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Autore: Youko    25/11/2009    4 recensioni
In amore tutto può accadere,anche che il cacciatore si ritrovi suo malgrado a diventare preda.
Genere: Romantico, Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Akira Sendoh, Hisashi Mitsui
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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voglio legarti a me I personaggi non sono miei ma del grande T. Inoue e questa storia non è scritta a scopo di lucro.
Nota: questa è la storia di come Sendo e Mitsui sono finiti insieme in “a causa del mio migliore amico” mi dispiaceva non aver potuto approfondire meglio questa coppia, che io considero meravigliosa insieme. Inoltre è la mia visione personale di Akira, un personaggio che reputo molto intelligente ma soprattutto dolce. Hisashi … beh che dire di lui se non innalzare un altarino a Inoue per ringraziarlo di averlo creato?     

                                   
                                            VOGLIO LEGARTI A ME


Ecco lo sapeva, di nuovo un buco nell’acqua, non era una novità in fondo. Ogni volta che incontrava un ragazzo finiva che lui partiva a immaginarsi la storia d’amore della sua vita, con tanto di colonna sonora romantica e titoli di coda sull’immagine di loro a passeggiare sulla spiaggia con il sole che tramontava. Mentre l’altro aveva solo in mente una storia di sesso, niente passeggiate, niente cinema, ristoranti, neanche un misero caffè, solo incontrarsi in qualche love hotel rotolarsi allegramente fra le lenzuola e poi una volta usciti in strada “allora ciao,è stato fantastico, scusa come hai detto che ti chiami?”.
Si degnassero almeno di ricordarsi che si chiamava –Sendo- ecco appunto, l’insegnate di chimica lo ricordava anche troppo bene il suo nome.

-che hai sei depresso? sei meno sorridente del solito- chiese Fukuda avvicinandosi al compagno di squadra –mah sempre il solito- rispose rimettendo la tuta sporca nella borsa
-allora ti muovi?- lo chiamò Koshino inviperito come sempre, il giocatore chiuse la sacca lanciando un sorriso all’altro, salutò e uscirono dalla palestra diretti a casa.

-secondo te cos’ho di sbagliato?- domandò all’amico, dopo avergli raccontato dell’ennesimo flirt finito male   -sei un caso disperato – esordì Hiroaki tirandolo con successo su di morale –scegli sempre i tipi sbagliati se c’è un ragazzo fra cento che non vuole impegnarsi, sicuro come la morte lo rimorchi tu –
Akira lo fissò con un sorriso meno appariscente –non so proprio come farei senza di te Hiro chan – l’amico sbuffò
 –dico solo che dovresti cercare di conoscerli meglio prima di finirci a letto insieme, se davvero vuoi costruirci una storia – gli chiarì il concetto – diciamo la verità tu non vuoi una relazione seria Aki, tu vuoi lui e basta e visto che non puoi averlo cerchi dei surrogati – era vero, Hiro aveva perfettamente ragione lui voleva una sola persona, un ragazzo anzi il ragazzo che lo aveva colpito dritto al cuore.

Quando a quindici anni  aveva capito che preferiva guardare i ragazzi che le ragazze gli si era aperto il mondo davanti agli occhi, non si era fatto problemi, non lui, non Akira Sendo.
Ma a quella scoperta ne era seguita un’altra decisamente sconvolgente, il suo primo grande amore.
 Non si era innamorato in quel periodo, ma un anno prima, quando aveva assistito ai campionati di basket delle scuole medie, era lì che cupido aveva scoccato il suo dardo.
Lo aveva visto saltare, stoppare, correre e fare centro con la precisione di un cecchino, quel ragazzo che da tutti era considerato una promessa del basket. Grazie a lui non solo si era appassionato a quel gioco, ma aveva anche scoperto l’amore, certo l’aveva capito un anno dopo ma l’importante era capirlo. Purtroppo di lui non aveva più avuto notizie fino a quell’anno. Hisashi Mitsui si era dovuto ritirare dal club per un infortunio ma fortunatamente dopo un periodo burrascoso, gli era giunta voce che fosse diventato un teppista, aveva ripreso a giocare.
Quando l’aveva saputo non poteva crederci, lo avrebbe rincontrato e non solo, si sarebbero affrontati sullo stesso campo. Non che la cosa gli fosse di qualche aiuto oltre a poterlo vedere di nuovo in azione e avere qualche occasione d’incontro durante i campionati, per quell’amore non c’era futuro. Principalmente perché lo amava solo lui, secondo piccolo dettaglio incontrava spesso il ragazzo con una nuova accompagnatrice, era decisamente fuori della sua portata o almeno così aveva sempre creduto fino a quel fatidico sabato.

