You
could be my unintended
Choice to live my life extended
You could be the one I'll always love
You could be the one who listens to
my deepest inquisitions
You could be the one I'll always love
I'll be there as soon as I can
But I'm busy mending broken pieces
of the life I had before.
Muse, unintended.
Capitolo uno
Ci sono giorni in cui ti alzi al mattino e vorresti scappare lontano,
lontano
da tutto. Rifugiarti ai Caraibi ed immergerti nel mare cristallino e
limpido.
Goderti la sensazione ed il calore dei raggi solari sulla pelle, i
capelli
incrostati e le labbra screpolate dalla salsedine.
Ci sono in giorni in cui invece non desideri altro che lavorare, fare
ciò che,
in fondo, ami , ciò che desideri da una vita. Ciò
che ti ha reso ciò che sei.
Vorresti andare sul set ed interpretare il personaggio che, facilmente
o
difficilmente sei riuscito a far tuo.
Ci sono dei giorni in cui vorresti prendere la tua chitarra e suonare
ai piedi
di una grande quercia, con la mente priva di pensieri, ricolma solo
delle note
che, immaginarie ti si presentano dinanzi agli occhi, e diffonderle
nell’aria,
attraverso le dita che, piano o veloci, si muovono sulla tastiera.
Poi ci sono giorni in cui, invece, non ti va di fare ciò che
dovresti fare. Ed
era ciò che stava succedendo a me in quel momento.
Mentre con la mente mi perdevo in spazi infiniti, nel mare azzurro dei
Caraibi,
nella bianca e sottile sabbia della spiaggia, qualcuno bussò
crudelmente alla
porta. Riemersi dall’oceano di fantasia e immaginazione mi
ero immerso
ritornando alla realtà… che di certo non era
tanto dolce ed assolata come
quella dei Caraibi.
Ero steso sul piccolo divano, con la testa che penzolava dal bracciolo
e
spirali di fumo che si alzavano nell’aria. La luce della
luna, pigra e chiara,
filtrava attraverso il vetro, illuminando la piccola stanza.
Si, quello non era decisamente una spiaggia caraibica. Sospirai e
spensi la
sigaretta nel posacenere poggiato ai piedi del divano, accanto alla
finestra
aperta.
Bussarono ancora alla porta.
-Sii?-, chiesi passandomi una mano fra i capelli, cercando inutilmente
di
dargli un ordine.
-Signor Pattinson, siamo pronti. -, disse una voce sottile.
Mi passai le mani sull’addome, sistemandomi la camicia
celeste. Facendo vento con
le mani cercai di cacciare via i residui di fumo dalla stanza,
chiudendo poi la
finestra. Afferrai la maniglia e aprii. Una ragazza, avrà
avuto ventotto anni,
o trenta, mi guardava con un sorriso che le andava da un orecchio
all’altro.
Aveva un auricolare, collegato ad un microfono che le sfiorava
l’angolo della
bocca, i capelli biondo platino e occhi castani.
-Salve. Allora, viene con le sue gambe e dobbiamo trascinarla con un
lettino?-,
chiese.
Alzai le sopracciglia e la guardai incredulo, -Direi che vengo con le
mie
gambe. -
-La prossima volta che decide di fumare apra la finestra. Mi sorprende
che non
sia scattato l’allarme antincendio. -, disse in tono
perentorio.
Corrugai la fronte, -Mi scusi. -, dissi chiudendomi la porta alle
spalle.
-Era al buio?-, chiese cominciando a camminare a passo svelto lungo il
corridoio.
-Si. -
-Perché?-, chiese svoltando un angolo.
Chiusi un attimo gli occhi, -Non sapevo l’intervista fosse
già iniziata. -,
dissi.
-Mi perdoni. -, rispose alzando le mani, come per difendersi.
Quella ragazza, dal gentile aspetto, mi dava ai nervi.
C’erano persone che caotiche si muovevano a destra, altre a
sinistra.
Chiamavano altre, ne mandavano via altre. Erano tutti pronti, tutti in
procinto
di iniziare. Una grande squadra. Per un attimo provai uno strano senso
di
deja-vù.
-Allora, -, disse la ragazza, -lei deve aspettare qui, guardai, -,
disse
indicandomi con l’indice un preciso punto del pavimento,
-quando la chiameranno
entrerà. -
Guardai confuso il punto che indicava con il dito.
Le sue sopracciglia si unirono, in un’espressione
d’attesa, -Cosa aspetta? Si
muova!-
Sgranai gli occhi, scioccato, -Scherza, vero?-
Sbuffò e afferrandomi per le spalle mi fece posizionare sul
punto da lei
indicato.
E’ pazza, pensai.
-Non si muova, arrivo. -, disse poi, allontanandosi. La seguii con lo
sguardo,
quasi sconcertato. Osservai la sua figura alta allontanarsi
sinuosamente,
facendo oscillare i capelli chiari e lisci.
