Fanfic su attori > Ben Barnes
Ricorda la storia  |      
Autore: Dani_k    08/12/2009    2 recensioni
Bene, questa è la prima fanfiction che pubblico qui. E' precisamente una one-shot, o almeno è così che è nata. In breve: un attore famoso, ed una fan incontrata in hotel. Solitamente è un taboo nel mondo dello spettacolo. Ma se questa volta l'attore in questione decidesse di seguire per una volta sola in proprio cuore?
Faccio presente che questi personaggi non mi appartengono, e che questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Ben Barnes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Room On The Third Floor.

Ben guardò l'orologio, in attesa di sapere quando sarebbe dovuto entrare in scena. Sinceramente non apprezzava troppo fare propri commenti sui film che girava, e quel genere
di stravaganza per pubblicizzare 'Dorian Gray' in giro per il mondo, dall'Australia al Canada senza sosta, lo stancava più del solito. Ultimamente veniva strapazzato
come un uovo in padella e non aveva un attimo per sedersi e rilassarsi. Avrebbe davvero voluto mollare tutto, anche solo per un giorno.
"Ben, tra un minuto" lui annuì. Si alzò e sospirò profondamente. Cinque minuti, le solite domande, le solite risposte, i soliti sorrisi falsi.
Vero, era sempre stato il suo sogno diventare famoso, e adorava la sua vita da un paio di anni a questa parte, ma non credeva che potesse essere cosi stancante.
Ora lo sapeva, e non avrebbe scambiato la sua vita per nulla al mondo, da una parte. Dall'altra sarebbe volentieri tornato ad essere un ragazzo come tanti altri.
Non ricordava da quanto non usciva perchè gli andava di farlo, non ricordava nemmeno da quanto non dormiva nel proprio letto, nel proprio appartamento, per più di 4 ore.
Sentì il suo nome dallo studio, così si affrettò ad entrare e salutare Jimmy Kimmel e il pubblico presente che applaudiva solo per lui. Quella era una delle cose per cui
non avrebbe mai smesso di fare quel lavoro. Adorava i suoi fan. Soprattutto le ragazze, anche se si imbarazzava sempre quando gli veniva fatto un complimento.
Non era affatto cosciente del proprio fascino, al contrario di tutto il resto del mondo, probabilmente.
"Allora, l'ultima volta che ci siamo visti era al tempo del Principe Caspian, ora siamo qui per parlare di Dorian Gray, com'è stato interpretare l'emblema della bellezza?"
chiese il presentatore. Ben si spostò i capelli dal viso com'era solito fare prima di rispondere.
"Lo dico sempre, non mi sento assolutamente adatto per venire elevato a bellezza incontrastata, ma evidentemente se il film è stato apprezzato dalla gente un motivo ci sarà"
"si, per le scene hard probabilmente" lo studio rise. Jimmy Kimmel era solito fare battute, e per questo Ben si sentiva a suo agio nel suo programma.
"è stato difficile girarle devo ammettere"
"tutte o ti sei trovato più a tuo agio in quella dell'accoppiata mamma-figlia?" altre risate
"è stato sempre difficilissimo, sono uno molto timido per quel genere di cose"
"pensa che non l'avrei mai detto" Ben rise. Il suo sorriso illuminava lo studio. "dici che se ti do di nuovo un cetriolo ora lo accetti volentieri?"
"penso non sia ancora appropriato" rispose ridendo, ricordando l'intervista precedente in cui si erano come contesi un cetriolo, mentre Evangeline Lily mangiava un
panino gigante nella poltrona accanto a lui. Le cose più divertenti le ricordava facilmente. Era la maledetta routine che gli faceva venire il nervoso.
"E adesso quando ci ripensi vorresti rifarlo? Almeno avresti modo di evitare l'astinenza"
"Mi chiedo sempre se sono davvero io ad averle girate"
"perchè allora hai deciso di accettare questo ruolo se sapevi che ci sarebbero state queste scene?"
"non mi ha dato fastidio girarle, sia chiaro! anzi ero sempre pieno attorniate da belle donne"
"anche quando hai dovuto diciamo...fare la parte del bisessuale?"
"è solo una scena come un'altra, in quel caso. Penso che un attore debba cercare vari ruoli da interpretare. In fondo un bacio saffico l'ha dato anche Megan Fox nel
suo ultimo film...perchè io non posso farlo?"
"vuoi proprio che ti dia la risposta?" tutti risero nuovamente. Ben si sentiva quasi energico in quel momento, anche se sentiva il sonno impadronirsi del suo corpo.
Non vedeva l'ora di fiondarsi nella camera d'albergo che gli era stata prenotata per poi almeno dormire giusto...quattro, cinque, ore, prima di ripartire.
Dopo qualche altra battuta e domanda Ben uscì dallo studio, venendo subito trasportato verso l'albergo. Fuori dall'edificio qualche fan lo fermò per una foto o qualche
autografo, cose che lui non negò. Ancora non ci credeva, eppure veniva riconosciuto e fermato per strada come succedeva agli attori del calibro di Harrison Ford e Bruce Willis.
Salì sull'auto nera dai vetri altrettanto scuri i cui sedili posteriori ormai avevano preso la forma del suo corpo, pronto a farsi un bel bagno prima di addormentarsi
come un bambino, ancora magari coi capelli bagnati e solo con l'accappatoio addosso.
