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Autore: Kei_Saiyu    29/11/2009    4 recensioni
Guardava tutto, eppure non vedeva niente.
La notte inghiottiva ciò che la circondava, inglobando il mondo nella sua oscurità.
La pioggia, incurante di chi come lui la detestava, continuava a scendere, versando lacrime amare in quel giorno cupo, dove il sole non esisteva più, soppiantato crudelmente dalla notte.
[Piccola shot per il compleanno di Sanzo. Può essere letta come shonen ai e non, a vostra discrezione. Ambientata nel Reload, post-partenza di Sanzo, in un punto imprecisato della storia.]
Genere: Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Cho Hakkai, Genjo Sanzo Hoshi, Sha Gojio, Son Goku
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Fanfiction nata per il compleanno di Sanzo. Senza pretese visto che pare anche questa una nosense XD.

Umh, diciamo che è venuta fuori strana, molto strana. Può essere e non essere una shonen ai, questo sta al lettore scegliere, per il resto, vi lascio in mano a questa cosa assai strana XD.

Ah, penso che ormai lo sappiano anche i muri, ma meglio riperlo: “baka saru” significa “stupida scimmia”.

Buon compleanno Bonzo corrotto ù_ù/

 

Pray

 

La pioggia batteva incessante sui vetri delle finestre, producendo il classico e monotono ticchettio, seppur con qualche variazione di tono dovuto alla diversa intensità con cui questa si abbatteva sugli oggetti.

Goku fissava il mondo al di fuori del vetro della finestra, osservando la notte che calava; le poche persone che si attardavano a rientrare nelle proprie case, aspettando pazientemente che smettesse di piovere; la fioca luce di una lanterna che illuminava le stradine; i rami spogli che si chinavano ad una folata di vento…

Guardava tutto, eppure non vedeva niente.

La notte inghiottiva ciò che la circondava, inglobando il mondo nella sua oscurità.

La pioggia, incurante di chi come lui la detestava, continuava a scendere, versando lacrime amare in quel giorno cupo, dove il sole non esisteva più, soppiantato crudelmente dalla notte.

Goku, i cui capelli castani erano illuminati solo di rado da un raggio di luna, sospirò tristemente. Gli occhi dorati non brillavano di quella luce vitale che era solita caratterizzarli, rendendo così il suo volto, dai lineamenti ancora infantili, più maturo, ma meno vivo.

Osservandolo, pareva di vedere la copia più piccola di Sanzo nei giorni di pioggia, con le braccia conserte; gli occhi fissi in un punto imprecisato; il volto immobile, senza l’ombra di un sorriso; la spalla sinistra che sfiorava il vetro freddo della finestra…

Chiunque lo avesse visto così, lo avrebbe potuto scambiare facilmente per una statua. Se avessero saputo che fino al giorno prima quella stessa statua saltellava come un grillo, probabilmente non ci avrebbero creduto.

Pareva non sbattere nemmeno le palpebre, tanto si ostinava a fissare cosa c’era fuori, in costante allerta non di un nemico, ma di un amico. Di un padre. Della persona più cara.

Hakkai osservava tutto da lontano, seguito da Gojyo. Non parlavano tra di loro, quasi volessero mantenere quel silenzio che il loro amico aveva creato.

E non c’era niente di più doloroso nel vederlo così.

Il silenzio non gli si addiceva, il non avere espressioni in volto era impensabile su uno come lui, lo stare fermo come fosse morto, era assolutamente inconcepibile; tuttavia, lo comprendevano.

Hakkai guardò Gojyo bere una birra, tracannandola come se fosse l’ultima della sua vita. Sorrise dolcemente, sapendo che l’amico era nervoso e preoccupato.

Ogni tanto si guardavano e doveva pregarlo con gli occhi di non dire niente, di lasciarlo in pace per quel giorno, restandogli esclusivamente vicino per fargli sentire che erano lì, che non se ne sarebbero andati.

Gojyo sbuffò, spostandosi un ciuffo di capelli rossi dietro l’orecchio, ascoltando spazientito il ticchettio della pioggia, contando mentalmente i secondi che passavano, trasformandosi in minuti.

Si accese una sigaretta ed ebbe la strana tentazione di offrirne una a Goku, come, forse nei giorni in cui era particolarmente felice, avrebbe fatto con Sanzo.

Scosse la testa. Era sempre la stupida scimmia, si ripeteva, non poteva certo farlo fumare o quel poco di cervello che aveva, si sarebbe annebbiato.

