Fanfic su attori > Cast Twilight
Segui la storia  |       
Autore: NeverThink    29/11/2009    5 recensioni
Si dice che non ci sia niente di meglio dell’amore.
Si dice che l’amore elevi l’animo dell’uomo, ingentilendolo.
Si dice che l’amore ti trascina, ti travolge e ti sconvolge.
In fondo è vero, lo so perché l’ho provato.
Ma soprattutto si di dice che l’amore sia irrazionale…

[..] Poi ci sono giorni in cui, invece, non ti va di fare ciò che dovresti fare. Ed era ciò che stava succedendo a me in quel momento. Mentre con la mente mi perdevo in spazi infiniti, nel mare azzurro dei Caraibi, nella bianca e sottile sabbia della spiaggia, qualcuno bussò crudelmente alla porta. Riemersi dall’oceano di fantasia e immaginazione mi ero immerso ritornando alla realtà… che di certo non era tanto dolce ed assolata come quella dei Caraibi.
Ero steso sul piccolo divano, con la testa che penzolava dal bracciolo e spirali di fumo che si alzavano nell’aria. La luce della luna, pigra e chiara, filtrava attraverso il vetro, illuminando la piccola stanza.
Si, quello non era decisamente una spiaggia caraibica. Sospirai e spensi la sigaretta nel posacenere poggiato ai piedi del divano. [..]
[Non è Robsten... più o meno]
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kristen Stewart, Nuovo personaggio, Robert Pattinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 La canzone è unintended, dalla quale ho preso spunto per alcuni aspetti della fiction.

 

 

 

You could be my unintended
Choice to live my life extended
You could be the one I'll always love
You could be the one who listens to
my deepest inquisitions
You could be the one I'll always love
I'll be there as soon as I can
But I'm busy mending broken pieces
of the life I had before.
Muse, unintended.

 

Capitolo uno

 Solo una risposta

 


