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Autore: Persychan    29/11/2009    3 recensioni
“Angleterre!”
“Che c’è ora?”
“Volevo avvisarti che è in dolce compagnia, è con sa mariée.”
"
Un regalo, un Arthur geloso e un Francis che balla.
[FrUk]
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Francia/Francis Bonnefoy, Inghilterra/Arthur Kirkland
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Marianne
Personaggi/Pairings:  Francis Bonnefoy (Francia), Arthur Kirkland (Inghilterra/Uk) + comparsa Monaco (Oc del Principato di Monaco).  Francia/Inghilterra.
Rating: verde.
Avvertimenti: shonen-ai e punto di vista di un idiota alias Inghilterra XD
Riassunto:"Angleterre!”
“Che c’è ora?”
“Volevo avvisarti che è in dolce compagnia, è con sa mariée.”"
Note: - Il capitolo è autoconclusivo, esiste però un extra che posterò tra un paio di giorni.
- Una volta sapevo un po' di francese, ma il tempo mi ha fatto scordare praticamente tutto quindi potrebbero esserci errori. Ho preferito non mettere le traduzioni a fondo delle poche frasi/parole sia perchè trovo che siano comprensibili o discernibili dal contesto e perchè inoltre il punto di vista è quello di Arthur che ovviamente non comprende il francese.
- Per chi legge anche "Sotto le luci di Montecarlo" sappiate che questa è stata la prima effettiva apparizione di Monaco. Arthur ne da però un'immagine molto diversa da quella della raccolta e il motivo è semplice: Inghilterra ha l'empatia di un sasso e Monaco è un'ottimo attore.
- Ricordate questa è una FrUk anche se all'inizio non sembra XD


Marianne
Liberté, Égalité, Fraternité



Inghilterra sa di essere in ritardo e lui è secondo solo a Svizzera per puntualità - Vash ha un qualcosa di morboso nella sua precisione - ma non è colpa sua: doveva lavorare perché, anche se sul lato opposto della Manica la gente festeggia, gli uffici londinesi non si fermano mai. D'altra parte la bolgia infernale che si muove per le vie di Parigi non è molto diversa da quella che ha attraversato poche ore prima  cercando di scoprire il nuovo saldo Sterlina-Euro- gli azionisti però urlano in una lingua umana e non usando quella serie di grugniti più noti come francese.
Ha sempre trovato la capitale francese una città estremamente caotica, ma ora con tutta la popolazione parigina che riempie le strade festeggiando e urlando – e bevendo, aggiunge Arthur, come solo i francesi sanno fare cioè senza un minimo di contegno – non riesce neppure a capire da che parte sia il sopra e il sotto.
É  quindi assolutamente certo che non riuscirà mai a trovare quell’idiota e a dargli il suo dono, cosa peraltro a cui non tiene per niente ovviamente. Perché lui dovrebbe preoccuparsi se uno stupido maniaco vinofilo non riceve il suo regalo?
Arthur sbuffa spintonando i poveri passanti ricevendo così indietro un numero non ben definito di imprecazioni francesi, ma le ignora e continua la sua ricerca, o meglio potrebbe chiamarla così se veramente gli interessasse cercare Francia, lui invece sta solo girovagando casualmente per la città e gli farà gli auguri soltanto se lo ricorderà quando altrettanto casualmente lo incontrerà.
Nulla di più. E il meglio è che ci crede pure.
Alcuni minuti dopo, finalmente, riesce a raggiungere una piazzetta, una delle tante che abbelliscono il dedalo di strade che è Parigi, dove, per sua fortuna, il caos – l’alcool -  non ha ancora preso il sopravvento: non ama la folla, la folla francese e ubriaca ancora meno.

Angleterre.

É un richiamo familiare e Inghilterra si volta pronto ad inveire contro il suo nemico secolare - anche se ormai ciò non è più vero da tempo - perché Francia è l’unico a chiamarlo così, ma si sbaglia. Certo, i capelli biondi ci sono e anche gli occhi blu – anche se hanno la stessa sfumatura scura che gli ricorda il mare che infuria nella Manica – ma della barba ispida – non che lui sappia veramente se sia ruvida o no, ipotizza e basta – e di quel sorrisino che gli da tanto su i nervi nessuna traccia.