Aveva convinto Koshino ad accompagnarlo al Dark Fire e mentre era intento a persuadere quel musone del suo migliore amico a dare almeno un parere positivo su qualcuno di quei bei ragazzi che si trovavano nel locale, lo aveva visto.
 – Oh Kami, Oh Kami, Oh Kami - aveva preso a ripetere come un pappagallo stritolando il braccio dell’altro, cosa per cui era stato anche rimproverato in maniera poco gentile
– è lui Hiro, Mitsui- gli aveva detto indicando l’entrata – che diavolo ci fa qui?- fu la domanda successiva, mentre cercava di guardare, senza essere visto, dove andasse.
 – Che cavolo vuoi che ne sappia? e mollami idiota- esordì Hiroaki  riappropiandosi dell’arto.
Osservò il tiratore da tre guardarsi intorno con aria piacevolmente soddisfatta, evidentemente il locale era di suo gusto. Lo seguì con lo sguardo finché non lo vide sedersi a uno dei tavoli, da solo.
 “Kami quanto è bello” pensò osservando i pantaloni neri che gli fasciavano le gambe e la maglia rossa aderirgli al corpo. Rimase ad osservarlo per un altro quarto d’ora poi decise, prima che qualcun altro potesse avvicinare quel ragazzo doveva farlo lui. Lo voleva da così tanto tempo che non poteva farsi sfuggire quell’occasione, se Kami lo aveva fatto entrare in quel locale voleva dire che gli stava dando l’occasione della sua vita.
 – Hiro io vado -si alzò sotto lo sguardo perplesso e per nulla convinto dell’amico.

Si accostò al suo tavolo, facendo bene attenzione che lo notasse e infatti lo vide osservarlo mentre si avvicinava.
– Hisashi Mitsui- esordì con un bel sorriso poggiando il fianco sul bordo del piano, in maniera che il lembo della camicia si scostasse per offrirgli la visuale della porzione di stomaco e dagli addominali  e in effetti lo sguardo del giocatore da tre ne fu attratto dato che erano così ben in vista.
 –Sendo- esclamò di rimando, come se assaporasse il suo nome
 -non pensavo venissi in questo locale – continuò il primo facendogli notare la cosa distrattamente.
 Se fosse capitato lì per sbaglio, cosa che avrebbe quasi escluso dato lo  sguardo da predatorecon cui  lo aveva visto sondare il luogo, o semplice curiosità lo avrebbe scoperto subito
 – è la prima volta che ci vengo, ne ho sentito parlare bene però – gli fece cenno di sedersi e il giocatore del Ryonan non se lo fece certo ripetere – e tu vieni qui da molto?- domandò Hisashi allungando il braccio sulla spalliera del divanetto, Akira si era seduto al suo fianco, in quel modo avrebbe potuto poggiargli una mano sulla spalla quando voleva.
– Si da un bel po’- si girò per fissarlo negli occhi, “sei un predatore Mitsui ma posso giocare anch’io” aveva pensato allungando una mano per giocherellare con la catenina che l’altro portava al collo
- se vuoi da bere devi andare a prenderlo al bar – disse indicando l’isola centrale  – c’è sempre molta gente e quindi una bella fila ma si possono fare conoscenze interessanti -  gli occhi dell’altro brillarono
 – avrei un po’ sete in effetti  - notò distrattamente continuando subito – andiamo a prendere qualcosa o forse c’è qualcuno che ti aspetta?- s’informò il tiratore
- sono solo con un amico, ma non gli dispiacerà se mi fermo un po’ con te per farti ambientare – rivelò lasciando ricadere il pendente e alzandosi.