Ci sono dei giorni in cui ti alzi al mattino e vorresti solo rimanere sul divano di casa a fare zapping, mangiando pop-corn e bevendo coca-cola.
Ci sono giorni in cui ti alzi al mattino e vorresti scappare lontano, lontano da tutto. Rifugiarti ai Caraibi ed immergerti nel mare cristallino e limpido. Goderti la sensazione ed il calore dei raggi solari sulla pelle, i capelli incrostati e le labbra screpolate dalla salsedine.
Ci sono in giorni in cui invece non desideri altro che lavorare, fare ciò che, in fondo, ami , ciò che desideri da una vita. Ciò che ti ha reso ciò che sei. Vorresti andare sul set ed interpretare il personaggio che, facilmente o difficilmente sei riuscito a far tuo.
Ci sono dei giorni in cui vorresti prendere la tua chitarra e suonare ai piedi di una grande quercia, con la mente priva di pensieri, ricolma solo delle note che, immaginarie ti si presentano dinanzi agli occhi, e diffonderle nell’aria, attraverso le dita che, piano o veloci, si muovono sulla tastiera.
Poi ci sono giorni in cui, invece, non ti va di fare ciò che dovresti fare. Ed era ciò che stava succedendo a me in quel momento.
Mentre con la mente mi perdevo in spazi infiniti, nel mare azzurro dei Caraibi, nella bianca e sottile sabbia della spiaggia, qualcuno bussò crudelmente alla porta. Riemersi dall’oceano di fantasia e immaginazione mi ero immerso ritornando alla realtà… che di certo non era tanto dolce ed assolata come quella dei Caraibi.
Ero steso sul piccolo divano, con la testa che penzolava dal bracciolo e spirali di fumo che si alzavano nell’aria. La luce della luna, pigra e chiara, filtrava attraverso il vetro, illuminando la piccola stanza.
Si, quello non era decisamente una spiaggia caraibica. Sospirai e spensi la sigaretta nel posacenere poggiato ai piedi del divano, accanto alla finestra aperta.
Bussarono ancora alla porta.
-Sii?-, chiesi passandomi una mano fra i capelli, cercando inutilmente di dargli un ordine.
-Signor Pattinson, siamo pronti. -, disse una voce sottile.
Mi passai le mani sull’addome, sistemandomi la camicia celeste. Facendo vento con le mani cercai di cacciare via i residui di fumo dalla stanza, chiudendo poi la finestra. Afferrai la maniglia e aprii. Una ragazza, avrà avuto ventotto anni, o trenta, mi guardava con un sorriso che le andava da un orecchio all’altro. Aveva un auricolare, collegato ad un microfono che le sfiorava l’angolo della bocca, i capelli biondo platino e occhi castani.
-Salve. Allora, viene con le sue gambe e dobbiamo trascinarla con un lettino?-, chiese.
Alzai le sopracciglia e la guardai incredulo, -Direi che vengo con le mie gambe. -
-La prossima volta che decide di fumare apra la finestra. Mi sorprende che non sia scattato l’allarme antincendio. -, disse in tono perentorio.
Corrugai la fronte, -Mi scusi. -, dissi chiudendomi la porta alle spalle.
-Era al buio?-, chiese cominciando a camminare a passo svelto lungo il corridoio.
-Si. -
-Perché?-, chiese svoltando un angolo.
Chiusi un attimo gli occhi, -Non sapevo l’intervista fosse già iniziata. -, dissi.
-Mi perdoni. -, rispose alzando le mani, come per difendersi.
Quella ragazza, dal gentile aspetto, mi dava ai nervi.
C’erano persone che caotiche si muovevano a destra, altre a sinistra. Chiamavano altre, ne mandavano via altre. Erano tutti pronti, tutti in procinto di iniziare. Una grande squadra. Per un attimo provai uno strano senso di deja-vù.
-Allora, -, disse la ragazza, -lei deve aspettare qui, guardai, -, disse indicandomi con l’indice un preciso punto del pavimento, -quando la chiameranno entrerà. -
Guardai confuso il punto che indicava con il dito.
Le sue sopracciglia si unirono, in un’espressione d’attesa, -Cosa aspetta? Si muova!-
Sgranai gli occhi, scioccato, -Scherza, vero?-
Sbuffò e afferrandomi per le spalle mi fece posizionare sul punto da lei indicato.
E’ pazza, pensai.
-Non si muova, arrivo. -, disse poi, allontanandosi. La seguii con lo sguardo, quasi sconcertato. Osservai la sua figura alta allontanarsi sinuosamente, facendo oscillare i capelli chiari e lisci.
Scossi il capo e guardai dinanzi a me. Allungai il collo, sbirciando nello studio gremito di gente. Si poteva chiaramente udire il chiacchiericcio, saranno state quattrocento, massimo seicento persone. Un numero notevole di persone.
Lo studio aveva una forma a semicerchio. Da un lato il pubblico eccitato, dall’altro ad estremità un divano rosso cardinale, un paio di poltrone, all’altra estremità, quella sinistra, opposta al punto in cui mi era stato ordinato di attendere, delle sedie girevoli, bianche, senza schienale. Lì, un uomo dai capelli sale e pepe, un abito grigio e una cravatta color salmone, parlava con un ragazza, sfogliando i fogli su una cartellina. In ragazzo mi indicò ed il signor sale e pepe, si voltò a guardarmi alzano un sopracciglio, poi annuii tornando a guardare i ragazzo.
Sbuffai e mi mossi nervoso sul posto, incrociando le braccia.
