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Autore: VidelB    18/06/2005    15 recensioni
Eheh non fate troppo affidamento al titolo così poetico... fa effetto non trovate? XP Tutto si svolge in un luogo diverso dal solito Giappone moderno a cui siamo abituati... siamo nell'Egitto di molti secoli fa, Akane è di origine egiziana e Ranma è il figlio di un capo nomade... direte: come si fanno a incontrare? Si comporteranno in modo molto diverso?....Uhm, leggete leggete ^-
Genere: Romantico, Azione, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akane Tendo, Genma Saotome, Ranma Saotome
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: Incompiuta
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Dal buio, come illuminati da brevi lampi, erano comparsi paesaggi, persone note… ma ora il silenzio cupo fu interrotto da qualcosa di diverso: °Il tuo spirito, come quello di ogni Targhi, è libero come un granello di sabbia spinto dal vento, ricordatelo sempre Ran-mah.°- era la voce di un’anziana- °E né il monile che porti al collo né il tessuto blu avvolto intorno al tuo capo potranno distoglierti dal fare ciò che farai°

^Ma cosa…? Farò forse qualcosa di malvagio?^

°Alcuni potrebbero criticarlo in modo simile sì… ma solo alcuni°- rispose il suono mentre si affievoliva sempre più; quindi un altro flash… una spada… sì era la sua spada Takouba che andava ad infilzarsi nel nido di un falco blu… poi di nuovo il nulla. Fu allora che il risveglio di un dolore gli fece spalancare gli occhi spaesati nell’oscurità della tenda. Il ragazzo, tenendosi una mano sull’avambraccio fasciato, si alzò lentamente dal suo giaciglio, per poi affacciarsi verso l’esterno, incurante dell’istantanea reazione del suo corpo al freddo pungente.

- Nonna..- mormorò- …avrà veramente un senso questo sogno?- chiese rivolto al quarto di luna bianca alto nel cielo; ma poi un brivido corse lungo la sua ampia schiena e decise di tornare a dormire.

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- Per favore, Akanept, porta anche questo.- sussurrò un’ombra, porgendo cordialmente alla giovane in questione un involto morbido e squadrato- Sono le tue vesti.

La sorella minore fece un cenno d’assenso, prendendolo senza esitazioni, quindi scostò leggermente il telo sull’uscio, in attesa del segnale. Pochi secondi dopo si udì distintamente un fischio e le figure delle due donne iniziarono una corsa rapida e il più possibile silenziosa in direzione delle porte della città deserta. La più giovane alzò per attimo lo sguardo verso il cielo: cominciava già a schiarirsi, spegnendo le prime stelle.

- Muoviamoci Kasumif, siamo in ritardo! E’ quasi l’alba!- disse tra un respiro e l’altro, prendendo la sua interlocutrice per mano, accelerando il passo, finchè poco dopo non si ritrovarono entrambe con i piedi sulla sabbia: il deserto si estendeva muto e infinito davanti a loro.

- Figlie mie, sono qui!- esclamò da sinistra un uomo su uno scricchiolante carro di legno.

- Eccoci!- risposero le due, avvicinandosi a lui e arrampicandosi sul mezzo- Abbiamo preso tutto il possibile e ricontrollate le provviste di cibo e acqua: sono sufficienti per una settimana come calcolato!

- Brave figliole- le rassicurò lui, accennando un sorriso nel tentativo di mascherare la tristezza degli occhi contornati dal kohl, le sue braccia però indugiavano nel dare il via ai muli- … Mi dispiace per quello che vi sto facendo passare.- ammise a voce bassa. Ma subito una mano si posò rassicurante su una delle sue:

- Non hai niente di cui rimproverarti padre. Sono gli altri ad aver sbagliato, e noi saremo sempre dalla tua parte.

L’uomo guardò leggermente sollevato la primogenita.

- … E’ ora di partire allora.- disse con sicurezza, incitando gli animali che, con andatura sollecita, si misero finalmente in marcia.

Akanept, da parte sua, andò a raggomitolarsi in un angolo del carro e, cullata dal dondolio continuo, avvolta dal calore sotto la spessa mantella di lana che indossava, lasciò che la stanchezza si impossessasse di lei, facendola scivolare nel sonno più profondo.