Si diressero al bar e nel percorso Sendo salutò e fu salutato da parecchi ragazzi, clienti abituali come lui
- conosci parecchia gente- disse Mitsui quando trovarono un posto libero al bancone, aspettando che qualche barman li vedesse e si degnasse di prendere la loro ordinazione.
Akira con un sorriso in risposta s’informò su cosa volesse berequindi puntò lo sguardo sul ragazzo in divisa più vicino a loro. Quando questo si voltò sorridendogli gli disse cosa desiderava, l’altro strizzandogli un occhio dopo qualche secondo gli portò i loro cocktail.
– Amicizie giuste suppongo- notò ammirato Hisashi, presi i bicchieri si erano riavviati ad accomodarsi nuovamente.
 Akira gli indicò la pista da ballo e gli diede alcune dritte, dopo mezz’ora che parlava e sorrideva sotto lo sguardo fissò dell’altro si alzò, decretando che doveva tornare dal suo amico
- devi proprio andare?- lo aveva fermato il giocatore afferrandogli il polso che cominciò ad accarezzare con un dito
 – si devo- aveva risposto non scostando il braccio
– se è solo un amico, magari posso unirmi a voi – aveva proposto Mitsui, cercando d’informarsi se l’altro fosse una preda abbordabile
– ma certo, oltretutto lo conosci – esclamò liberandosi e avviandosi.

Hisashi lo seguì domandandosi chi potesse essere e rimase sorpreso nello scorgere Koshino
– senpai- esclamò questo salutandolo e guardandolo storto, evidentemente non gradiva la sua intrusione. Chiacchierarono ancora un po’ poi Sendo si avviò alla pista da ballo, Mitsui l’osservò muoversi in maniera sensuale ed accattivante e ben presto il ragazzo fu circondato.
Il giocatore del Ryonan non ne era per nulla infastidito anzi, passò ad alternare i partner ballando con uno o l’altro, sorridendo e scambiando qualche chiacchiera con ognuno di loro. Hisashi continuò ad osservare sentendo ogni tanto l’impazienza dell’altro che voleva tornare a casa, ma solo marginalmente, la sua attenzione era rivolta al ragazzo che si dimenava sulla pista da ballo.

 “Bello e sensuale come una pantera “ pensò, proprio la sfida che stava cercando. Si era annoiato delle conquiste facili voleva cimentarsi con qualcosa di più impegnativo e non gli era stato difficile capire che Sendo era quello stimolo che stava cercando.
Si alzò e andò al bar, ufficialmente per rifornirsi da bere ma invece voleva avere maggiori informazioni sul ragazzo dai capelli a punta. Era piuttosto conosciuto quindi non gli sarebbe stato difficile sapere qualcosa su di lui, Mitsui era il tipo che prima di lanciarsi all’attacco voleva avere la certezza della vittoria, avrebbe scoperto quale tattica sarebbe stata la migliore per  far capitolare l’altro e il gioco sarebbe stato concluso.  

Chiese al barista che li aveva serviti poco prima.
- Tutti a chiedere di Akira – esordì con un sorrisetto di chi la sapeva lunga
– visto di chi si tratta non puoi certo rimproverarlo – esordì il tizio accanto al giocatore che sorseggiava la sua bibita
– già è proprio un bel bocconcino – convenne l’altro
– ci provano in parecchi – affermò il cliente – ma tu potresti avere qualche punto in più – continuò allungando lo sguardo su Hisashi
– tu dici?- chiese questo poggiandosi al bancone per farsi guardare per bene
– si, decisamente sei il suo tipo- intervenne il bariman.

