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Autore: lewis_alice    05/12/2009    5 recensioni
La stanza dei libri era bellissima ed enorme. C’era uno specchio grande, con un’imponente cornice d’ottone. Davanti allo specchio c’era Irene. Dietro allo specchio c’era Joker. una favola breve e scritta tempo fa, due modi di vedere l'amore attraverso uno specchio.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La stanza dei libri era bellissima ed enorme.

C’era uno specchio grande, con un’imponente cornice d’ottone.

Davanti allo specchio c’era Irene.

Dietro allo specchio c’era Joker.

Irene aveva una gonna di trine, i boccoli neri ed una risata febbrile, meravigliosa e libera.

Jocker aveva un bastone d’argento ed un cilindro di velluto nero a coprire i due pozzi che usava come occhi.

Il suo cuore era un sacchetto di nylon nel cassetto dei coltelli. Ma non aveva importanza perché era un ricordo lontanissimo e in ogni caso non se ne era più parlato.

Irene passava molto tempo con Jocker, in quegli anni.

Si sedeva davanti al grande specchio e respirava pianissimo, perché Jocker amava il silenzio ed al mondo aveva senso solo ciò che amava Jocker.

Anche Jocker aveva una stanza dei libri, proprio identica a quella di Irene.

C’era lo stesso mappamondo, gli stessi tappeti persiani, le stesse sedie di mogano, le stesse cupe vetrate: c’era tutto. Tranne Irene.

A volte però nella stanza di Jocker c’erano altre persone. Sedevano mollemente con una calma che appartiene solo ai giovani che hanno molte cose da fare e scelgono di non fare nulla.

Queste persone leggevano, discutevano, cantavano, danzavano come satelliti intorno a Jocker, la loro calamita, il centro del loro pigro universo. Pendevano tutti dalle sue labbra.

Erano labbra sottili e morbide, da cui uscivano tante silenziose catene di perle, che avvolgevano tutti senza che a nessuno sembrasse importante.

In quei momenti Irene si sentiva ubriaca delle sue catene silenziose. Appoggiava la bocca piccola allo specchio e dava un bacio a Jocker, urlando “ti amo!”

Ma il grido rimbalzava nella sua testa come un elettrone impazzito e non usciva mai, perché bisognava fare silenzio.

 

Una mattina di ottobre, dopo poche ore o molti anni, Irene partì.

Inizialmente pensava spesso al suo amore riflesso, lo sognava, singhiozzava il suo nome. A volte pensò di tornare, ma ormai non poteva più.

Conobbe un ragazzo, poi ne conobbe altri, ma nessuno la faceva più sentire ubriaca di parole e di perle.

Ma pensò che fosse normale, si rassegnò. Pensò di fare l’amore, fece del sesso, si sposò, ebbe dei figli ed invecchiò, stupita lei stessa della velocità con cui la vita l’aveva trascinata via.

“non l’ho mai salutato” si rammaricava, le rare volte in cui il ricordo di Jocker tornava a svegliarla dalla sonnolenta frenesia della sua vita.

Irene un pomeriggio di sole chiuse gli occhi, fortissimo, e pensò che, anche se non li avesse riaperti più, non sarebbe stata poi così triste.

Ci fu un annuncio sul giornale ed un funerale intimo.

 

Intanto Jocker era sempre nello specchio. Tutti i giorni erano uguali nella sua stanza dei libri. C’era gente, si leggeva, si discuteva, si cantava, si danzava come satelliti. Corpi celesti immutabili.

Ogni giorno, di nuovo, tesseva le sue catene di perle, ogni giorno era la stella del suo piccolo spettacolo. Ed era altissimo e lontano. E del pubblico non gliene fregava poi molto.

A rovinare la sua perfetta esecuzione c’era come una macchiolina piccolissima, un punto molto freddo dentro lo stomaco. Come se mancasse qualcosa. Si guardò intorno: non era cambiato niente.

Lo stesso mappamondo, gli stessi tappeti persiani, le stesse sedie di mogano, le stesse cupe vetrate: tutto come sempre.

Lui stesso era sempre uguale, pensò osservandosi, le mani a stringere la cornice d’ottone pesante.

 

A chi perde qualcosa che non sapeva di avere non rimane niente,

solo una vaga angoscia che non fa neanche troppo male.

C’è chi ama abbastanza per due, e chi invece in uno specchio non vede altro che il suo riflesso.

 

 

 

 

___________________note dell’autrice______________

l’ho scritta tempo fa, e la sento già lontana. Nonostante questo ci sono affezionata e volevo condividerla.

   
 
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