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Autore: Arial    04/12/2009    3 recensioni
Dean si risveglia, senza alcun ricordo, in una bianca prigione. L'unica via d'uscita è cedere alle lusinghe del suo carceriere. Resisterà alla tentazione oppure vi si abbandonerà, portando l'Apocalisse sulla Terra?
Genere: Sovrannaturale, Suspence, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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“In paradiso un angelo non è niente di particolare.
(George Bernard Shaw.)
 
 
 
Sottili fili d’erba mi solleticano il viso. Piccole gocce di rugiada li imperlano, per poi scivolare delicatamente lungo il fusto. Ne seguo pigramente il percorso con lo sguardo, lasciandomi cullare dai suoni e dai profumi portati dal vento.
È così diverso dalla mia prigione. Lì avevo provato a ricostituire la vita come la ricordavo, ma la mia creazione e quella di mio padre erano incomparabili: un’opera d’arte e la sua sbiadita imitazione. Ottima esecuzione, ma dov’è il pathos? Il mio mondo era freddo e spento come il marmo. Morto. C’era da immaginarselo, comunque: Michael è il fuoco, lo slancio, la passione; io la semplice prova dell’abilità del fabbro. Un bel quadro da ammirare, nulla più. Non ero nato per pensare, provare… ribellarmi.
Guidato dal pensiero di mio fratello, sollevo gli occhi al cielo. La Luna risplende, brillante. Nel Medioevo credevano che le scure macchie sulla sua superficie fossero prodotte dall’ombra di Caino, esiliato per la sua colpa. Le scoperte scientifiche hanno dimostrato che si tratta di semplici crateri formati dall’impatto di centinaia di meteore, ma per me sarà sempre la casa del traditore. Sei lì adesso, fratello?
Mi rimetto in piedi, un’orribile sensazione alla bocca dello stomaco. Devo distrarmi, lui non c’ha messo molto a scordarsi di me…
Dean ha due soluzioni per queste evenienze: una sbronza colossale e una corsa sulla sua piccola, mai accoppiate però. Credo farò un’eccezione alla regola. Mi concentro e sul prato compare la sua auto, scintillante come non mai. Ad attendermi, sul sedile del passeggero, una confezione da sei di birra.
Sono subito sulla strada. L’asfalto è una linea continua che scivola via sotto le ruote. Velocità, ebbrezza, libertà, ecco cosa rappresenta questa ferraglia per Dean; oltre a essere l’unica altra casa che abbia mai conosciuto, la prima l’ha svista troppo presto svanire fra le fiamme. Be’, poco male: io dalla mia sono stato bandito… Metto in funzione lo stereo, sperando che le sue voci mettano a tacere quelle nella mia testa. Un leggero sorriso mi increspa le labbra, pare proprio che parte della sfiga di Dean mi si sia attaccata addosso: sono gli Zeppelin, Stairway to Heaven. 
All’assolo iniziale di chitarra, mi ritorna in mente un versetto della Genesi: “Ed ecco una scala appoggiata sulla terra, la cui cima toccava il cielo; ed ecco gli angeli di Dio, che salivano e scendevano per la scala.”
Già, peccato che io l’abbia discesa col culo…
“Ancora a rimuginare sul passato, fratello? Sei sempre stato portato al melodramma!”
La risata cristallina di Gabriel si diffonde nell’abitacolo.
“E tu ad impicciarti degli affari altrui. Dopotutto, sei la sua postina, sorella” ribatto.
L’atmosfera resta distesa, quasi serena. Merito di Gabriel, la più moderata, impassibile e irritante delle creature di Dio. L’unica a cui, ancora oggi, possa pensare con affetto.
“Molto gentile da parte tua, Helel, ma sappiamo entrambi che non è su di me che si affollano i tuoi pensieri” sussurra, lieve.
Stringo con forza le dita sul volante, fino a sbiancarmi le nocche e a crepare il fragile oggetto. “Fine della riunione di famiglia, Gabriel. Fa’ la tua ambasciata e poi vattene a cagare” ringhio, furioso.
“Un linguaggio che non si addice alla Stella del Mattino” continua, per nulla intimidita. “Sono qui di mia iniziativa, Helel. Voglio aiutarti” conclude, posando una mano sulla mia gamba.
“Vuoi cadere per me, sorellina?” chiedo, scettico.
Scuote la testa. “Eviteremmo certi fraintendimenti, se provassi ad ascoltare la mia mente.”
Sorrido. “La violazione della privacy è uno dei motivi per cui sono andato via.”
“Non si tratta di intrusione, ma di comunione” afferma, convinta. Resta in silenzio qualche istante, prima di ricominciare. “Ecco, non avrei saputo dirlo meglio!” esclama.