Così venne a sapere che il suo tipo erano i ragazzi mori ed atletici, che aveva avuto parecchie storielle ma che terminavano nel giro di poco tempo, il giocatore del Ryonan ci sapeva fare a letto ma proprio per questa voce che si era sparsa a macchia d’olio, finiva sempre con tipi interessati solo al sesso, tra cui rientrava lui stesso. Mitsui ritornò al tavolo proprio quando Sendo ritornava accaldato e sudato dalla pista da ballo e con disappunto del giocatore dello Shohoku, scortato da un paio di tizi.

I ragazzi si sedettero con loro, erano studenti universitari e dei bei ragazzi oltretutto, presero a chiacchierare con il giocatore dai capelli a punta non disdegnando la compagnia di Hisashi. Koshino li osservava con un certo disappunto, cosa che non sfuggì a nessuno di loro, quando prese a fare commenti poco carini sui due, spronato dall’amico ad aprir bocca per fare amicizia, i ragazzi lasciarono i loro numeri a Sendo e se ne andarono lanciando occhiatacce all’altro.
 – Hiro chan sei sempre così scorbutico, eppure avevo scelto i più carini- commentò Akira afferrando il suo bicchiere
 – allora piantala di rimorchiare con il pretesto di presentarmeli, i numeri te li hanno dati quindi sta zitto – s’inalberò subito l’altro
- volevo che lo dessero a te il numero di telefono, che me ne faccio non sono neanche il mio tipo – continuò l’altro spiegando la sua intenzione, senza preoccuparsi delle parole dell’amico. Era irritato perché aveva capito bene il motivo per cui aveva invitato al tavolo quei ragazzi, lo aveva capito subito
 – non serve che vai a caccia per me – puntualizzò subito l’amico
– ma Hiro chan se tu non ti muovi devo farlo io – affermò sorridendo.

Mitsui decise che del battibecco dei due non gliene importava nulla, così si sporse sul tavolino fissando lo sguardo in quello di Sendo – e il tuo tipo quale è?- chiese con voce roca, Akira  si portò una mano alle labbra umide di succo appena bevuto e finse di riflettere.
 – Dunque, non saprei proprio – commentò dopo un attimo
– ma per piacere, io me ne vado a casa – esclamò Koshino alzandosi
 – aspetta Hiro – lo chiamò l’amico facendolo fermare poco più avanti – devo andare ci vediamo – salutò Hisashi rimettendosi la giacca
– non puoi restare? Fallo andare a casa se vuole, no?- domandò il tiratore che non voleva perdere la preda appena adocchiata, l’altro si sporse verso di lui dandogli un buffetto sul naso con l’indice
– sarà per la prossima volta – e con un sorriso dei suoi si avviò all’uscita.

Mitsui rimase al tavolo dapprima confuso, di solito il suo fascino colpiva immediatamente e chiedendogli di restare ne aveva usato una buona dose, invece l’altro l’aveva mollato lì come un cretino, se avesse avuto un po’ più di tempo avrebbe sfoderato tutte le sue arti seduttive.
 Si disse che la colpa era di quell’imbecille pianta grane di Koshino.

Sendo era al settimo cielo, Mitsui era chiaramente interessato la sua voce roca gli aveva messo i brividi, sarebbe di certo restato con lui al locale ma aveva intuito che non doveva cedere troppo facilmente alle sue lusinghe.
La camminata, i gesti, il tono modulato della voce erano tutti segnali di un cacciatore esperto, Hisashi era un rubacuori e lui lo sapeva bene visto che aveva trafugato il suo tre anni prima, ma ovviamente l’altro non lo sapeva e non doveva scoprirlo, non finché non fosse stato suo. Doveva giocare bene le sue carte, voleva il tiratore da tre ma non come compagno di letto, non solo almeno, desiderava il cuore di Hisa.
“Hisa … chissà se mi permetterebbe di chiamarlo così” pensò ascoltando distrattamente la lezione.

