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Autore: Tynuccia    06/12/2009    2 recensioni
[Gundam SEED] La guerra era finita e la seconda Battaglia di Jachin Due si era conclusa, inaspettatamente, con un trattato di pace tra PLANT e l'Alleanza Terrestre. E l'albino non sapeva se ridere o piangere. [Yzak Joule x Shiho Hahnenfuß]
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Yzak Joule
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Pace.





"Yzak Joule. Duel. Rientro."

La voce piatta dell'operatrice del ponte di controllo risuonò nel cockpit del Mobil Suit, ormai distrutto. Il pilota mosse velocemente le dita sulla tastiera e con un suono meccanico lo sportello si aprì. Non aveva mai cigolato tanto.

Yzak si tolse il casco e ci pensò due volte prima di scaraventarlo sul sedile come era solito fare. Con una cautela che non era sua lo posò delicatamente e poi balzò sul pavimento della sala, lasciando andare la corda di supporto di cui erano dotati i MS.

Si guardò intorno. Sicuramente non sperava di trovare una piccola folla di gente ad applaudire le sue gesta; non voleva essere considerato un eroe, quelle erano ambizioni per gente senza soddisfazioni nella vita. Eppure, mentre camminava verso l'uscita, l'eco dei suoi passi nel deposito vuoto era pesante come un macigno.

La guerra era finita e la seconda Battaglia di Jachin Due si era conclusa, inaspettatamente, con un trattato di pace tra PLANT e l'Alleanza Terrestre. E l'albino non sapeva se ridere o piangere.

Da una parte il suo cuore scoppiava di gioia. Si era arruolato nell'esercito di ZAFT proprio per poter vedere la fine dei conflitti che deturpavano il suo mondo e, soprattutto, per non aver nessun rimpianto ed avere la consapevolezza di aver partecipato attivamente al salvataggio, se così poteva essere definito, di PLANT.

Dall'altra parte… non sapeva neppure lui da che parte iniziare a disperarsi. Come prima cosa aveva perso Nicol Amarfi che, nonostante fosse sempre troppo allegro per i suoi gusti, era comunque un suo amico, insieme a Rusty McKenzie e Miguel Ayman; Dearka Elthman e Athrun Zala, gli unici che erano rimasti in vita, avevano tradito l'esercito e si erano uniti all'Archangel. Avevano blaterato di alcuni ideali che né ZAFT né l'EAF avrebbero potuto mai dar loro, ma Yzak era certo che c'entrassero anche i sentimenti nei confronti di quelle due ragazze Natural.

Non che Yzak capisse molto i sentimenti, ma c'erano cose talmente lampanti che anche lui avrebbe notato.

Infine, ma non per importanza, c'era sua madre, Ezalia Joule. Da quel poco che aveva sentito, Yzak era al corrente che il presidente di PLANT, Patrick Zala, era stato ucciso e, con la pace, il suo governo sarebbe stato smantellato in uno schiocco di dita. Ezalia, dunque, poteva morire in qualsiasi momento.

Appena fuori dal deposito per MS, il ragazzo sbattè un pugno contro il muro e strinse i denti. Ciò che gli dava più fastidio era quella scoperta così scomoda quanto odiosa: anche lui possedeva un cuore e riusciva a preoccuparsi per coloro che lo circondavano.

"Tsk," fu l'unica cosa che riuscì a dire prima di voltarsi e dirigersi verso il ponte di comando. Sapeva che il Comandante in carica era Talia Gladys e, trovandosi sulla sua nave, trovava quanto meno doveroso andare a salutarla e ringraziarla per la disponibilità. La Vesalius era stata distrutta e la donna l'aveva accolto ad atterrare sulla sua nave dopo che aveva trasportato Dearka ed il Buster sull'Archangel.

A ripensarci gli venne una tristezza infinita che andò ad aggiungersi a quella che già provava.

