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Autore: ballerinaclassica    26/11/2009    6 recensioni
Emmett di qua, Emmett di là. Emmett, voltati. Emmett, mettiti un po' più a sinistra. Emmett, fai questo. Emmett, fai quell'altro. Emmett, dovresti riposare.
Il paragone era stato stupido quanto efficace.
Genere: Comico, Introspettivo, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Emmett Honeycutt
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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~Fake Slope.



















Avanti e indietro. Avanti e indietro.
Emmett si stava ripetendo quelle parole da ore. Le ore erano state intervallate da dozzine di minuti di riposo. I minuti scanditi dal suo battito cardiaco che tentava di ritornare nei parametri.
Il battito cardiaco era stato accompagnato da Teddy.
«Forza Emmett!»
«Continua così, Emmett!»
«Abbiamo duemila utenti online, Emmett!»
«Stai andando benissimo, Emmett!»
Non lo sapeva nemmeno come c'era finito in quella situazione quantomeno ridicola ed imbarazzante. L'unica cosa di cui Emmett si fosse fino ad ora reso conto era la fastidiosa lucina rossa in cima alla telecamera. Sì, proprio quella che da ore gli stava puntando esattamente alla pupilla sinistra.
Ma Emmett non si lamentava. Ad Emmett andava bene così: faceva un favore al suo migliore amico e in compenso, al Babylon, si ritrovava decine di numeri di telefono infilati nelle mutande.
E la cosa non gli dispiaceva affatto.
Non era più il ragazzo di campagna: Fetch Dickson era qualcosa di speciale. Non veniva dal Mississippi, ma da... Da un miscuglio tra il suo cane e la strada in cui viveva da bambino. Beh, ovunque fosse nato Fecth, qualunque fosse stata la sua origine, aveva reso Emmett la star gay più promettente degli ultimi decenni.
E nemmeno questo gli dispiaceva.
«Tocca ancora a te, Emmett!»
Fetch Dickson diede un altro arrivederci al suo amato risposo – diamine, ma perché proprio a lui? - e raggiunse il letto.
Lenzuola morbide e rosse. Se gli piaceva il rosso. Un letto spazioso sul quale rotolare per ore – anche se al momento lui doveva limitarsi a scandalose maratone di masturbazione, di quelle che lo facevano tornare a casa completamente... Prosciugato.
E se amava quella scritta luminosa là sopra! Aveva anche il potere di scacciare via i pensieri brutti e sfiancanti.
Dio, era pacchiana, appariscente, così fottutamente sfarzosa e fucsia. Insomma, era semplicemente perfetta una come lei per uno come lui. Emmett avrebbe potuto sposarla e farci tanti bambini amanti del porno gay e dei vibratori.
Si sedette, il nome Fetch che illuminava le spalle nude coperte solo da un sottile strato di sudore. Di nuovo le mani percorrevano la solita strada, quella ginocchio-coscia-inguine e si fermavano lungo i fianchi, sfiorandoli con le dita, artigliando i boxer aderenti e tirandoli via di fretta, come se si fosse trattato di un cerotto da strappare tutto d'un colpo.
«Bene così, Emmett...»
Era sicuro che i numerini davanti la faccia di Ted stessero aumentando a dismisura. L'espressione del suo capo era decisamente soddisfatta.
Diamine. E Fetch invece diventata l'idolo di seghealavoro.net.
Se in quel momento Emmett avesse voluto pensare a qualcosa che non fosse un uomo sexy, era sicuro che nella sua testa sarebbe balenato un torsolo. Il paragone era stupido quanto efficace. E questo lui lo sapeva bene.
Ma l'idea di trovarsi completamente nudo, davanti a migliaia di fans virtuali lo faceva sentire un po' in quel modo; privato della corazza esterna, vuoto – affinché non si accorgesse veramente di quanto potesse essere umiliante il suo lavoro – e tremendamente esposto alle intemperie.
Sì, era un paragone piuttosto sciocco da fare, ma tra una carezza e l'altra ad Emmett veniva proprio spontaneo sentirsi così.
Perché proprio a lui?
Continuò a toccarsi, la bottiglia di yogurt bianco abbandonata lontano. A lui quel genere di aiuti non serviva, ecco perché era diventato una star in poco meno di cinque minuti.
