi avere dei ripensamenti ora! Dobbiamo stare altri quattro giorni qui!”, le sorrisi sperando di non averla offesa.
“Ho faticato tanto per permettermi questo viaggio! Lo voglio vedere..quando ho saputo che facevano fare un giro del set, mi sono subito buttata nell’impresa!”.
“Trascinandomi con te! Lo sai che anche io adoro tutto quello che lo riguarda..vedrai che riuscirai a vedere anche lui!”, se la sua preoccupazione era quella di non riuscire a vederlo, si sbagliava.
Stavano girando New Moon in quel periodo. Permettevano di fare una visita del set, pagando una profumata somma. Figuriamoci se non avremo trovato qualche attore.
“Devi promettermi però..”, cominciai fissandola negli occhi, “che anche se non lo vedrai, rimarrai serena! Qualunque attore ci capiti di fronte!”.
“Si, ma se becco Kellan è la fine!”, iniziò a ridere e mi unì anche io.
La serata proseguì tranquilla. Dopo aver cenato ci chiudemmo in camera per rilassarci un po’.
Il viaggio era stato parecchio stressante, e lo sbalzo di temperatura, sommato al cambio d’ora, ci avevano scombussolate parecchio.
“Per domani sai già tu dove andare? Lo sai che io e l’inglese spesso discutiamo per delle sciocchezze!”, mi volai verso il suo letto non badando molto alle immagini della televisione.
“Si, so bene dove si trova il posto! Da qui, dovremo arrivarci anche a piedi”.
“Ma con questo freddo? Potrebbe nevicare questa notte che tanto non farebbe differenza!”, guardai fuori dalla finestra sperando comunque che non scendessero i fiocchi.
“Siamo a novembre, in questo periodo, in questi posti è normale che nevichi!”, era intenta, come me, ad osservare il cielo buio senza stelle.
“Stephanie se nevica ti uccido!”, la minacciai guardandola con gli occhi socchiusi.
Lei si mise a ridere tirandomi un cuscino.
“Non sto scherzando! Se nevica non ci potremo muovere!”.
“Qui sono molto più attrezzati rispetto all’Italia, rispetto a Genova..”, si corresse ricordando che solo a Genova rimanevano fermi mezzi e persone per una nevicata.
“Hai ragione..speriamo comunque che non nevichi..ah Stef?”.
“Dimmi..”.
“Hai già pensato a cosa farai quando, nell’eventualità, ti ritroverai uno di loro davanti?”, sorrisi sadica.
“Oh, beh..non lo so..perché secondo te quante possibilità abbiamo di incontrarli?”, si stava agitando, l’imbarazzo cresceva.
“Secondo me, partendo dal presupposto che andremo nel set dove loro lavorano, beh..direi che un settanta percento ce lo abbiamo!”.
“Come sei crudele. Te e le tue percentuali! E sentiamo, quante probabilità ci sono che un Robert Pattinson si ritrovi davanti alla tua persona?”, adesso era lei dalla parte sadica della situazione.
Restai in silenzio qualche secondo, cercando una risposta che però non trovai.
“Vedi..siamo sulla stessa barca!”, sorrise e tornò ad osservare la tv.
“Mmmh..vediamo però. E se fosse un Kellan a bussare alla tua porta? Cosa faresti?”, queste provocazioni facevano parte della nostra vita quotidiana.
“Meglio lasciar perdere. Sto già volando troppo con la fantasia e a Marco non farebbe piacere..”, il sorriso si trasformò in una smorfia di disprezzo.
“Non ti devi sentire in colpa se sei partita! Lui non pensa di certo che lo fai per l’attore! Sa che sei matta per questo film, non ti devi incolpare di niente!”.
“Grazie..”, la smorfia scomparve lasciando spazio ad un sorriso accennato.
Le sorrisi e tornai ad osservare passivamente la televisione.
Non mi ero nemmeno accorta di essermi addormentata.
Quando riaprii gli occhi sentii subito il brusio della televisione e svogliatamente spostai l’attenzione su di essa.
Mi ero addormentata ancora vestita, per dirla tutta ero proprio svenuta.
Mi alzai barcollando, arrivando fino al mobile dove era posizionata la tv, e la spensi.
La stanza era completamente al buio, arrivava qualche luce fioca dai lampioni della strada. Essendo la stanza al tredicesimo piano, era difficile sfruttare il bagliore totalmente.
Stephanie dormiva serena sotto le coperte, infatti si era addormentata prima di me.
Per questo io non avevo nemmeno una coperta sopra.
Entrai nel bagno ma, quando accesi la luce la dovetti spegnere immediatamente. Era troppo forte.
Quando tornai in camera guardai l’ora della sveglia, segnava le tre e mezza del mattino.
Quando mi strinsi sotto le coperte ancora calde, diedi uno sguardo alla finestra.
Quello che vidi mi lasciò di stucco.
Lo avevamo solo accennato, non era di certo un desiderio il nostro.
Tanti piccoli fiocchi di neve cadevano limpidi dal cielo.
In quel momento, facendoci caso, il cielo era più chiaro, segno che nevicava da parecchio.
Misi la testa sotto al cuscino, preparandomi per una mattinata assolutamente snervante.
Sicuramente, avrei detto di tutto a Stephanie, che con molta probabilità aveva pregato in turco per far nevicare.
Adoravo la neve, ma non in vacanza e lontano dal Natale. Era un impiccio se cadeva in quei momenti.
Mi riaddormentai consapevole di stare per perdere i senti. L’ultima cosa che sentii fu un lamento da parte di Stef, anzi; non un lamento, un gridolino di gioia. Come non detto. Aveva pregato.
   
 
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