“Monaco! Anche tu qui?”
“Ovvio, come sarei potuto mancare à l'anniversaire de mon frère? Credo inoltre che ci siano praticamente tutti, prima ho visto Espagne in un vicolo e credo che ci fosse Italie du Sud. Il s'appelle Romano, n'est pas ainsi? C’era anche Allemagne e son frère, e anche quel tipo occhialuto che abita vicino alla Suisse. Ah a proposito, Vash se n’è andato a metà serata e ...”

Arthur smette di ascoltarlo, Monaco è una brava nazione, ma ha ereditato un difetto dalla sua discendenza italiana: è logorroico. A parte quello – e l’accento, ma in fondo non è colpa sua se parla francese – Inghilterra trova piacevole la sua compagnia, certamente di più di quella fratello, e nelle poche occasioni ufficiali in cui si sono incontrati, come il matrimonio per la principessa ereditaria Carolina di Monaco, sono stati in grado di cooperare senza infastidirsi a vicenda. Il fatto poi che il principato fosse per la maggior parte del tempo troppo impegnato nei preparativi per la cerimonia anche solo per far qualcosa di diverso dal respirare ha, però, certamente aiutato il loro rapporto.

“... e infine Russie è da qualche parte a bere, però non so dove di preciso. Ma volevi domandare qualcosa, vero?”

Ha finalmente finito di parlare e Inghilterra può finalmente chiedere ciò che voleva domandargli da quando ha iniziato.

“Hai idea di dove sia tuo fratello?”
Mais oui, è nella piazzetta qui a fianco, dove danno la musica.”

Lo ha domandato solo perché non ne può più di tenere in mano quell’inutile pacco regalo, non per altri motivi.

Thanks, Monaco.”

Arthur si gira lanciando un saluto accennato all’altra nazione, ma quella voce dall’accento francese lo costringe a voltarsi nuovamente.

Angleterre!”
“Che c’è ora?”
“Volevo avvisarti che è in dolce compagnia, è con sa mariée.”

Inghilterra non sa cosa voglia dire mariée, ma sente l’impulso di stritolare la stupida scatola che ha tra le mani e se non lo fa solo è solo merito di quel self-control di cui tanto si vanta. Peccato che quando c’entri Francia sembri funzionare ben poco.

Appena svoltato l’angolo Inghilterra è certo di trovarsi in uno di quei patetici set che Alfred usa per quei polpettoni melensi che osa chiamare film romantici, altrimenti non saprebbe proprio come spiegare la presenza di una folla intenta ad osservare con fare estasiato una coppia di ballerini che danza su una vecchia canzone francese. Nessuno sano mentalmente farebbe una cosa del genere, ma vedere chi è il ballerino fa dubitare ad Arthur che sia una solo recita: è pur sempre Francia quello che ha davanti.
I movimenti della coppia sono rapidi e sicuri, lui a malapena riesce a seguirli, eppure vede con estenuante precisione ogni particolare del sorriso che orna il viso di Francis e dei suoi occhi blu che guardano - escludendo il mondo esterno, escludendo lui - soltanto la sua compagna, lei, al contrario, gli appare confusa come una macchia indistinta, è solo un piroettare di capelli biondi e di volute blu.
Di nuovo Francia la stringe tra le braccia, la fa volteggiare per poi abbracciarla un'altra volta in un eterno ciclo e Inghilterra sente il regalo che sotto le sue dita si piega.
Un’ultima giravolta e la musica si ferma, lei accenna un inchino, lui le fa un baciamano, la folla applaude e l’angolo della scatola ha ormai smesso di esistere.
Francis la prende a braccetto e, mentre il resto dei presenti riprende a ballare, si allontanano verso uno dei tavoli del piccolo pub che si apre sulla piazza.
Non è stato neanche visto, Francia è troppo preso dalla gallin...dalla lady bionda per vedere qualunque altra cosa, e probabilmente continuerebbe a ignorarlo così se non fosse per la voce che lo chiama costringendolo a voltarsi dalla sua parte.

Damned French!

Inghilterra si accorge di essere stato lui a parlare solo alla risposta di Francis.

Angleterre! Non pensavo che alla fine venissi.”
“Tsk, idiota. Ovviamente sono qui perché sono stato costretto dai miei boss, non per altro.”
Oui, oui. Su, Arthur vieni qui a farci compagnia.”

