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Autore: I Walk With Shadows    28/11/2009    5 recensioni
Pioveva anche tanto. Era quasi un alluvione. A Ronnie piaceva guardare la pioggia da fuori la finestra. Era strano, essere in casa, al caldo, mentre lì sotto tutta la gente soffre di freddo, si ripara, suda, si bagna, cade, scivola.
[Mannie Shonen. Dedicata a Fede.]
Genere: Romantico, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Slash | Personaggi: Max Green , Ronnie Radke
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dedicata a Federico.

Perchè in quest'anni su cui sono stata su EFP non gli ho ancora dedicato niente, e era ora.
Perchè è un periodo in cui quando lui è felice io sto male e quando lui è triste io sto bene, e dato che in questo periodo sta bene io gli scrivo delle cose deprimenti xD.

Perchè mi manca tantissimo. Davvero, perchè è uno dei modi per dirgli che mi manca.

Perchè mi ha detto che scrivo benissimo (??) e quindi devo dedicargli qualcosa.

Perchè sì.

Oh, Come On!



The Flood.

-Tutto ciò perchè ti sto dimenticando.




Ronnie si sdraiò sul letto più alto tra i due della cella, anche se era del suo compagno, ora fuori per un processo. Appoggiò le dita sulle palpebre chiudendosi gli occhi, che insistevano a rimanere ancora aperti dopo una delle sue solite notti insonne.

Capitava spesso, ormai.

Di notte Ronald non dormiva. Forse era per quelle pareti scure e sfregiate che lo circondavano, o forse perchè Gabriel -il suo compagno di cella, appunto- russava come un facocero.

Non poteva credere a quello che gli stava succedendo.

Non poteva credere a quello che gli era successo.

Non poteva. E basta.


Pioveva, quella sera.

Era una serata di maggio come tutte, o quasi

Pioveva anche tanto. Era quasi un alluvione. A Ronnie piaceva guardare la pioggia da fuori la finestra. Era strano, essere in casa, al caldo, mentre lì sotto tutta la gente soffre di freddo, si ripara, suda, si bagna, cade, scivola.

La porta si aprì e -come ogni fottuta sera- entrò Max. Bagnato. Dalla testa ai piedi, e gocciolante, con gli occhi abbassati.

Ormai, Ronald ci aveva fatto anche l'abitudine: era sempre così, da un po' di tempo quando Max rientrava era silenzioso, non faceva parola. Certe volte neanche mangiava, si metteva a letto alle sette emmezza, con la scusa che il giorno dopo si doveva svegliare presto.

Non era preoccupato -Ronnie, s'intende- per questi suoi comportamenti. Il suo ragazzo avrà avuto qualcosa a cui pensare nel frattempo, nient'altro, rimunginava mentre sostava su un pentagramma bianco, con solo il titolo della presunta canzone da scrivere.

The Flood-L'Alluvione.

Quel clima triste gli aveva dato l'ispirazione adatta per scrivere qualcosa di deprimente come Not Good Enough For Truth in Clichè o comunque quelle canzoni che aveva scritto in passato tristi. Il peccato è che l'ispirazione era passata appena il “nano” era entrato.

Così, dalla sua mente dopo essersi fatto una dose, una delle sue solite, naque una stupenda idea.

-Maxxy, vieni ad aiutarmi?-.

Potè sentire bene, nonostante il suo -e solo suo- bassista gli dava le spalle, che sbuffò, poco prima di sedersi accanto a lui.

-Cosa stai facendo?-.

-Scrivo una nuova canzone. La chiamo The Flood.-.

Maxwell sospirò,si avvicinò al cantante e sussurrò, guardando il foglio bianco.

-E allora scrivici questo. E' finita, Ronnie-.

E così l'aveva fatto.

Senza giri di parole, senza frasi lunghe, senza niente.

E nel più calmo dei modi.

E poi si alzò e camminò verso la camera da letto.

Senza una parola, senza spiegazioni.

Ronnie sentì come una ferita aperta, non medicata, senza garza che la ricopriva.

