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Autore: JadeRent    03/12/2009    6 recensioni
Ichigo non è geloso. E’ solamente un amico…preoccupato. Già, proprio così…
Genere: Generale, Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kuchiki Rukia, Kurosaki Ichigo
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Jealous Thoughts



Ichigo giaceva sul letto, con la testa appoggiata sulle braccia incrociate. Stava comodo, ma era di cattivo umore. Di cattivo umore perché prima Rukia era andata alla Soul Society. Era tornata indietro con suo fratello. Non aveva voluto dirgli perché erano partiti, per quanto sarebbero stati via, quando sarebbe tornata e inoltre si era apertamente rifiutata di lasciare che Ichigo andasse con lei.

Non gli importava. Non per davvero. Solo che non voleva sferrare un altro attacco contro il Gotei 13. Era un sostituto Shinigami ufficiale, non più un ryoka, ma Rukia sembrava avere la caratteristica di cacciarsi nei guai e lui doveva sempre salvarle il culo. Non che fosse così preoccupato per lei. Ma non avrebbe dovuto essere così dannatamente criptica.

Per non parlare di Renji, quell’idiota dai capelli rossi, che sosteneva che Ichigo si stesse comportando come un fidanzato geloso. Vabbè. Se essere geloso significa proteggere una ragazza dall’essere giustiziata, allora sì, era geloso… eccetto che geloso non significa questo, quindi non era affatto geloso. Perché avrebbe dovuto esserlo? Non gli importava di Rukia in quel senso. E anche se fosse stato così, a nessun altro importava di Rukia in quel senso.  Beh, non che non fosse carina. Aveva qualche buona… qualità. Ma era così irritante che non importava quanto fosse bella, era una rompicoglioni.

Anche se… questo non aveva impedito a Kon di venerarla. Anche quando gli strappava l’imbottitura, stravedeva per lei. Non importava quante volte lo avesse gettato come se fosse, beh, uno spreco di spazio di peluche, continuava a proclamarle il suo eterno amore. In realtà anche Keigo si comportava allo stesso modo. Ignorava sempre i difetti di Rukia, specialmente i suoi momenti violenti. Ma non lo aveva mai colpito, lei. Stupida stronza. Beh, Keigo e Kon non erano che dei pervertiti idioti. Non sapevano nulla. Si facevano in quattro per ogni bel culo. Supponeva che fossero quel genere di perdenti che consideravano speciale il suo culo…

Hmm…Renji si faceva in quattro per Rukia. Renji le era corso dietro allo stesso modo di Ichigo nella Soul Society. Anche se faceva cagare e aveva perso tutte le battaglie nelle quali era entrato. Tuttavia, Renji avrebbe fatto qualsiasi cosa per Rukia…ed erano amici d’infanzia…erano cresciuti insieme…avevano mangiato insieme…dormito… Quel coglione probabilmente provava qualcosa per Rukia. Ma Renji era troppo stupido per fare qualcosa a riguardo. E Rukia non lo avrebbe mai ricambiato…giusto?

Pensandoci bene, Hanatarou era sempre super-gentile con Rukia. Non la conosceva da molto, ma era ugualmente corso a salvarla. E Hanatarou non era il più coraggioso degli uomini…

Okay, forse Rukia aveva la sua fetta di pretendenti, ma non importava quali idioti le andassero dietro perché Byakuya non avrebbe mai lasciato che le si avvicinassero.

Ichigo sogghignò. Già, Byakuya avrebbe sguainato la sua zanpakuto contro ogni ragazzo entro il raggio di un miglio da Rukia. Era al sicuro con lui. Era molto protettivo… quasi sospettosamente protettivo…

Beh, doveva esserlo perché Rukia si cacciava sempre nei guai. Già, proprio così. E poi perché si sentiva in colpa per aver tentato di ucciderla. Doveva trovare un modo per fare ammenda. In più, Ichigo ora poteva ammetterlo, Rukia aveva la sua discreta porzione di ammiratori, non lui ovvio, ma altri ragazzi, e Byakuya, per una volta, si stava solo comportando da buon fratello maggiore. Aveva fatto una promessa a sua moglie… che assomigliava… proprio a… Rukia…

Ichigo balzò giù dal letto e allungò la mano verso il suo distintivo da sostituto Shinigami e se lo premette contro il petto. Si ritrovò subito nella sua forma spirituale, saltò giù dalla finestra e, usando lo shunpo, si diresse verso il negozio di Urahara.

