Salve a tutti! <3
(Ebbene sì: sono ancora viva! xD)
Vorrei dedicare questa sciocchezza a Nar, sebbene con un giorno di ritardo.
Eternità
La luce del tramonto è rossa e un po’ troppo intensa – Goku socchiude gli occhi, chiedendosi distrattamente che sapore potrebbe mai avere, la luce, se solo si potesse mangiare – forse avrebbe il sapore del sangue, pensa, guardando l’erba rossastra – è una luce bellissima.
Fa un po’ freddo, quella sera – Goku si stringe le ginocchia al petto – è tardi, pensa: ha promesso a Hakkai che sarebbe tornato per cena – senza dimenticarsi di rivolgere un paio d’insulti scherzosi all’ero-kappa – e poi sarebbe lui, la scimmia?
[Era sembrato tutto un po’ finto – le voci acute ed i gesti goffi – quasi stessero cercando di ricordarli: esitavano nell’attesa di un silenzio che non ci sarebbe stato – il silenzio di Sanzo.
Forse era una cosa sciocca, ma il silenzio di Sanzo era come il respiro necessario di ogni loro gesto – per quello stavano vivendo a scatti, sorpresi di non saper più scegliere gesti e parole. Disorientati.]
E’ tardi; eppure non riesce ad alzarsi da lì – la schiena appoggiata al tronco ruvido dell’albero, il vento tutt’intorno a lui – ed addosso, anche – la luce agonizzante del tramonto a colorare tutto.
Come fa il mondo – il mondo tutto – ad avere ancora addosso quella bellezza disperata, nonostante Sanzo se ne sia andato?
[Il giorno che Sanzo era sparito – sparito, semplicemente – le spalle voltate senza un addio – il Sole non c’era: potevi frugarlo tutto il cielo, ma il Sole non l’avresti trovato proprio da nessuna parte.
Dovunque guardassi c’era solo un grigio compatto e nauseante.
Né Sole, né pioggia: solo un cielo sterile e silenzioso – a riempirsene gli occhi, si poteva impazzire.]
Goku si alza lentamente – gli abiti un po’ sporchi di terra e la pelle fredda di vento – il Sole è sparito quasi del tutto, quasi: è ora di andare – chissà cosa avrà cucinato Hakkai, quella sera.
(Non c’è alcuna curiosità, in Goku: solo la meticolosa ricerca di gesti abituali).
Getta un ultimo sguardo all’ultimo pezzetto di Sole insanguinato – quel giorno è splendido; quasi infiniti orizzonti avessero deciso di cullare infiniti Soli morenti proprio lì, per riempirgli gli occhi di meraviglia lancinante.
Ha sempre pensato di vivere un po’ a caso, Goku – vivere alla giornata – ma, voltando le spalle al crepuscolo – ultimo respiro di luce, lampo rosso subito divorato dal buio – pensa che dev’essere l’eternità, quella – un’eternità sparpagliata in vite lunghe un giorno soltanto.
Forse Sanzo lo sapeva, sapeva di quell’eternità frantumata – perciò non c’era stato bisogno di nessun addio: un giorno qualsiasi sarebbe tornato da loro – sarebbe tornato da Goku – senza aver bisogno di nessuna spiegazione – ci sarebbe stata l’eternità per capire tutto quanto – per leggere tutto ciò che era successo in infiniti gesti casuali.
Avrebbe saputo ogni cosa, Goku, semplicemente aspettando – aspettando pazientemente - che ogni gesto si dispiegasse davanti a suoi occhi – l’avrebbe aspettato e l’avrebbe capito - ed alla fine sarebbe stato come mettere insieme tanti frammenti di un unico, grandioso racconto - strascichi di pensieri, paesaggi, la polvere di innumerevoli combattimenti, parole senza importanza, malinconie passeggere, vendette, il fumo acre di migliaia di sigarette, spari, il sangue rosso come il tramonto - ed infine non avrebbe visto nient’altro che Sanzo - Sanzo - quasi fosse sempre stato lì, giusto un passo avanti a lui - sempre - come diavolo aveva fatto a perderlo di vista? Si sarebbe chiesto, ridendo.
Goku cammina lentamente, la testa un po’ china ed i pensieri persi chissà dove – quasi non li vede, i petali morbidi di ciliegio che, un po’ appassiti lungo i bordi, cadono stancamente, esausti per essere giunti fin lì dopo una lunghissima migrazione - una migrazione attraverso i secoli - solo per appassire nel fuoco di un tramonto quasi passato.
Se solo Goku si fermasse ad ascoltare, forse sentirebbe i bisbigli un po’ consumati di voci impigliate tra i petali - voci di dèi morti.
Ma Goku non si ferma, né si volta - non importa: sono solo voci di altri luoghi e altri tempi.
Fine.