Poi, con quel colpo di ispirazione che l'aveva fulminato nel momento in cui colui che aveva sempre amato gli aveva detto quelle due parole che avrebbero cambiato la sua vita, si rimise a scrivere, sperando che fosse solo un passaggio, che dopo cinque minuti “Maxie” sarebbe tornato chiedendogli scusa, e che quella sera, dopo cena, avrebbero fatto sesso nella doccia come ogni volta che litigavano e si riappacificavano.

Stette lì, seduto, a pensare, a piangere, a scrivere.


I feel the pressure

It's coming down on me

It's turnin' me black and blue


Non veniva il ritornello.

Era buio, saranno state le ventidue emmezza, e lui era ancora lì col testo davanti ad aspettare che Max tornasse a chiedere scusa. Niente, da tre ore avevano litigato e da tre ore non aveva sentito la minima presenza del suo ragazzo in casa, aveva iniziato a pensare che magari era uscito dalla finestra scappando sotto quell'acquazzone che continuava dalla mattina.

Sospirò, nascondendo di nuovo le lacrime, e si rimise a lavorare.

Poi sentì dei passi e la porta sbattere e chiudersi.

-Esci da casa mia-.

A quelle parole alzò gli occhi dal testo e si girò per guardare gli occhi liquidi e dolci del ragazzo, che a ventiquattro anni ne dimostrava ancora quindici.

Ronnie fece per parlare, ma il più piccolo lo precedette, fermando la parlata del ragazzo.

-So cosa vuoi chiedermi. Perchè. Io sono stufo Ron, lo sai, sono tre anni che va avanti così e non ce la faccio più. Quindi, per favore, esci da casa mia-.

Non gli piaceva, a Ronnie, il modo in cui aveva pronunciato mia, perchè non era casa sua, ma era di entrambi, avrebbe dovuto pronunciare nostra.

Riaprì la bocca, iniziando a boccheggiare, e appena si decise a parlare, Max lo interruppe di nuovo.

-Ne sono sicuro. Ci ho pensato così tanto che mi sono stufato di me stesso. Non ce l'ho fatta più, ho preso la mia decisione, non cambia, non cambierà mai-.

Chiuse la bocca e trattenne le lacrime, che cercavano disperatamente di uscire dagli occhi marroni del più grande.

Persino un movimento inconsulto delle palpebre le avrebbe fatte cadere, così Max sperò che non chiudesse gli occhi per non farlo sentire troppo in colpa. Aveva immaginato, già prima, che Ronnie avrebbe reagito in questo modo, e sapeva che si sarebbe sentito in colpa.

Ma non doveva essere debole.

Non doveva cedere.

Max tenne bassi gli occhi, sapeva che stava piangendo, non voleva vedere quella scena.

-Mi dispiace, niente è per sempre-.

Sentì Ronnie sospirare e alzarsi.

Gli sfiorò la mano per prendere la valigia che Max gli aveva fatto in queste ultime ore e si mise la giacca, e il cappotto.

Poi sentì i suoi passi andare avanti e chiuse la porta.

Non si accorse, ovviamente, che aveva preso il testo.


Woah, you left me

On the side of the road

(Side of the road)

And now I've got no place to go

You've brought the flood


Ronnie finì di scrivere in carcere.

Inviò la lettera insieme alle tante che mandava ai fans.

Tra tutte quelle persone che non conosceva affatto, ce ne era una col testo di The Flood, che stava in una busta affrancata come tutte le altre.

Solo che su quella c'era scritto ciò che importava di più.

Solo che lì c'era scritto un nome diverso.

Un nome che Ronnie si era disabituato a pronunciare, tanto che non lo vedeva.

Maxwell Green.


All because I'm leaving you behind.


**


Non male, dai. Immaginavo sarebbe venuta peggio, molto peggio.

Dedico questa ff a Fede perchè ne ho voglia xD.

E perchè The Flood è la nostra canzone.

Ma motivo secondario u.u.

Ringrazio a quelle quattro anime pie che leggeranno -e recensiranno, perchè recensirete, fidatevi di me *muahah*.

Grazie a tutti.

Un bacio,

Walks.

  
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