Scossi il capo e guardai dinanzi a me. Allungai il collo, sbirciando
nello
studio gremito di gente. Si poteva chiaramente udire il
chiacchiericcio,
saranno state quattrocento, massimo seicento persone. Un numero
notevole di
persone.
Lo studio aveva una forma a semicerchio. Da un lato il pubblico
eccitato,
dall’altro ad estremità un divano rosso cardinale,
un paio di poltrone,
all’altra estremità, quella sinistra, opposta al
punto in cui mi era stato
ordinato di attendere, delle sedie girevoli, bianche, senza schienale.
Lì, un uomo
dai capelli sale e pepe, un abito grigio e una cravatta color salmone,
parlava
con un ragazza, sfogliando i fogli su una cartellina. In ragazzo mi
indicò ed
il signor sale e pepe, si
voltò a
guardarmi alzano un sopracciglio, poi annuii tornando a guardare i
ragazzo.
Sbuffai e mi mossi nervoso sul posto, incrociando le braccia.
-Ehi, Rob. -, mi voltai riconoscendo quella voce. D'altronde, come
dimenticarla?
-Ciao, Kris. -, dissi voltando il capo e osservandola mentre mi
affiancava.
Rimasi ancora incantato ancora un volta, come mille altre in
precedenza, sai
suoi occhi color del prato, limpidi, dolci e tentatori allo stesso
tempo.
-Tutto okay?-, chiese passandosi la mano fra gli ormai corti capelli
corvino.
-Si. -, in fondo, mentii. Mentii perché, ora, nulle era
okay. I suoi occhi, le
sue labbra, si erano insinuate nella mia mente, un chiodo fisso che non
riuscivo ad eliminare.
Quel bacio. Quel bacio era stato un
errore. Lo sapevo, eppure, togliermi dalla mente quelle labbra morbide
era un
impresa titanica, arduo il lavoro che nell’ultimo mese
cercavo di compiere… ma
togliermi Kristen dalla testa era… era difficile, se non
impossibile.
-A te?-, chiesi guardando lo studio.
-Anche. Solo un po’ stanca. -, disse sospirando.
-Tra set, interviste e set fotografici, il tempo libero è
poco. -
-Ed, a volte, del tutto assente. -, aggiunse con un mezzo sorriso.
-Esatto. -, risposi dandole una leggera gomitata. Lei perse appena
l’equilibrio, e sorridendo, a capo appena chino,
ritornò in equilibrio.
-Ci pensi mai a quella sera?-, chiesi d’un fiato voltandomi
verso di lei.
I suoi occhi si fusero con i miei in attimi infiniti, mi persi in quel
verde
dalle mie sfaccettature, nelle pagliuzze dorate intorno alle pupille.
-Robert, io… Michael… -, balbettò con
voce tremante.
-Ci pensi mai?-, insistetti.
Rimase a guardarmi negli occhi, seria. Cercai di scorgere nel suo
sguardo i
segni di una qualunque risposta, un speranza alla quale potermi
aggrappare con
i denti, con le unghie, ma non vidi nulla. I suoi occhi cristallini
erano
impenetrabili.
-E tu ti metti esattamente qui. -, entrambi ci voltammo di scatto verso
una
voce. La stessa voce di quella ragazza irritante che mi aveva ordinato,
nemmeno
fossi un bambino di otto anni, di rimanere fisso in un punto.
-Ma, signorina Sullivan, non trovo necessaria tutta questa violenza. -,
latrò
una voce sottile. La signorina Sullivan, ne dedussi, doveva essere la
bionda,
tenendo una ragazza per le spalle, la spingeva verso di noi.
-Oh, si invece, signorina Stevens. È troppo lenta. -,
sbuffò, -Ecco, lei si
metta qui. -, disse posizionandola accanto a Kristen alla mia sinistra.
-Ci riesco da sola. -, disse la ragazza scrollandosela dalla spalle.
Guardai la
scena con la fronte corrugata, esattamente come Kristen.
-Non ne dubito. Ma è lenta. -, disse Sullivan.
-Ah-ah, -, rise sarcastica l’altra, -come siamo divertenti,
Mary. -, ed si
portò le mani sui fianchi stretti.
-Taci, mostro. -, disse Mary, -Prova muoverti e sei fritta. -, disse
poi
allontanandosi.
Sgranai gli occhi, incredulo.
Che gentilezza, pensai.
La ragazza accanto a noi sbuffò.
-Ti odio. -, sibilò. Poi si voltò a guardarci,
come se si fosse resa conto
della nostra presenza solo ora, fissò i nostri visi
sconcertati.
Fece un risolino isterico, -E’ mia cugina. -, disse facendo
poi spallucce, -Ha
fatto così anche con voi?-
Il programma iniziò.
-Più o meno. -, mormorai ricordati quello che era successo
poco prima.
-Ehm… no. Sono venuta con un certo Chuck. -, rispose Kristen.
-Tu si che hai fortuna. -, disse la ragazza, sospirando.
-Si… direi di si. -, aggiunse perplessa Kristen. La ragazza
annuii e per un
momento calò il silenzio, interrotto ancora da lei.