Decise che era meglio non guardarlo troppo, non solo perché non sopportava più quel suo mutismo ed il suo essere troppo simile, almeno negli atteggiamenti di quel giorno, a Sanzo, ma perché, anche se non lo avrebbe ammesso mai apertamente, gli faceva male vederlo in quelle condizioni.

Se c’era una cosa che Gojyo non era mai riuscito a comprendere, era proprio il legame che legava i due.

Le sue labbra si incurvarono in un piccolo sorriso malinconico.

Lui non era da meno.

Il legame che aveva con la sua matrigna era stato pressoché identico, con lui che la venerava per ricevere un briciolo d’affetto, nonostante questa lo trattasse male, fino ad arrivare al tentato omicidio, finito poi con la sua morte.

Sbuffò seccato, non gli piaceva ricordare certi avvenimenti, non ora che aveva poi gli occhi di Hakkai puntati contro.

Ora che ci rifletteva, ognuno di loro aveva qualcosa nel proprio passato, che li accomunava.

Una morte per lo più, nonostante Goku non ricordasse nulla di ciò che lo riguardava prima della sua prigionia.

Spostò le braccia dietro la testa, dondolandosi lentamente con la sedia, mentre la sigaretta si consumava tra le sue labbra fini.

«Forse – pensò – quello è il dolore più grande che animo umano possa sopportare.»

Magari era vero, oppure no, eppure c’era qualcosa di malvagio nel non far ricordare la propria vita.  Era come se un tassello oscuro non permettesse di completare il puzzle della propria vita.

Fissò Hakkai, sorridendogli un po’ incerto. Odiava quando lo guardava, aveva la sensazione che riuscisse a leggergli nella mente, intuendo i suoi pensieri, eppure lo adorava anche, in quanto gli permetteva di non pensarci, concentrandosi su altro, magari su di una bella donna, o su come Hakkai potesse essere un’ottima donnina di casa.

Sospirò con fare melodrammatico, riflettendo che se Hakkai non avesse avuto gli attributi, probabilmente lo avrebbe chiesto in moglie.

Il ragazzo in questione gli sorrise, facendolo per un momento dubitare delle sue stesse parole.

«Nella vita bisogna sperimentare tutto, quindi perché non…»

Il pensiero venne bloccato da un suo urlo di dolore. La sigaretta, ormai arrivata al filtro, gli aveva bruciato le labbra.

Hakkai ridacchiò.

«Vedi Gojyo che il fumo fa male?»

Il diretto interessato gli lanciò un’occhiataccia, leccandosi le labbra per diminuire il dolore.

Goku, nel frattempo, continuava a rimirare al di fuori del vetro.

Hakkai lo osservò con la coda dell’occhio, preoccupato.

Un episodio simile, in genere, lo avrebbe fatto ridere a crepapelle, ma la sua mente era altrove, verso pensieri che nessuno poteva immaginare.

Hakkai si alzò, prendendo per un braccio Gojyo e trascinandolo via, fuori dalla piccola stanza in cui si trovavano.

Gojyo protestò debolmente, non comprendendo il suo gesto.

Fuori dalla porta, Hakkai lo lasciò andare.

«Mancano pochi minuti alla mezzanotte, è meglio lasciarlo un po’ da solo.»

Gojyo sbuffò.

«Non capisco perché quella stupida scimmia stia così in pena. Fra qualche minuto è il suo compleanno e allora? Quel bonzo bastardo ci ha piantati in asso, non dovrebbe essere così buono da piangersi addosso per lui!»

Hakkai lo guardò con un sorrisino.

«Comprendilo, Gojyo. È la prima volta che potrà non festeggiare il compleanno di Sanzo. Per lui deve essere atroce, specie perché piove e sai bene quanto Sanzo lo detesti. D’altronde, neanche io e te l’amiamo e Goku è l’unico che riusce a scuoterci dal nostro passato. Per lui deve essere davvero dura non poter stare con lui, specie in giornate come questa.»

Gojyo si accese un’altra sigaretta, inspirando a pieni polmoni la nicotina e rilasciandola in una piccola scia di fumo azzurrognolo.

«…Lo so bene, ma non lo capisco lo stesso. Il legame che hanno quei due è troppo strano. Non sono né maestro ed allievo, né padre e figlio, sembrano più una scimmia ed il suo padrone, nonostante sarebbe meglio paragonare Goku ad un cane per la sua lealtà. Personalmente, non lo capisco. Sanzo l’ha sempre trattato male, dovrebbe solo che essere contento che quel bonzo traditore lo abbia lasciato in pace!»