Francia mormora qualcosa alla donna che sorridendo gli accarezza una mano prima di avvicinarsi a lui lasciando lo spazio per un’ipotetica terza sedia.
Come se lui volesse veramente sedersi al loro tavolo...

Ugualmente però si accosta alla coppia, ma lo fa soltanto affinché, almeno nel giorno del suo compleanno, Francia possa beneficiare della presenza di una persona con un cervello – della sua presenza.

“Perché non ti siedi, Angleterre?”
“Sono venuto solo per obbligo, non intendo prolungare più del necessario la mia presenza qui.”

La donna si solleva appena dalla sua sedia andando a scostare una ciocca di capelli dal viso di Francia per poi bisbigliargli qualcosa all’orecchio. Inghilterra vorrebbe ricordarle che è pessima educazione un comportamento del genere, ma il tono dolce con cui Francis le sussurra poche parole di risposta gli fa dimenticare qualunque frecciatina: non pensava che il francese, una lingua che ha sempre considerato barbarica e confusionaria, potesse risultare così piacevole all’orecchio come neppure i più bei versi di Shakespeare gli sono mai parsi, eppure in quel momento vorrebbe essere lui il destinatario di quelle frasi.

“Arthur, non essere così sgarbato, anche se sei di fretta lasciami almeno fare delle degne presentazioni.”

Forse così scoprirà finalmente chi è quella biondina arpionata al braccio di Francia:gli serve il nome per maledire una persona.

“ Inghilterra ti presento mia moglie, Marianne. Marianne, lui è, anche se è ormai ovvio, Inghilterra.”

Il regalo ormai distrutto cade a terra, ma nel rumore dei festeggiamenti nessuno ci fa caso.

“Piacere di conoscerla, monsieur

Detesta la sua voce e non gli importa che sia praticamente identica a quella di Francia – beh, ovviamente con il tono che Francia avrebbe se fosse una ragazza – o che l’odiato accento sia lo stesso che pochi secondi prima ha desiderato ardentemente di sentirsi rivolgere. In realtà non gli importa neppure che voce abbia, sa solo che la odia, ma ovviamente, da buon inglese, non lo fa notare e si limita ad una fredda cortesia.

“Il piacere è mio, Mrs Bonnefoy”

Lei sorride e Francis si volta subito a guardarla. Inghilterra tace, ma sente il rumore di qualcosa che si incrina.

“Non credo che nessuno mi abbia mai chiamata con il tuo cognome o sbaglio?”
“Mai, ma cherie

Arthur vorrebbe avere ancora tra le mani quel pacco per stritolarlo ancora un po’, stringere l'aria non gli da la stessa soddisfazione.

“Siete sposati da molto?”

Si trova a domandarlo senza poterne fare a meno: spera almeno che sia una cosa recente, sarebbe un po’ meno terribile.

“Saranno duecento- trecento anni, mese più, mese meno.”

Veramente, quella scatola sarebbe molto utile al momento.
Poi lei occhieggia l’orologio che spicca su di un campanile e subito si agita, iniziando a borbottare frasi in francese fino a quando Francis non le prende nuovamente la mano dicendole qualcosa in un altrettanto sconosciuto francese a cui la donna replica decisamente più rilassata. Peccato.

“A quanto pare è ora che io vada: serve che almeno qualcuno sia presente alla cerimonia prima dei fuochi da artificio e dalla tua frase direi che tu – lanciagli un’occhiata a che Inghilterra non capisce, prima di rivolgersi nuovamente a Francis – non mi sembri molto intenzionato a venire con me, ma ti capisco ci sono cose più interessanti. Pronuncerò le parole che ci uniscono anche per te, Francia.”
“Merci beaucoup ma chérie, ma Marianne, ma République et aussi ma liberté”
“De rien, mon époux et ma nation”

Poi gli stampa un bacio a fior di labbra – di quelli che si danno gli amici non gli amanti – e si alza, Arthur ha la dannata impressione di essersi perso qualcosa in quel dialogo in francese.
Marianne – sì, casualmente negli ultimi due secondi non è più “lei” ed è anche diventata più carina – si allontana con un ultimo cenno di saluto e un sorriso facendo ondeggiare la lunga gonna blu, mentre Francia gli fa segno di sedersi nella sedia vuota. Inghilterra si accomoda.

