Imprevisti previsti - Che ci fai tu qui?
Si
chiedeva come ci era finito.
Cucinare gli piaceva, ma non si aspettava di lavorare
part-time in una pasticceria.
Come non si aspettava che Usagi-san non avesse detto una
parola.
- Buongiorno. In cosa posso serv..- smise di parlare e fissò
la figura che aveva dinnanzi:
la cravatta gialla, la solita camicia celeste, quella
faccia.
- Usagi-san! – si stupì e si guardò
intorno curioso.
- Che ci fai qui? -
Un dubbio assalì il giovane.
- Non mi starai mica spiando? –
Lo odiava quando faceva così.
Sapeva della possessività dell’altro
–anzi ormai ci era
abituato. Non per questo non poteva avere i suoi spazi, il suo tempo, i
suoi
amici.
Akihiko lo fissò quasi indifferente:
- Ti sembro il tipo? -
- Anche troppo! – gli puntò il dito contro, poi si
tappò la
bocca e si ricompose arrossendo.
- Ogni volta è così, come se io non sapessi
badare a me
stesso – si lamentò.
Va bene che era piccolo in confronto a lui, ma aveva 19
anni!
Capiva ora perché Usagi-san non avesse detto nulla della sua
occupazione part-time: quante volte ancora doveva trovarselo davanti
perfino a
lavoro?
- Sono venuto per vederti -
- Eh? – Misaki alzò il viso incredulo, scansandosi
appena
per evitare che gli altri lavoratori in cucina tornassero e li
vedessero.
- Mi vuoi far licenziare? – borbottò.
- E poi sarei tornato a casa tra un’oretta –
Il sorriso sul volto dell’uomo dai capelli grigi si
allungò:
- Io devo vederti mentre lavori - insistette.
- Altrimenti dove la prendo ispirazione per scrivere?! -
A quelle perverse parole dette con troppa naturalezza e
calma –come se fosse una cosa normale- Misaki quasi
saltò e furente andò verso
l’altro:
- Me lo dovevo aspettare! Sei uno stupido maniaco! Io ti
denuncio! Dov’è la mia privacy?! –
Ma Akihiko non lo ascoltava nemmeno.
Fece scendere le dita a carezzare il grembiule bianco che copriva il
maglione
verde.
- Mh, me lo aspettavo rosa con i pizzi -
- Ehi, mi stai ascoltando?! Che? Rosa con i pizzi?! Solo
nelle tue fantasie questo accade! –
Usami prese il volto del giovane tra le mani che chiuse gli
occhi provando appena a scostarlo con le braccia:
- Lo sai che le mie fantasie tendono sempre a essere o
diventare reali -
Misaki pigolò in segno di protesta.
-
Scegli…- poi gli sussurrò l’uomo.
Il ragazzo aprì lentamente i grandi occhi verdi per
guardarlo. Era rossissimo in viso e non capiva mai quello che
l’altro gli
diceva.
- Quale dolce ti piace di più? -
- Ma non serve che lo compri. Potrei chiedere di portarne a
casa uno e..-
- Uno? -
Akihiko si chinò su di lui per soffiargli sulle labbra con
un sorriso malizioso:
- E come posso ricoprirti di dolci e poi mangiarti mentre tu
li assaggi scoprendo pian piano ogni centimetro della tua pelle, se ne
prendo
solo uno? -
Misaki, in quel momento, volle decisamente morire.
- Baka – mormorò spostando lo sguardo sui biscotti
alla
marmellata ricoperti da zucchero a velo.
Sgattaiolò dalla sua presa e ritornò dietro il
bancone.
- Te lo scordi! – fece imperioso, o almeno ci
provò.
Non poteva permettersi un’altra scenata o lo avrebbero
sentito tutti.
-
Ah, Misaki ho fatto in cucina! Scusami se ci ho messo
tanto -
-Non ti preoccupare! –
E gli occhi smeraldo fissavano ora quella scena:
- Perché non me li avresti dati sapendo per cosa li compro
–
- Sì, mi sembra ovvio, ma il lavoro è pur sempre
lavoro –
L’uomo pagò e prese la bustina soddisfatto.
- Eh?! –
- Misaki?! – il cassiere rimase sbigottito.
- E’…E’ tutto apposto! Fai tu!
– lo tranquillizzò, almeno
per evitargli probabili scontri con Akihiko.
- Ohi! Usagi-san! Mettimi giù! Mettimi giù! –
Fu scaraventato in macchina e, prima che quello mettesse in moto, Misaki alzò la voce e lo guardò serio:
- Io stavo lavorando! La devi smettere con queste tue fissazioni. Riportami lì dentro immediatamente! -
- Misaki…-
L’uomo lo chiamò e catturò le sue labbra in un bacio passionale dal quale inizialmente il giovane provò a sottrarsi ma poi ne cadde vittima e allo stesso tempo ne fu complice.
- Tu sei la cosa più importante per me. Rinuncio al mio lavoro per stare con te, quindi lo potresti fare anche tu se io per te sono importante -
Quanto era bravo Akihiko con le parole che riuscivano a incastrarlo.
Le guance di Misaki divennero di fuoco:
- Certo..che lo sei…baka -
- Dai, se salti oggi non muore nessuno -
- Ma oggi era il mio primo giorno –
- Meglio, così impari a farci l’abitudine –
Nemmeno il tempo di replicare che aveva messo in moto.
* * *
Misaki si malediva di essere così accondiscende -forse per la vergogna, forse perché gli piaceva davvero.
Mangiò l’ennesimo biscotto alla marmellata ricoperto da neve bianca, scoprendo l’ombelico che fu catturato dalla lingua dell’uomo.
-
Ti amo...-
- U…Usagi-san…-
Gli
occhi verdi erano lucidi e comunicavano tanto desiderio.
Diede solo un piccolo morso al biscotto rosato che Akihiko
gli avvicinò alle labbra.
Il desiderio negli occhi di Misaki non di certo per il cibo.
Non glielo avrebbe mai detto a parole, ma lo si poteva
sentire da quel cuore che batteva e muto gridava il suo nome.
.The End.
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