~Fake
Slope.
Avanti
e indietro. Avanti e indietro.
Emmett
si stava ripetendo quelle parole da ore. Le ore erano state
intervallate da dozzine di minuti di riposo. I minuti scanditi dal
suo battito cardiaco che tentava di ritornare nei parametri.
Il
battito cardiaco era stato accompagnato da Teddy.
«Forza
Emmett!»
«Continua
così, Emmett!»
«Abbiamo
duemila utenti online, Emmett!»
«Stai
andando benissimo, Emmett!»
Non
lo sapeva nemmeno come c'era finito in quella situazione quantomeno
ridicola ed imbarazzante. L'unica cosa di cui Emmett si fosse fino ad
ora reso conto era la fastidiosa lucina rossa in cima alla
telecamera. Sì, proprio quella che da ore gli stava puntando
esattamente alla pupilla sinistra.
Ma
Emmett non si lamentava. Ad Emmett andava bene così: faceva
un
favore al suo migliore amico e in compenso, al Babylon, si ritrovava
decine di numeri di telefono infilati nelle mutande.
E
la cosa non gli dispiaceva affatto.
Non
era più il ragazzo di campagna: Fetch Dickson era qualcosa
di
speciale. Non veniva dal Mississippi, ma da... Da un miscuglio tra il
suo cane e la strada in cui viveva da bambino. Beh, ovunque fosse
nato Fecth, qualunque fosse stata la sua origine, aveva reso Emmett
la star gay più promettente degli ultimi decenni.
E
nemmeno questo gli dispiaceva.
«Tocca
ancora a te, Emmett!»
Fetch
Dickson diede un altro arrivederci al suo amato risposo –
diamine,
ma perché proprio a lui? - e raggiunse il letto.
Lenzuola
morbide e rosse. Se gli piaceva il rosso. Un letto spazioso sul quale
rotolare per ore – anche se al momento lui doveva limitarsi a
scandalose maratone di masturbazione, di quelle che lo facevano
tornare a casa completamente... Prosciugato.
E
se amava quella scritta luminosa là sopra! Aveva anche il
potere di
scacciare via i pensieri brutti e sfiancanti.
Dio,
era pacchiana, appariscente, così fottutamente sfarzosa e fucsia.
Insomma, era semplicemente perfetta una come lei per uno come lui.
Emmett avrebbe potuto sposarla e farci tanti bambini amanti del porno
gay e dei vibratori.
Si
sedette, il nome Fetch che illuminava le spalle nude coperte solo da
un sottile strato di sudore. Di nuovo le mani percorrevano la solita
strada, quella ginocchio-coscia-inguine e si fermavano lungo i
fianchi, sfiorandoli con le dita, artigliando i boxer aderenti e
tirandoli via di fretta, come se si fosse trattato di un cerotto da
strappare tutto d'un colpo.
«Bene
così, Emmett...»
Era
sicuro che i numerini davanti la faccia di Ted stessero aumentando a
dismisura. L'espressione del suo capo era decisamente soddisfatta.
Diamine.
E Fetch invece diventata l'idolo di seghealavoro.net.
Se
in quel momento Emmett avesse voluto pensare a qualcosa che non fosse
un uomo sexy, era sicuro che nella sua testa sarebbe balenato un
torsolo. Il paragone era stupido quanto efficace. E questo lui lo
sapeva bene.
Ma
l'idea di trovarsi completamente nudo, davanti a migliaia di fans
virtuali lo faceva sentire un po' in quel modo; privato della corazza
esterna, vuoto – affinché non si accorgesse
veramente di quanto
potesse essere umiliante il suo lavoro – e tremendamente
esposto
alle intemperie.
Sì,
era un paragone piuttosto sciocco da fare, ma tra una carezza e
l'altra ad Emmett veniva proprio spontaneo sentirsi così.
Perché
proprio a lui?
Continuò
a toccarsi, la bottiglia di yogurt bianco abbandonata lontano. A lui
quel genere di aiuti non serviva, ecco perché era diventato
una star
in poco meno di cinque minuti.
Non
era mai stato un santo, di questo se ne accorgeva da solo. Il suo
stesso Teddy gli aveva rimproverato più volte di essere
troppo
debole e di voler a tutti i costi assaggiare ogni pene che lo
allettasse – le sue parole erano state quelle.
Eppure trovava
quel lavoro di mano piuttosto imbarazzante.