-Ehi, Rob. -, mi voltai riconoscendo quella voce. D'altronde, come dimenticarla?
-Ciao, Kris. -, dissi voltando il capo e osservandola mentre mi affiancava. Rimasi ancora incantato ancora un volta, come mille altre in precedenza, sai suoi occhi color del prato, limpidi, dolci e tentatori allo stesso tempo.
-Tutto okay?-, chiese passandosi la mano fra gli ormai corti capelli corvino.
-Si. -, in fondo, mentii. Mentii perché, ora, nulle era okay. I suoi occhi, le sue labbra, si erano insinuate nella mia mente, un chiodo fisso che non riuscivo ad eliminare.
Quel bacio. Quel bacio era stato un errore. Lo sapevo, eppure, togliermi dalla mente quelle labbra morbide era un impresa titanica, arduo il lavoro che nell’ultimo mese cercavo di compiere… ma togliermi Kristen dalla testa era… era difficile, se non impossibile.
-A te?-, chiesi guardando lo studio.
-Anche. Solo un po’ stanca. -, disse sospirando.
-Tra set, interviste e set fotografici, il tempo libero è poco. -
-Ed, a volte, del tutto assente. -, aggiunse con un mezzo sorriso.
-Esatto. -, risposi dandole una leggera gomitata. Lei perse appena l’equilibrio, e sorridendo, a capo appena chino, ritornò in equilibrio.
-Ci pensi mai a quella sera?-, chiesi d’un fiato voltandomi verso di lei.
I suoi occhi si fusero con i miei in attimi infiniti, mi persi in quel verde dalle mie sfaccettature, nelle pagliuzze dorate intorno alle pupille.
-Robert, io… Michael… -, balbettò con voce tremante.
-Ci pensi mai?-, insistetti.
Rimase a guardarmi negli occhi, seria. Cercai di scorgere nel suo sguardo i segni di una qualunque risposta, un speranza alla quale potermi aggrappare con i denti, con le unghie, ma non vidi nulla. I suoi occhi cristallini erano impenetrabili.
-E tu ti metti esattamente qui. -, entrambi ci voltammo di scatto verso una voce. La stessa voce di quella ragazza irritante che mi aveva ordinato, nemmeno fossi un bambino di otto anni, di rimanere fisso in un punto.
-Ma, signorina Sullivan, non trovo necessaria tutta questa violenza. -, latrò una voce sottile. La signorina Sullivan, ne dedussi, doveva essere la bionda, tenendo una ragazza per le spalle, la spingeva verso di noi.
-Oh, si invece, signorina Stevens. È troppo lenta. -, sbuffò, -Ecco, lei si metta qui. -, disse posizionandola accanto a Kristen alla mia sinistra.
-Ci riesco da sola. -, disse la ragazza scrollandosela dalla spalle. Guardai la scena con la fronte corrugata, esattamente come Kristen.
-Non ne dubito. Ma è lenta. -, disse Sullivan.
-Ah-ah, -, rise sarcastica l’altra, -come siamo divertenti, Mary. -, ed si portò le mani sui fianchi stretti.
-Taci, mostro. -, disse Mary, -Prova muoverti e sei fritta. -, disse poi allontanandosi.
Sgranai gli occhi, incredulo.
Che gentilezza, pensai.
La ragazza accanto a noi sbuffò.
-Ti odio. -, sibilò. Poi si voltò a guardarci, come se si fosse resa conto della nostra presenza solo ora, fissò i nostri visi sconcertati.
Fece un risolino isterico, -E’ mia cugina. -, disse facendo poi spallucce, -Ha fatto così anche con voi?-
Il programma iniziò.
-Più o meno. -, mormorai ricordati quello che era successo poco prima.
-Ehm… no. Sono venuta con un certo Chuck. -, rispose Kristen.
-Tu si che hai fortuna. -, disse la ragazza, sospirando.
-Si… direi di si. -, aggiunse perplessa Kristen. La ragazza annuii e per un momento calò il silenzio, interrotto ancora da lei.
-Oh, ma che maleducata. Io mi chiama Rachel. -, disse porgendoci una mano. Entrambi al stringemmo.
-Kristen. -
-Robert. -
Lei fece un risolino, -Lo so. Vado al cinema anch’io. -
Kristen sorrise, annuendo, -Giusto. -, ed io mi passai una mano fra i capelli, imbarazzato.
Rachel sorrise e poi scrutò nello studio.
-C’è parecchia gente. -, disse.
-Abbastanza. -, risposi e Kristen mi rivolse un’occhiata fugace, che non riuscii a ricambiare.
Poi mi resi conto della domanda che avrei dovuto fare a Rachel minuti precedenti, una domanda stupida ed ovvia, che per educazione avrei dovuto porgere. Ma una domanda dettata anche dalla curiosità.
Perché lei era accanto a noi?
Il suo viso non mi era familiare, non lo avevo mai visto in tutta la mia vita, ne ero certo. Giovane d’età, era evidente, forse anche più piccola di Kristen, ma non potevo esserne sicuro.
Aprii la bocca per chiedere cosa facesse nella vita e come mai fosse lì, ma una voce stroncò la mia domanda sul nascere.
-Bene, dopo questo full immersion, nel mondo di Twilight, facciamo entrare i primi ospiti di oggi. Amati da milioni di ragazzine, da mamme e nonne. Coloro che hanno fatto innamorare il mondo di questo magnifico mondo fatto di magia e misteri. Accogliamo con un applauso Robert Pattinson e Kristen Stewart!-
-Tocca a voi!-, esclamò una voce alle nostra spalle.
Sospirai ed ci dirigemmo in studio.
-Buona fortuna. -, ci disse in un sorriso Rachel, strizzando un occhio.
Prima che mettessi piede oltre le quinte mi voltai verso Kristen, -Mi devi una riposta. -, mormorai, prima di sorridere e sedermi sul quel divano.