Col cazzo che era geloso. Stava solo proteggendo gli interessi di Rukia e se il suo - emozionalmente represso - fratello (che non era veramente imparentato con lei) , si fosse improvvisamente ritrovato debole davanti alla presenza bella e familiare di Rukia, allora Ichigo avrebbe reso tutto perfettamente chiaro a quel rigido figlio di –

“Ichigo!”. Proprio mentre Ichigo stava arrivando da Urahara, l’oggetto della sua ossessione, ehm, dei suoi platonici e preoccupati pensieri, apparve dal portico.

“Ichigo, ti avevo detto di non seguirmi! Sono andata via appena un’oretta!”. Rukia stava a braccia conserte, lo sguardo minaccioso. Si trovava già nel suo gigai e stava camminando verso Ichigo.

Era così irritante. Stupida stronza. Confondere così un ragazzo, rendendolo indeciso se colpirla o abbracciarla. Aveva certamente dei problemi. Non lui. Oh, e non voleva stringerla forte. Per nulla. Se non per stritolarla. Questa è l’unica ragione per abbracciare Rukia Kuchiki. Non che ora ne avesse ancora voglia. No…

“Te ne sei andata per 6 fottutissime ore! Non c’è da stupirsi se prendi brutti voti a scuola; non sai nemmeno leggere l’ora sull’orologio!”.

“Non prendertela con me se diventi patetico e annoiato quando non ci sono! Forse dovresti trovarti un hobby che non includa combattere o perseguitare la gente!”. Gli puntava il dito contro il viso. Era così piccola e pensava di intimidirlo con quel suo minuscolo dito carino.

Ichigo si chinò per incrociare lo sguardo.

“NON sono patetico! NON ti stavo perseguitando! E NON dovrei combattere tutte le volte se tu non passassi il tempo ad essere una pigna in culo, rompendo i coglioni alla gente!”.

“Ma smettila! Tutti mi amano! L’unica persona a cui dò fastidio sei tu perché confondi il culo con la testa! Il dolore si chiama ‘pensare’, Ichigo! So che a volte fa male, ma una volta che ti sarai abituato, il dolore andrà via!”.

“Strano, perché sono abituato a te, ma il dolore è costante!”.

Si aspettava che lei ribattesse con un piccolo commento. Davvero, era brava a fare battutine. Non che lo trovasse minimamente attraente. Ma invece, Rukia sembrò frenare la sua rabbia. Sospirò solamente.

 “Possiamo solo andare a casa, Ichigo? Ho mal di testa e per qualche ragione non credo che urlare contro di te mi farà stare meglio”.

“Cosa c’è che non va?”. La rabbia di Ichigo si era tramutata in preoccupazione. Ancora non sapeva perché era andata alla Soul Society. Poteva essere stato per qualcosa di serio. O di brutto. O molto brutto, perché Rukia aveva quel genere di fortuna.

“Niente di serio o di brutto, Ichigo”.

Come faceva a farlo tutte le volte?

“E’ solo che ho dovuto rimanere seduta durante un lungo incontro con alcuni nobili. Nii-sama mi ha davvero aiutata là dentro”. Ichigo non disse nulla, ma si mise di fronte a Rukia e si inginocchiò. Sembrava stanca e spossata, il minimo che potesse fare era offrirle un passaggio. Infatti, gli saltò sulla schiena e si fece portare a casa.