"Buonanotte" salutò il suo agente e l'autista, per poi entrare nell'hotel (di cui non sapeva nemmeno il nome) e presentarsi alla reception. Prese la chiave della
stanza al terzo piano e si avviò verso l'ascensore: era troppo stanco per salire anche le scale.
Schiacciò il tasto con la cifra tre impressa a grande carattere e sbuffando attese che le porte si chiudessero.
"ASPETTA!" urlò una voce. Ben fermò l'ascensore prima che potesse partire, stranamente con i riflessi pronti.
Una ragazza entrò nella cabina, col fiatone che non le permetteva di parlare. Quando si calmò, dopo un forte respiro, ringraziò Ben, che le sorrise debolmente.
Ormai non aveva nemmeno più la forza di parlare; si era persino sorpreso dalla velocità con cui aveva fatto fermare l'aggeggio su cui era sopra.
"scusa...sei Ben Barnes giusto?" lui si voltò. Oh, bene, una fan che lo vedeva in quelle condizioni penose. Bella pubblicità.
"si, a quanto pare, si" lei sorrise. Ben pensò che era anche carina. Ma probabilmente sarebbe stata troppo piccola per lui. E poi le fans dovevano rimanere tali, no?
"potresti farmi un autografo?" gli porse un foglietto presto dalla borsa ed una penna. Ben si appoggiò ad una delle pareti di metallo per firmare.
"grazie mille"
"non c'è di che..." non era solito chiedere i nomi a tutte le ragazze che gli chiedevano un autografo.
"Daphne, sono Daphne"
"non c'è di che Daphne" lei sorrise, imbarazzata. Non aveva mai avuto così fortuna, invece ora era lì, in quell'ascensore, con un attore, un attore bellissimo.
"che ci fai qui in un hotel, da sola?" chiese Ben, incuriosito. Pensava che una ragazza non dovesse mai girare da sola di notte. Era pericoloso. Soprattutto se la
ragazza era carina e giovane.
"sono venuta a vedere un concerto, ma sono del New Jersey, quindi non troppo lontano. Tu piuttosto?" era come se si conoscessero da anni.
"programma televisivo. Ma domani riparto...è sempre così"
"dev'essere dura eh?" Ben annuì. Nel frattempo l'ascensore era arrivato a destinazione, almeno per Ben.
"io sono arrivata" disse lei, anticipando ciò che lui stava per dire.
"anche io. che coincidenza" le porte si riaprirono, e Ben -da vero gentiluomo inglese qual'era- la fece passare per prima. Ben tirò fuori dalla tasca la chiave, che
segnava il numero 387.
"io vado di là" segnò.
"che numero è la tua stanza? Tranquillo non verrò a disturbarti nel bel mezzo della notte" ridacchiarono
"è la 387, la tua? E non preoccuparti, nemmeno io lo farò"
"non cè motivo per cui tu debba farlo" Ben fece spallucce
"e perchè no?"
"non sono un'attrice, o chissà chi"
"nemmeno io lo sono adesso, mi sento solo un ragazzo stanco"
"allora un motivo in più per non disturbarti"
"non disturbi, tranquilla" Daphne pensò che non era possibile che un attore famoso fosse così gentile e carino. Forse il fatto di essere inglese lo affinava nei modi
di essere e comportarsi con gli altri. Forse l'essere inglese rende tutti più gentili. Daphne vedeva l'Inghilterra come un paese fatto di persone serie e posate,
al contrario degli americani di cui lei stessa faceva parte, sempre esagerati e a volte persino bigotti. Gli inglesi erano un popolo regale, di tutto punto, con un
accento perfetto e una scia di mistero nello sguardo. Ben per primo, con quei due occhi quasi neri come la pece.
"Beh, allora buon ritorno nel New Jersey, mi raccomando fa attenzione" quella raccomandazione era stata quasi dolce da ricevere. Premettendo che Daphne non sopportava
quel genere di cose, in quel momento aveva sorriso imbarazzata e aveva annuito. Se ci fosse stato lui sicuramente a lei non sarebbe accaduto nulla di male.
Daphne si sentì ridicola quando semplicemente annuì, senza nemmeno ringraziarlo e men che meno augurandogli buonanotte. Abbassò semplicemente lo sguardo, convinta di
avere le guance color pomodoro, per poi voltarsi e camminare velocemente verso la stanza, sicura di avere gli occhi di Ben addosso.
Dal canto suo, questi era quasi divertito. Poche delle sue fan erano così timide. Ne aveva conosciute alcune che non gli si scollavano di dosso, altre che continuavano
a fargli domande anche su cose assurde, altre che non riuscivano a dire una sola parola...e altre, come Daphne, che chiedevano l'autografo o la foto e poi tornavano al
loro posto, senza troppe pretese. Sorrise mentre la guardava camminare a passo svelto verso la sua camera. Era davvero carina, pensò. Poi si sentì stupido a pensare una
cosa simile. Era una ragazza di 22 anni appena conosciuta e per di più sua fan. Non si poteva fare. Decisamente no. Ben fece dietro front e camminò a sua volta verso il
relax. Sebbene alle otto la sveglia lo avrebbe destato dal sonno, non poteva fare a meno che essere contento per quelle poche ore a venire in cui avrebbe finalmente
staccato la spina. Si trovò davanti la stanza 387; girò la chiave nella toppa ed entrò.