*

Ed eccomi qui. Ma che pizza!, esclamerete voi, ma non importa, non mi libererete di me tanto facilmente gente.
Comunque, veniamo a noi. Non chiedetemi da dove mi sia uscito questo capitolo perché non ne ho assolutamente idea. Era un po’ che volevo fare una fiction, o una one-shot ambientata in uno studio televisivo… così ecco qui questo sclero che, spero, vi sia piaciuto almeno un po’.
Ci tengo davvero tanto a ringraziare quei sei angeli che hanno recensito lo scorso capitolo, perciò:

 Luxi: ciao! Sono felicissima tu abbia letto il prologo, davvero, credimi! Non concordo con te su alcuni punti                    sei troppo buona! Ma sono contentissima che, leggendo ciò che scrivo, ti venga voglia di aprire word! Insomma, solitamente è una cosa che succede a me… grazie davvero per la recensione. Mi ha fatto un immenso piacere. Spero ti sia piaciuto il capitolo. A presto!
Roxisnotdied: ciao, bella! *_*  ma che piacere la tua recensione! Solo che… questa fiction non è propriamente Robsten… fra non molto, appena ne finisco una, metto una fiction fra loro due, che sarà un po’ strana, come struttura e cose varie intendo. Spero di non averti delusa, ed in tal caso mi rifarò XD E ricorda che attendo ancora di leggere qualcosa di tuo. A presto! Grazie di tutto, davvero.                          
Xx_scrittrice_xX: ciao, Ely! Ed ecco l’inizio effettivo della storia, che spero non abbia deluso le tue aspettative. D’altronde, te l’ho dedicata. Non devi ricambiare nulla, sono io che ricambio con questo, credimi. Fai così tanto per me… anche se mi prendi in giro. Ti voglio bene, sciocca.
Railen: ciao! Ma… le mie prefazioni sono sempre così oscene! E poi se tu ad essere il triplo più brava di me, non si discute. Comunque, sono contenta ti sia piaciuta, la prefazione! Mi ha fatto tanto piacere leggere la tua recensione, perché, come ben sai, ti reputo una delle autrici più brave. Spero di non averti delusa con questo capitolo. E’ solo un inizio, okay… però… boh, non so. Grazie mille per al recensione, Ire. Grazie davvero di cuore <3
Nessie93: cia, Chià! Dai, magari ci hai preso… oppure no, di certo io non parlo. Come sempre. Il mio è solo un tentativo di ricordare la poesia, non è poesia, se lo sarebbe… vabè, questi sono altri discorsi. Aspetto con ansia le tue ipotesi, eh! Beh, l’uragano… non so se è sua amico, ma mi è uscita così, di getto, come l’intero prologo, più o meno. Sono contenta ti piaccia! E spero di non averti delusa con questo! Grazie di tutto, Chiarì, ti voglio bene.
Fairwriter: mia amata, Juls! Non sai quanto tu mi renda felice con la tua recensione, sul serio! Sono contentissima! *_*  Sul serio sembrano personaggi miei? Cioè, si, infondo lo sono, però… ho paura che Robert risulti sempre uguale. Sei sempre troppo buona con me, socia. Spero ti  sia piaciuto anche questo primo capitolo.  Ti voglio bene, Cip, davvero. Non scordarlo, anche se non ci sentiamo più tanto spesso <3

 A voi, mille grazie.
Un bacio,
Panda.

   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su attori > Cast Twilight / Vai alla pagina dell'autore: NeverThink