Mitsui aveva trovato un passatempo divertente, certo non aveva potuto attuare nessuna delle sue tecniche infallibili quella sera, ma non si era scoraggiato, anzi la cosa si faceva più interessante. Così il sabato successivo ritornò al locale, aveva scoperto che l’altro lo frequentava abitualmente quindi certo di trovarlo vi si recò, mettendo una cura forse eccessiva nell’abbigliamento. Sperò di non trovarvi anche l’altro giocatore ma sapeva che sarebbe stato improbabile, aveva saputo dal barman che Sendo se lo portava sempre dietro anche se l’altro ragazzo rimaneva seduto in disparte senza socializzare.
 A quanto sembrava  Akira era intenzionato a combinargli un appuntamento, con scarso successo visto che non ci era ancora riuscito e lui l’altra sera aveva capito anche il perché. Sospettava infatti che Koshino mirasse all’amico, non che gli importasse sarebbe riuscito a vincere il premio prima di lui, poi potevano anche felicemente fidanzarsi o quello che volevano.

 Lo vide arrivare dopo una mezz’ora in compagnia dell’altro, con suo disappunto.
 Hisashi era stato avvicinato da un paio di bei ragazzi ma li aveva liquidati subito, non voleva perdere tempo inutilmente.
Gli si avvicinò salutando il ragazzo dai capelli a punta sensuale come lo ricordava, in campo aveva notato che fosse un tipo carino ma era troppo concentrato sul basket per pensare ad altro,  al locale la situazione era diversa.
- Mitsui ma che bello incontrarti ancora- sorrise Akira, Hiroaki invece gli rivolse un’occhiataccia
– beh in caso ci vediamo in pista –continuò il giocatore avviandosi con l’amico per prendere posto a un tavolo libero.
 “Eh?” pensò l’altro giocatore rimasto con il suo miglior sorriso da seduttore stampato in faccia, evidentemente non aveva mandato il giusto segnale, ritornò alla carica vedendolo dirigersi nella zona da ballo.

Si mise a ballare poco distante da lui coinvolgendo un altro ragazzo. Ascoltando distrattamente quello che lo sconosciuto, si era presentato ma non ci aveva neanche fatto caso, gli stava dicendo gettò un’occhiatina a Sendo, sicuro di ritrovarsi i suoi occhi puntati addosso e come non avrebbe potuto?
Mitsui era ben conscio di star ballando come un diavolo tentatore e non per gli sguardi degli altri in pista o del partner, ma perché lo stava facendo appositamente. Con suo sommo stupore nonchè disappunto successivo, l’altro non lo stava guardando, non lo aveva neanche visto, troppo intento a chiacchierare all’orecchio di un tipo, sorridendo e scoppiando a ridere per una battuta del tizio.
Non si diede per vinto anzi la cosa lo intrigava parecchio, per la prima volta da molto tempo avrebbe dovuto attingere alla sua totale ed inesauribile fonte di abilità e sensualità.

Piantò il tizio lì su due piedi, lasciandolo un po’ perplesso, e si avvicinò all’altro giocatore.
– Scusa- esordì con un sorrisetto da vero mascalzone rivolto allo sconosciuto con cui il ragazzo stava ballando, avvolgendo la vita di Sendo con un braccio lo attirò a se facendolo volgere dalla sua parte, non perse tempo e prese a muoversi sensuale e lento.
 – L’altra volta sei andato via così di fretta- esordì rivolgendo un’occhiata intimidatoria al ragazzo, che stava protestando per come si era visto sottrarre il partner di ballo
-non credevo ti servisse oltre la mia guida- ironizzò il giocatore prendendo a seguire il suo ritmo
– no, però mi sono sentito solo – Hisashi ricambiò il suo sorriso osservando i fianchi muoversi sensuali. Akira ci sapeva proprio fare era seducente e accattivante in ogni suo gesto, gli faceva scorrere delicatamente le mani sulle braccia muovendosi contro di lui, ballarono per un tempo infinito persi nelle movenze uno dell’altro. Fu Sendo a interrompere quel gioco di seduzione dichiarando di aver sete.

