Cap. 1 Without
meaning, without you…
Un altro
giorno giunge al termine, un altro tramonto segna la fine dell’ennesimo momento
sprecato della mia vita.
Il sole
muore piano, tingendo ogni cosa del suo splendido colore, creando una sorta di
cupola meravigliosa che avvolge tutto per qualche attimo prima che i suoi raggi
si spengano completamente mentre un leggero vento mi scompiglia i capelli.
Sento in
lontananza il rumore delle risate, il profumo del cibo, gli echi lontani ormai
del tutto estranei a me di una vita che ancora non si è rivelata per quello che
è realmente: un’inutile spreco di tempo.
Ho sempre
pensato che gli dei fossero fortunati: nessuno di noi deve affrontare la morte,
non esistono paure o apprensioni nel mondo Celeste, solo la pace che continua
imperterrita intrecciata ad esistenze che scorrono piatte e uguali giorno dopo
giorno, anno dopo anno, per l’eternità…
Però
tutto questo mi sembrava bello: giardini pieni di fiori che non appassivano
mai, nessun dolore per la perdita di chi hai amato… l’essere consapevole di
tutto questo mi rendeva felice, mi faceva credere che per noi non ci sarebbe
mai stato motivo di versare quelle strane gocce bianche e luminose che scendono
così spesso dagli occhi dei demoni e dei mortali.
Per
questo io ero felice, perché non avevo capito che cosa fosse veramente la
nostra vita: solo un disturbo, un eresia, un motivo di fastidio per coloro che
ci stavano attorno.
Ma io non
capivo, troppo piccola per accorgermi di qualcosa e troppo ingenua per capire
che quei tuoi occhi che ora rimpiango come acqua nel deserto erano tristi.
Il sole
tramonta completamente e alcune stelle fanno già capolino attraverso il manto
più scuro del cielo, simili a piccole macchie chiare che luccicano.
Tutto ciò
che mi avvolge cade pian piano nel buio, addormentandosi con la terra e con il
disco fonte della vita su questo pianeta.
I miei
pensieri volano lontani, portati dal vento, e di nuovo mi ritrovo a pensare a
te e a quanto mi manchi.
Quando
ero piccola e ancora mi riusciva di credere nei sogni e nella vita tu mi
sorridevi spesso e mi tenevi per mano, mi abbracciavi, mi volevi bene.
Erano
felici i momenti in cui io potevo stare con te, i momenti in cui non avevi da
fare e che potevi dedicarmi completamente senza vincoli di tempo.
Tu mi
facevi giocare, portandomi in luoghi sperduti e dimenticati della Terra,
facendomi sorridere e sorridendomi a tua volta.
Rido, una
risata che non ha nemmeno l’ombra dell’allegria, che mi lascia in bocca il
sapore delle lacrime, facendomi morire ancora e ancora.
Ripenso a
quando tu sorridevi, ma non a quei sorrisi che mi rivolgevi per non farmi
rattristare, i miei ricordi si focalizzano su quei pochi stracci di memoria che
mi fanno pensare ai tuoi sorrisi prima che tutto il nostro mondo si spezzasse
in mille frantumi sciogliendosi in un’orribile incubo dal quale non sono più
riuscita a uscire.
Erano
così belli quei tuoi sorrisi, quando mi sembrava che i tuoi occhi brillassero
un po’ di più e vedevo in te la felicità.
Sai,
anch’io ora ho perso la capacità di sorridere.
Ora che
tu non ci sei tutto è morto dentro di me, tutto ciò che amavo se ne è andato
con te, quel giorno in cui le mie illusioni si frantumarono contro la realtà.
Scusami
se non sono riuscita a starti vicino, scusami se non ho avuto il coraggio e la
forza per aiutarti come avrei dovuto, scusami se ho capito troppo tardi quanto
soffrivi e scusami di più per essere fuggita da tutto quel dolore, lasciandoti
solo a sopportarlo anche per me.
Non
riesco e credo che non ci riuscirò mai a perdonarmi la mia debolezza, la mia
paura, la mia incapacità di fronte alle difficoltà della vita.
Tu mi hai
sempre capito, tu mi hai sempre protetta da tutto ciò che poteva farmi del
male, ricoprendomi di un affetto che altro non era che il tuo dolore che tu per
me trasformavi in amore e tenerezza.
Mi hai
resa cieca alla verità, mi hai impedito di capire sino che la realtà non mi si
è presentata davanti agli occhi e mi ha strappato via i sogni.
Sento le
lacrime che scendono dal mio viso e gli occhi mi bruciano, gli occhi del colore
del mare che tanto ti piaceva, quel colore che ci rendeva identici, incatenati
in un legame indissolubile, nemmeno dalla morte…
Oh almeno
così mi illudo che possa essere, perché l’idea che tu mi abbia dimenticata mi
fa morire del tutto, sradicando anche l’ultima briciola di speranza dentro il
mio cuore ormai freddo.
Perché da
quando tu non ci sei più io sono fredda, una sorta di bambola di porcellana
rotta, di cui i cocci vuoti sono sparsi per un pavimento rivestito di velluto
rosso.
Non ho
più la forza di oppormi a questa condizione e, sinceramente, non voglio farlo.
Non ha
più senso, non riesco più a credere nei sogni, non riesco più a chiudere gli
occhi e a volare con la mente, ad immaginare il mio futuro che si susseguirà a
questo giorno sempre nello stesso inutile modo.
Sono
cresciuta, ho perso la capacità di illudermi e di sognare e con essa è morta la
mia anima di bambina, quella che ancora mi tratteneva accanto a te e che
capricciosa si rifiutava di accettare la verità…
…Già, la
verità…
Perché non
mi hai protetta anche da questo? Perché non mi hai insegnato a continuare a
sognare? Perchè non mi hai preparata ad un presente senza di te?
Io sono
poco più che una bimba, una capricciosa bambina bionda che non è capace di
continuare ad illudere il suo cuore dicendosi che i miracoli esistono e che
qualche volta si avverano.
Perché
con te sono morta anch’io, con te io ho perso la voglia di vivere, perché con
te se ne è andato il mio mondo e il mio cuore…
Mi passo
una mano fra i capelli e mi asciugo le lacrime con le dita, facendo tintinnare
i bracciali d’oro che porto ai polsi.
Me li hai
regalati tu, ricordi?
Mi alzo
dalla mia postazione, mi aggiusto i vestiti con qualche passata di mano,
dopodichè mi allontano dal luogo in cui ho trascorso tutte le sere e buona
parte del giorno di quest’ultima settimana, dirigendomi non so nemmeno io dove,
nel vano tentativo di trovare qualcosa che mi restituisca la capacità di
sognare.
Ormai
persino la paura del buio se n’è andata, perché da quando sei morto attorno a
me c’è solo il buio e con il tempo ho imparato ad abituarmici.
Sento in
lontananza il rumore di uno sparo, ma non riesco ad interessarmene…
Tutto è
senza un senso senza di te, sai?
Chi
avrebbe mai detto che il mio amore per te era profondo sino a questo punto? Io
no di certo tesoro mio, perché nella mia vita sei sempre stato una sorta di
presenza scontata.
Tu c’eri
sempre e per me era una sorta d’abitudine, a volte persino un fastidio.
Che
stupida, sciocca e stolta bambina che sono, Houmura, che sciocca sorella che
hai e questo è in parte colpa tua.
Anzi, è
solo colpa tua!!!
Avresti
dovuto prepararmi, proteggermi, farmi capire, aiutarmi, spiegarmi, ma
soprattutto avresti dovuto insegnarmi a vivere senza di te.