La camera era sicuramente di buon gusto, a lui in quel momento sarebbe andata bene anche una topaia per dormire, ma coloro che si prendevano cura di lui erano convinti
che pretendesse suite lussuose o servizi in camera ogni ora non richiesti. Lui non era così. Era stato abituato a chiedere solo il necessario, non gli piaceva strafare.
Aveva conosciuto colleghi che approfittavano della loro posizione per avere tutto ciò che volevano, senza dover muovere un dito per averle.
Si tolse il giubbotto e cadde sul materasso, sospirando.
"Finalmente un po' di pace" pensò sospirando. Dopo qualche attimo si mise seduto e decise di farsi una doccia veloce. Era stanco, ma non a tal punto di dimenticarsi
dell'igiene personale. Quando le prime gocce del getto d'acqua calda gli scivolarono addosso si sentì come in uno stato di Nirvana. Rimase nella doccia forse più
del dovuto, ma non ne poteva fare a meno. Nel frattempo un pensiero un po' strano gli balzò in mente; pensiero che forse non avrebbe dovuto fare, ma gli era riuscito
impossibile. Chissà Daphne che stava facendo, a poche camere di distanza. Forse già dormiva, forse anche lei si era concessa un bagno caldo, forse anche lei ora stava
sdraiata sul letto con solo l'accappatoio bianco addosso e guardava distrattamente la tv, pensando a cosa stesse invece facendo Ben... Un circolo vizioso insomma.
In realtà, Daphne in quel momento stava contemplando quel foglio striminzito che aveva impresso sopra la firma di Ben. Non ci poteva ancora credere.
Ben Barnes! Il principe Caspian, Dorian Gray, John Witthaker...che dir si volesse, ma era sempre lui. Ovvero uno degli attori su cui più spesso lei si ritrovava a fantasticare.
Se avesse saputo che anche lui alloggiava in quell'hotel si sarebbe preparata a dovere; invece si era fatta trovare al ritorno dal concerto dei New Found Glory con addosso
una felpa gigante, jeans e vans. Per non parlare della condizione dei suoi capelli, e men che meno del trucco ormai scomparso. Appena entrata in camera si era andata
a guardare allo specchio, notando le grosse occhiaie che le attorniavano gli occhi azzurri. Aveva assolutamente bisogno di una doccia.
Cosa che fece, trovandosi poi a contemplare un pezzo di carta. Ma non poteva fare a meno di sentirsi elettrizzata da quell'incontro. Era stata la sua giornata fortunata.
Prima il concerto della sua band preferita, e poi l'incontro con uno dei suoi attori preferiti. Fosse stata più intraprendente avrebbe persino cercato di flirtare con lui;
ne sentiva di tutti i colori su alcune ragazze, fan magari di qualche attore o band emergente. Persino sua sorella Ginevra era impazzita per Zac Efron...
Prese dal borsone le coulottes a pois e il reggiseno, e si rivestì. Decise comunque di rimanere in tenuta piuttosto 'intima' per un altro po'. Poteva persino usufruire
del minibar, se avesse voluto. Assurdo come suo padre potesse prenotarle una stanza così grande, solo per lei, solo per una notte. Non l'aveva chiesto lei.
"Non mi interessa, l'importante è che tu sia al sicuro, e più vicino possibile al posto del concerto! Non voglio che ti succeda nulla! Spendo anche due miliardi per
farti avere le cose migliori, a me interessa solo che tu stia bene" le aveva detto quella mattina, prima di partire.
"Papà, è solo una notte, posso benissimo prendere il treno notturno e venire a casa subito..."
"Assolutamente no! Se non fosse perchè devo fare il turno stanotte sarei venuto con te, così saremmo tornati a casa la notte stessa, ma devo lavorare e..."
"Non preoccuparti, ti faccio sapere ogni mio spostamento, ok? Tu però non sbagliare, non vorrei che nell'operare qualcuno allo stomaco gli lasciassi dentro un bisturi..."
Lui aveva riso, poi l'aveva accompagnata alla stazione e l'aveva salutata, facendole altre mille raccomandazioni.
"Mi raccomando, fa attenzione" gli aveva detto Ben prima di salutarla. Le raccomandazioni fatte da lui sembravano anche sopportabili. Sorrise e si lasciò cadere sul letto.
"Potessi essere Sybil Vane stanotte..." bisbigliò, chiudendo gli occhi, ancora con l'autografo tra le mani. Si addormentò leggermente, con le luci accese e in quella
posizione stramba. La mattina dopo magari si sarebbe svegliata, rendendosi conto che era stato tutto un sogno. Un bellissimo sogno dagli occhi scuri....
Ben stava ancora facendo zapping tra i canali payperview della tv in camera. Era un po' confuso e indeciso. Non sapeva bene perchè stesse pensando a quelle cose, eppure
gli veniva automatico continuare a farlo. Guardò l'orologio, che segnava l'una e dieci. E se l'avesse fatto? Voglio dire...che conseguenze avrebbe portato seguire una
volta tanto il proprio istinto, essere ancora spensierato e senza responsabilità? Sbuffò, contrariato. Era sempre riflessivo. Mai, mai una volta in cui se n'era fregato e
aveva dato retta a ciò che lui davvero voleva. Ed ora, che voleva?