Si avviarono al bar e Mitsui offrì da bere al povero assetato, il quale tirato fuori un cubetto di ghiaccio dalla bevanda prese a passarselo sul collo, il tiratore da tre rimase incantato immaginando le sue dita al posto del quadratino d’acqua solida  
- mi sento andare a fuoco- esclamò il giocatore del Ryonan con voce bassa, puntando direttamente nei suoi occhi
– a chi lo dici –sussurrò l’altro che sentiva un calore conosciuto invadergli il basso ventre, doveva calmarsi si stava eccitando e non doveva essere lui ad avere quella reazione si ricordò,doveva far capitolare l’altro, conquistarlo, giocare con lui, finché non si fosse stancato come faceva sempre.

 Hisashi Mitsui non era il tipo da legarsi sentimentalmente a una sola persona, era più il tipo che amava la conquista in quanto tale. Più la vittima era difficile da far cadere in trappola, maggiore era il divertimento. Aveva scelto Akira non solo per l’aspetto piacevole e per la bravura che si diceva avesse a letto, ma perché lo credeva un’anima affine. Se sceglieva tipi a cui interessava solo far sesso voleva dire che amava divertirsi e non cercava complicazioni, l’amore era una seccatura, una rottura e basta, ma non sapeva di aver sbagliato tutto.
 Sendo aveva perfettamente capito le intenzioni seduttrici del giocatore dello Shohoku ,ma finse di non comprenderle e anzi mise in campo tutta la propria abilità, il tiratore da tre avrebbe affrontato un degno rivale, avrebbe trovato pane per i suoi denti.
Sperava solo di riuscire a mantenere attivo l’interesse dell’altro, non voleva tirare troppo la corda in quel gioco fatto di gesti, parole sussurrate che intendevano altro, temeva che si stancasse di rincorrerlo e lasciasse perdere, che avrebbe fatto in quel caso?
Avrebbe ceduto anche sapendo che lo avrebbe usato e poi gettato come un vecchio maglione che ti ha annoiato indossare, il suo cuore si sarebbe spezzato lo sapeva,  credevano tutti che fosse un ragazzo dalla testa leggera nato per divertirsi a letto, ma non era così.
 Akira sognava l’amore con la A maiuscola e sognava di coronarlo con Mitsui, per questo per tutta la sera continuò a tessere la sua tela intorno al bel cecchino.

Alla fine della serata Hisashi gli chiese di scambiarsi il numero di telefono, il giocatore dello Shohoku lo chiamò il mercoledì sera dato che l’altro non si faceva sentire, inconsapevole del fatto che Akira avesse resistito all’impulso di telefonargli un’ora dopo essere ritornato a casa la sera stessa.
Parlarono del più e del meno per qualche minuto poi gli chiese ,prima di riattaccare, di andare a prendere un caffè il giorno dopo.
Continuarono quel sottile gioco di seduzione che non trovava un reale vincitore per tutta la settimana, fra piccole uscite, telefonate e anche quando si diedero appuntamento al locale per quel sabato.

La settimana successiva Hisashi pensò di poter forzare un po’ le cose, gli telefonò il giovedì sera
 – ciao come và?- chiese Akira all’altro capo del telefono
- non c’è male tu?-
- un po’ stanco gli allenamenti sono stati estenuanti – sospirò.
Presero a parlare di Basket e quando la telefonata terminò Hisashi si diede mentalmente dell’idiota, gli era completamente passato di testa che voleva fare qualche battutina allusiva per provocare una reazione dell’altro, insomma il suo scopo era portarselo a letto mica diventarci amico. Si coricò dandosi dell’imbecille parlare dello sport che adorava lo aveva distratto, ci avrebbe provato il giorno seguente in fondo era ora di concludere si disse.

 Sendo aveva invitato l’altro a fare un giro insieme al nuovo negozio sportivo che avevano aperto in centro da poco, parlare con il suo Hisa era stato piacevole. Così anche quel pomeriggio presero a chiacchierare, soprattutto s’informò del perché avesse sospeso col basket per due anni, venne a scoprire del suo infortunio che  aveva creduto tanto grave da non poter più tornare in campo, della sua angoscia e della rabbia che aveva sfogato come teppista, della rissa in palestra e del suo ritorno in squadra.
Ascoltò tutto avidamente, Mitsui non era solo il suo idolo ma la persona che amava, perciò cercò di dargli il suo conforto quando si rese conto che per lui quelli erano ricordi troppo vividi e brutti per essere già dimenticati.