Salutò i due militari fuori dalla porta e, una volta aperta, marciò nella sala dove Talia stava discutendo con Arthrur Trine su qualcosa che, evidentemente, doveva essere buffo in quanto entrambi ridevano di gusto.

"Comandante Gladys," disse Yzak, mettendosi sull'attenti. "Yzak Joule a rapporto."

"Ah?" Talia si voltò e gli regalò un sorriso gentile. "Benvenuto a bordo, Yzak," si alzò e lo salutò. "Siamo onorati di averti tra noi."

"L'onore è mio, signore. Mi sento obbligato a ringraziarla per la gentilezza."

"Non è necessario, suvvia. La guerra è finita, presto sarò solo una semplice cittadina," sospirò la donna, sempre sorridendo. "Non vedo l'ora."

Arthur rise e tornò a sedersi al suo posto di comando. L'albino guardò il Comandante con la coda dell'occhio e decise che avrebbe anche potuto concedersi una piccola domanda. "La nave è vuota," sentenziò cercando di frenare la curiosità.

"Certo, la maggior parte dell'equipaggio ha preferito riposarsi un po' prima di atterrare su Aprilius One. Sono certa che sbarcheranno tutti appena saremo lì."

"Comprensibile, signore."

"Perché non li imiti, Yzak?" Talia gli posò una mano sul braccio, muovendola piano. Quel gesto era così materno che l'albino dovette trattenere un sospiro malinconico. "Sembri esausto e la battaglia deve averti stancato, nonostante tu sia un Coordinator di ZAFT."

"Ha ragione, seguirò il suo consiglio."

"Bene. La tua stanza è in fondo al corridoio del secondo piano," disse Talia. "Buon riposo, ci vediamo tra qualche ora."

Yzak indietreggiò e tese la mano davanti alla fronte. Rivolse alla donna un ultimo sguardo e si girò, uscendo dalla sala con lo stesso umore di prima. Come se fosse riuscito ad addormentarsi…! Dopo una battaglia così tremenda avrebbe sicuramente fatto i peggiori sogni della sua vita.

Eppure dovette ammettere che il silenzio surreale che regnava nei corridoi aveva un certo fascino. Era sempre stato abituato a vedere le navi da guerra piene di vita, con l'equipaggio sempre pronto ad una battaglia e una confusione a dir poco infernale.

Afferrò una maniglia e si lasciò trasportare, perdendosi nei suoi pensieri più o meno felici, fino a quando si ritrovò alla fine del percorso. L'assenza di gravità era davvero qualcosa che non avrebbe mai finito di stupirlo, ma niente, niente era paragonabile alla sorpresa che trovò seduta davanti alla porta della sua stanza.

Dearka… Athrun… Nicol… Rusty e Miguel… Ezalia e, infine… lei. Shiho Hahnenfuß che, in quel preciso istante, si trovava davanti a lui.

I suoi lunghi capelli castani erano lucenti e puliti, proprio come la sua uniforme di ZAFT. Doveva essere rientrata prima. Molto prima.

La ragazza era un'altra delle persone a cui Yzak teneva molto, suo malgrado, ma in maniera differente rispetto ai suoi amici e a sua madre.

"Hahnenfuß?"

La vide girare la testa di scatto e i loro sguardi si incrociarono. Il ragazzo tese la mano, pensando che lei l'avrebbe afferrata per rialzarsi, ma non poteva essere tanto lontano dalla realtà.

Shiho si tirò in piedi con le sue forze e si mise sull'attenti, fissando intensamente un punto oltre la testa dell'albino. "Buonasera Comandante Joule!"

"È tutto quello che sai dire?" commentò il ragazzo aspramente, incrociando le braccia sul petto. Si stupì del fastidio che aveva provato e la cosa andò ad aggiungersi alla lista di fastidi che lo turbavano. Non era nel suo stile fare scenate, del resto, ma era come se la sua bocca avesse un proprio cervello funzionante. "Sono appena tornato da una delle peggiori battaglie che ZAFT abbia mai combattuto!"