-Oh, ma che maleducata. Io mi chiama Rachel. -, disse porgendoci una
mano.
Entrambi al stringemmo.
-Kristen. -
-Robert. -
Lei fece un risolino, -Lo so. Vado al cinema anch’io. -
Kristen sorrise, annuendo, -Giusto. -, ed io mi passai una mano fra i
capelli,
imbarazzato.
Rachel sorrise e poi scrutò nello studio.
-C’è parecchia gente. -, disse.
-Abbastanza. -, risposi e Kristen mi rivolse un’occhiata
fugace, che non
riuscii a ricambiare.
Poi mi resi conto della domanda che avrei dovuto fare a Rachel minuti
precedenti, una domanda stupida ed ovvia, che per educazione avrei
dovuto
porgere. Ma una domanda dettata anche dalla curiosità.
Perché lei era accanto a noi?
Il suo viso non mi era familiare, non lo avevo mai visto in tutta la
mia vita,
ne ero certo. Giovane d’età, era evidente, forse
anche più piccola di Kristen,
ma non potevo esserne sicuro.
Aprii la bocca per chiedere cosa facesse nella vita e come mai fosse
lì, ma una
voce stroncò la mia domanda sul nascere.
-Bene, dopo questo full immersion, nel mondo di Twilight, facciamo entrare i
primi ospiti di oggi. Amati da milioni di ragazzine, da mamme e nonne.
Coloro
che hanno fatto innamorare il mondo di questo magnifico mondo fatto di
magia e
misteri. Accogliamo con un applauso Robert Pattinson e Kristen
Stewart!-
-Tocca a voi!-, esclamò una voce alle nostra
spalle.
Sospirai ed ci dirigemmo in studio.
-Buona fortuna. -, ci disse in un sorriso Rachel, strizzando un occhio.
Prima che mettessi piede oltre le quinte mi voltai verso Kristen, -Mi
devi una
riposta. -, mormorai, prima di sorridere e sedermi sul quel divano.
Ed
eccomi qui. Ma
che pizza!, esclamerete voi, ma non importa,
non mi libererete di me tanto
facilmente gente.
Comunque, veniamo a noi. Non chiedetemi da dove mi sia uscito questo
capitolo perché
non ne ho assolutamente idea. Era un po’ che volevo fare una
fiction, o una
one-shot ambientata in uno studio televisivo…
così ecco qui questo sclero che,
spero, vi sia piaciuto almeno un po’.
Ci tengo davvero tanto a ringraziare quei sei angeli che hanno
recensito lo
scorso capitolo, perciò:
Roxisnotdied: ciao, bella! *_* ma che piacere la tua
recensione! Solo che…
questa fiction non è propriamente Robsten… fra
non molto, appena ne finisco
una, metto una fiction fra loro due, che sarà un
po’ strana, come struttura e
cose varie intendo. Spero di non averti delusa, ed in tal caso mi
rifarò XD E
ricorda che attendo ancora di leggere qualcosa di tuo. A presto! Grazie
di tutto,
davvero.
Xx_scrittrice_xX: ciao, Ely! Ed ecco
l’inizio effettivo della storia, che spero non abbia deluso
le tue aspettative.
D’altronde, te l’ho dedicata. Non devi ricambiare
nulla, sono io che ricambio
con questo, credimi. Fai così tanto per me… anche
se mi prendi in giro. Ti
voglio bene, sciocca.
Railen: ciao! Ma… le mie
prefazioni
sono sempre così oscene! E poi se tu ad essere il triplo
più brava di me, non
si discute. Comunque, sono contenta ti sia piaciuta, la prefazione! Mi
ha fatto
tanto piacere leggere la tua recensione, perché, come ben
sai, ti reputo una
delle autrici più brave. Spero di non averti delusa con
questo capitolo. E’
solo un inizio, okay… però… boh, non
so. Grazie mille per al recensione, Ire.
Grazie davvero di cuore <3
Nessie93: cia, Chià! Dai,
magari ci
hai preso… oppure no, di certo io non parlo. Come sempre. Il
mio è solo un
tentativo di ricordare la poesia, non è poesia, se lo
sarebbe… vabè, questi
sono altri discorsi. Aspetto con ansia le tue ipotesi, eh! Beh,
l’uragano… non
so se è sua amico, ma mi è uscita
così, di getto, come l’intero prologo,
più o
meno. Sono contenta ti piaccia! E spero di non averti delusa con
questo! Grazie
di tutto, Chiarì, ti voglio bene.
Fairwriter: mia amata, Juls! Non sai
quanto tu mi renda felice con la tua recensione, sul serio! Sono
contentissima!
*_* Sul serio
sembrano personaggi miei?
Cioè, si, infondo lo sono, però… ho
paura che Robert risulti sempre uguale. Sei
sempre troppo buona con me, socia. Spero ti sia
piaciuto anche questo primo capitolo. Ti
voglio bene, Cip, davvero. Non scordarlo,
anche se non ci sentiamo più tanto spesso <3
Un bacio, Panda.