Fu quel pomeriggio trascorso ad aprire il suo cuore, a parlare di cose che lo facevano soffrire che il tiratore da tre punti si rese conto che il suo piano di conquista gli si stava ritorcendo contro.
Non sapeva come eppure quel ragazzo dal sorriso perenne aveva toccato le corde nascoste del suo animo. Akira non era solo un bel ragazzo, possedeva una dolcezza nello sguardo, un affettuosità nei gesti, un calore nella voce che si ritrovò a desiderare di raccontargli sempre di più.
Quando quella sera tornò a casa sentendosi felice e consapevole di volerlo rivedere, Hisashi prese la sua decisione. Si sarebbe portato a letto l’altro e poi avrebbe chiuso ogni contatto con lui, non era il tipo da farsi coinvolgere in qualcosa di più e non l’avrebbe permesso, quando ami qualcuno questo ti porta solo sofferenze.

–dove andiamo di bello?- chiese festante il giocatore del Ryonan – vuoi portarmi in qualche posto poco raccomandabile?- scherzò ancora,l’altro lo aveva invitato ad uscire dopo quel pomeriggio al negozio di sport, era stato solo il giorno prima e credeva si sarebbero rivisti direttamente quella sera al locale e invece gli aveva chiesto d’incontrarsi in centro.
Dopo aver bevuto qualcosa in un bar aveva seguito Mitsui, che voleva portarlo in un posto ma non voleva dirgli quale
 – ti piacerà ne sono sicuro- esclamò il tiratore da tre con un sorrisino.
Quando entrarono nella zona dei love hotel Akira sentì lo stomaco contorcersi però mantenne il sorriso saldo, quando  varcarono la soglia di uno di questi si sentì morire. Voleva farlo anche lui con Hisa certo però capì, anche se ancora la speranza rimaneva, che tutto sarebbe finito in quella stanza.
- Non ti piace?- gli stava domandando poggiando le chiavi della stanza sul mobile, Sendo sorrise come sempre
 –no è carino, ma perché mi hai portato qui?- finse di non capire, non voleva capire o forse sperava in una confessione d’amore, fu attirato tra le braccia dell’altro
–non lo immagini?- gli chiese
– cosa ti fa credere che io lo voglia?- domandò sentendo le labbra dell’altro fermarsi un attimo dal baciargli il collo
 – perché so che sei il tipo a cui piace divertirsi- quelle furono le parole che infransero i sogni di Sendo, mentre si trovava fra le sue braccia, mentre sentiva le sue labbra passargli sul collo, le sue mani vagargli sulla maglia, capì quanto fosse stato inutile sperare per tutto quel tempo che l’altro non volesse solo quello da lui.
Alzò il viso di Mitsui e lo baciò con passione, se doveva finire così si disse avrebbe fatto in modo che l’altro non l’avrebbe dimenticato, anche se per Mitsui era solo sesso lui avrebbe fatto l’amore con l’altro.

Presero a togliere gli abiti uno dell’altro baciandosi ininterrottamente, toccandosi e baciando ogni centimetro di pelle scoperta. Akira stava dando il massimo piacere al suo compagno ma anche Mitsui non era certo da meno, lo prese su quel letto, in quella squallida camera di un albergo da quattro soldi, quando raggiunse l’apice dell’orgasmo sentì le braccia di Sendo stringerlo con forza come volesse trattenerlo per sempre dentro di se.
Appena ripreso fiato il tiratore da tre andò in bagno a lavarsi, ripetendosi che aveva raggiunto il suo scopo. Allora perché sentiva quel vuoto dentro?
Perché non era soddisfatto?  
- se vuoi il bagno è libero- esclamò uscendo e rivestendosi, il giocatore del Ryonan rimase steso fra le lenzuola
– preferisco restare ancora un po’ qui- fece rivolgendogli un sorriso – ti vesti di già?- gli chiese subito continuando a tenere il sorriso che non aveva mai tolto, Mitsui sghignazzo un poco
 – mi piacerebbe ripetere una seconda volta- ammise- ma ho un impegno- non era vero, ma sentiva l’esigenza di mettere più distanza tra loro due -la stanza è già pagata quindi resta finché vuoi – continuò quando vide che si stava alzando
 –sei un vero gentiluomo- fece l’altro giocatore fingendo un’euforia che non provava, Mitsui si precipitò fuori sentendo il bisogno impellente di aria, troppo consapevole che se fosse rimasto non sarebbe più stato capace di lasciarlo.