Shiho spalancò gli occhi. "M-mi perdoni. Bentornato, allora, signore."

Yzak sospirò e si passò una mano nei capelli, scuotendo il capo. "Entriamo, non ho voglia di stare in corridoio."

"Signorsì."

L'albino, per un breve istante, condivise i sentimenti del Comandante Gladys nel sentire ancora quel tono formale. Dannazione, la guerra era finita e, se solo l'avesse voluto, Shiho avrebbe potuto tirargli un calcio tra le gambe per le infinite ramanzine che era solito farle e per tutte le volte che le aveva abbaiato ordini senza capo né coda.

Eppure Shiho era lì.

Non sapeva perché, ma quella consapevolezza gli riempì il cuore di una calda sensazione, qualcosa che raramente aveva sperimentato e, mentre digitava il codice di apertura, dovette nascondere il ghigno soddisfatto che gli era comparso sul viso.

La porta si spalancò e i due entrarono nella stanza. Non era quella di un ufficiale, ma non sembrava poi così male. Su una parete c'era un'enorme vetrata ed Yzak si rammaricò che avrebbe potuto godere di un tale panorama solo per qualche ora, quando aveva dovuto trascorrere mesi in un buco senza finestre, a bordo della Vesalius.

Poggiò la fronte contro il vetro fresco e guardò lo spazio aperto davanti a lui. "Cosa ci facevi lì, Hahnenfuß?"

Shiho annuì, appoggiandosi alla scrivania. "Aspettavo il suo ritorno, signore."

Yzak avrebbe voluto domandarle anche il perché, ma un'altra domanda sfuggì al suo controllo. "Cosa pensi di fare quando arriveremo ad Aprilius One?"

"Non ne ho idea, signore. Ora che siamo in pace con l'Alleanza dovrò rivoluzionare la mia esistenza, credo. Non mi ricordo come trascorrevo il tempo prima di arruolarmi, è come se fosse passato un secolo da quei giorni spensierati."

Yzak alzò un sopracciglio. Era probabilmente il discorso più sensato che aveva sentito quel giorno. L'esercito aveva risucchiato le loro energie per troppi anni e non erano più ciò che erano stati un tempo. Pensò a quando aveva incontrato per la prima volta il suo bel sottoposto, tanti anni prima. Indossava un abitino bianco con motivi floreali e si nascondeva dietro il padre stringendo saldamente la stoffa dei suoi pantaloni. Non che l'albino non si nascondesse dietro sua madre, del resto…

Yzak spalancò gli occhi. Ezalia ed il signor Hahnenfuß erano entrambi membri del Consiglio. Ed erano entrambi fervidi sostenitori di Patrick Zala.

"Che ne è di tuo padre?"

Shiho lo guardò, scrollando le spalle. "Non mi interessa."

"C-come no?!" ringhiò Yzak. "Neanche io vado in brodo di giuggiole per mia madre, ma sono preoccupato da morire!"

La ragazza aggrottò la fronte. Yzak Joule che ammetteva di provare qualcosa nei confronti di qualcuno? L'affermazione doveva aver scioccato anche il diretto interessato perché ora aveva la bocca aperta e sembrava un pesce, incapace di dire altro.

"Mio padre è sempre stato un ottimo genitore," iniziò a spiegare Shiho. "Ha dovuto fare le veci di mia madre da quando avevo due anni. Ho avuto una bellissima infanzia, fortunatamente. L'ho amato fino a quando ho scoperto che c'era lui dietro all'assassinio del Presidente Clyne."

"Lui?"

"Hm. Gli è stato affidato questo incarico da Zala e lui, accecato com'era dal suo bagliore, non ha saputo rifiutare. Che lo arrestino o che lo giustizino non mi interessa: per me è già morto."

"Hahnenfuß…" sospirò Yzak. In tutti quei mesi in cui avevano lavorato fianco a fianco non si era mai aperta così tanto con lui. Mai.