Poteva anche aver detto che non era nulla di serio o brutto, ma di sicuro non era una cosa bella se era dovuto intervenire Byakuya e se ora si faceva volontariamente stringere da Ichigo. Non che la stesse realmente stringendo. Stringerle le gambe per non farla cadere non contava. Tuttavia, avrebbe davvero dovuto indossare gonne più lunghe. La sua pelle liscia e morbida lo distraeva, come se desiderasse venire accarezzata. O forse era lui che lo voleva… beh… una piccola stretta di supporto non avrebbe fatto male. Una stretta amichevole…

Rukia non rispose colpendolo, per la qual cosa era felice, ma strofinando la testa nell’incavo del suo collo. Sospirò ed il suo respiro gli solleticò l’orecchio. Sarebbe stato lì se avesse voluto parlare. Era ovvio che aveva bisogno di conforto.

Quando arrivarono alla casa di Ichigo, il sole stava tramontando. Ichigo atterrò sul tetto, fronteggiando i dorati raggi del sole e posò Rukia. Lei si sedette, con le braccia attorno alle ginocchia, assorbendo il panorama, come si aspettava avrebbe fatto, mentre lui andava a riprendersi il suo corpo. Tornò velocemente e le si sedette a fianco, imitandone la postura.

Sapeva di non essere geloso. Era preoccupato e ne aveva tutte le ragioni se qualcosa la rendeva quieta com’era. Renji non capiva nulla.

Ichigo rilassò lo sguardo perennemente corrucciato e guardò Rukia, che lo stava già fissando negli occhi, divenuti color ambra nel sole morente.

“Il clan dei Kuchiki sta cercando di farmi sposare”.

Oh cazzo, no!

“Oh cazzo, no!”.
Ops.

“Intendevo, non possono decidere così! All’improvviso! Vero?”. Ichigo stava balbettando per la sorpresa e nient’altro, proprio così.

Rukia sorrise dolcemente.

“In realtà, stanno tentando di farlo già da un po’. E’ una buona cosa per i nobili sposarsi con altri nobili e avere dei figli con altri nobili. Per assicurarsi che la dinastia rimanga forte e duri a lungo”.

“Ma tu non sei nemmeno una vera Kuchiki. Sei stata adottata”. Sperò di non averla offesa. Non lo aveva fatto;  lei continuò.

“Non gli importa. Riguarda la reputazione e cose simili”. Rise. “Cose che tu non penseresti nemmeno di prendere in considerazione”.

Ichigo si avvicinò un po’ di più a Rukia. Il cielo ora era meno arancione e si stava scurendo verso un rosa porpora. Stava diventando simile ai suoi occhi. I quali, sebbene stanchi, non sembravano così  gravati.

“Rukia, non mi sembri così preoccupata…V-vuoi sposarti?”. Era troppo spaventato dalla riposta.  Dimenticatevi la gelosia, odiava sentirsi così vulnerabile. La gelosia poteva gestirla, era molto simile all’ira, ma sentirsi vulnerabile lo faceva sentire… debole. Stupida Rukia. Trovava sempre un modo per infastidirlo. Sperava che la sua risposta allontanasse le sue paure.

“Ah! Certo!”.

Grazie, Rukia.

“Non mi sposerò. Ci stanno provando da tanto tempo, ma Nii-sama è sempre stato lì per dirgli che sarei una pessima moglie!”.

Ichigo sogghignò. “Avrei potuto dirglielo io”.

Ricevette uno scappellotto, che, stranamente, lo fece sentire meglio.

“Non sai nulla su come dovrebbe essere una moglie”, ribattè Rukia.

“Beh, so che tu saresti pessima! Non sai cucinare, non pulisci, non sei esattamente materna”, si toccò la testa a mò di esempio, “combatti, lavori troppo duramente, sei indipendente, lunatica, incapace di-“.

“Okay, ho capito! Cazzo, tutto ciò che ha detto Byakuya è che sono una Shingami responsabile che ha anche fare con situazioni troppo pericolose per avere una famiglia”. Sembrava avesse il broncio. “Forse avrei dovuto portarti. Hai molte più ragioni per cui io sarei una moglie inutile”.