"Ah, fanculo" si alzò di scatto e si rivestì. Prese dalla valigia dei jeans, una maglietta nera e rimase addirittura scalzo. Si guardò allo specchio, aggiustandosi i capelli,
ancora un po' bagnati. Spense la tv e di fretta uscì, come se fosse in ritardo. Ogni passo di più che faceva era un motivo in più per tornarsene indietro, ma ormai la
frittata era fatta. Fosse tornato in camera, si sarebbe sentito un codardo, e ne avrebbe risentito per sempre, probabilmente.
Avrebbe ricordato quel momento come 'quella volta in cui non sono andato a parlare alla ragazza carina dell'hotel'.
Non ricordava il numero della sua stanza, probabilmente lei non gliel'aveva detto. Contò le porte dopo l'ascensore, cercando di ricordare quella in cui era entrata lei.
345. Si, magari era quella. Ben si sentiva agitato. Era molto tempo che non aveva il cuore in gola. Non sapeva bene cosa ci stesse facendo davanti a quella porta, e forse
l'unico modo per scoprirlo era bussare e aspettare una risposta. Bussò due volte, chiudendo gli occhi, pregando di non aver sbagliato stanza.
Daphne si svegliò improvvisamente quando sentì due colpi alla porta. Non ne era completamente sicura ma andò comunque a controllare. Si chiese chi fosse, a quell'orario
improbabile. Si chiuse l'accappatoio per bene e andò ad aprire.
"Ho per caso bevuto troppa birra al concerto?" chiese quando vide Ben, si -quel Ben- davanti a lei. Era davvero affascinante con i capelli un po' disordinati e quella
barba incolta che lo faceva sembrare ancora più grande. Ma in fondo, lo era. Aveva 28 anni, 6 più di lei.
"Oddio, scusa, ti ho disturbato mentre facevi la doccia..." si scusò lui. Si sentì pure imbarazzato, dato che aveva di fronte una ragazza quasi del tutto nuda.
Ancora dopo certe scene non esattamente caste e pure di Dorian Gray, in cui aveva persino dovuto baciare degli uomini, si sentiva bloccato al vedere una ragazza
con pochi vestiti addosso. Non era solito arrossire dall'imbarazzo, ma sicuramente in quel momento persino i muri avrebbero capito che lo era.
"Non preoccuparti, me la sono fatta e poi mi sono addormentata sul letto ancora così..."
"ecco, allora ti ho disturbato mentre dormivi...mi dispiace davvero" avrebbe volentieri voluto sotterrarsi.
"Ben Barnes che si fa tutti questi problemi? Ma non dovresti fare la parte dell'attore famoso?" chiese Daphne, cercando di fingere la sua felicità nel vedere che Ben
l'aveva cercata. Ben sospirò e cercò di formulare una frase seria.
"Beh, in questo momento mi sento tutto fuorchè una persona famosa"
"possiamo fare finta che tu non lo sia, per un po'" aveva detto lei. Ben la guardò e le sorrise. In quel momento Daphne avrebbe voluto morire. Quel sorriso era forse
il più bello che lei avesse mai visto. Forse davvero stava ancora sognando. In realtà lui non era lì, e con un paio di pizzicotti lei si sarebbe svegliata.
"Avevi bisogno di qualcosa?" chiese poi, cercando di limitare il silenzio ed il conseguente imbarazzo di entrambi. Solitamente lei non lo era, anzi. Quando un ragazzo le
interessava era intraprendente, ma in quel caso non si parlava di un ragazzo qualunque.
"In realtà...ecco, volevo solo...darti la buonanotte, credo" quel credo l'aveva detto senza saperne il perchè. Se l'era lasciato scappare. In realtà non aveva la
bencheminima idea del perchè aveva fatto quella figuraccia. O forse una parte di lui sapeva la risposta. Chissà quale.
"Credi?" ma Daphne era una ragazza molto furba, e come se non bastasse aveva un udito finissimo.
"Voglio dire...so che ti sembrerà strano che io sia venuto qui a quest'ora, e sai, non lo so nemmeno io il motivo ma mi andava di farlo, così l'ho fatto" spiegò lui,
parlando come una macchinetta.
"si è strano, ma mi fa piacere che tu sia qui"
"ah...ah davvero?" lei ridacchiò. Era così dolce in quel momento. Come se non sapesse minimamente del proprio fascino...come se si sentisse un geek dagli occhiali e i
brufoli. Era davvero assurdo come non si rendesse conto della propria bellezza. In fondo, l'avevano scelto per Dorian Gray apposta, giusto?
"Beh, non è da tutti i giorni ricevere Ben Barnes davanti alla propria porta"
"non dovevamo far finta che non fossi famoso?"
"hai ragione...ma al momento mi viene un po' difficile"
"fingi che io sia solo un ragazzo come gli altri, per un attimo" Daphne si sentiva come un vulcano in eruzione. Voleva assolutamente gettare quella bomba, anche a rischio
di risultare una stupida. Ma se lui era lì...un motivo doveva esserci. E lei sperava fosse proprio quello che desiderava, che ogni ragazza desiderava.
"cambia qualcosa se ti dico che mi piaceresti comunque, anche se fossi un ragazzo come gli altri?" Ben rimase zitto per qualche secondo, non sapendo che rispondere.