C'era
una contraddizione però – che torsolo idiota che
era: a lui era
sempre piaciuto dare nell'occhio. Gli piacevano le cose sfarzose e
non faceva troppi complimenti quando acquistava un nuovo capo di
vestiti dai colori accesi e brillanti; e magari con qualche paiette
di troppo.
Non
ci pensava due volte a firmare le mutande di qualche sconosciuto che
gli chiedeva l'autografo lungo Liberty Avenue.
"Al
mio adorato e caro Christopher con tanto affetto e tanta da stima;
spero che seghealavoro.net non ti deluda mai e che tu possa trovare
il tuo appagamento virtuale. Ricorda che ci sarà sempre
qualcuno al
mondo pronto a soddisfare i tuoi bisogni, con amore, tuo Fetch
Dikson."
Degnava
la “F” di qualche ricciolo ed arabesco di troppo,
ma la sua firma
gli piaceva così. Elegante ed artistica, niente di meno e
niente di
più.
Era
così che Fetch giustificava ed assecondava il suo desiderio
di
essere qualcuno.
Adesso
la telecamera gli stava ancora addosso, pronta a catturare ogni
espressione, ogni movimento della mano o del resto del corpo.
L'aveva
definito un “bel pezzo di manzo”, l'uomo che si
stava creando
nella testa, mentre si toccava. Ma comunque non faticò a
vederlo
sostituirsi ancora una volta con quell'idiota di un torsolo.
Se
ne stava lì, al centro di un tavolo, completamente nudo. Una
dozzina
di facce lo osservavano e quel torsolo non poteva fare proprio
niente.
Stare nudo era nella sua natura in quanto torsolo.
Non
poteva fare assolutamente nulla per coprirsi, nemmeno voltarsi
dall'altra parte. Sarebbe stato altrettanto nudo.
Allo
stesso modo Emmett – o Fetch, che era il suo nome quando
varcava la
soglia del posto di lavoro – non poteva fare altro che
fissare la
telecamera con aria provocante, pensare a qualcuno come il ballerino
biondo del Babylon e dare un po' di spazio alla fantasia.
Tanto
quella, a differenza del pudore, non gli mancava affatto.
Emmett
rimase seduto sul bordo del letto ancora per qualche minuto, prima di
mostrare al suo pubblicò quell'espressione, la parte di
sé che
piaceva tanto a molti tra i suoi fans. Aveva sentito una specie di
crampo, i muscoli che si irrigidivano tutti insieme e poi, subito
dopo, aveva ceduto e le forze era come se fossero sparite del tutto.
Lasciando, al loro posto, una macchia sul letto ed un mugolio.
«Emmett,
duemilacinquecento utenti! Emmett, sono un sacco di soldi!»
Emmett
di qua, Emmett di là. Emmett, voltati. Emmett, mettiti un
po' più a
sinistra. Emmett, fai questo. Emmett, fai quell'altro. Emmett,
dovresti riposare.
Il
paragone era stato stupido quanto efficace.
Il
torsolo veniva sballottolato da una parte e dall'altra. Davanti agli
occhi di tutti, per di più.
Emmett
aveva un po' voglia di eclissarsi, un po' quella situazione gli
piaceva tanto da vantarsene. Avrebbe anche incontrato il principe
azzurro magari. Quello si sarebbe innamorato di un lato più
nascosto. Di Fetch.
Si
sarebbe innamorato soltanto del torsolo, non di tutto quello che
c'era attorno.
Al
torsolo questo non dispiaceva affatto. C'era un sacco di gente che
amava oltremodo Fetch, senza nemmeno conoscere Emmett.
Un
po' un sollievo per lui, un po' una soddisfazione più o meno
bizzarra. Non gli importava granché; il principe azzurro
sarebbe
arrivato lo stesso – magari con una limousine al posto del
solito,
fuori moda cavallo bianco.
Fetch
Dickson chiuse gli occhi. Il respiro che tornava quasi regolare, il
petto umidiccio almeno quanto la sua mano.
Lanciò
un'ultima occhiata alla telecamera. Uno sguardo al contempo stanco ed
anche un po' accigliato.
Emmett
era la mela, Fetch il torsolo. Aveva imparato ad apparire per quello
che non era davvero.
Il
paragone era stato stupido quanto efficace.
Questa
fanfiction
è stata scritta per la
Criticombola con il prompt 3 [Torsolo].