SUMMER NIGHT
Un
corteo di lucciole accompagnava la placida navigazione di un piccolo ed elegante
battello fluviale sulle acque scure e silenziose di un corso
d’acqua.
Il
bosco attorno era inargentato dalla luce argentea della Luna piena, che
spruzzava di delicato colore anche la superficie calma del fiume; con un pigro
suono, le pale facevano avanzare il natante lungo le verdi e profumate
rive.
Il
ponte era immerso nel buio, nemmeno una lanterna lo rischiarava, ma uno sguardo
attenta avrebbe distinto alcune figure danzare lievemente a piedi nudi, lunghi
capelli volteggiavano sul vento d’estate e sommesse risate coronavano il tutto,
una danza leggera sulle note del canto del fiume.
Ragazzi diversi tra loro, per età e per
caratteri, viaggiavano su quel battello, ragazzi che, in quella danza, si
sentivano come fratelli, taciturne e timide compagne che inseguivano ridendo le
lucciole, tutti uniti dalla leggera melodia che il bosco aveva cominciato a
cantare col vento: il cuore la sentiva e loro non potevano fare a meno di
seguirla e abbracciarla silenziosamente.
Due
vesti leggere svolazzarono verso il parapetto e le due fanciulle che le
indossavano fissarono per qualche minuto, con occhi grandi e incredibilmente
vivi e luminosi di stupore, il lento scorrere della natura davanti a loro:
“Queste sono cose che ti fanno davvero apprezzare la vita…” mormorò con aria
sognante una, perdendosi nell’osservare la Luna fieramente stagliata sul velluto
della notte, “non avevo mai visto tante lucciole in vita mia... E’ magico!”
aggiunse con tono sommesso l’altra, seguendo con lo sguardo il volo di uno degli
insetti luminosi sul prato, vedendolo posarsi su un fiore.
“Il
fiume dà il meglio di sé in questa stagione, ve ne accorgerete quando arriveremo
al lago.” s’intromise una voce maschile; le due ragazze si voltarono, vedendo
una figura snella camminare verso di loro: “Dopo quest’ansa, arriveremo a
destinazione.” disse il ragazzo,
poggiando i gomiti sul parapetto e fissando distrattamente davanti a sé,
“ecco, ormai ci siamo.”, sorrise furbo nel buio.
Superato l’ultimo angolo dell’ansa, infatti, si
schiuse come uno scrigno davanti a loro uno spettacolo a dir poco meraviglioso:
tantissime lucciole disegnavano a mezz’aria delicate figure geometriche mentre
la brezza, portando con sé messaggi profumati di terre lontane, accarezzava i
capelli dei ragazzi, assiepati come incantati alle balaustre; l’acqua riluceva
di argento della Luna che, maestosa, presiedeva a quel paradiso.
Le
cicale e i grilli facevano udire il loro canto attraverso le fronde, risuonando
sulla superficie del grande lago.
I
giovani erano rapiti da quella vista, che alcuni avevano solo lontanamente
immaginato nei loro sogni.
“Visto? Ve l’avevo
detto…” disse con tono divertito la medesima voce maschile in un sussurro; le
sue parole si persero nel vento.