Era ovvio che lui le piacesse...non era la prima ragazza che gliel'aveva detto a chiare lettere. Ma in quel modo, mai. Gli era sempre stato urlato, un 'Ben ti amo' senza
senso lo sentiva ogni giorno. Ed era sicuro che qualunque fan per cercare di entrare nelle sue grazie avrebbe detto quelle parole. Ma in quel modo, mai, era sicuro.
Daphne non sapeva se la sua bomba aveva colpito nel bene o nel male. Restava a fissarlo, cercando di captare qualcosa. Era impossibile provare a scoprire cosa pensasse,
anche guardando quegli occhi, soprattutto guardandoli. Era pronta a scusarsi per aver detto quelle parole, forse non del tutto appropriate, quando Ben si decise.
Successe in poco meno di un secondo; Ben si sporse e la baciò come non aveva mai fatto con nessuna prima d'allora. Era solito dare baci all'improvviso nei film, non nella
vita reale. Eppure in quel momento solo quel gesto avrebbe potuto dare una svolta alla situazione. "Al diavolo" aveva pensato. Non c'era modo migliore per spiegarle la
ragione per cui era andato a bussare alla sua porta quella notte. Con le parole non sarebbe mai stato così credibile.
Le loro labbra si toccarono per qualche altro secondo, prima di allontanarsi di qualche centimetro. Daphne pensava che prima o poi avrebbe potuto strapparsi il cuore
dal petto da tanto che lo sentiva battere. Il suo corpo era una campana e il cuore un pendolo che toccava ogni angolo dell'involucro vuoto, che riempiva quegli attimi
di silenzio interminabile. Si guardarono per qualche altro minuto, imbarazzati. Per rompere il ghiaccio ormai non c'era più bisogno di parole, qualsiasi cosa sarebbe
stata fuori luogo. Daphne pensò che un'occasione così non poteva lasciarsela scappare, anche se sarebbe stato solo per qualche ora, non le sarebbe sicuramente mai
ricapitato. Non avrebbe potuto vivere con il rimpianto di non aver accettato altri baci, o di non averlo baciato di nuovo a sua volta.
"Scusa, non avrei dovuto" affermò Ben in preda ad una reazione tutto fuorchè matura. Non sapeva cosa dire, cosa fare, dove sbattere la testa.
In quel momento Daphne capì che era ora di prendere il coltello dalla parte del manico. Ben era completamente entrato nel pallone, ma se l'aveva baciata, probabilmente
non l'avrebbe più respinta. Inutile era ormai remurginare, qualcosa andava fatto prima che il momento svanisse e l'opportunità non si presentasse mai più.
Si avvicinò e gli sfiorò nuovamente le labbra, con dolcezza ma determinazione. Se lui la voleva almeno la metà di quanto lei voleva lui, non avrebbe di certo dubitato nel
rispondere a quel bacio casto. Ben si era perso in un bicchier d'acqua, nemmeno fosse ad un passo dalla fine del mondo e la salvezza dei popoli dipendesse da lui.
"Ok, Ben, calmati e smettila di comportarti come un deficiente" si ripeteva continuamente, imponendo al proprio cuore di rallentare la corsa.
Ormai non c'era molto da fare: bastava un passo indietro per distruggere tutto, o solo un passo avanti per far continuare quella strana sensazione che si era impossessata
di lui da qualche ora, da quando aveva posato per la prima volta gli occhi su quel corpicino minuto e su quella ragazza praticamente perfetta ai suoi occhi.
Ben decise di fare qualche passo avanti, entrando nella stanza di Daphne, e chiudendo la porta dietro di sè. Era troppo tardi per pentirsi delle scelte, ma non che lui
lo pensasse. Se aveva fatto ciò che aveva fatto fino a quel momento sicuramente un motivo c'era. Forse un motivo troppo avventato e poco remurginato, ma se non si fosse
comportato in quel modo quella sera sarebbe rimasto a remurginare per tutto il resto dei giorni seguenti senza trovare una soluzione, maledicendosi per la propria codardia.
Magari l'avrebbe dimenticata il giorno dopo, o quello dopo ancora. O magari dopo una settimana, un mese...mai più. A costo di fare il più grande sbaglio della sua vita, ma
doveva farlo. Doveva baciarla e sentire che aveva fatto la cosa giusta, in quel momento. Aveva seguito il cuore, quella volta. Se avesse seguito la testa a quel punto
sarebbe rimasto davanti la tv tutta la notte a pensare, senza concludere nulla, solo per paura delle conseguenze. Si, lei era una fan. Ma in quel momento lui non era
Ben Barnes, era solo un Ben come tanti altri. E lei era Daphne, una ragazza come tante altre, che aveva incontrato, e della quale era rimasto affascinato subito.
"Penso sia una una cavolata" disse a bassa voce, mentre i loro visi si sfioravano e i loro respiri si fondevano. Ben portò le mani verso l'allacciatura dell'accappatoio
bianco che ancora lei indossava, per slacciare il nodo e toccarle la pelle nuda dei fianchi. Era magra e il suo ventre era piatto, la sua pelle rosea e liscia.
"Non mi interessa" affermò Daphne decisa. Odiava i ripensamenti all'ultimo minuto, erano pressochè inutili.
Ben la guardò per qualche secondo prima di tuffarsi tra le sue labbra e lasciar cadere l'accappatoio morbido a terra, sulla moquette bordeaux della stanza, illuminata a
malapena dalla fioca luce della abatjour su un comodino. Daphne sentiva freddo, e allo stesso tempo un calore che la stava lentamente possedendo.