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Luce accecante, caldo soffocante, urla, il sfregare di lame metalliche… cosa stava succedendo?

La ragazza egiziana, con i lunghi capelli neri ingarbugliati e la vista ancora offuscata, balzò seduta guardandosi intorno e rimanendo a bocca aperta per lo sconcerto: il carro dove si trovava era completamente circondato da individui vestiti di blu con dei dromedari. Alcuni erano sui loro animali, altri li tenevano per le briglie; quasi tutti comunque la stavano fissando senza espressione. La diciottenne si voltò dalla parte opposta, ma in questo modo offrì alla propria vista una scena che la sbigottì ancora di più: laggiù, a 35 piedi di distanza circa, in mezzo ad altri di quegli uomini mascherati, c’erano suo padre e sua sorella. Akanept gridò i loro nomi, ma i suoi parenti non si girarono verso di lei, piuttosto rimasero fissi davanti ad una grande tenda decorata. Così la giovane, senza più timori, con la semplice intenzione di raggiungerli, si calò a terra; ma non appena lo fece, qualcuno di quegli sconosciuti infilò le braccia sotto le sue spalle bloccandola e sollevandola… era improvvisamente del tutto indifesa! Mai in vita sua le era capitato.

- Stai calma e non ti succederà nulla di male.- l’avvisò il tizio; aveva una voce determinata ma non minacciosa e questo la rincuorò un minimo; dopo un paio di secondi la posò nuovamente a terra, le legò i polsi dietro la schiena e la guidò verso l’enorme tenda che aveva visto prima; la ragazza notò come questi tenesse sempre un palmo sul manico della spada che spuntava dal fodero… come a indurla insomma a evitare ogni tentativo di fuga. E lei ovviamente, disarmata com’era, non osò contraddirlo. Una volta arrivata, fu spinta verso la soglia. Ritrovandosi affianco a Kasumif, stava per parlarle, quando il tono autoritario di qualcuno all’interno la fece sobbalzare: quando gli occhi le si furono adattati all’ombra, scorse l’uomo in questione: questi, piuttosto corpulento, abbigliato con una veste azzurro scuro e col viso coperto quasi del tutto da un tessuto dello stesso colore, si stava rivolgendo a lei in quel momento:

- Giovane donna dell’Egitto, il mio nome è Gen-mah e sono il capo di questa tribù. Questa notte vi abbiamo fermati con la semplice intenzione di derubarvi, ma purtroppo, senza offesa, il bottino non si è rivelato granché.- spiegò sarcastico alla giovane confusa, indicando gli involti dove il giorno prima lei stessa aveva raccolto le provviste e qualche vestito, ora ammucchiati lì vicino.- E’ per questo che io e il tuo genitore abbiamo dovuto trovare un accordo.

Akanept, nonostante lo stupore crescente e la timidezza riuscì a reagire:

- Ovvero?- domandò curiosa, sperando non intendesse come risarcimento il sacrificio di sangue di uno di loro.

- Ebbene, si è deciso che riconsegnerò la maggior parte del cibo che abbiamo trovato e anche un paio di coperte, ovvero il minimo necessario per sopravvivere al viaggio che mi è stato detto avevate programmato di compiere.

Gli occhi demoralizzati della giovane ripresero a brillare pieni di vita a quella dichiarazione. Aveva sempre sentito parlare dei famigerati predoni del deserto come di un popolo ladro, assassino e senza scrupoli, ma ora doveva ricredersi! Si erano mostrati veramente molto più generosi di quanto pensasse.

- Oh, grazie mille! Vi ringrazio davvero moltissimo a nome di tutti noi!- disse riconoscente, inchinandosi con grazia col sorriso sulle labbra.

- Sono contento tu sia d’accordo ragazza, perché il patto implica anche che tu rimanga qui con noi.- aggiunse pacato quello. La giovane si irrigidì raddrizzandosi bene in piedi, sbiancandosi istantaneamente in viso a quelle parole del tutto inaspettate. Il padre e la sorella risposero con soli occhi muti e angosciati al suo sguardo turbato.

- Come… io restare.. con voi?!- balbettò incredula alle proprie orecchie, fissando il Targhi rilassato sui cuscini.

- Esattamente, dovrai salutare i tuoi cari oggi, perché entrerai a far parte della mia famiglia.- rispose l’altro.