“Che c’è?! E’ vero! Saresti una moglie nobile orribile!”. Ichigo aggrottò ancora di più le sopracciglia mentre si voltava e continuò, “Tu sei tutte queste cose che abbiamo detto io e Byakuya. Non sei il tipo di ragazza che renderebbe felice un nobile dal culo rigido, buono a nulla se non per ostentarti in giro. Faresti felice un altro genere di ragazzo”.

Poteva sentire lo sguardo di Rukia. Pregò che stesse diventando abbastanza scuro da impedirle di vedere che stava arrossendo come un idiota.

Decise che era buio abbastanza, così continuò a parlare.

“Tu, probabilmente, saresti una moglie perfetta per qualsiasi uomo che non ti voglia solo come soprammobile. Non come… non so, una macchina per avere figli e reputazione. Saresti una moglie perfetta per un ragazzo che rispetti la tua dedizione al dovere, il fatto che faresti di tutto per i tuoi amici, la tua testardaggine, intelligenza, i tuoi calci così potenti… la tua abilità nel renderlo più forte senza nemmeno provarci… i tuoi disegni da ritardata”.

Gli tirò un pugno.

“Oh, stronza! Non sto dicendo che un ragazzo così esista! Dovrebbe essere davvero stupido per voler volontariamente avere a che fare con te per il resto della vita”.

Ichigo trovò il coraggio di guardare di nuovo Rukia. Il suo pugno aveva  fatto meraviglie per alleggerire la tensione che aveva in tutto il corpo. Rukia stava guardando le tegole del tetto. Pensò che ci fosse un leggero rossore sulle sue guance. Ma Rukia non arrossiva. Ed era veramente buio, ora. Le stelle erano in cielo ed il sole completamente tramontato.

“Grazie, Ichigo, per avermi fatta sentire meglio. Per un idiota che non sa nulla sulle mogli… devi ovviamente sapere una cosa o due su come tirarmi su il morale”. Gli sorrise. Sorrise per lui. Quel sorriso che non vedeva mai sul suo viso a meno che non guardasse direttamente lui. Se mai l’avesse vista regalare quel sorriso ad un altro, sarebbe probabilmente andato bankai contro lo stronzo. Cazzo. Era geloso. Ed era stupido.

Ichigo smise di pensare e si chinò verso Rukia e , come se lo avesse fatto per anni, la baciò. Voleva che fosse breve, ma la sensazione delle sue labbra dischiuse contro le proprie, lo tenne incollato.

Le appoggiò una mano sulla guancia e approfondì il bacio, inspirando bruscamente dal naso. Il cuore gli si fermò quando sentì inspirare anche Rukia mentre rispondeva al bacio e poi si lasciava scappare un gemito. Le sue mani si sollevarono verso il viso di Ichigo e lo avvicinarono.

Perdendosi nel bacio e sentendosi incoraggiato dalla sua risposta impaziente, le avvolse strettamente un braccio attorno alla vita, non volendo però stringerla troppo, e la tirò contro il suo corpo. L’altra mano si posò sul suo ginocchio e le accarezzò la pelle liscia della gamba, su e giù, sollevandole la gonna sopra le cosce.

Sentendo la mano di Ichigo stringerle la vita e accarezzarle le gambe, Rukia aprì ancora di più la bocca. Lasciò che le braccia gli stringessero le spalle, mentre un mano si perse nei suoi capelli.

Avvertendo la sua bocca aprirsi di più per lui, Ichigo istintivamente spinse la lingua verso la sua, massaggiandola. Rukia fece un profondo respiro e lasciò che Ichigo la esplorasse e la stuzzicasse. Le succhiò l’estremità della lingua fino a quando Rukia non entrò nella sua bocca.

Continuava a gemere e Ichigo stava perdendo velocemente il controllo di quella libido che aveva domato fino a quel momento. Gemette ancora una volta dalla gola e quando si separarono per tirare qualche respiro ansimante, disse il suo nome.