Portò le mani verso il viso del bel Caspian, sfiorando la barba e i capelli ormai asciutti, assaporando ogni centimetro di quella bocca perfettamente disegnata e umida.
Non era certo la sua prima volta, ma il pensiero di essere in quella situazione con un ragazzo così la faceva agitare più del dovuto. Si sentiva rigida e nervosa, come se
fosse ancora una ragazzetta vergine di 16 anni senza nessuna esperienza alle spalle. Fosse stato uno qualunque, non avrebbe fatto tutti quei ragionamenti contorti,
ma sebbene cercasse continuamente di lasciarsi completamente andare, il pensiero di baciare Benjamin Barnes la faceva impazzire, letteralmente.
I baci presero una piega più passionale, finchè anche la maglietta stropicciata di Ben finì a terra. Daphne sentì le sue mani verso il basso ventre, poi verso il sedere,
sui seni, tra i capelli, e le labbra calde sul collo, sulle spalle, persino sulla schiena. Era un vortice di emozioni che non riusciva a distinguere, ma una cosa la
sapeva bene: lo voleva. Non le importava se aveva 6 anni in più, non le importava se non l'avrebbe più visto, non le importava se lui la stava usando.
Lo voleva, come non aveva mai desiderato nessun altro ragazzo. E ora lo poteva avere, realmente; toccarlo in ogni dove, baciarlo senza doverlo solo sognare contemplando
uno stupido poster. Non avrebbe più immaginato come sarebbe stato sentire la sua lingua addosso, perchè ora la poteva percepire, e anche se tutto fosse finito il giorno
dopo, non le importava. Poteva anche essere una tacca sulla sua agenda, poteva fare di lei qualsiasi cosa. In quel momento, lei era SUA.
Ben la fece indietreggiare verso il letto matrimoniale, aiutandola a sedersi e successivamente sdraiarsi. Salì a sua volta, stendendosi lentamente su quel corpo esile
e contemporaneamente dai lineamenti perfetti, passando le labbra sull'incavo tra collo e spalla, poi tracciando piccole linee immaginarie sul suo collo con la lingua.
La barba le solleticava il collo, tanto da farle fuoriuscire una piccola risata, soffocata poco dopo da un sospiro di piacere al contatto di quelle labbra sui suoi piccoli
seni. Le sembrò surreale, eppure quelle emozioni erano vere: le sentiva crescere in lei attimo dopo attimo, quasi come se dovesse esplodere come una supernova da un
momento all'altro. Aprì istintivamente le gambe, lasciando che Ben potesse posizionarsi meglio, aiutandosi con entrambi le mani a togliergli i jeans, cercando di
toccare qualsiasi parte di quel corpo che tanto aveva bramato, e che ora era a sua disposizione. Sarebbe stata contenta anche solo di un'ora assieme, non chiedeva di più.
Ben portò una mano sotto una delle gambe magre di Daphne, abbassandosi per poterle baciare il ventre, risalendo poco dopo verso il collo, passando sempre per i seni.
Pochi attimi dopo anche il reggiseno si trovò a terra assieme agli altri indumenti. Ben le scostò i capelli dal collo, per continuare a passare la lingua rovente persino
sui lobi delle orecchie. I lamenti di Daphne erano sempre più percettibili; si fece padrona della situazione, alzandosi sul letto in ginocchio e facendo stendere Ben al
suo posto. Voleva fargli ricordare quella notte per il resto della sua vita, voleva far si che lui la volesse ancora, dopo allora. Lo baciò con fervore, prendendogli una mano
e passandosela dai seni verso i punti più nascosti del suo corpo, facendo lo stesso a sua volta con le proprie mani. Ben non poteva credere a ciò che stava accadendo,
ma non se ne pentiva affatto. Non pensava minimamente alle conseguenze, a cosa fosse giusto o sbagliato: quel momento era perfetto, e ormai il suo cervello era del tutto
andato. Daphne adorava i preliminari, ma aveva paura di perdersi il resto. Quindi decise di andare al sodo, cercando di abbassare i boxer neri di Ben e togliendosi a
sua volta le coulottes di dosso. Ben si sedette, abbracciando Daphne e attendendo il momento in cui i loro corpi si sarebbero incastrati, cosa che venne subito dopo.
Continuarono a baciarsi passionalmente per minuti interminabili, sempre più accaldati e smaniosi di provare piacere grazie all'altro. Daphne si aggrappò con le mani alla
schiena di Ben, che le lasciava baci ovunque, soprattutto sui seni.
"Ben..." sospirò lei in un gemito di piacere, facendo infiammare Dorian, che la strinse ancora più a sè, muovendosi a ritmo, come se i loro corpi stessero danzando assieme.
Quei movimenti durarono un'infinità, la notte sembrava essersi fermata, ed entrambi speravano di poter continuare a soddisfarsi l'un l'altro finché non sarebbero finiti
stremati come due pugili al tappeto. Daphne fece ricadere con forza Ben sul letto, prendendo in mano la situazione, finchè non si scambiarono i ruoli, e fu lei a venire
messa alle strette. Ben le tenne i polsi, come se non volesse farla scappare; quella era l'ultima cosa che lei chiedeva in quel momento.