- In.. in che senso?- fece Akanept sconvolta.

- Anche se fra noi si usa che le stesse donne scelgano i propri mariti, visto che sei una semi-prigioniera ho pensato di proporti come promessa sposa del vice-capo, mio figlio.

- Io… io non ne ho nessuna intenzione! Non l’ho nemmeno mai guardato in faccia vostro figlio!- protestò lei rabbiosa.

- Oh, se è per quello, solo i suoi amici più intimi e i suoi genitori possono guardarlo in faccia, è una regola. L’importante è che sia di adeguato valore psichico e guerriero.. e chi più di lui? Il suo grado di combattente è inferiore solo al mio.

La giovane rimase attonita anche a quello sproloquio. Insomma, pareva proprio che per salvare i suoi parenti dovesse essere disposta a diventare la consorte di un completo sconosciuto nomade… se veramente era solo quello il modo di consentire a suo padre di continuare la fuga verso la salvezza… ebbene, avrebbe dovuto acconsentire nonostante i suoi sentimenti… un modo per vivere fra quella gente l’avrebbe trovato. Dopotutto erano sempre esseri umani no? Doveva fare questo sacrificio, ma così la vita delle due persone più importanti della sua vita sarebbero state risparmiate e lei non doveva fare altro che essere forte e avere spirito d’adattamento… sembravano anche piuttosto gentili tra l’altro… sì, ce l’avrebbe fatta, poteva farcela.

- Accetto.- sussurrò infine, la mente ancora in bilico fra la realtà e i puri propositi.

- Hai detto qualcosa?- chiese il capo.

- Ho detto che accetto.- disse più forte lei, fissandolo con le iride castane lucide per lo sforzo di volontà.

- Bene! Affare fatto allora…- stava concludendo l’altro soddisfatto, alzandosi.

- Ma non sono d’accordo io.- affermò una voce giovane ma profonda, nello stesso momento in cui la ragazza si sentì scostare di lato, non troppo dolcemente in verità, da una mano maschile.

- Ehi!- si ribellò rivolgendogli un’occhiata arrabbiata, ma il nuovo venuto non la degnò nemmeno di un fuggevole sguardo, continuando invece a parlare.

- Non potresti consultarmi prima di affibbiarmi future mogli? E meno male che passavo qua davanti e ho sentito tutto!- parlò concitato.

- Ma figliolo, guarda che bella ragazza! Ha anche la tua età. Vorresti rifiutare un così bel regalo da tuo padre?

- Primo, lo sai meglio di me che le donne sono indipendenti e non hai il diritto di regalarmela come fosse un oggetto…- fece il giovane vestito alla maniera del padre, ma con un fisico evidentemente più snello e allenato; a quelle parole, che parevano di difesa nei suoi confronti, Akanept cominciò a tranquillizzarsi- E poi…- proseguì però sempre lui, guardandola di striscio- E’ solo una racchia!- concluse sfacciato rigirandosi subito.

- Brutto…-mormorò tremante di furia la ragazza egiziana, stringendo i pugni- “Come si permette quell’idiota…!” rimuginò cercando di mantenere il controllo; in caso contrario probabilmente ci avrebbe rimesso la vita insieme con la sua famiglia.

- Uhm…- mugugnò quindi lui, avendo percepito qualcosa, cominciando a scrutarla con espressione pensierosa, fin quando i loro sguardi s’incrociarono e lui rimase a fissarla intensamente con quegli occhi blu cobalto. La giovane, che fino ad allora si era mantenuta strettamente la coperta sulle spalle, in quella situazione non poté fare a meno di arrossire vistosamente, allentando senza volerlo la presa, cosicché il tessuto le sfuggì dalle dita cadendo a terra, lasciandola nel suo leggero abito di lino bianco. Ran-mah a quel fatto avvampò, ringraziando il velo blu di proteggere il rossore del suo volto da sguardi indiscreti e si voltò immediatamente facendo per uscire dalla tenda; senza mancare però di lanciare un’ultima frecciatina:

- Questo fatto non mi riguarda; se rimane io non m’impegno proprio in nulla.- avvisò, prima di allontanarsi all’esterno con passo svelto, lasciando ammutoliti i presenti.

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