No.  Lo disse come facendo le fusa. Lo gemette. Qualsiasi cosa avesse fatto, il modo in cui il suo nome era uscito dalle sue labbra costrinse Ichigo ad afferrarla rudemente per la vita con entrambe le mani. La baciò di nuovo e la sollevò contro di sé. Rukia avvolse le gambe attorno a lui per non cadere e in un istante si ritrovò riversa sulla schiena con un arrossato Ichigo sopra.

Ichigo non aveva idea di cosa avrebbe fatto dopo o fino a che punto si sarebbero spinti, ma improvvisamente si ritrovò a rotolare giù dal tetto con Rukia.

Quando atterrarono sul terreno, le loro posizoni erano ribaltate, con un Ichigo dolorante sulla schiena.

“Oh! Cazzo!”.

Rukia saltò velocemente giù da Ichigo e si distanziò un po’ da lui. Era avvampata per la caduta… fra le altre cose.

“Grazie per aver interrotto la mia caduta Ichigo”, riuscì a dire. Poi aggiunse, “Stai bene?”.

“Cazzo!”, brontolò dal terreno, “avresti dovuto chiedermelo subito, deficiente!”.

“Hey! Dovresti essere contento che ti abbia ringraziato, visto che quella caduta di due piani è stata solo per colpa tua! Avrei potuto farmi veramente male!”.

Ichigo balzò in piedi; il dolore non era nulla in confronto all’indignazione. “Colpa mia?! Colpa mia?! Forse dovresti rivederti quello che è successo lassù! Io…tu…”.

Erano entrambi senza parole.

“Ti sei fatto male, Ichigo?”, Rukia ruppe il lungo silenzio.

“No. Sto bene. E tu? Voglio dire, va tutto bene?”.

“Si, sto bene”.

“Grazie a me”.

Il loro umore poteva cambiare velocemente.

Rukia roteò gli occhi, mentre toglieva qualche filo d’erba dalle spalle, schiena e stomaco di Ichigo

“Eh, già. Sono certa che tu sia riuscito a girarti a mezz’aria così da prendere il brutto della caduta”.

“Beh, magari l’ho fatto”, replicò Ichigo, togliendo delle foglie dai capelli di Rukia.

“Non è che sia un grande risultato. Non peso nulla in confronto a te-“.

“O a qualsiasi altro, nana”.

Lo punzecchiò con un rametto che gli stava togliendo.

“Se mi fossi caduto addosso, ora sarei probabilmente morta”. Rukia controllò Ichigo, notando che la maggior parte dello sporco della caduta e del successivo atterraggio erano stati tolti. Mise entrambe le mani sul suo petto e iniziò a togliere il restante fango e ad appianare le pieghe. “Ti dò il beneficio del dubbio e penserò che tu sia stato nobile…per una volta”.

Ichigo le afferrò i gomiti e la avvicinò. Arrossì e sogghignò, pensando che se le cose avessero continuato ad essere così fra di loro, la prima cosa a venirgli in mente non sarebbe stata la gelosia, e disse:”O…forse volevo solo che tu stessi sopra”.

Oh, cazzo. Lo aveva detto ad alta voce. Dannato idiota. Ora avrebbe dovuto dire addio alla sua virilità perché Rukia lo avrebbe calciato a dovere per questa battuta.

“Se  avessi aspettato ancora qualche minuto, ci sarei stata”.

Porca merda.

Rukia stava per arrampicarsi verso la finestra di Ichigo. Lo usò come una scala e lo lasciò lì, instupidito.

“Forza, idiota!”, lo chiamò. “Sembri Renji mentre cerca di capire come indossare dei jeans!”.

Ichigo sollevò lo sguardo verso Rukia e sorrise. Poi aggrottò le sopracciglia. Quand’è che Renji si era messo un paio di jeans davanti a Rukia? Avrebbe dovuto parlare con quell’ananas rossa…e presto.

“Ichigo!”.

Okay, forse più tardi.

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Note di lithtys: questa fanfiction è tradotta con il permesso dell'autrice.

  
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