“Come mai non sapevo che ti eri sposato, France?”
“Cosa? Ma se lo sai perfettamente.”
“Che diavolo dici, idiota?
“Oggi sei più strano del solito, Angleterre. Non è possibile che tu...no, non ci credo, te ne sei veramente dimenticato!”

E Francia ride.

“Smettila di ragliare come un asino.”
“Non posso è troppo divertente.”
“Smettila”
“Non ci riesco. Oh mon Dieu, quando Marianne lo scoprirà si offenderà a morte, è così vanitosa!”
“La voi smettere o devo costringerti io?”
“Su,  un po’ di memoria o forse la vecchiaia ti sta annebbiando il cervello? All’epoca era piuttosto famosa.”
“Sei tu quello più strano del solito e poi non doveva essere così importante se non lo ricordo.”
“Ti do’ un indizio: République française.”

Arthur ricorda e tutto gli appare molto più luminoso ora o forse sono i fuochi d’artificio.

“È lei? Quella ragazzina cenciosa che hai tirato fuori come per magia dalle prigioni della…come si chiamava quella stupida prigione..”
“Bastiglia, Angleterre, Bastiglia che è anche l’altro motivo per cui oggi si festeggia, oltre al mio compleanno, ovviamente.”

Il cui regalo è andato perso per sempre, ma questo Francia non deve venire a saperlo.

“Come mai così incuriosito dalla mia vita privata?”
“Io, interessato? Stai scherzando, vero?”
“Eppure mi è sembrato proprio l’interesse il motivo delle tue domande, ma forse mi sbaglio...”
“Esatto.”
“…probabilmente quella era gelosia.”

Inghilterra lo fissa, ma quegli occhi blu sono troppo blu e sbianca. Poi arrossisce, sbianca nuovamente per stabilirsi infine su una delicata colorazione sul peperone.

“Ch-che co-cosa diavolo dici, damned French?”
“Allora non è un problema se vado da Marianne, sai si sente spesso sola...”
“Vai pure, cosa vuoi che mi interessi?”
Alors dovresti liberarmi.”

Arthur sgrana gli occhi pronto a dargli dell’idiota, ma Francia lancia un’occhiata al suo braccio e lui si rende conto che sta stringendo tra le dita una manica della sua camicia.
La lascia immediatamente, ma orma il danno è fatto.

“A proposito dov’è il mio regalo?”

È stranamente stupito - o meglio assolutamente sbalordito -  che Francis abbia cambiato argomento, senza continuare a deriderlo per il suo comportamento, ma è troppo sollevato per pensarci più di tanto.

“Perché mai avrei dovuto portarti un regalo?”
“Perché se sono stati i tuoi boss a mandarti ti hanno dato  certamente un dono da porgermi.”

Arthur deglutisce, l’altro ha ragione – in effetti inizialmente c’era un regalo anche se era stato lui a comprarlo e non i suoi boss – e lui non sa cosa rispondere.

“L’ho-ho perso.”

Francia lo osserva in silenzio e lui sposta lo sguardo – dannati occhi blu.

“Che ne dici se scelgo un altro regalo in cambio, Arthur?”

Inghilterra si volta, pronto ad urlargli contro che è il solito idiota - in questo caso anche materialista – ma non lo fa e la ragione è una bacio, ben poco da amici e molto più da amanti, che gli toglie il fiato.
Buon compleanno, Francia.




No, Marianne non è un Oc. No, non è un'umana. No, non è un personaggio storico. Sì, esiste - in qualche modo - anche nella realtà: è il simbolo della Repubblica Francese. (Per ulteriori informazioni qui)
Se Francis è la Francia intesa come nazioni, popolo e concetto/idea nel tempo (cioè è tutto ciò che viene chimato Francia) allora Marianne è la Repubblica e i suoi principi - la libertà, l'uguaglianza e la fratellanza - ed è sua moglie dai tempi della rivoluzione francese.  E sì Arthur, all'epoca, aveva saputo del loro matrimonio, ma l'aveva rimosso dalla memoria. Io ho anche un'idea del perchè credo, però, sia facilmente intuibile gelooooosiiiiia *A*

Commentate e Marianne vi regalerà un set di fotografie fatte di nascosto in camera di Francis *A*


   
 
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