"Sapeva che adoravo quell'uomo e le sue idee, eppure mi ha fatta arruolare, ma sono riuscita a perdonarlo. Ora, però, si è macchiato le mani di un crimine troppo pesante ed oscuro. Non ho voglia di sprecare il mio tempo," aggiunse freddamente, incrociando le braccia. Alzò lo sguardo e si permise di sorridere leggermente, fissando l'albino. "Comunque sono contenta che lei sia tornato da me vivo."

Yzak notò il rossore sulle sue gote e gli occhi lucidi. Qualcuno che piangeva per lui…? Quella giornata era piena di sorprese.

Si voltò ed afferrò la mano di Shiho, attirandola a sé e, una volta vicina, la strinse saldamente, prendendola per la vita e sbattendola contro la vetrata. Non le sorrise, non le disse niente. Semplicemente la baciò violentemente, premendo con forza le sue labbra contro le sue.

La sentì gemere, forse di paura, forse di gioia, mentre le sue mani annaspavano nell'aria.

Non era sua intenzione violare il suo corpo, ma, non avendo mai baciato nessuno, quello era l'unico modo che riusciva ad utilizzare per esprimerle i suoi sentimenti. La forza funzionava perfettamente sul campo di battaglia e, siccome né in guerra e né in amore ci sono regole…

Yzak tirò indietro la testa senza però lasciarla andare. "Scus-"

Le sue parole furono troncate dalle labbra di Shiho. Sulle sue, ovviamente. Incapace di chiudere gli occhi, l'albino fissò divertito l'espressione impacciata sul volto della ragazza. Era tremenda e non rendeva giustizia ai suoi bei lineamenti, ma era sempre meglio di uno schiaffo, decise.

Il secondo bacio della sua vita non era certamente migliore del primo ed Yzak sapeva che la sua sottoposta preferita si era già spinta oltre le sue più rosee aspettative facendo un gesto così avventato.

Lei, che se i loro sguardi si incrociavano abbassava immediatamente gli occhi; lei, che molto spesso gli regalava sorrisi che nessuno gli aveva mai regalato; lei, che lo aiutava al meglio delle sue possibilità. Sempre;

lei, che, improvvisamente, aveva iniziato ad essere il centro del suo universo.

Permettendosi di sorridere fugacemente, Yzak alzò le mani e le affondò nella chioma castana di Shiho, spingendola nuovamente contro la vetrata. Ricambiò il bacio, mettendoci tutta la passione di cui era capace.

Era la migliore valvola di sfogo che l'albino avesse mai sperimentato, anche meglio di spaccare sedie e tavoli come era solito fare quando Athrun lo superava in qualcosa. Quindi sempre.

I due si staccarono, annaspando, e si fissarono negli occhi con le gote rosse. Era stata l'esperienza più bizzarra che si sarebbero potuti immaginare.

"Comandante Joule…" lo chiamò Shiho, sorridendo leggermente.

Yzak le baciò la fronte, indietreggiando. Gli venne in mente la Athha, il Delegato di Orb. Ghignò a sua volta, intrecciando le loro dita. "Quando torniamo ad Aprilius One voglio uscire con te, Hahnenfuß. E, se non lo avessi capito, questo è un ordine."

Shiho scattò sull'attenti. "Signorsì!"

Il ragazzo annuì, baciandola ancora. Athrun avrebbe potuto batterlo a scacchi, nelle simulazioni con i MS e nell'uso di armi contundenti, ma ora, mentre stringeva Shiho tra le braccia, sentì finalmente di essere alla pari con il suo eterno rivale.

E ancora, improvvisamente, l'idea di Dearka ed Athrun sull'Archangel, lontani dalle rigide imposizioni di ZAFT, non era più così fastidiosa. Perché, magari, in quel preciso istante, anche loro stavano stringendo le loro donne Natural, provando quelle stesse dolcissime sensazioni.

Yzak sorrise. La guerra era finalmente finita e lui aveva trovato la sua pace.
  
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