Non era mai stato un santo, di questo se ne accorgeva da solo. Il suo stesso Teddy gli aveva rimproverato più volte di essere troppo debole e di voler a tutti i costi assaggiare ogni pene che lo allettasse – le sue parole erano state quelle. Eppure trovava quel lavoro di mano piuttosto imbarazzante.
C'era una contraddizione però – che torsolo idiota che era: a lui era sempre piaciuto dare nell'occhio. Gli piacevano le cose sfarzose e non faceva troppi complimenti quando acquistava un nuovo capo di vestiti dai colori accesi e brillanti; e magari con qualche paiette di troppo.
Non ci pensava due volte a firmare le mutande di qualche sconosciuto che gli chiedeva l'autografo lungo Liberty Avenue.
"Al mio adorato e caro Christopher con tanto affetto e tanta da stima; spero che seghealavoro.net non ti deluda mai e che tu possa trovare il tuo appagamento virtuale. Ricorda che ci sarà sempre qualcuno al mondo pronto a soddisfare i tuoi bisogni, con amore, tuo Fetch Dikson."
Degnava la “F” di qualche ricciolo ed arabesco di troppo, ma la sua firma gli piaceva così. Elegante ed artistica, niente di meno e niente di più.
Era così che Fetch giustificava ed assecondava il suo desiderio di essere qualcuno.
Adesso la telecamera gli stava ancora addosso, pronta a catturare ogni espressione, ogni movimento della mano o del resto del corpo.
L'aveva definito un “bel pezzo di manzo”, l'uomo che si stava creando nella testa, mentre si toccava. Ma comunque non faticò a vederlo sostituirsi ancora una volta con quell'idiota di un torsolo.
Se ne stava lì, al centro di un tavolo, completamente nudo. Una dozzina di facce lo osservavano e quel torsolo non poteva fare proprio niente.
Stare nudo era nella sua natura in quanto torsolo.
Non poteva fare assolutamente nulla per coprirsi, nemmeno voltarsi dall'altra parte. Sarebbe stato altrettanto nudo.
Allo stesso modo Emmett – o Fetch, che era il suo nome quando varcava la soglia del posto di lavoro – non poteva fare altro che fissare la telecamera con aria provocante, pensare a qualcuno come il ballerino biondo del Babylon e dare un po' di spazio alla fantasia.
Tanto quella, a differenza del pudore, non gli mancava affatto.
Emmett rimase seduto sul bordo del letto ancora per qualche minuto, prima di mostrare al suo pubblicò quell'espressione, la parte di sé che piaceva tanto a molti tra i suoi fans. Aveva sentito una specie di crampo, i muscoli che si irrigidivano tutti insieme e poi, subito dopo, aveva ceduto e le forze era come se fossero sparite del tutto. Lasciando, al loro posto, una macchia sul letto ed un mugolio.
«Emmett, duemilacinquecento utenti! Emmett, sono un sacco di soldi!»
Emmett di qua, Emmett di là. Emmett, voltati. Emmett, mettiti un po' più a sinistra. Emmett, fai questo. Emmett, fai quell'altro. Emmett, dovresti riposare.
Il paragone era stato stupido quanto efficace.
Il torsolo veniva sballottolato da una parte e dall'altra. Davanti agli occhi di tutti, per di più.
Emmett aveva un po' voglia di eclissarsi, un po' quella situazione gli piaceva tanto da vantarsene. Avrebbe anche incontrato il principe azzurro magari. Quello si sarebbe innamorato di un lato più nascosto. Di Fetch.
Si sarebbe innamorato soltanto del torsolo, non di tutto quello che c'era attorno.
Al torsolo questo non dispiaceva affatto. C'era un sacco di gente che amava oltremodo Fetch, senza nemmeno conoscere Emmett.
Un po' un sollievo per lui, un po' una soddisfazione più o meno bizzarra. Non gli importava granché; il principe azzurro sarebbe arrivato lo stesso – magari con una limousine al posto del solito, fuori moda cavallo bianco.
Fetch Dickson chiuse gli occhi. Il respiro che tornava quasi regolare, il petto umidiccio almeno quanto la sua mano.
Lanciò un'ultima occhiata alla telecamera. Uno sguardo al contempo stanco ed anche un po' accigliato.
Emmett era la mela, Fetch il torsolo. Aveva imparato ad apparire per quello che non era davvero.
Il paragone era stato stupido quanto efficace.

















Questa fanfiction è stata scritta per la Criticombola con il prompt 3 [Torsolo].

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