“Cosa?”
“Yes, there are two paths you can go by, but in the long run there’s still time to change the road you’re on…” modula, con dolcezza.
“Ti sbagli, sorella, questa canzone non ha nulla a che fare con me.”
“Strano, so di migliaia di fan dei Led Zeppelin pronti a giurare il contrario.” Mi rivolge un sorriso stanco e riprende, persuasiva. “Non puoi vincere, e lo sai. Torna a casa: c’è sempre perdono per coloro che lo implorano.”
Senza rallentare, fisso lentamente i miei occhi nei suoi e resto colpito da quello che vi leggo: determinazione, tristezza, ma soprattutto rassegnazione. Gabriel conosce già la mia risposta.
“Prima di tutto, quella del figliol prodigo era una semplice favola; inoltre, dovresti aver capito che preferirei morire libero, piuttosto che strisciare ai suoi piedi.”
“Stai pur certo che otterrai quello che desideri” scatta, dura. “Mi dispiace soltanto che tu abbia vanificato il suo sacrificio.”
“Di che parli?”
Una smorfia amara le deturpa il viso. “Credi davvero che mi sarei presa tanto disturbo per te, stupido, capriccioso traditore? Sono qui perché Michael mi ha chiesto di proteggerti, di nuovo.”
Le sue parole gettano sale su vecchie ferite mai rimarginate, alimentando rabbia e rancore. “Proteggermi? Certo. Credo che le nostre definizioni della parola differiscano. La mia non prevede percosse, umiliazione e tradimento…”
“Aveva l’ordine di ucciderti e tu più di tutti dovresti sapere qual è il prezzo della disobbedienza, Lucifer.”
Inchiodo la macchina, augurandomi quasi di vederla sfondare il parabrezza, accartocciandosi poi a terra. Ovviamente, non si smuove di un millimetro.
“Vattene” sibilo. “Prima che distrugga te e questo angolo insignificante dell’Universo.”
“Oh, non pensavo che la verità ti avrebbe sconvolto così tanto… È il tuo cuore di burro o il tuo ego smisurato a parlare, fratello?”
“Fuori!” esplodo, rispedendola in Cielo e distruggendo il corpo che la conteneva.
Affondo la testa nella morbida imbottitura del sedile, provando a riprendere fiato. Un dolore bruciante mi stringe il petto, impedendomi di respirare. L’aria si è fatta incandescente, soffocante.
Dean trema da capo a piedi, incapace di sostenere un simile potere. Non avrei mai dovuto attaccare Gabriel, non ora. Ho sbagliato, ma mi consola l’idea che lei stia molto peggio.
“Questa è comunione, stronza” mormoro.
Serro le palpebre, cercando di tenere a freno la nausea.
È di questo che dovrei sentire la mancanza? Amarezza, inganni, menzogne?
Gabriel non prese posizione all’epoca, decisa a non alzare la mano contro un membro qualsiasi della sua famiglia. Amore? Codardia? Al momento propendo per la stupidità: come ha potuto pensare che le credessi, quando le ultime parole di Michael sono incise a lettere di fuoco nel mio cuore? Quando ricordo ancora perfettamente la delusione e l’odio che adombravano il suo sguardo mentre mi colpiva?
Michael ha smesso di considerarmi un fratello nel momento in cui ho alzato la testa, troppo limitato per capire che la mia rivolta poco aveva a che fare con lui e col nostro rapporto. L’aver sviluppato un cervello mi ha automaticamente reso indegno del suo amore e del suo rispetto; provare a liberarli da morso e catene mi ha trasformato in un pericolo, in una creatura da eliminare… Come può l’angelo che proteggeva il trono di nostro padre con la sua spada fiammeggiante aver disobbedito per me?
“Sai, io non sono papà. Noi siamo fratelli. Siamo una famiglia. E… non importa quanto male si mettano le cose, questo non cambia…”
Mi porto una mano al viso, sopraffatto da una serie di immagini e ricordi. Ecco, ci mancava l’apporto del fratello dell’anno.
“Non tutti siamo così perfetti, Dean,” sussurro, stremato. “Io non sono il tuo Sammy e di certo Michael non è te…”
Magari lo fosse, penso con rammarico.
Le prime lacrime mi rigano le guance. Le lascio cadere, illudendomi che sia Dean a versarle.
Gabriel voleva soltanto indebolirmi, e c’è riuscita. Non posso affrontare tutto questo da solo, non di nuovo. Al diavolo l’etichetta, il ciclo lunare e quei coglioni dei miei fratelli. Ho bisogno di Belial, subito.
   
 
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