Le loro voci si mischiarono come in un coro, un coro sensuale fatto di lamenti mozzati dal piacere. Daphne graffiò le lenzuola per cercare di sopraffare l'ondata di calore
che le aveva appena invaso il corpo, la prima di una lunga serie. Ben accelerò il ritmo dei suoi movimenti, fino a che non si lasciò completamente andare, emettendo
un ultimo gemito, e nascondendo il volto sulla spalla della ragazza. Respirò profondamente un paio di volte prima di sdraiarsi accanto a lei.
Restarono in silenzio per interminabili minuti. Non sapevano che dire e come dirlo. Per Daphne dire che le era piaciuto era un eufemismo. E Ben ancora non sapeva bene
cosa aveva fatto, sebbene si sentisse davvero bene. Aveva fatto qualcosa che realmente voleva, ed ora non doveva rendere conto a nessuno.
Daphne odiava i silenzi imbarazzanti post sesso, così si voltò verso di lui, ancora del tutto nuda -inutile coprirsi, ormai che mi aveva visto del tutto, pensava- e sorrise.
"Sei bellissimo" affermò senza pensarci due volte. Ben sorrise al complimento e si voltò verso di lei.
"Tu lo sei molto di più" le accarezzò i capelli con dolcezza.
"Nah...sei tu che sei stato preso per impersonare Dorian Gray, non io"
"beh, al massimo puoi essere Daphne Gray, se lo vuoi"
"ma senza ritratto però"
"senza ritratto" risero assieme. Daphne cominciò a sentire freddo, così si infilò sotto le coperte, attendendo che Ben facesse lo stesso. Si ritrovarono nella posizione
precedente, solamente più vicini, quasi abbracciati. Ben sospirò. Non sapeva che ora fosse, ma immaginava che a momenti avrebbe dovuto lasciare quella pace e tornare
nella vita caotica di sempre. Le si avvicinò di nuovo per baciarla dolcemente. Non sapeva se fosse il caso di tenerla tra le sue braccia, addormentarsi con lei e salutarla
il mattino seguente. Quel che sapeva per certo era che non avrebbe voluto nulla in cambio: lui sarebbe rimasto lì per tutto il giorno dopo, e quello ancora, e ancora....
Si sentiva un perfetto idiota a pensare quelle cose per una ragazza che a malapena conosceva. Eppure era come se sentisse un legame...un sottile filo che li congiungeva.
"dici che ti è consentito rimanere un po' qui con me finchè non è ora di andartene?" chiese lei, quasi implorante.
"l'avrei fatto di mia spontanea volontà" Daphne si ritagliò un piccolo posto tra le sue braccia, facendosi trasportare quasi immediatamente nel mondo dei sogni. Ben rimase
ad accarezzarle i capelli e a tenerla stretta finchè dalla finestra notò i primi albori, e con essi sentì il dovere di tornare a ciò che era prima di trasgredire la notte
stessa. Non aveva dormito per niente, ma non sentiva stanchezza. Solo nostalgia. Non sarebbe probabilmente mai più capitata un'occasione così, e già Daphne gli mancava.
Mentre si sistemava la osservava dormire dolcemente, ancora senza vestiti, in quel letto ormai impuro. Andò velocemente in bagno per lavarsi la faccia e pensò che prima
di andarsene definitivamente doveva lasciarle un segno. Si sentiva quasi un codardo ad andarsene senza salutarla, ma se il suo manager l'avesse chiamato senza ricevere
risposta sarebbe andato su tutte le furie, e soprattutto gli avrebbe fatto un sacco di domande. Trovò sul lavandino un beauty-case e ci frugò dentro senza pensarci.
Trovò un rossetto rosso fuoco e lo aprì del tutto, guardando lo specchio. Aveva sempre sognato di farlo, in un certo senso....
"GRAZIE. E' STATA UNA NOTTE MAGNIFICA. E TU SEI...DAVVERO MITICA. SONO DOVUTO SCAPPARE, MI DISPIACE. SPERO DI RISENTIRTI
E RIVEDERTI. IL MIO NUMERO E' XXXXXXXXXX. MI RACCOMANDO, DAPHNE GRAY. UN BACIO. BENJAMIN BARNES".
Riguardò e rilesse più volte quella scritta d'addio, prima di decidersi definitivamente ad uscire.
Guardò per l'ultima volta la bella addormentata, e senza far rumore si diresse in quella che avrebbe dovuto essere la sua stanza per la notte. La prima cosa che fece dopo
essere rientrato fu guardare l'orologio: le cinque e mezza. Ben sospirò, e si sedette sul letto ancora ben fatto. L'aveva lasciata lì a dormire, e lei al risveglio non
avrebbe trovato altro che una scritta rossa su uno specchio. Forse patetico, forse troppo cinematografico...ma ad effetto. Avrebbe voluto farle una foto mentre dormiva,
sembrava così beata. Sperava di non scordarsi mai quel bellissimo viso, quei capelli scuri e al contempo quegli occhi cosi chiari. Era proprio degna del cognome Gray.
Si coprì il viso con le mani, e sbuffò. Ora basta, si disse. E' ora di tornare ad essere 'Ben Barnes'. Non puoi più essere un Ben come altri, si ripetè più volte.
All'improvviso il cellulare tremò sul comodino, dove l'aveva lasciato la sera prima: come previsto James, il suo agente, lo stava già rintraccando a quell'ora assurda.