 Akira si portò una mano sugli occhi –proprio un gentiluomo- bisbigliò sentendo le lacrime scendere sulle guance, fino all’ultimo istante aveva sperato che non andasse così, ma quando aveva visto la fretta che aveva di andarsene non si era più fatto illusioni.
In quella posizione non si rese conto della porta che veniva riaperta
– perché stai piangendo?- la voce di Hisashi lo colse di sorpresa ,gli puntò gli occhi lucidi addosso.

Il giocatore da tre a metà scalinata si era accorto di aver dimenticato il cellulare, quel dannato affare lo scordava dappertutto, ritornato indietro per recuperarlo si era trovato d’innanzi quella scena. Era rimasto immobile a sentirlo singhiozzare,ad osservare le lacrime che impietose scendevano , non capì perché ma il petto prese a fargli male, corse a tenerlo stretto fra le braccia e ad asciugargli le guance con piccoli baci
– che succede Aki perché piangi?- domandò ancora
 – deve essere un’allergia- provò a mentire ma sentendo la forza di quella stretta, il calore di quel corpo,la dolcezza di quei baci –perché è l’ultima volta che ti vedo che non sia su un campo di basket -  ammise non riuscendo a frenarsi lo strinse forte non voleva lasciarlo andare, non poteva ma lo avrebbe fatto.
Gli stava mostrando la sua debolezza, quanto fosse vulnerabile, quanto male gli stesse facendo, ma non poteva farne a meno, lui aveva un cuore che aveva donato all’altro molto tempo fa e sapere di essere usato da lui, essere considerato  come un oggetto, faceva male proprio perché era lui
 –perché sei come tutti gli altri, perché credi che io volessi solo questo da te,perché hai ottenuto quello che volevi e mi chiamerai solo quando avrai ancora voglia di farlo e non troverai nessun altro disponibile, ma anche così mi andrebbe bene, se potessi stare ancora così fra le tue braccia, lo accetterei , accetterei qualsiasi cosa da te – si sfogò.
Hisashi lo tenne stretto ancora un po’ poi gentilmente lo fece scostare, gli afferrò il mento e lo baciò come mai aveva baciato nessuno.
– Una pantera è questo che ho pensato di te, sensuale, bello e pericoloso e avevo ragione sei davvero un tipo pericoloso- Akira lo fissava non capendo di che stesse parlando – volevo catturarti per esporti come si fa con i trofei e invece in trappola ci sono caduto io, non posso farti promesse non sono il tipo ma posso dirti  che non voglio lasciarti scappare- gli sorrise –io non voglio lasciarti andare- ammise continuando – non sono mai stato un tipo fedele ne da lunghe storie, ma se vuoi voglio provarci con te –quando l’altro gli sorrise il vuoto che Mitsui aveva sentito dentro scomparve, non sapeva cosa fosse quel sentimento che ne aveva preso il posto, ma non era spiacevole e decise di lasciarlo crescere.
Si baciarono a lungo e il tiratore da tre cancellò ogni traccia di pianto da quel viso, con baci affettuosi e gentili, lui che non ne era mai stato capace
– Hisa- sospirò il giocatore – non hai un impegno?- domandò
–bugia- gli rivelò, aspettava che l’altro chiedesse spiegazioni e invece lo sentì ridacchiare
– allora devi farti perdonare – fece malizioso iniziando a sbottonargli la camicia
– mmh … vedrò di impegnarmi – promise.           
  
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