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Autore: Meer    30/11/2009    2 recensioni
ATTENZIONE: NULLA PRESENTE IN QUESTA FANFICTION SI RIFERISCE AD AVVENIMENTI REALI. Il cielo scuro. Lo fisso, immobile, senza vederlo realmente. La mia mente è lontana. Anche se il mio corpo di bambino è qui, seduto sul divanetto che dà sulla finestra, la mia mente è altrove, come il mio cuore. Mi sembra impossibile. Un fiocco bianco di neve danza nell’aria, prima di aggiungersi ai suoi “fratelli” che giacciono ovunque.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bill Kaulitz, Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Fröhe Weihnachten

Fröhe Weihnachten

 

 

Il cielo scuro.

Lo fisso, immobile, senza vederlo realmente. La mia mente è lontana. Anche se il mio corpo di bambino è qui, seduto sul divanetto che dà sulla finestra, la mia mente è altrove, come il mio cuore.

Mi sembra impossibile.

Un fiocco bianco di neve danza nell’aria, prima di aggiungersi ai suoi “fratelli” che giacciono ovunque.

Sospiro, piano, affinché mia madre non mi senta. Affinché “nostra” madre, non mi senta. Deglutisco, poi mi mordo le labbra, per non scoppiare a piangere, al pensiero di quanto maledettamente mi manchi. Di quanto vorrei averti qui.

Un movimento alla mia sinistra.

Mi volto, non so perché. Le altre mille volte, non l’ho fatto, ho continuato a fissare la finestra, ignorando il resto del mondo. Ora però mi volto. La vedo.

La mamma che, al contrario degli anni passati, addobba l’albero, da sola. Una fitta mi stringe il cuore.

Papà se ne è andato.

Papà se ne è andato.

Papà se ne è andato.

Ha portato via Tomi.

Basta solo questo pensiero ed ecco che le lacrime iniziano a scorrere di nuovo sul mio volto. Accidenti, impreco mentalmente, voltandomi subito verso il vetro della finestra, per non farmi vedere da lei.

Lei che, come me, piange a scatti, senza motivo apparente. Stira i miei vestiti e improvvisamente scoppia a piangere. Rifà i letti e, senza preavviso, scoppia a piangere. Deglutisco, preoccupato, temendo che questo suo piangere a singhiozzo vada avanti ancora a lungo.

Espiro, cercando di calmarmi.

Mi volto ancora verso di lei. La mamma, una pallina rossa in mano, si avvicina all’albero. Un secondo. Di nuovo la fitta allo stomaco.

Quest’anno l’albero non lo addobberemo tutti assieme. Io e Tomi non litigheremo per mettere il puntale in cima. Mi mordo le labbra, spostando di nuovo lo sguardo per non riappoggiarlo mai più sul sempreverde.

Fisso lo sguardo fuori dalla finestra. I fiocchi continuano a danzare. Lenti, scivolano, aggiungendosi ai propri “fratelli”. Abbozzo un mezzo sorriso triste. Mi sembra quasi di vederlo, il “fratello” fiocco, sdraiato sul terreno che apre le braccia per abbracciare quello che sta scivolando dal cielo, per evitargli il contatto troppo brusco con il suolo…

Che idea stupida…, penso, appoggiando il mio volto fra le mie mani fredde. Rabbrividisco.

Continuo a fissare il mondo esterno. I fiocchi cadere, senza vederli realmente. La via è vuota, immersa nell’oscurità. I “fratelli” fiocchi l’unica cosa esistente…

“Billie…”

La voce stanca di mia mamma chiama. Mi volto, di scatto, sfoderando un sorriso, fingendo di stare bene. Non voglio che sappia. Non voglio che soffra anche perché soffro io.

“Si?”

“Metti il puntale?” domanda, asciugandosi con il dorso della mano una lacrima scivolata. A singhiozzo.

Un brivido mi attraversa la spina dorsale, pietrificandomi. Sbatto le palpebre, fissandola. Lo stomaco chiuso. “Oh…” riesco soltanto ad articolare, prima di voltarmi di nuovo la finestra “…Lo faccio più tardi, ok? Ora voglio guardare ancora un po’ la neve…”

La sento espirare. Un respiro lungo. “D’accordo” risponde poi. I suoi passi poi si allontanano.

Mi volto di nuovo. Il puntale, appoggiato sul divano, brilla. E’ blue, il nostro colore preferito. Mi mordo le labbra, maledicendo mentalmente il puntale.

Un movimento alla mia destra.

Un fiocco di neve, cadendo ha attirato nuovamente la mia attenzione sulla strada.

Un secondo.

Un brivido mi attraversa la spina dorsale, arrivando fino al mio volto. Sento i nervi irrigidirsi, nella guance.

Una figura, tutta imbacuccata, si fa largo, fra la neve. La fisso, un secondo, prima di iniziare a correre come un pazzo verso la porta d’ingresso. Nel corridoio, per un pelo non investo mia madre che, il catino in mano, si appresta a stendere i panni puliti.

“Che accidenti ti prende?!?” domanda subito lei, sconvolta.

Mi volto, un secondo, urlando “C’è Tomi!”. Continuando a correre, spalanco la porta, gettandomi di corsa giù per le scale.

“Billie!!! Non essere sciocco! Tomi è a cento chilometri da qui! Billie! Mettiti almeno la giacca o ti ammalerai!!!

Ignorando le grida di mia mamma, continuo a correre, stringendomi meglio la sciarpa che d’inverno porto costantemente attorno al collo.

E’ Tomi! Lo so che è Tomi! Sarei in grado di riconoscerlo fra mille. E’ Tomi!

Finite le scale mi getto di peso, contro il portone del palazzo, spalancandolo. Il freddo mi colpisce subito, implacabile. Lo ignoro, stringendo meglio la sciarpa, ricominciando a correre. Raggiungo la strada, mi volto alla mia sinistra. La figura continua la sua lenta marcia. Un secondo. Solleva il volto, i suoi occhi incontrano i miei.

“Pensavi davvero che ti avrei permesso di mettere il puntale, senza prima lottare?!?” domanda la voce scherzosa, anche se un po’ tremante di mio fratello.

Un altro brivido lungo la schiena. Corro verso di lui, allungando le braccia. Tom si ferma, il sorriso sulle labbra, aprendo le braccia a sua volta. A poca distanza di lui, mi lanciò, sicuro che lui mi prenderà.

Un istante.

Mio fratello mi stringe.

“Mi dispiace di essere dovuto andare via…”

“Non importa, non importa…” rispondo subito io “Sei tornato…E’ l’unica cosa che conta…”

Mio fratello mi stringe ancora un po’. Io continuo a deglutire, per non piangere. Un secondo, mi lascia andare. Sorride. Gli sorrido di rimando prima di vederlo sgranare gli occhi e poi corrugare le sopracciglia. “Senza giaccia… Irresponsabile come al solito…” brontola, da perfetto fratello maggiore qual è.

“Non ho bisogno di preoccuparmi di certe cose…” inizio io, scherzando “Ci sei già tu che lo fai per me…” sorrido, camminando veloce al suo fianco.

Tom sogghigna, levandosi il berretto e appoggiandolo sulla mia testa. “Buon Natale, fratellino stupido…”

Sorrido “Buon Natale, Tomi…”

  
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