Da bravo attore qual'era finse una voce assonnata. James farfugliò qualcosa su un aereo cancellato e un nuovo impegno preso alle due del pomeriggio a Miami.
"Ti passo a prendere tra un'ora. Fatti trovare pronto" e gli aveva sbattuto il telefono in faccia. Si preparò in quattro e quattr'otto e attese di essere prelevato come da
accordi: in tutto quel tempo aveva un pensiero fisso. Daphne, Daphne, e ancora Daphne.
La macchina nera arrivò persino in anticipo, ma Ben era già pronto da un pezzo. Salì e senza troppi convenevoli l'auto ripartì per un nuovo lungo viaggio. Ben osservò
l'hotel allontanarsi, e un po' di malinconia coprirgli il cuore. Ma non poteva affezionarsi ad una fan, non gli era concesso. Aveva già sgarrato abbastanza quella notte.
Ora doveva chiudere la faccenda e ricominciare da capo, sebbene fosse difficile. Daphne forse era solo stata una scappatoia dalla routine. O forse era stato di più, quello
Ben non lo sapeva, e nemmeno voleva saperlo, per non trovarsi con brutte sorprese. Chiuse gli occhi -il viaggio era lungo- e si lasciò cullare dal rumore del silenzio,
rivedendo a rallentatore ogni secondo passato quella notte. Chissà se lei stava ancora dormendo.
In effetti, Daphne era ancora sotto le coperte, col sorriso stampato sulle labbra. Si svegliò dopo un altro paio di ore, rendendosi subito conto di essere sola. Immaginò
Ben che se la squagliava velocemente, e un po' di nervoso le venne...ma cosa poteva aspettarsi da una star? Non le avrebbe di certo lasciato un messaggio con scritto
'richiamami, è stato bellissimo stare con te stanotte'. Lui era dieci spanne sopra, lui era famoso...lui era solo Ben Barnes. C'erano ottomila attori migliori di lui,
partendo da Jake Gyllenhaal, passando per Joseph Gordon-Levitt, finendo a Jensen Ackles... perchè doveva rimanere ancorata al pensiero di una notte con Ben Barnes?
Si diresse verso il bagno per farsi una doccia fredda, doveva decisamente rinfrescarsi le idee. Non sapeva bene cosa pensare adesso che era rimasta in solitudo.
Accese la luce e dapprima ebbe un sussulto quando notò lo specchio tutto sporco. Poi focalizzò meglio la vista e notò che era una frase. Ad ogni lettera di più il sorriso
si allargava. Non era possibile, le aveva persino lasciato il numero. Prese subito il cellulare e lo salvò, ma si rese conto praticamente subito dopo che era una stupidata
cronica. Che futuro potevano avere? Lui sempre in giro per il mondo...lei che doveva ancora finire il college?
"Ma per favore, chi vuoi prendere in giro?" si disse, un po' delusa. Poi pensò che un messaggio, uno solo, non guastava di certo. In fondo non l'aveva salutato.
Solo uno, poi avrebbe cancellato il numero. Non aveva la minima idea di che scrivere, tant'è che ci mise cinque minuti per scriverlo.
"PROMETTO CHE QUESTO SARA' IL PRIMO E L'ULTIMO MESSAGGIO CHE TI MANDERO'. SAREI TENTATA A CONTINUARE A SENTIRTI,
MA SAI BENE CHE TRA NOI NON PUO' FUNZIONARE... NON SO COSA VOLESSI TU DA ME, MA IO SONO UNA RAGAZZA, E COME TALE
MI AFFEZIONO TROPPO FACILMENTE...E SAREBBE TROPPO DIFFICILE PER ME UNA RELAZIONE COSì...STRANA. MA SAPPI CHE STANOTTE
E' STATO STUPENDO, E TU SEI DAVVERO...PERFETTO. NON SO COME SIA POTUTO SUCCEDERE, MA RINGRAZIO IL MOMENTO IN CUI HAI
ASPETTATO A CHIUDERE L'ASCENSORE. UN BACIO, DORIAN."
Al leggere quel messaggio Ben rimase quasi deluso, ma aveva capito che aveva a che fare con una ragazza tosta. Alla fine sapeva bene sin dall'inizio che non sarebbe
andata mai avanti, eppure forse sperava in un motivo per farla funzionare. Mai dire mai, in fondo. Ben sospirò profondamente, tanto da destare l'attenzione di James.
"Tutto bene Ben? hai dormito bene stanotte in quell'hotel?"
"si, davvero bene, grazie per averlo scelto"
"e di che, è il mio lavoro assicurarmi che tu abbia il meglio" e l'aveva avuto per certo, quella notte.
Ben riprese il cellulare e rilesse quel messaggio un paio di volte, prima di decidersi a cancellarlo. Non aveva nemmeno salvato il numero. Tanto non gli sarebbe servito.
Daphne fece lo stesso. Non salvò il numero e cancellò le scritte dallo specchio. Infine tornò a casa, come aveva programmato il giorno prima, come se nulla fosse accaduto.
Entrambi sarebbero tornati alla vita di sempre, come se le loro vite non si fossero mai incrociate. Eppure in cuor loro, non avrebbero mai dimenticato una notte simile. Mai.

  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su attori > Ben Barnes / Vai alla pagina dell'autore: Dani_k