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Autore: LaRagazzaDelleMargherite    05/12/2009    2 recensioni
Episodio romanzato dell'ultima notte di Eteocle e Polinice, i due fratelli tebani appartenenti alla tragedia di Eschilo "I sette contro Tebe".
Genere: Triste, Drammatico, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Fratelli di sangue

 

«  λλ ατάδελφον αμα δρέψασθαι θέλεις; »
« θεν διδόντων οκ ν κφύγοις κακά ». 

« Ma vuoi falciare il sangue del tuo stesso fratello? »
« Se gli dèi la donano, non si può sfuggire alla sciagura. »
(I sette a Tebe, 718-719)
 

Scura è la notte nella maestosa Tebe. La luna pallida riflette la sua luce sui palazzi reali, le stelle non ci sono. Solo tenebre incombono. E’ la quiete che preannuncia la disfatta? O che porta la disgrazia?
Eteocle, il re che ora siede sul trono della città, si tormenta e si tortura. La battaglia incalza e Polinice è sulle porte della città oramai. Che fare ora? Combattere o ritornare sui propri passi? No, non è possibile non combattere, il trono era suo, non lo avrebbe mai più lasciato a quel traditore di suo fratello. Eteocle si alza, gira intorno e attraverso la stanza reale. E’ convinto di ciò che sta facendo. Ma c’è qualcosa che lo turba, c’è qualcosa che gli si agita dentro. Una nebbia scura che lo avvolge. Ma non capisce cosa sia quell’inquietudine. Il re si volta e guarda fuori nella notte, presso l’altura che si staglia di fronte alle mura. Un bagliore spicca tra i rami degli alberi.
Polinice sta sulla collina. Lo scudo in braccio, l’elmo in testa e la spada nella mano. Non si toglie mai l’armatura, sta sempre all’erta, è sempre pronto alla guerra. Il trono è suo e lo rivuole a tutti i costi, Eteocle ha infranto i patti, è venuto meno all’accordo stipulato con la carne della sua carne. Non può sopportare tutto questo. Polinice osserva la città dall’alto, la città dove è nato e dove è cresciuto, dove è diventato un guerriero, un re, un uomo. Dove ha giocato con il fratello.
Guarda verso il palazzo e scorge la luce nella stanza reale. E al davanzale scorge Eteocle, che, forse, lo sta guardando.
L’odio che provano reciprocamente ha annientato tutti i sentimenti del passato, la rabbia ha sovrastato le loro anime nel momento in cui Eteocle ha rifiutato il regno nel turno del fratello. E’ una danza di morte, una lenta danza che ogni giorno batte sulle maestose mura di Tebe. L’odio ha cancellato tutto. L’odio ha portato via ogni cosa. Nessuno domina sul trono: solo l’odio.
Allora perché Polinice si sente turbato? Perché Eteolce è fortemente turbato?
Polinice, l’uomo della guerra, ripensa ai campi soleggiati della sua infanzia.
Eteocle, l’uomo della città,  ricorda le lunghe giornate di gioia della giovinezza.
Ma l’odio ora? Dov’è? Non aveva cancellato i sentimenti passati, presenti…e futuri?
I due guerrieri sono scossi da queste immagini che trapassano le loro menti. Non possono provare quelle emozioni proprio ora. Polinice scruta Eteocle da lontano, e viceversa fa il fratello.

Fratello.  Quanto è dura quella parola adesso. Quanto è strana. Ma sono loro e sono fratelli. Due fratellli maledetti. Maledetti dal destino e dagli dei.
Eteocle pensa a suo fratello, al fantasma dell’infanzia, al ragazzino con la spada di legno. Oh Zeus, quanto gli manca suo fratello. Come vorrebbe riaverlo vicino, come vorrebbe non essere un re, poter di nuovo rotolare per la collina con il suo amato fratello. Come vorrebbe…
Polinice ricorda i bagni nel fiume, ricorda di quanto si divertiva a sfidare il suo spavaldo fratello. Ricorda di come giocavano e di come si amavano. Ricorda molte cose sotto quella notte senza stelle. E lo stesso fa l’altro. Come vorrebbero una vita diversa da quella…
C’è un legame, in fondo. Si sono visti nella notte buia, si sono riconosciuti anche da molto lontano. Il filo indissolubile che lo lega ha riportato a galla i sentimenti che credevano morti da tempo, un amore che credevano cancellato da schiere di argivi e tebani armati alla guerra. Polinice si porta la mano al cuore e poi alle labbra, si volta e torna verso l’accampamento. Non sa che nello stesso istante anche Eteocle ha fatto lo stesso gesto. Ma nel frattempo si sono ridestati, l’odio ha regnato nuovamente. E’stato solo un effimero attimo che li ha portati indietro in quelli che paiono secoli. Solo un attimo, un battito di ciglia, un palpito di coraggiosi cuori.

Il sole quasi spacca le pietre, la mattina è dura, è forte e senza pietà. Da un lato i sette comandanti argivi con le loro schiere d’eroi, dall’altro i sette condottieri di Tebe con i loro uomini. La battaglia è pronta, le urla sono sovrumane, gli dei sono accomodati sui loro troni per assistere allo spettacolo. E il sangue comincia a scorrere sul suolo rosso di Tebe, uomini che uccidono uomini, mariti che uccidono mariti, figli che uccidono figli. Fratelli che uccidono fratelli.
Polinice fronteggia il fratello nella polvere di gloria, lo fissa e lo aggira. Eteocle è pronto ad attaccare. E’ un lampo, uno schianto e i due sono trafitti dalle reciproche spade. Più a fondo, più dentro l’anima l’uno dell’altro. Sono viso contro viso. Occhi davanti a occhi. Lo stesso sangue che si mischia nuovamente. La stessa carne che si ricongiunge. Infine. La nera Morte si avvicina ai loro corpi, e mentre attendono che l’oscurità cada sulle loro anime dannate, si guardano negli occhi.

Campi e fiumi scorrono davanti a loro, e due bambini giocano alla guerra, ridendo e abbracciandosi sotto gli occhi delle sorelle più giovani. Felicità.
Ti amo, vorrebbe dire Polinice.
Ti amo, vorrebbe dire Eteocle.
Ma non ne hanno più la forza. Non hanno più nulla. Hanno solo la speranza di ricongiungersi nell’Aldilà.
Hanno solo la certezza assoluta e ultima di essere due fratelli che sono morti l’uno per mano dell’altro. Inutilmente.
Fratelli di vita.
Fratelli di morte.
Fratelli di sangue.

 

«  Non andare tu per questa via
che reca alla settima porta. »

   
 
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