Hakkai scosse la testa, avviandosi verso la sua stanza per farsi un tè.

«Bugiardo.»

Gojyo non ribatté, seguendolo celermente per il corridoio, fermandosi solo un istante a  lanciare un’ultima occhiata alla porta della stanza di Goku.

«Stupida scimmia. Vedi di riprenderti, o giuro che ti gonfio di botte!»

Asserì prima di entrare nella stanza di Hakkai.

 

Di essere rimasto solo, Goku se ne accorse a mala pena.

Sapeva, in qualche angolo remoto della sua mente non impegnato a pensare a Sanzo, che i suoi compagni erano preoccupati, eppure non voleva far nulla.

Lui, che era sempre stato quello che tirava su il morale, che non sopportava che i suoi amici stessero male per qualche assurdo motivo, che si faceva in quattro per aiutarli – il più delle volte venendo ripagato con insulti o pugni – per una volta, una soltanto, desiderava essere lasciato da solo con i suoi pensieri.

Non per cattiveria od una sorta di vendetta nei loro confronti, ma c’erano momenti in cui anche una stupida scimmia desiderava la solitudine.

Fece un piccolo sorriso.

Probabilmente, se i suoi amici avessero saputo che il suo essere immobile era a causa di una preghiera, lo avrebbero pestato a sangue.

Guardò la pioggia, più fine rispetto a prima, sussurrando la litania che stava pronunciando da quando, nelle prime ore del mattino, aveva iniziato a piovere.

«Smetti di piovere, per favore!»

I rintocchi di una campana, proveniente da chissà dove, iniziarono a scandire il minuto prima della mezzanotte.

Poggiò la testa al vetro, tenendo gli occhi chiusi, mentre nel cuore la pesante sensazione di star fallendo anche in quella piccola cosa cominciava a tormentarlo.

«Smetti ti prego! Per favore, non piovere!»

Pronunciò in un sussurro triste. Non sapeva chi stesse pregando, ma se qualcuno aveva il potere di far cessare la pioggia, allora avrebbe rivolto la sua preghiera a lui soltanto.

L’ultimo rintoccò avvisò che la mezzanotte era giunta e Goku aprì gli occhi, guardando speranzoso fuori dalla finestra.

La pioggia, continuava a cadere.

Gli occhi divennero lucidi in un istante e, mordendosi forte le labbra in preda alla rabbia, tirò un pugno alla finestra, rompendone il vetro.

Le schegge penetrarono nella carne, ma non vi fece caso. Non gli importava se stava sanguinando, non gli sarebbe nemmeno importato se stava per morire, l’unica cosa che contava era che aveva fallito.

Chinò la testa, tentando di ricacciare indietro le lacrime d’amarezza.

«Non sono buono nemmeno a fare questo…»

Sussurrò triste ed in quel momento, come se qualcuno avesse infine deciso di accettare la sua preghiera, un luminoso raggio argenteo lo illuminò.

Alzò il volto stupito, osservando la luna che si stagliava alta e splendente nel cielo, senza più le nubi ad oscurarla.

Sgranò gli occhi dorati, notando che la pioggia era svanita nel nulla, quasi come non fosse mai esistita.

Un sorriso gioioso illuminò il suo volto, mentre una lacrima gli scorreva lenta sulla guancia.

«Auguri di buon compleanno, Sanzo…»

 

Un Dio osservava i movimenti sulla terra con fare annoiato, ma un sorrisino divertito gli increspava le labbra mentre, comodamente seduto sul suo trono, fissava il mondo sottostante.

«Quella piccola scimmia ti deve amare proprio tanto, Konzen. Ha passato tutto il giorno a pregare che la pioggia non continuasse a scendere. E tutto per il tuo compleanno. Sei proprio sicuro di non voler tornare indietro?»

Il sorrisino divertito si ampliò. Accavallò con eleganza le gambe, guardando la figura riflessa sul laghetto.

I capelli biondi, gli occhi d’ametista, l’immancabile sigaretta alle labbra… eppure, il suo pensiero era alquanto particolare mentre, seduto sul davanzale della sua stanza intento a rimirare il cielo ora chiaro, aspettava quel qualcosa che tardava ad arrivare.

Inspirando profondamente, non volle ammettere ciò che mancava.

«Tsk. Baka saru.»

   
 
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